HANNO SCRITTO...

Raccolta di recensioni, critiche, articoli, e...tutto quello
che è stato scritto in Italia su Michel Vaillant, sul suo creatore,
sugli attuali realizzatori e sulle nuove storie.

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Attenzione: le note all'interno dei testi (n.d.w. = note del webmaster) sono state apportate allo scopo di fornire maggiori informazioni o per ovviare ad alcune piccole imprecisioni degli autori degli articoli.

 

COME CONOSCEMMO JEAN 

Iniziamo con l'articolo, pubblicato nel 1969 nell'album "Il circuito infernale" della collana Albi Ardimento edita da Crespi, con il quale veniva presentato, per la prima volta ai lettori italiani, il grande Jean Graton.

 

 

IN AUTO CON JEAN GRATON

Tenace, serio, di poche parole: questo è Jean Graton, il creatore di Michel Vaillant. Graton è nato in Bretagna 45 anni fa (n.d.w: ovviamente nel 1969), è sposato con tre figli e risiede a Bruxelles in un tranquillo quartiere residenziale. Fuori dalla porta di casa sua staziona imponente una superba auto sportiva: componente essenziale, anzi necessaria, per il più celebre ed abile illustratore del giorno d' oggi di storie "automobilistiche" a fumetti. All' età di 8 anni Jean Graton già dimostrava una precoce predisposizione per moto e auto, che schizzava per un giornale locale (n.d.w.: all'epoca resideva ancora a Nantes, Graton fece un unico "famoso" disegnino che fu pubblicato sul giornale "Le Soir" di Bruxelles durante una vacanza dalla zia che risiedeva in Belgio). Fece poi il disegnatore industriale e pubblicitario prima di dedicarsi completamente, a 24 anni, alle storie a fumetti che, naturalmente, erano zeppe di motori e di automobili. Il personaggio di Michel Vaillant fu creato nel 1957. Jean Graton aveva dei simpatici e rumorosi vicini di casa, appassionati di corse motociclistiche, il più giovane dei quali si chiamava Michel, E a Graton, che stava studiando la realizzazione delle avventure di un dinamico pilota d'auto, venne in mente di chiamare questo personaggio col nome di Michel. Graton, quando disegna le sue storie, si documenta con meticolosa pignoleria. Del resto ciò è molto evidente. Conosce bene tutte le piste e i circuiti automobilistici, gli itinerari, i box e le scuderie d' auto nelle quali ambienta Michel Vaillant e gli altri personaggi. Egli si tiene costantemente aggiornato su ogni particolare tecnologico e non ha esitato, per interpretarne meglio la speciale atmosfera, a percorrere di notte l' intero tratto Parigi-Sud nella cabina di un grosso camion (n.d.w.: la storia in preparazione era "Operazione Jaguar" n° 3 s.n.). Ora ha in progetto un viaggio nell' America del Sud e in Giappone. Certamente vedremo, tra non molto, Michel Vaillant sfrecciare sulle piste di quei Paesi, impegnato in difficili competizioni ed in strepitose avventure. 

 

MICHEL SU AUTOSPRINT

Nel 1975, Autosprint dedica un articolo alla nascita, in Belgio, della scuderia "Bang & Olufsen Michel Vaillant".



  


MICHEL VAILLANT CORRE IN F.2

 

Dai fumetti da corsa un nuovo team belga

 


di André Royez



Un estratto dell'articolo:

BRUXELLES
La stagione scorsa Freddy De Dryver, importatore belga della  Bang & Olufsen aveva già destinato una buona parte del budget  pubblicitario  alle corse: si ricorderà infatti il campionato con le Surtees di F.1.
Un abbinamento che era però bruciato abbastanza presto, e del quale non  si  conoscono ancora dati precisi.
Per la stagione entrante ad ogni modo, un  nuovo budget si è reso disponibile per l'automobilismo, ma l'orientamento  preso dai responsabili è completamente diverso.
Come si presenta dunque  la  B & O 'Michel Vaillant'.
Le vetture: si tratta di nuove March, quattro in  tutto, di cui due F.2 e due F.3 dipinte evidentemente nei colori della B & O  Michel  Vaillant.


(...omissis...)







Il noto cartoonist belga (ndw: francese) Jean Graton, autore del  popolarissimo personaggio del fumetto automobilistico Michel Vaillant,  non poteva non essere il disegnatore ufficiale del nuovo team belga  sponsorizzato da Bang & Olufsen, intitolato appunto a Michel Vaillant. 
Ecco il manifesto reclamistico per lanciare la nuova scuderia, che avrà  vetture sia di F.2, da turismo e G.T.

Il manifesto ripete tutti i motivi che  hanno fatto la fortuna del fumetto.

(...omissis...)
        

Nel 1979, in occasione della pubblicazione dell'album speciale per il 20° anniversario della serie, Autosprint dedica un articolo al nostro eroe.


BUON COMPLEANNO VAILLANT !

Il famoso fumetto da corsa del belga (n.d.w.: francese) Jean Graton festeggia i venti anni

 

Per il suo ventesimo compleanno ha ricevuto biglietti di auguri e di felicitazioni persino da Enzo Ferrari e da Henri Ford. Jackie Stewart pensando ai suoi continui successi ha voluto maliziosamente sperare che non arrivi a battere il suo primato di 27 Grand Prix. In pratica non c'è stato personaggio grande o piccolo dell'automobile, dal Circus della F.1 a quello della F. Indy, che ha trascurato la ricorrenza. Ma tanta festosa partecipazione è più che giustificata se si pensa che il festeggiato è Michel Vaillant. L'aitante protagonista del fumetto omonimo. Conosciutissimo in ogni parte del mondo, fino alla gloria di una trasposizione televisiva nel 1966 con Henri Grandsire nel panni del protagonista, Michel Vaillant è, da vent'anni appunto, il re di indimenticabili avventure che deliziano grandi e piccoli, tutte ambientate nel mondo delle corse automobilistiche. A inventarlo, è stato un disegnatore franco belga, Jean Graton, che ancora oggi (n.d.w.: eravamo nel 1979...) è possibile vedere nei boxes di qualsiasi autodromo in cerca di ispirazione per le storie che con metodica costanza inventa e disegna da un ventennio. Le avventure del pilota belga (n.d.w.: francese) che corre su vetture di progettazione famigliare(sono infatti il padre ed il fratello che gli sistemano i bolidi, sia monoposto che gran turismo, con spiccata predilezione per quest'ultime) si svolgono un po' in tutto il mondo, dai circuiti degli Stati Uniti a quelli più famosi della vecchia Europa. A decretare il successo delle strisce di Graton, oltre all'argomento affascinante di per se stesso, è stata forse proprio l'estrema perfezione di ogni particolare e la perfetta aderenza alla realtà agonistica di ogni striscia di Vaillant. Simpaticamente nell'edizione speciale commemorativa dell'avvenimento (con la riserva per i diritti di produzione anche per la Russia!) Graton ha voluto inserire anche un'avventura corsaiola di Vaillant nell'anno 2000. Naturalmente il disegnatore ha cercato di prevedere come saranno le F.1 del futuro, così come le piste e le tute dei piloti. Rimarrà da vedere per il cinquantenario di Michel Vaillant se questa striscia futuristica sarà ancora d'attualità oppure se i progettisti della F.1 fra vent'anni avranno saputo superare anche la fantasia di Graton.

 

L'INTERVISTA DI "FUMO DI CHINA" A JEAN GRATON
Nell' ottobre del 1987 Fumo di China ha pubblicato una lunga intervista a Jean Graton. Anche se sono passati molti anni questa testimonianza è ancora interessantissima: come conoscere meglio il maestro se non dal racconto fatto dalle sue stesse parole ? Gli inizi come "meccanico aggiustatore"  durante la guerra, l'approccio al mondo dei fumetti, i primi lavori, i primi editori, i colleghi, la nascita di Michel Vaillant, la tecnica, i rapporti con il mondo delle corse, ecc. La parte finale è certamente ormai datata (ma non meno interessante) in quanto si parla dei progetti per la celebrazione dei trent' anni di Michel e della creazione del cartone animato.
Credo che per il resto sia una grande testimonianza della vita dell'autore che appassionerà senz'altro, ancora, tutti i fan italiani.

 

 

FUMO DI CHINA INTERVISTA JEAN GRATON

a cura di Marina Chiossi, Franco Spiritelli, Alessandro Pastore

 

La copertina della fanzine "Fumo di china" che pubblicava l'intervista.
A fianco il disegno originale di Jean Graton dal quale è stata realizzata la copertina

 

F.d.C.: Cominciamo, come vuole la prassi, con i dati anagrafici, gli studi, ecc.

J.G.: Sono nato nel 1923. Quando ero giovane, non disegnavo e non volevo fare fumetto. Adesso quando un giovane ha 17/18 anni, se sa un po’ disegnare dice «voglio fare fumetto !». Si sbaglia perché il cammino è lungo, si ? Ma noi non ci pensavamo. D'altronde quando sono arrivato in Belgio e ho cominciato a far fumetto, non pensavo che ne avrei fatto il mio lavoro.

F.d.C.: E come è accaduto ?

J.G.: Io sono di Nantes, in Bretagna (tutti, anche i giornalisti francesi, pensano che io sia belga) e sono rimasto là fino al ’46, dopo la guerra e per non dover partire per la Germania sono andato in fabbrica (il mio vero mestiere è meccanico aggiustatore): purtroppo avevo orrore della meccanica. Lo feci perché all’ epoca era l’ unico modo per non partire per la Germania a lavorare. E quando la guerra finì, lasciai l' ”aggiustaggio”, ho fatto della decorazione pirografica su legno, dei souvenir bretoni, ma rapidamente ho capito che dovevo tentare qualcos’ altro. Visto che disegnavo un po’, ho pensato di “lanciarmi” nel disegno, ma non era possibile farlo a Nantes, che era una piccola città. Dovetti scegliere, ed optai per una capitale: la scelta era quindi obbligata tra Parigi e Bruxelles. Siccome a Parigi non conoscevo nessuno, mentre a Bruxelles c’ era mia nonna. Ho scelto ovviamente quest’ ultima. Arrivato là, mi hanno accettato in famiglia e questo mi ha molto aiutato. Tra il ’46 e il ’47 feci della pubblicità andando da agenzia ad agenzia, come ogni giovane disegnatore, per pochi soldi. Poi ebbi la fortuna di entrare in un giornale sportivo (nel ’48) LES SPORTS, che era un giornale con una redazione giovane, che aveva un servizio di pubblicità, di cui una parte era realizzata con illustrazioni. Così sono entrato nella stampa e ho imparato il mestiere velocemente, ma facevo sempre e solo pubblicità, piccoli disegni, illustrazioni, caricature. E poi, un giorno, volendo guadagnare di più, andai a rivolgermi ad un’ altra agenzia di pubblicità. Sono arrivato un venerdì 13 alla “WORLD PRESS” che in realtà era l’ ufficio disegni di SPIROU ed il signore che mi accolse era JEAN MICHEL CHARLIER, che vide i miei disegni e mi chiese: <<il fumetto le interesserebbe ?>>. Non lo sapevo. Erano 4 anni che ero là e non sapevo che esistesse il fumetto in Belgio. Io mi occupavo unicamente di pubblicità. Mi fece entrare in un ufficio vicino dove c’erano VICTOR HUBINON, EDDIE PAAPE e i due fratelli ATTANASIO. Cominciai subito inchiostrando i disegni di Hubinon e credo che, circa un mese dopo, ricevetti il mio primo ONCLE PAUL. Si tratta di storie auto-conclusive che appaiono ancora oggi.


F.d.C.: Che periodo era ?

J.G.: Riguardavano personaggi celebri, avvenimenti di attualità ...un po’ di tutto. Credo che la mia prima storia sia stata sull’eroe di Budapest. Ricordo che facevo molto bene Oncle Paul e che non mi preoccupavo dell’avvenire. All’epoca eravamo un gruppo di giovani disegnatori a cui piaceva lavorare perché era un buon ambiente. E poi si aveva il grande vantaggio di guadagnare, imparando a disegnare. Perché per il disegno occorre lavorare e lavorare, perfezionarsi. I giovani d’oggi, invece, devono presentare cose già valide commercialmente prima di toccare un solo franco.

 

F.d.C.: E questo è molto difficile…

J.G.: Allora si imparava guadagnando e non ci si  preoccupava di sapere quanto si guadagnava: oggi è noto che si può guadagnare denaro col fumetto, allora no (a parte Hergè, naturalmente). Hubinon guadagnava bene, era celibe e calcolava il ricavato di una tavola in equivalenti boccali di birra… Il compenso era molto differente tra l’ uno e l’ altro. E poi nel ’53 quando eravamo in molti a realizzare Oncle Paul, Dupuis disse basta. Le avventure in più furono immagazzinate e la produzione sospesa per un po’. Era indisponente, perché non si guadagnava più e noi, naturalmente, spendevamo tutto via via. Allora mi son detto, vado di fronte, da TINTIN, (allora un disegnatore di  Spirou era sempre buono da prendere) dove mi diedero una storia completa da fare. Non ricordo cosa fosse, ma la stessa settimana in Spirou ed in Tintin c’ era un racconto completo mio. Non andava bene. Ovviamente, e mi imposero di  scegliere tra i due. Io preferii stare con LOMBARD (cioè Tintin) perché là realizzavo anche le sceneggiature. Erano storie complete di qualche pagina, tipo gli Oncle Paul, si chiamavano “Storie vere”. Feci molte storie sportive, automobilistiche, di ciclisti, ecc. Moltissime, e 7 di queste storie sono uscite in un piccolo album che si chiamava “Ça c’est  du sport” il mio primo album, che uscì solo in Belgio e che forse ripubblicherò perché sto recuperando i diritti (nota d.w.: è uscito nel 2002). All’epoca andò molto bene, si tratta di 7 storie di sport diversi, che sono un ottimo souvenir per i giovani dell’ epoca. Visto che era andato abbastanza bene il redattore capo di Tintin mi chiese di sottoporgli una storia. Così cominciai a dover scegliere come ambientare le mie prime storie a puntate: naturalmente scelsi l’ ambiente che conoscevo meglio, la corsa automobilistica.   

 

F.d.C.: Come mai ?

J.G.: Ci sono molte ragioni: mio padre, che era un motociclista accanito, mi metteva sul serbatoio della moto che non avevo neanche un anno. Nella regione si organizzavano delle corse ed io, ancora piccolissimo, frequentavo quest’ambiente. Ricordo che la mia infanzia si svolse così, che l’ odore della mia giovinezza era quello dell’ olio che, all’ epoca, mettevano nei motori. Oltre a questo tutti gli anni andavo a vedere le corse di LE MANS. Arrivando poi a Les Sports il padrone era un concorrente di Le Mans ed aveva addirittura fondato la scuderia nazionale belga. Così assistevo alle corse qualche volta partecipando all’ organizzazione. Andai anche a fare le segnalazioni al primo anno di Lausanne, come amatore (nota d.w.: forse la traduzione esatta era: « il primo anno andai a fare le segnalazioni a Mulsanne come volontario »). Per questo ho scelto un pilota da corsa: perché conoscevo bene l’ambiente. D’altro canto non potevo fare il western perché non disegno bene i cavalli, la marina non la conoscevo … 

 

F.d.C.: Ma la macchina, la Vaillante, è frutto di fantasia o viene da un modello reale ?

J.G.: Scegliendo il personaggio decisi per un pilota da corsa. Occorreva un nome che potesse stare alla pari con quello degli eroi dell’ epoca, che avevano nomi “prestigiosi”, senza macchia, non come adesso. All’epoca il nome VAILLANT ha prodotto Vaillante. Mi chiedono spesso a quale auto mi sono ispirato: ho creato le auto secondo i miei gusti, le mie preferenze. E’ evidente che non potevano sembrare auto americane, ed anzi erano quasi sempre di ispirazione italiana. Penso che delle auto che vedevo, trattenevo i particolari che mi piacevano di più. Ciò non toglie che le Vaillante erano “inedite”, erano auto molto “personalizzate”.

 

F.d.C.: All’epoca era un sacco di lavoro: faceva tutto da solo ?

J.G.: Si, disegnavo tutto io, mentre mia moglie si occupava dei colori. Questo per i primi 10 albi, poi le auto sono diventate sempre più “difficili”, si è aggiunta la pubblicità. Ecc. … Così ho preso dei collaboratori perché non riuscivo a far tutto da solo. Ma nelle auto che disegnavo allora mettevo molta più passione, perché all’ epoca erano tutte diverse tra loro. Adesso, invece, sembrano tutte uguali. Oggi bisogna disegnare delle Vaillante simili alle altre auto perché i coefficienti aerodinamici (il famoso Cx) impongono una certa struttura. Oggi si può dire che le vetture non hanno più “personalità".

 

F.d.C.:  Come nasce il tipo di storia di MICHEL VAILLANT ?

J.G.: Quando lo proposi al direttore capo mi disse <<O.K. fai un pilota, ma dopo due storie cosa gli farai fare ?>> ed io risposi: <<Vedremo!>>. Così ho prodotto 5 storie complete di quattro pagine l’una, per saggiare il successo del personaggio. Fu ben accolto e allora cominciai “LA GRANDE SFIDA”.

 

F.d.C.: - Queste prime storie sono state pubblicate in volume ?

J.G.: No, sono state riprese nello “SPECIALE VENT’ANNI”.

 

F.d.C.: Il disegno di M.V. ha subito. Nel tempo, una certa evoluzione grafica: i personaggi sono diventati più duri come tratto, più spigolosi; com’ è avvenuto il passaggio tra il vecchio ed il nuovo stile? Normalmente accade l’ inverso …
J.G.: E’ una buona osservazione. All’inizio, quando disegnavo Vaillant, non ero molto sicuro di me. Il tratto era incerto, più morbido, anche con errori; per questo sembrava molto giovane. Poi col passare degli anni, il tratto acquista sicurezza, si è più padroni di sé tecnicamente e si ha meno paura di sbagliare. Il segno deciso aggiunge virilità, penso che Vaillant sia invecchiato dai 15 ai 30 anni rispetto ad allora: ora ne ha circa 35.

 

F.d.C.: Quali aiutanti ha avuto sino ad allora ?

J.G.: Il primo è stato CHRISTIAN DENAYER. Arrivò dopo il 12° albo, “IL PILOTA N° 8” (nota d.w.: sicuramente la traduzione esatta poteva essere « Arrivò durante l' 8° album, "Il pilota n° 8" »). E’ un abile disegnatore, infatti da tempo si è messo in proprio. Poi ho avuto LIPPENS (per vent’ anni) che si occupa degli sfondi e qualche volta anche di qualche personaggio. E’ un poeta che disegna bene soprattutto quello che gli piace trascurando il resto e a volte fa qualche errore. Per le auto ho avuto molti aiutanti, dopo Denayer, DANIEL BOUCHEZ, che faceva auto molto graziose, ma non amava la posizione di dipendente, così è rientrato nella stamperia in cui lavorava già prima. Dopo ho avuto CLOVIS che ha fatto molta pubblicità e quindi guadagnava bene. Non ho potuto permettermi di tenerlo. Ora ho un parigino, GUILLAUME LOPEZ, che si difende molto bene. Per molto tempo abbiamo lavorato nel mio studio a Bruxelles: in 6 facevamo fino a 5 storie all’anno. Era il periodo delle Edizioni KORALLE, per la Germania; 3 Vaillant e 2 JULIE WOOD. Era un modo di agire stupido perché a fine anno ci restavano pochissimi soldi (perché il fisco ci “rastrellava” tutto il di più). Poi SCOTT, l’americano che disegnava molto Julie Wood, è rientrato negli U.S.A. perché era andato a monte il suo matrimonio in Belgio. A questo punto Lippens ha avuto la possibilità di comprare una casa nei pressi di Bordeaux e si è stabilito là. Io mi sono stabilito qui, sulla Costa Azzurra …così adesso lavoro tra qui e Bruxelles, Lippens (sfondi) lavora vicino a Bordeaux, le auto sono fatte a Parigi ed i colori a Bruxelles da uno spagnolo che non ha telefono (JUAN CASTILLA). Il lavoro viaggia per corriere, ed il sistema funziona bene.

 

F.d.C.: Quando è nata Julie Wood ?

J.G.: Quando ho lasciato Lombard, nel ’75. Erano già 6 anni che l’ avevo proposta a DARGAUD, che si era dichiarato d’accordo, poi, al momento di rinnovare il mio contratto con Lombard questi, tramite ERIC LEBLANC, mi propose di darla a lui dichiarandosi fiducioso della riuscita del personaggio e promettendomi anche un certo lancio pubblicitario, così mi convinse. Poi, dopo la firma del contratto, Leblanc mi disse che la situazione era cambiata … e quindi Julie Wood fu subito bloccata. Sei anni dopo esatti, quando il contratto scadde, potendone disporre lo proposi a Dargaud che la pubblicò subito. Ci sono stati 7 album e dopo, quando l’ americano è partito, abbiamo dovuto smettere e Julie è confluita in Vaillant.

F.d.C.: A proposito di Julie Wood: come mai ha creato un personaggio femminile, e come mai in moto ?

J.G.: Per due ragioni: sono cresciuto nell’ ambiente delle moto – a 12 anni come premio per il diploma ricevetti un ciclomotore (mentre io volevo una bici da corsa) del quale ero molto scocciato, anche perché dovevo mettermi il casco e con la mia faccia tonda non ero molto bello. In più gli amici con la bici da corsa andavano più veloci di me. Era utile solo per andare dietro alle ragazze - …avevo voglia di disegnare delle moto perché le ho sempre amate, in più invecchiando mi è venuta voglia di disegnare una ragazza. In Vaillant c’ erano sì personaggi femminili ma, soprattutto all’ inizio, erano molto “seri”. Non potevo disegnare le ragazze come avrei voluto … nel consiglio di redazione di Tintin, c’era il Superiore di un collegio, un prete. Sono comunque stato il primo di Tintin a inserire donne nelle storie: in generale i personaggi del giornale non avevano famiglia. Vaillant, invece, aveva padre, madre, un fratello … Agnese, che arriva sin dall’ inizio, era destinata a lui, ma poi mi dissi che non potevo farlo sposare così presto, così la sposai a suo fratello. In seguito ne sono arrivate altre (vedi “IL RALLY DELLA PAURA) e lui addirittura corre un rally con la sua fidanzata, Françoise e in piena notte, in Portogallo, si rompe il motore…

 

F.d.C.: Si immagina facilmente cosa hanno fatto ...

J.G.: Questo è l’ inizio, poi ci sono stati IVO E GABRIELLE, poi STEVE e JULIE …

 

F.d.C.: Prima di Julie è entrato nella Vaillante il fratello …

J.G.: INDY è arrivato nella prima avventura di Julie, ho messo il fratello per introdurre lei. Adesso non posso parlare del fratello, perché non è possibile fare apparire contemporaneamente tutti i personaggi.

 

F.d.C.: Con quale avventura di M.V. ha lasciato Tintin ?

J.G.: Con “I GIOVANI LUPI”.    

 

F.d.C.: Quanto vende, più o meno, Michel Vaillant ?

J.G.: Forniamo 60.000 copie al distributore francese; queste vengono distribuite in Francia, Svizzera e Canada. In Belgio vende circa 18.000 copie, che è buono, rispetto a quello che si vende in Francia. Non sono grandi tirature; attenzione: quando dico 60.000 copie in Francia, in realtà sono solo 45.000 vendute, le altre vanno via negli anni seguenti. Tra quelli di cui detengo i diritti, due titoli sono stati ristampati: “PARIS-DAKAR”, perché tutti gli anni con la corsa riparte la domanda, e “APPUNTAMENTO A MACAO”.

 

F.d.C.: Lombard aveva tirature più elevate ?

J.G.: No (non lo so) …Il problema delle tirature me lo pongo adesso che sono editore, ma non so quanto stampasse Lombard. Mi mandavano degli estratti conto, ma non ho mai controllato a cosa corrispondevano.

 

F.d.C.: Davvero non sapeva quanto stampavano ?

J.G.: No, davano un minimo garantito, credo … ma la maggior parte dei disegnatori è interessata a ricevere l’ anticipo e a vedere il totale. Ci dicevano sempre di controllare i rendiconti, ma erano così complicati che non riuscivo a verificarli.

 

F.d.C.: Come mai ha lasciato Dargaud per NOVEDI’ ? 

J.G.: Prima ho lasciato Lombard perché mi aveva “fregato un po’” e avevo avuto un’ offerta da Dargaud molto interessante. In realtà ne avevo due, una anche di Koralle, che però era nettamente inferiore. Lombard voleva che gli dicessi da dove venivano le offerte, io risposi con le cifre e allora lui cercò di bloccarmi: c’è stato un processo, che ho vinto, e ho interrotto il rapporto con lui. Con Dargaud è stato diverso. All’ inizio, quando si è interessati a prendere un autore si fanno delle buone proposte, ma al momento di fare il contratto, l’ editore normalmente arretra. I contratti con Dargaud erano “per 5 anni”, in pratica, invece, ero obbligato a ridiscuterli albo per albo. In seguito ho capito che nei contratti ad “albo” intervengono condizioni che non sono incluse nei contratti generali. Delle priorità per cui un autore si trova legato per 5 anni ad una casa editrice; quindi ogni volta che firmavo un accordo mi trovavo impegnato per 5 anni. L’astuzia è chiara. Non ero d’ accordo: era chiaro che non potevo lavorare in esclusiva con un editore, a sua discrezione. Farfugliarono qualche scusa e poi le cose passarono in mano ad un avvocato. Qui ebbi un colpo di fortuna perché l’avvocato mi fu fornito da Koralle, che era ancora interessata ad avermi tra i suoi autori. Dargaud bloccò subito la causa e venne ad un accordo, perché se l’avesse persa (ovvero se il tribunale avesse invalidato il contratto) tutti i suoi autori avrebbero potuto rifarsi su di lui. Ci siamo lasciati da buoni amici, gli ho dato ancora un paio di storie, poi sono passato alla Koralle. Il problema con Koralle fu che, secondo me, ero l’ unico autore a rispettare le scadenze di consegna. Le storie che avrebbero dovuto essere pubblicate su SUPER AS (la rivista di Koralle) erano molto valide, c’erano BLUEBERRY e altri, solo che non erano mai in tempo, e quindi erano costretti a tappare i buchi con materiale di minor interesse così è fallita. Da allora M.V. non ha più pre-pubblicazioni, si perdono soldi immediati, ma si recuperano poi nella vendita degli albi. Inoltre gli albi non hanno scadenze tassative e ciò che perdo come autore, sulla prepubblicazione, lo riprendo come editore.    

 

F.d.C.: Penso molto di più … 

J.G.: Esattamente, molto di più ! Riguardo alle tirature, sono un occupazione di mio figlio Philippe. Vari autori mi hanno chiesto di pubblicare sotto il mio marchio, ma io non pubblicherò mai il materiale di un confratello, non riesco a figurarmi un autore che diventi editore di un altro.

 

F.d.C.: Di che tipo sono le avventure dei LABOURDET che non sono mai apparse da noi ?

J.G.: Avevo la richiesta di un giornale belga che si chiamava CHEZ NOUS, un giornale per famiglie. La direzione era di Lombard e, avendo problemi per riempirlo, mi chiesero un fumetto e per non fare un altro Vaillant diedi la sceneggiatura a mia moglie. Erano storie di una famiglia parigina: bambini che avevano un bel terreno per giocare, un figlio era meccanico, una figlia hostess … Ne sono usciti tre volumi per complessive 9 storie, non erano belli come veste grafica, ma si vendevano abbastanza bene. Quando Lombard e il gruppo proprietario del giornale si separarono, finì anche Labourdet.

 

F.d.C.: Come hanno accolto i molti personaggi reali del mondo delle corse il fatto di essere rappresentati nelle sue storie?

J.G.: Non ho mai voluto fare qualcosa di serioso, conoscevo tramite Les Sports i piloti belgi. Mi sono rivolto a BIANCHI, che era il secondo di Paul Fréres (che aveva un garage Ferrari a Bruxelles) e andavo a trovarlo per avere informazioni sulle auto e sulle corse. Il primo personaggio reale a cui mi sono ispirato è lui, Bianchi, che ho introdotto anche nella storia su Le mans (“UN 13 IN GARA”). Gli ho proposto di inserirlo, assieme al fratello, e questo lo ha divertito molto. Poi ho avuto l’occasione di mettere altri, fino al giorno in cui ho rivisto JACKY ICKX. Lo conoscevo molto bene (fin da ragazzino), il padre, che era giornalista, portava i suoi articoli in redazione ed era accompagnato dai suoi due figli e Jacky era ancora un marmocchio. L’ ho rivisto quando aveva 7 / 8 anni, poi a 10, poi all’ Automobil Club Belga. Era la sua 1a stagione in F. 1, correva per la FERRARI e mi disse « mi piacerebbe correre contro Michel Vaillant ». Non avevo ancora osato mettere un pilota di F. 1 nelle storie e gli dissi « Jacky, mi piacerebbe metterti nelle mie storie, ma ho già una sceneggiatura che si svolge a Monza (“BRIVIDO A MONZA”) e M.V. deve vincere …! » e lui rispose « Secondo, dietro M.V., mi stà bene! ». Così l’ho inserito nella storia, ricordo che mia moglie ed io eravamo stati invitati sulla Costa Azzurra da suo padre, che mi diceva « E’ bene per Jacky essere presente in un fumetto ». E questo è stato l’inizio e poi ne sono seguiti altri e siccome frequentavo sempre più la F. 1 sono diventato una “mascotte”, per cui chiedevo ai piloti il permesso di inserirli e loro, sapendo che non avrei raccontato delle fesserie, acconsentivano. Ci sono anche aneddoti divertenti: ero in Svizzera, molto tempo fa, mentre si svolgeva il “festival dei piloti”, una specie di corsa sciistica, gare sulla neve praticate per tre giorni. Erano organizzate da GOODYEAR e riunivano una quindicina di piloti d’ auto e di moto e durante questi giorni “il grosso divertimento” era una specie di sport che non aveva niente a che vedere col mondo dei motori. Una sera, a cena di fronte a me c’era REGAZZONI che sfoggiava i baffi per la prima volta. « Coi baffi sembri cattivo » gli dissi « per cui ho pensato ad una rivalità tra te e M.V., cominciata sui campi da sci e che prosegue nelle corse ». E lui rispose: « Non M.V., Warson ! » Conoscendo la storia sarebbe stato più divertente combattere Steve Warson che Michel Vaillant, ed io ho dovuto accondiscendere.   

 

F.d.C.: Continua a frequentare il mondo delle corse ?

J.G.: Si, un po’ meno. Sono stato al Gran Premio del Belgio e a quello di Francia, dovrei andare a Monza, ma ancora non sono sicuro. Frequento meno perché è sempre lo stesso; 10 anni fa era molto divertente frequentare le corse, perché durante gli allenamenti i piloti andavano a trovare i giornalisti, sia da Goodyear ecc.. Si aveva un contatto umano, ed era molto gratificante. Oggi questo non c’è più. Adesso quando un pilota finisce l’allenamento va subito nel suo camper. Ci sono i problemi dei piazzamenti e non osano parlare ai giornalisti, perché sono talmente “pressati” dagli sponsor che hanno paura che tutto possa danneggiare la loro immagine. E’ per questo che vado agli allenamenti qui a Bruxelles e la domenica guardo la corsa alla TV.

F.d.C.: Ma non è meno divertente vedere le corse in TV ?

J.G.: Si e mi appassiono molto meno, però è meno faticoso. I circuiti diventano sempre più intasati, una volta si poteva andare dove si voleva, ora ci sono transenne, controlli …

F.d.C.: - Il fatto di aver portato le pagine da 62 a 48 ha tolto 1/3 dello spazio disponibile per raccontare la storia, l’essere passati dalle quattro alle tre strisce per pagina ha ridotto lo spazio di un ulteriore 25%: non trova che alcune delle ultime avventure siano un po’ troppo stringate ? I lettori come hanno accolto questi cambiamenti ?

J.G.: - Il fatto delle 44 pagine non è stato deciso dal disegnatore, ma dall’ editore. Sia Dupuis che Lombard dissero: «Venderemo i volumi a 48 pagine e allo stesso prezzo con una carta un po’ più grossa: non si vedrà la differenza». Per lungo tempo ho utilizzato 4 strisce perché il contratto chiedeva 12 disegni per tavola, era il vecchio stile alla HERGE’. Poi io ed altri, ci siamo trovati costretti da questo limite. Ogni tanto mi serviva una mezza pagina più ampia e così via. Una storia che si svolgeva in Olanda richiedeva 3 tavole verticali ed una che prendeva mezza pagina: nella prima si vedeva la strada dall’alto con die piccoli uccelli in primo piano e un WROOM in piccolo. Nelle vignette successive gli uccelli volavano via e c’era un WROOM più grande. Nella terza appariva l’auto: in pratica è quello che si vede da quel punto. L’editore Dupuis disse: « in questa pagina non c’è niente ed io la pago ? ».

F.d.C.: - Però in questo modo c’è meno spazio per la storia ...

J.G.: - Questa situazione mi ha dato molto fastidio, perché con le 62 pagine avevo il tempo di intercalare con la famiglia, i genitori, ecc. In 44 pagine ho dovuto abbandonare questa procedura perché bastano a malapena per raccontare la storia.

 

F.d.C.: Non è il caso di farla in 2 albi ?

J.G.: Fare una storia in 2 albi ? Non è stupido.

F.d.C.: Quale delle sue storie l’ ha soddisfatta di più ? (ovvero quale ritiene sia venuta meglio?).

J.G.: - Credo che questa domanda fatta a 50 lettori diversi dia 50 risposte differenti. Comunque mi è molto piaciuta “IL RITORNO DI WARSON”, mentre la storia che ha fatto più impressione è “IL PILOTA SENZA VOLTO”; quella che amo di più è “APPUNTAMENTO A MACAO” per l’ ambientazione. Ho avuto modo di fermarmi là una quindicina di giorni e ne ho buoni ricordi che ho cercato di mettere nella storia; sono ritornato da là con “l’ odore” della Cina, dei cibi, dell’ ambiente … Era facile riprodurre l’ ambiente perché avevo moltissime foto. Ho dovuto posticiparla per fare uscire “300 ALL’ ORA A PARIS”, in occasione della corsa, così ho avuto 6 mesi in più per ripensarla. L’ antefatto di “KM. 357” è molto divertente: la storia si svolgeva durante la costruzione di un’ autostrada e volevo disegnare un contadino che mangiava la zuppa ! E attorno a questi elementi  ho costruito la storia. Questo può valere per quelli che mi chiedono da dove vengono le idee: dalla voglia di fare una certa cosa, da una situazione, ecc.. Al contrario, quando ho fatto l’ albo ambientato in Irlanda, avevo voglia di visitarla e mi son detto che non potevo fare solo una passeggiata … così mi sono dato “l’ alibi” della storia. Avevo già preparato la sceneggiatura e quando ci sono andato con mio figlio sapevo già cosa dovevo fare. Al contrario di quanto accaduto a Macao, in cui la storia è nata da quello che avevo visto.


F.d.C.: Ci faccia qualche anticipazione sulle prossime avventure di Michel (nel n° 49 dà un appuntamento ad Angouleme).

J.G.: Nel prossimo numero, che sarà il 50° e che celebrerà anche i 30 anni di Michel Vaillant ci saranno molte novità. Andremo ad Angouleme, ma come vedettes. Ho realizzato il manifesto della manifestazione e ci sarà una esposizione durante la fiera, mentre la storia si svolgerà là perché ogni anno si tiene una corsa di macchine d’ epoca (la corsa “des Remparts”), ed approfitteremo di questa per riesumare i vecchi modelli ed i vecchi piloti della Vaillante, che correranno su queste vecchie auto contro Michel. Quelli di Angouleme sono contentissimi perché avranno un volume sulla città e sul circuito. E diventerà una grande manifestazione, però in una storia deve esserci anche un po’ di suspance, per questo le Vaillante lanceranno una sfida (“Le defì des remparts”, che è anche il titolo del volume) ai loro vecchi avversari e poi, all’ ultimo momento arriveranno quattro piloti mascherati da poker d’ assi (quadri, cuori, fiori, picche), che cercheranno di impedirne la vittoria. Grazie al casco opaco nessuno saprà chi siano e da dove vengano, terranno una conferenza stampa in cui provocheranno il vecchio HENRI VAILLANT, che si infurierà, buttando tutto all’ aria e quella che doveva essere una rimpatriata diventerà una corsa vera, da vincere. E alla fine, quando i piloti si toglieranno i caschi si vedrà che si tratta di Berger, Albereto, Alliot e Boutsen, quattro piloti contemporanei che corrono contro Michel per onorarlo. Questo per quanto riguarda la storia, nella realtà questi 4 piloti saranno realmente presenti ad Angouleme: la MARLBORO ci manderà Albereto e Berger, mentre Alliot e Boutsen verranno per conto loro. E allo stand della Vaillante ci sarà anche una vera Mc LAREN: una grossa manifestazione con la presenza dei piloti. L’ organizzatore è mio figlio, con l’ agente di Angouleme e con la collaborazione del Circuito des Remparts. Tra gli sponsor anche la ELF, mentre lo champagne è offerto da MOET CHANDON. La corsa automobilistica rende quindi a Michel quello che gli deve. E visto che Angouleme è la capitale francese dell’ immagine, sta mettendo a punto anche dei cartoni animati di Vaillant.

 

F.d.C.: Si tratta del film che venne annunciato a suo tempo ?

J.G.: No, il film è una cosa di un anno fa, che avrebbe dovuto vedere Prost nei panni di M.V., ma all’ ultimo momento ho rifiutato perché non volevo cedere i diritti: quelli del cinema e della TV sono degli squali ! Si appropriano di tutti i diritti, fanno quello che vogliono, e ti lasciano il diritto di … stare zitto. E del personaggio chissà cosa ne avrebbero fatto, per cui il film forse si farà lo stesso, ma non su Michel, sarà sulla corsa automobilistica e basta. Per i cartoni animati dovrebbe trattarsi di 52 episodi, di 26 minuti, si chiameranno “Grand Defì”e la produzione è JINGLE.

 

F.d.C.: - Vedremo mai il figlio di Michel, in F. 1 ?

J.G.: Se mostro i figli sono costretto a far invecchiare i personaggi, per questo adesso compaiono poco. Avevo anche pensato di far ritirare Michel, di farlo direttore della squadra corse, ma poi mi sono detto: <<No, Michel deve correre !>>.

 

F.d.C.: Verrà mai in Italia, magari durante qualche manifestazione ?

J.G.: Mi piacerebbe venire in Italia e non è detto che capitando l’ occasione … Comunque non siamo ne vedettes ne attori, ci importa che sia il personaggio ad essere conosciuto.

 

F.d.C.: Sagge parole Monsieur Graton, e tanti auguri Michel.

 FINE

 

 

MICHEL SULL' "ENCICLOPEDIA" 

Edita dall' Istituto Geografico De Agostini "La Grande Avventura dei fumetti" pubblicava, nel 1990 in allegato al n° 15, un fascicolo che pubblicava la parte finale (23 pagine) del primo album di Michel, "La grande sfida". Questi che seguono sono gli articoli a corredo del fascicolo.

 

 

Comitato editoriale:  Franco Fossati, Sergio Giuffrida, Sergio Pomati

 

AVVENTURE A TRECENTO ALL' ORA

Nato sulle pagine della rivista Tintin nel 1957, Michel Vaillant è un pilota francese di Formula Uno, protagonista di una delle più celebri e fortunate serie del fumetto sportivo. Quella del personaggio è una vera saga familiare: Michel, infatti, è figlio dì Henri Vailìant, il padre-padrone della omonima casa automobilistica che pare un incrocio tra la Fiat e la Ferrari e nella quale il fratello maggiore Jean-Pierre svolge mansioni di ingegnere progettista e direttore tecnico della squadra corse. Le sue avventure si svolgono tra la vecchia residenza di famiglia fuori Parigi, la "Giunchiglia", le officine della ditta e i circuiti automobilistici sui quali, oltre a correre per il prestigio dei colori della Vaillante, deve frequentemente sventare le manovre sleali dei soliti invidiosi concorrenti. Michel è il prototipo del vero sportivo: atletico, leale, coraggioso ma non spericolato. E' affezionatissimo alla famiglia e soprattutto alla madre, sempre in pena per la sua incolumità. Diversamente dal fratello, si è sposato con Françoise Latour, dopo quasi trent'anni di carriera. Grazie all' abilità e alla grande competenza tecnica di Jean Graton, unico e scrupoloso autore della serie dagli inizi, le sue storie mescolano abilmente fantasia e realtà e sembrano il più delle volte cronache di gare realmente avvenute piuttosto che racconti immaginari. Nelle avventure del pilota, infatti, il mondo delle corse è descritto nei minimi dettagli, dal disegno delle vetture ai circuiti, fino alla simpatica presenza al fianco di Michel di autentici piloti. Graton è anche riuscito a visualizzare mirabilmente il rombo dei motori creando una efficace "colonna sonora", spesso in primo piano, che fa davvero "sentire" ai lettori il violento stridio di una frenata o il sibilo acuto dei pneumatici di un bolide lanciato in curva a tutta velocità. Quella che vi presentiamo è la parte finale della prima avventura di Michel Vaiilant, impegnato in una affascinante sfida con il campione statunitense Steve Warson: acerrimi avversari all'inizio della storia, i due piloti finiranno per divenire amici inseparabili ed eterni compagni di squadra. Una 24 Ore di Le Mans e un Gran Premio di Germania entrambi mozzafiato suggellano la nascita di una grande amicizia e di una bellissima serie. "La grande sfida" è apparsa su Tintin nel 1958: in Italia, nel dicembre 1963, questa storia ha tenuto a battesimo come primo numero la gloriosa collana edita da Mondadori dei Classici Audacia.

 

IL LOOK DI MICHEL VAILLANT

Apparso per la prima volta nel 1957, Michel Vaillant è sempre stato scritto e disegnato dal suo creatore, il belga (n.d.w.: il solito lapsus: Graton è francese, bretone per la precisione) Jean Graton. Prima di lanciare il personaggio, la rivista Tintin volle saggiarlo attraverso cinque brevi racconti, nei quali lo stile dell'autore è ancora acerbo. Questo primissimo Michel Vaillant pare un incrocio tra il personaggio di Johnny Hazard di Frank Robbins e Alain Delon. L'aspetto è quello di un ragazzo atletico, spalle larghe, sorriso aperto, i capelli bruni tagliati cortissimi; la virgola ribelle sulla fronte e la fossetta sul mento sono appena accennate. Nella prima vera storia di grande respiro, "La grande sfida", Michel è già più robusto: apprendiamo anche che ha fatto il militare come paracadutista ed è un esperto di judo e karate. Il suo volto, come quello di tutti i personaggi maschili della serie, diventa sempre più squadrato. Nella quarta avventura (n.d.w.: era la terza avventura), "Il circuito del terrore", del 1960 (n.d.w.: 1961 in Francia, 1964 in Italia ), Michel ha ormai assunto il suo look definitivo secondo il quale ancora oggi mostra trent'anni o poco più. L'unico cambiamento di rilievo nel suo aspetto si verifica nel 1971, nel racconto "Il rally della paura", nel quale il pilota compare con un paio di basette lunghe che taglierà dopo alcune avventure, anche se, di tanto in tanto, torneranno a comparire. Se il personaggio è dunque da sempre  uguale, quello che è cambiato moltissimo in queste storie riguarda, ovviamente, le auto e il mondo dei motori. Attraverso le storie di Michel Vaillant è possibile ripercorrere trent' anni di storia (n.d.w.: ovviamente erano 30 anni all' epoca) dell'automobilismo sportivo : il mutare del design, dell'aerodinamica, le tute e i caschi dei piloti, i tracciati dei circuiti, la crescente invadenza degli sponsor e via dicendo. Agli inizi Michel correva con una maglietta dalle maniche corte e un caschetto bianco e azzurro con una grande "V" tricolore in bella vista. Negli anni Sessanta, Michel ha adottato il classico casco da pilota d'aviazione, talvolta con visiera, e una tuta azzurra, sostituita in tempi più recenti da una di colore bianco, sulla quale i marchi pubblicitari sono presenti con discrezione. Disegnate sempre con grande competenza ed entusiasmo da Graton, le vetture sono cambiate moltissimo: da quelle immaginarie della scuderia Vaillante agli autentici bolidi Ferrari, Porsche, Lotus, Honda, dalle essenziali monoposto di Formula Uno degli anni Sessanta a quelle con alettoni e pneumatici larghissimi delle corse più recenti, fino alle grandi trasformazioni dei coupé della classica 24 Ore di Le Mans che Michel ha vinto molte volte. Jean Graton si è davvero superato nel racconto "Un certo Gran Premio", nel quale il suo personaggio sogna di correre, nel futuro, sul fantascientifico circuito di Monthlery 2000: una "storia immaginaria", come si sarebbe detto per Superman, con piloti che paiono astronauti e vetture che ricordano dei caccia interstellari. Il tutto, come sempre, realizzato da Graton con una attenzione per i particolari davvero meticolosa.

 

AL VAGLIO DELLA CRITICA SU IF-IMMAGINI E FUMETTI

Continuiamo con una critica di Marco Candellone, pubblicata su "IF - Immagini & Fumetti" nel maggio 1995, sulla saga di Michel Vaillant.

 

 

GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN CIRCUITO

Michel Vaillant, una delle più longeve saghe a fumetti di scuola franco-belga

di Marco Candellone

Da sempre il mondo del fumetto è stato avaro di soddisfazioni per lo sport, sia perché il fumetto "richiede" l' eroe individualista o, al più, un ristretto gruppo di protagonisti, mentre molti sport sono di squadra; sia perchè la ripetitività tecnica e dinamica dell' evento sportivo mal si prestano ad una trasposizione letteraria di tipo seriale, quale quella di una testata a fumetti. Va da sè, però, che esistono anche in questo caso, come sempre accade, le debite eccezioni  e Michel Vaillant è sicuramente la più eclatante di queste. Il pilota francese rappresenta il più significativo eroe sportivo nel campo del fumetto e nasce nel 1957 dalla fantasia e dalle matite di Jean Graton sulle pagine della rivista Tintin, il personaggio venne sottoposto al giudizio del pubblico attraverso cinque racconti brevi (ristampati successivamente in un album celebrativo del ventennale) e, a seguito del positivo riscontro ottenuto, comparve la prima avventura full-size, "Le grand defì". Dall' esordio a oggi ha raggiunto cinquantasette uscite (n.d.w.: naturalmente erano 57 nel 1995) e promette di continuare su questa strada. Graton ha realizzato, da solo, tanto le sceneggiature quanto i disegni per tutta la prima parte della sua produzione (probabilmente fino al trentesimo volume, lo speciale per i vent' anni di Michel Vaillant). Nella seconda metà degli episodi, invece, l' organigramma della serie si arricchisce di alcuni assistenti per la parte grafica: Clovis, Lippens, Lopez, Bouchez, Delvaux per i disegni, Juan Castilla per i colori. L' ultima avventura pubblicata (n.d.w..: l' autore si riferisce all' album "La piste de Jade" uscito nel 1995 in Francia e non ancora pubblicato in Italia) segna l' esordio , all' insegna della continuità, di un nuovo sceneggiatore dal cognome famigliare, Philippe Graton, che per la prima volta sostituisce Graton padre nella stesura dello script. . Abbiamo già rimarcato come la ripetitività delle situazioni sportive le renda inadatte a essere protagoniste di qualcosa di più che un episodio isolato; in questa ottica, il successo di Michel Vaillant può essere attribuito all' abilità di Graton nel mescolare e stemperare la necessaria componente sportiva con le vicende accessorie a quest' ultima (spionaggio industriale, rivalità tra scuderie) o completamente svincolate dal contesto motoristico. In questo panorama narrativo le auto e i circuiti finiscono per diventare strumentali allo sviluppo dello script, spalle e non protagonisti utili per attirare gli occhi del lettore, non la sua attenzione. E in effetti, su tutta la produzione di Graton, poche sono state le avventure che pongono il risultato sportivo e l' agonismo al centro reale dell' attenzione e dell' interesse del lettore. Il sottile filo che lega tra loro intimamente gli eventi della saga di Michel Vaillant è costituito dalla ovvia e talora invadente presenza di automezzi, strade e competizioni, quanto dalla proposta, più o meno evidente, di un modello etico-comportamentale che, se da un lato configura un   Michel Vaillant tutto mitezza e buoni sentimenti, dall' altro porta alla ribalta due entità che finiscono, nel progressivo sviluppo della saga, per trascendere la figura del protagonista e diventare protagoniste esse stesse: la triade Henry-Jean Pierre-Michel Vaillant e la famiglia Vaillant nel suo complesso, gli uomini, le donne e, in parte gli amici. Michel Vaillant svolge sempre diligentemente (con particolare evidenza nella prima parte della serie) il ruolo dell' eroe senza macchia e senza paura, buonissimo, disponibilissimo, gentile e sensibile al limite del melenso in certi momenti, più vicino a un personaggio di Frank Capra in altri, emblematico in questo senso l' albo "Serie Noire", storia documentaristica e introspettiva sviluppata con grande intelligenza e senso della misura, in cui Michel Vaillant scende all' inferno come Jimmy Steward di  "La vita è una cosa meravigliosa", per poter poi scoprire che esiste sempre uno spiraglio di speranza e rinascita a nuova vita con l' aiuto indiretto dell' <<angelo>> Joseph. Complementare alla figura di Michel Vaillant, è l' insieme degli uomini della famiglia Vaillant, tanto ben caratterizzati individualmente da sembrare tre parti di un' unica entità: Henry Vaillant, la saggezza e l' esperienza; Jean Pierre Vaillant, la perseveranza e la riflessività; Michel Vaillant, la freschezza e l' entusiasmo. Queste tre componenti talvolta si intersecano armoniosamente, talaltra si scontrano, ma sempre nel superiore interesse della Vaillante. Infine c'è il resto della famiglia, una famiglia forte, rassicurante, che cresce nel tempo (due figli che si sposano e due nipoti per Henry Vaillant), ma rimane ancorata a se stessa come punto di riferimento e sicuro rifugio per i momenti neri di ognuno dei suoi componenti. Questo continuo intrecciarsi di sentimenti e confronti interpersonali permette a Graton di definire il telaio etico della sua saga: lealtà, solidarietà, amicizia, senso forte del fair play nei confronti dell' avversario. Questa struttura portante ha molta importanza nell' evoluzione della serie, in particolare nei primi due lustri di vita, quando non di rado l' autore cade in eccessi retorici; in seguito tale atteggiamento verrà via via diluito, forse in adeguamento ai tempi che cambiano, forse in risposta alle critiche che Graton aveva ricevuto per il fatto di idealizzare eccessivamente i suoi personaggi. Dal punto di vista grafico, le prime avventure di Michel Vaillant cono caratterizzate da un disegno morbido, accattivante, che risente in parte del modello stilistico della "linea chiara" (influenza peraltro quasi obbligatoria per coloro che all' epoca passavano per le redazioni di Spirou e Tintin), discostandosene per un utilizzo più evoluto del colore e della profondità di campo. Col tempo il tratto di Graton diventa più deciso, per certi versi più maturo e personale, forse anche per seguire e sottolineare la maturazione dei personaggi. Questa evoluzione artistica prosegue nella seconda parte della produzione dell' autore francese, ma da un certo punto in poi si dovrebbe piuttosto parlare di "involuzione": la morfologia dei personaggi è ormai definita, ma la tecnica si fa sempre più nervosa, rarefatta, in certa misura affrettata e approssimativa (in particolare per quanto riguarda la raffigurazione dei personaggi umani). Le cose migliori di questa seconda età di Michel Vaillant sono gli esterni, siano essi cittadini o contesti panoramici in cui sono ambientate le gare su strada e le vetture da corsa, disegnate sempre con grande precisione tecnica per lo specifico meccanico e abilità quasi televisiva nella resa delle fasi dinamiche delle competizioni. Al di là delle critiche che possono essere mosse per certi atteggiamenti retorici e moralistici o per l' evoluzione-involuzione della grafica, resta all' autore il merito di aver sfondato in un campo ostico per la bande dessinée come quello dello sport e di aver saputo creare una "realtà parallela" ben inserita nella realtà reale, complessivamente credibile e godibile anche se soggetta, come è ovvio per una saga di questa durata, ad alti e bassi del livello artistico. Se è pur vero che rispetto allo sviluppo dell' intera opera si notano pericolose cadute di tono nella seconda parte (più o meno i secondi vent' anni), è altrettanto vero che alcune storie si innalzano ben oltre il livelli del buon prodotto medio, tanto dal punto di vista grafico quanto, soprattutto, da quello narrativo. Non siamo qui per fare classifiche di merito, naturalmente, e la valutazione e comprensione del valore di una saga di questo genere non può prescindere dalla conoscenza e lettura totale dell' opera, comunque ci permetteremo di consigliare la lettura almeno delle prime, storiche avventure (quelle pubblicate in Italia nei Classici Audacia), sicuramente indicate da fungere da stimolo per un successivo approfondimento dell' opera omnia di Jean Graton.

 

  

SU MANCOLISTA

Walter Gualdrini ha pubblicato un suo articolo su Michel Vaillant su Mancolista n. 2 (Anno VII) del giugno 1998.

 

MICHEL VAILLANT,  FINZIONE E REALTA'

Un mondo in miniatura, con auto e piloti, per il celebre eroe di Graton

di Walter Gualdrini

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo,  un’integrazione al servizio su Michel Vaillant apparso sullo scorso numero, che ci ha inviato Walter Gualdrini. << Innanzitutto la cronologia va completata con altri tre titoli che portano così a sessanta le avventure del personaggio. Sono “Paddock”; “La prisonnière” e “Victoires oubliees” della Graton Editeur. Esiste poi una più recente serie parallela nella quale appaiono storie inedite di (n.d.w.: presentate da) Michel Vaillant insieme ad articoli, curiosità ed altre ghiotte notizie al riguardo di personaggi famosi del mondo del cinema e dello sport che comunque, nella loro vita, abbiano avuto a che fare con lo “sport automobile”, per dirla alla Graton. Questa serie si intitolata “Dossiers Michel Vaillant” e conta fino ad ora tre uscite “Dossier M.V. James Dean: la passion foudroyée”; “Dossier M.V.: Jacky Ickx: l’enfant terribile”; Steve McQueen: l’homme mécanique”. Ricorderò inoltre che Jacky Ickx, pilota reale, è stato, nella finzione della bande dessinée, pilota ufficiale della scuderia Vaillante, compagno di squadra di Steve Warson e dello stesso Michel. La marca Vaillante, famosissima in Francia per le avventure disegnate da Jean Graton quasi fosse una vera marca di vetture, è diventata reale lo scorso anno. Una vettura Vaillante, infatti, ha debuttato alla 24 ore di le Mans del 1997, classificandosi settima (n.d.w.: quarta). Il modellino in scala 1/43 sarà posto in vendita fra pochi mesi in una tiratura limitatissima con l’autografo dei piloti e di Jean Graton stesso. 

Soffermandomi sui modellini, vorrei inoltre ricordare che esiste da anni un produttore francese (Mystere 43 (n.d.w.: Jade Miniatures  -serie "Mystere 43"), che nella denominazione stessa ricorda una vettura Vaillante apparsa nell’avventura “Il pilota senza volto”) che ha posto sul mercato le Vaillante più famose, come la Mystère, appunto, la VS 57 apparsa ne “La grande sfida”, la VS 59 ammirata ne “Il circuito del terrore”, la VS 74 di "Champion du monde”, la GT Le Mans vista su “Il pilota n.8”, la VS 92 di “Une histoire des fous”, la Calypso, la Marathon e tante altre ancora, ciascuna con un bel preciso riferimento ad una avventura. Le miniature sono inoltre fornite di “pilotini” che rappresentano Michel Vaillant, Steve Warson, Jean-Pierre Vaillant con mascheramento da “pilota senza volto” nell’atteggiamento di togliersi il casco che i patiti del nostro eroe ben ricorderanno, e addirittura “il fantasma di Le Mans”. Anche le auto concorrenti sono state riprodotte da Mystére 43 (n.d.w.: Jade Miniatures): vediamo le Leader, le Zvezda e tutte le altre, incluse le Maserati 250F di piloti immaginari ma anche di piloti reali come Fangio, Godia, Bonnier e tanti altri. Nella finzione fumettistica, infatti, sono apparsi più o meno tutti  i piloti più famosi e vorrei ricordare con piacere che il grande Gilles Villeneuve conquistò il titolo di campione del mondo di F.1 nell’avventura “Steve Warson contro Michel Vaillant”, rilevandolo proprio dalle mani del nostro eroe, pochi mesi prima della tragica scomparsa in una stagione nella quale era lanciato ad ottenere, nella realtà, quel prestigioso obiettivo di cui invece, nella finzione, Graton lo aveva già gratificato, dando credito alle sue indiscusse qualità di conduttore.>>

  

L'INTERVISTA DI MAURO GIORDANI A PHILIPPE GRATON

Durante l'edizione del 1998 di Expocartoon, a Roma, Mauro Giordani ha avuto l'occasione di intervistare (forse per la prima volta in Italia) Philippe Graton, il figlio del maestro Jean Graton, che aveva preso in mano le redini delle edizioni di famiglia (Graton Editeur) ed era divenuto lo sceneggiatore delle storie dell'eroe dei fumetti ideato dal padre
 

 

INTERVISTA A PHILIPPE GRATON

sceneggiatore delle storie di Michel Vaillant

 
di Mauro Giordani

 

 
Roma - Expocartoon, da sinistra a destra: 

Michel Vaillant (abbagliato dal flash), Philippe Graton e Mauro Giordani

 

M.G.: Iniziamo da suo padre, come mai un bretone ha preferito scrivere avventure automobilistiche anziché storie di mare, di pirati, ecc. ? 

P.G.: Mio padre ha perso il papà quando aveva solo 8 anni (n.d.w.: fu fatto prigiorniero dai tedeschi) ha cominciato molto presto a lavorare come meccanico presso un cantiere navale. Un lavoro duro che ha odiato e per questo non è mai stato attratto dal mare. Lì prese la decisione di diventare disegnatore, l'unica cosa che sapesse fare veramente bene. Dapprima disegnando dei souvenir bretoni (n.d.w.: con la tecnica della pirografia su legno) e poi, visto che non si poteva vivere di questo, decise di trasferirsi a Bruxelles. Qui ha iniziato a realizzare varie illustrazioni per alcune riviste, poi un giorno un signore gli chiese << le piacerebbe disegnare fumetti ?>>  e mio padre rispose << Perché no? >>. Quel signore era Jean-Michel Charlier che lo presentò al disegnatore di origine italiana Dino Attanasio che lo tenne nel suo studio come assistente per la realizzazione delle storie di Oncle Paul che venivano stampate su Spirou.

 

M.G.: Come avvenne il passaggio da Spirou a Tintin ?

P.G.: Risponderò con un aneddoto. Il signor Lombard, editore della rivista Tintin disse a mio padre «Se decide di firmare per me, le assicuro che fra cinque anni andrete in Ferrari!». Mio padre firmò e cinque anni dopo guidò una Ferrari, quella che Remond Leblanc gli prestò una sola volta!!

 
M.G.: Suo padre e Raymond Reding furono forse i primi autori dell'area franco-belga a disegnare un cross-over in una loro storia.

P.G.: E' vero! Fu per un numero speciale di Tintin, in occasione di un'anniversario della rivista. Così le stesse tavole apparsero nella storia di Michel Vaillant e in quelle di Jari e Jimmy Torrent. 

(n.d.w.: le tavole sono quelle comprese nell'episodio "Il pilota senza volto", n° 2 della serie normale, vedi apposite pagine)
 
M.G.:  Una delle armi vincenti del fumetto Michel Vaillant è il realismo delle storie e l'accurata documentazione…

P.G.: Mio padre in questo esagera. Una volta per la realizzazione dell'albo "Route de nuit" (in Italia "Operazione Jaguar") pensò, per meglio entrare nell'atmosfera della storia, di viaggiare per tre giorni e per tre notti a bordo di un Tir insieme a un vero camionista.  Alla fine due gendarmi, vedondolo così malvestito e stralunato, decisero di fermarlo per accertamenti.

 

M.G.: Ora lei scrive le storie di Michel Vaillant, ci chiedevamo se da ragazzo ha amato le avventure del personaggio come semplice lettore?

P.G.: Ho cominciato molto tardi a leggere le avventure di Michel Vaillant. Quando ero piccolo non sopportavo il fatto che si parlasse sempre di Michel Vaillant, in casa, a scuola, in ogni posto Michel Vaillant era la mia ossessione. Poi da grande ho cominciato ad apprezzare i fumetti e il lavoro di mio padre.
 
M.G.: Come nascono oggi le avventure di Michel Vaillant?

P.G.: Io scrivo le sceneggiature dopo averle discusse con mio padre Jean. Il disegno viene realizzato, ovviamente da mio padre che si avvale dell' aiuto di Lopez che disegna le auto e ha grande esperienza visto che lui stesso è stato un corridore automobilistico e di Lippens che disegna gli sfondi e che lavora con mio padre da oltre trent' anni.
 
M.G.: Non crede che il fatto di aver portato le pagine da 62 a 48 abbia impoverito il contenuto delle storie?

P.G.: Con le 48 tavole si ha la possibilità di raccontare solo la storia e nient' altro; le situazioni familiari che hanno reso famosa la serie purtroppo non si possono narrare come una volta.

 

M.G.: Ora che siete anche editori di voi stessi non potreste tornare al vecchio sistema? 

P.G.: Sì ma così il volume dovrebbe costare molto di più, comunque una delle ultime storie è stata divisa in due parti proprio per ricreare le vecchie atmosfere.
  
M.G.: E' cambiato qualcosa, in termini di vendite, da quando il personaggio è pubblicato dalla vostra piccola casa editrice? 

P.G.: Sono cambiate le strategie pubblicitarie. Due anni fa, ad esempio, una vettura Vaillant ha partecipato alla 24 ore di Le Mans arrivando quarta; è stata realizzata una serie di cartoni animati di Michel Vaillant; la casa automobilistica Honda ha chiamato un suo coupé "Vaillante". tutte cose che altri editori, probabilmente non ci avrebbero lasciato fare. Le vendite dei nuovi albi e le ristampe dei vecchi, comunque, sono sempre ottime.

M.G.: Ci parli della nuova serie Dossiers Michel Vaillant ?

P.G.: Questa è stata la mia creatura, fuori dal fumetto lavoro come reporter fotografico e l'idea è stata quella di coniugare fumetto e reportage. Così ho deciso di realizzare un albo con articoli e storie a fumetti su James Dean, a questo sono seguiti quelli su Steve McQueen, Jacky Ickx e sulla Honda.
 
M.G.: A quando quello sulla Ferrari?
 

P.G.:  - Presto verrà realizzato un volume anche sulla casa automobilistica di Maranello.
(n.d.w.: L'album sulla vita di Enzo Ferrari è stato pubblicato nel 2005 nella collana Dossiers Michel Vaillant. La versione Italiana è uscita lo stesso anno a cura dell'Editoriale Domus per conto di Quattroruote) 

M.G.: Questo viaggio in Italia le ha ispirato una nuova storia di Michel Vaillant in Italia? 

P.G.: L'Italia mi ispira soprattutto per la buona cucina, comunque se troverò un'idea interessante, la prima cosa che proporrò per il rilancio del personaggio sarà quella di fare una delle prossime storie ambientate in Italia.

                                                                                             FINE

 

SUL WEB

Articolo di Marco Migliori pubblicato nel 2000 sul sito UBC fumetti, in occasione dell'uscita dell' album n° 45 "L' uomo di Lisbona", dopo 11 anni dall' ultima pubblicazione italiana.

 

MICHEL VAILLANT

di Marco Migliori 

Personaggio storico della BD franco-belga, e uno dei più conosciuti e amati in Italia dopo Asterix, ritorna l'asso dell'automobilismo internazionale. Pubblicato fin dagli anni '60 nei Classici Audacia Mondadori, poi negli Albi Ardimento, poi sul Giornalino (n.d.w.:  non ci risulta siano mai state pubblicate storie disegnate da Jean Graton nel Giornalino), poi nella collana Grandi Eroi della Comic Art, poi in una collana intitolata proprio "Michel Vaillant" dall'Alessandro Distribuzioni, poi.. Poi ritorna proprio per Alessandro Editore -da sempre appassionato divulgatore della BD-  questo personaggio che nonostante le varie chiusure di testate, ha sempre trovato editori italiani disposti a pubblicarlo e lettori disposti a comprarlo. Il bel disegno limpido di Jean Graton (che crea e gestisce il personaggio dal 1959 (n.d.w.: dal 1957) e le sue trame semplici ma efficacemente avventurose, ben si sposano con la sua passione e competenza per l'automobilismo, che ne hanno fatto un classico del fumetto. Dalla Formula 1 al rally, alla 24 ore di Le Mans, non c'è gara automobilistica in cui non gareggino delle Vaillante. Dotato di personaggi fissi e di un nemico storico e misterioso, la serie è caratterizzata ovviamente dalle gare automobilistiche, a cui la Vaillante partecipa sempre con onore, e spesso vincendole. In questo volume pubblicato in Francia nel 1984 (ben segnalati nel volume tutti i credits e la cronologia italiana), ritorna il rally del Portogallo, già protagonista di una avventura che avrò letto almeno 20 anni fa. E allora sarà il lontano ricordo che mitizza la storia, ma il sequel  qui pubblicato non mi sembra riprendere il fascino dell'ambientazione precedente e anche la trama non ha guizzi particolari. Classico e preciso il disegno di Graton, che probabilmente grazie anche agli assistenti non risente del passare del tempo. Un volume onesto e soddisfacente per tutti i cultori della serie, ed un volume non imperdibile ma comunque godibile per chi non la conosce. 

 

SUL WEB

Recensione apparsa sul sito Music Club nel luglio del 2000.

 

 

JEAN GRATON 

RECENSIONE de  "L' UOMO DI LISBONA" 

by The Raven 

Nel 68’ o giù di lì, il ‘Corriere dei Piccoli’ cambiò formato e contenuti in un sol numero, pescando a piene mani da quella che è sempre stata una delle maggiori scuole di fumetto, la franco- belga. Dan Cooper, Ric Roland, Lucky Luke, Luc Orient, Marco Franval, Bernard Prince, i Puffi, la Combriccola, Poldino Spaccaferro, (la nostra Valentina Mela Verde), Anna: fu un grande botto che cambiò il volto del comic a livello popolare in Italia, fin lì egemonia di ‘Intrepido’, ‘Monello’, ‘Blek’ e ‘Miki’, ‘Tex’, ‘Topolino’ e Geppi vari. La copertina del cambiamento, se ben ricordo, fu dedicata a Michel Vaillant, un pilota francese di Formula 1 nato dalla fantasia di Jean Graton che, però, si batteva con piloti veri, da John Surtees, a Jacky Ickx e giù giù nel tempo, fino ai giorni nostri. Il bello dei fumetti è proprio questa atemporalità che, altrove, farebbe sghignazzare a quattro ganasce (vedi Tex, che ha partecipato alla guerra di secessione americana e rintraccia gli assassini di sua moglie su un giornale datato 1904, senza che nessuno muova un ciglio). In tempi più recenti sono stati vari i personaggi (la Valentina di Crepax ed il Martin Mystère di Castelli, ad es) che han visto scorrere i loro anni come quelli dei mortali, ma siamo ancora su piccole percentuali, il resto per comodità preferisce inchiodare il tempo (chi ha bisogno di un Uomo Ragno sessantenne?), come certe starlet ed i Duran Duran dei tempi d’oro, che avevano tappato il buco della clessidra a 23 anni... Dopo quell’exploit, però, gran parte dei fumetti francofoni tornò nel dimenticatoio o si trascinò alla bell’e meglio (come Lucky Luke) tra un editore e l’altro, che stampavano più per amore che per soldi. Lo stesso Vaillant è passato dalla Mondadori (i grandi "Classici Audacia") alla Crespi (i non meno celebrati "Albi Ardimento"), fino ad approdare, dopo un balzo di quasi 20 anni, a collane dai nomi meno eroico-littori come quella della "Comic Art" e, dall’87, all’"Alessandro Distribuzioni" di Bologna, che ha fermato le rotative nell’89. Ora, divenuta "Editore" e passata la mano come distributore, la Alessandro ha ripreso le pubblicazioni con quello che si spera essere il primo di una lunga serie di cartonati in grado di colmare il buco esistente tra la produzione francese e quella italiana (24 albi inediti, senza contare i primi, ormai rintracciabili solo a prezzi che conviene farsi d’ero). Le storie di Michel Vaillant (tra i protagonisti a fumetti che negli anni ‘70 furono tacciati di gayetà  dai soliti "espressari panoramici" che non hanno di meglio da fare che trovare scandali da parrocchietta) e dei suoi amici sono lineari: c’è una corsa (quasi sempre formula 1 ma anche moto e, come nel caso del volume qui esaminato, rally) da svolgere ma, intorno ad essa, spesso si dipana un intrigo che coinvolge l’intera scuderia. In questo caso si tratta del trafugamento dei disegni di un rivoluzionario prototipo Vaillante. La storia, in realtà, è abbastanza scialba; siamo lontani, quanto a thrilling, da capolavori come "Il fantasma di Le Mans" ma quel che conta è veder tornare sugli scaffali italici quei disegni così lineari, perfezionistici (in due diversi riquadri di folla, ad esempio, vedrete le stesse persone negli stessi posti ma con movenze differenti, come in un film) e di grande pathos (le auto - disegnate meravigliosamente e con tutti i particolari curati a livello di maniacalità - che sbandano, con il lettering a drammatizzare le già efficaci espressioni dei volti), ed il sapore di storie "normali" che tra droga, polpi fissati, sesso a 720° e splatterismi, era andato perso quasi del tutto. A bientôt, Michel. 

  

MICHEL ANCORA SU AUTOSPRINT

Nel gennaio del 2001 Autosprint dedica un articolo al nostro eroe ...ma, prima di leggerlo, vediamo le precedenti apparizioni di Michel sul celeberrimo settimanale sportivo.

Michel era già finito su Autosprint
anche grazie alla fantasia di Jean Graton.

 

La prima volta "reale" è stata nel 1979 in occasione del 20° anniversario della serie (vedi articolo più sopra), quindi nel 1984 con la pubblicazione (incompleta peraltro) dell'album "300 all' ora a Paris" Ma nel gennaio del 2001 Michel ha avuto una vera e propria celebrazione con l'articolo (che potete leggere qui sotto) e la pubblicazione completa, in tre puntate, di "Cairo !".

 

 

C'EST VAILLANT

PERCHE' MICHEL E' IL CAMPIONISSIMO DELLE NUVOLE PARLANTI 

di Mario Donnini

Madame et monsieur, Michel Vaillant. Il pilota più vincente e versatile nella storia dell’ automobilismo. Nato nel ’57 dalle matite del bretone Jean Graton, il campione francese è il personaggio a fumetti più amato e famoso nel mondo delle corse, capace di evocare atmosfere ammalianti di classicissime come la 24 Ore di Le Mans e la Dakar, oltre alle sfide palpitanti della F.1. Vaillant vive le sue avventure all’ insegna di una verosimiglianza romanzesca deliziosamente manzoniana, con eroi del fumetto che sfidano personaggi reali. Al di là della fiction, l’ ambientazione, il contesto e l’ humus narrativo si esprimono armoniosamente con l’ assoluto rigore di Graton. Artista sì, ma pure esperto purista delle corse, coadiuvato dal figlio Philippe. Michel è figlio di Henry, patron della casa Vaillante impegnata in ogni genere di competizioni e anche nella produzione di serie. Grande amico e alter ego del nostro eroe è l’ estroverso pilota statunitense Steve Warson. Il resto lo dicono le cifre. In 44 anni di carriera Michel ha vinto 5 titoli iridati di F.1, altrettante 24 Ore di Le Mans, due Indy 500, due Daytona 500, quattro gare del mondiale marche più un rally di Montecarlo e una Dakar. Dei 62 episodi della saga sono stati venduti 20 milioni di album, tutti ancora ristampati. Nel ’90 un sondaggio effettuato da Sofrés/Tele 7 Jours ha rivelato che nei paesi francofoni Vaillant è il terzo personaggio d’ avventura più popolare, dopo Superman e Tarzan e a pari merito con Batman. In Francia un po’ per gioco un po’ per amore, i fans pensano a Michel come ad un personaggio in carne ed ossa. Tanto che nel ’97 una Courage Vaillante è stata iscritta alla 24 Ore di Le Mans cogliendo il quarto posto finale tra il tripudio della folla. Tornando a noi, quello di Michel su Autosprint è un vero e proprio ritorno, visto che nella metà degli anni ’80 il nostro settimanale ospitò alcune tavole dell’ episodio “300 all’ ora a Paris”. Questi i motivi che ci spingono a pubblicare in tre puntate la storia più recente di Vaillant, ispirata alla Dakar dello scorso anno. Perché a volte il nostro sport va anche gustato con un pizzico di poetica fantasia. E ricordate, se le corse vere vi dovessero deludere un po’, nella notte di Le Mans troverete sempre un fantastico amico di nome Michel. Non mancherà mai una Vaillante a Spa pronta ad aggredire Eau Rouge sfidando Clark, Ickx e Schumacher o una pallottola blu pronta a conficcarsi nelle sabbie infuocate del Teneré.  Buona lettura, dunque.  Enchanté, Michel. 

 

SUL WEB

Recensione apparsa sul sito Music Club nel  2001. in occasione dell'uscita della versione italiana di "Operation Mirage" edita da Alessandro. 

 

 

PHILIPPE E JEAN GRATON

RECENSIONE di "Operazione Mirage" 

Michel Vaillant, asso della Formula 1 (ma si è cimentato praticamente con qualsiasi mezzo dotato di motore) ben prima dei suoi connazionali in carne e ossa (Pironi, Prost, Alesi) miete successi sulle piste di tutto il mondo dal lontano 1959 (La grand defi, uscito da noi 4 anni dopo per la rimpiantissima collana Classici Audacia della Mondadori come La grande sfida). Grazie a quella magia tipica del fumetto, quella licenza temporale che fa partecipare Tex alla Guerra civile tra Nord e Sud (1860) e rintracciare notizie degli assassini di sua moglie Lilith in un giornale dei primi del 900, o che fa rimanere Qui, Quo e Qua ragazzini per oltre 50 anni, Michel Vaillant pilota bolidi da 42 anni restando lo stesso giovanotto di sempre, mascella squadrata, ricciolo ribelle (giusto uno!) e un passato di sospetta omosessualità sventata grazie all’inserimento di una sempiterna fiancée a nome Françoise (n.d.w.: a dire il vero è sua moglie da anni). Ma ci va bene così. Gli eroi di carta al contrario degli uomini non “subiscono l’ingiuria degli anni” (a parte un paio di esempi in entrambe le categorie: Valentina e Ken Parker di là, Andreotti e Pippo Baudo di qua) e questo ci permette di salvare il legnoso Michel da una vita di rincoglionito 65enne in preda ai primi morsi del Parkinson. Dopo un’altalena di editori e pubblicazione dei suoi albi sul nostro suolo (i volumi usciti in patria dall’86 al ’99 sono tuttora inediti) comune a molti vecchi eroi della linea chiara, la Alessandro Editore di Bologna ha iniziato a ripubblicarne le storie lo scorso anno (Cairo) e ci offre ora il 64° volume della serie originale (l’idea sarebbe di pubblicare ogni anno una storia in contemporanea con la Francia ed una di quelle che qui ci siamo persi). Se a Michel non passa un anno, così evidentemente non è per il ‘papà’ Jean Graton, che si fa assistere come da tempo ormai, da uno staff e da Philippe Graton (sceneggiatura), che il buonsenso mi permette di azzardare come figlio dell’autore (n.d.w.: esatto !). La storia è presto detta: un fotografo/spione industriale cerca, con successo, di carpire i segreti dell’ultimo modello, al solito rivoluzionario, di Vaillante e per farlo ricorrerà ad ogni escamotage (perfino il dormire in una buca scavata in un lago ghiacciato in Norvegia dove la Vaillante tiene uno dei suoi segretissimi test!). Ma la trama gialla, la cospirazione sempre in agguato (un ‘traditore’ che agisce nell’ombra) ed il mistero che hanno fatto grandi episodi del passato (uno per tutti, Il fantasma di Le Mans) non hanno più il gusto e la tensione dei giorni d’oro. Forse il canovaccio risente degli anni più del suo protagonista, forse il meglio è stato già detto o i tempi sono cambiati o noi non siamo più i bambini di una volta (quest’ultima ipotesi la escluderei, hehe), fatto sta che le ultime storie non strabiliano per trama, ma poco importa: quel che affascina ancora come allora sono il segno pulito, la meticolosità nei dettagli, la descrizione maniacale delle ambientazioni (sia che si tratti di una pista che di un paesino della provincia francese che dei volti di piloti reali), i lunghi dialoghi e didascalie che però miracolosamente non appesantiscono la lettura. L’unica differenza sostanziale è l’uso non pantonico dei colori (qui opera di Usagi) che ne muove obiettivamente le scene. Anche se il languore dei ricordi preferiva quelle belle tinte piatte che ci saltavano addosso dalle pagine del Corriere dei Piccoli.

 

MICHEL SU RUOTECLASSICHE

Gianluigi Vignola da ragazzo leggeva Michel Vaillant. In un articolo, pubblicato da Ruoteclassiche nel marzo del 2002, ha raccontato come, con grande passione e notevole impegno anche economico, è riuscito a ricostruire la Jaguar KX 150: il famoso modello sportivo che, nel quarto episodio della serie, apparteneva a Regis Blancardo (Blanchard nella versione italiana), il "cattivo" di turno, implicato nel traffico di armi, regolarmente sconfitto da Michel e da Steve. Ecco qualche passo dell' articolo.

 

 (foto: Alfredo Albertini)

DALLA PARTE DEI CATTIVI

di Gianluigi Vignola 

 

"Quando ero ragazzo, leggevo i fumetti di Vaillant. Mi colpì quella storia in cui il nemico di turno guidava una macchina come questa. Che divenne per me un chiodo fisso. Fino a quando non sono riuscito a trovarne una in America. Era un vero rottame e restaurarla mi è costato una fortuna. Ma accidenti che macchina !" 

Chi ha superato i quarant' anni ricorderà una collana di fumetti edita nei primi anni Sessanta, i "Classici Audacia". Tra i protagonisti l' asso del volante Michel Vaillant che, in una delle sue avventurepiù famose, dal titolo "Operazione Jaguar", è alle prese con una "XK 150" che il "cattivo" della storia porterà a schiantarsi in fondo a un precipizio dopo un lungo inseguimento. E' stato così che ho imparato a conoscere, e a desiderare, questa bella sportiva inglese. E quando ho potuto permettermela, me la sono comprata. Avevo due possibilità: o un esemplare bell'e pronto oppure uno da restaurare completamente. Ho preferito quest' ultimo, pur consapevole delle difficoltà alle quali sarei andato incontro. (...omissis)

COME INDURRE IN TENTAZIONE

"Galeotto fu quel fumetto"

 

L' album numero 6 dei "Classici Audacia", uscito il 1° maggio 1964, è stato quello che colpì la fantasia del proprietario della "XK 150" di questo servizio, tanto da indurlo ad acquistarne un esemplare. Michel Vaillant, figlio di un industriale automobilistico, ne è il protagonista. Una sessantina le storie pubblicate fino ad oggi (la prima, "La grande sfida" apparve nel 1958), tutte nate dalla matita di Jean Graton. Vaillant ha partecipato (e vinto) a ogni tipo di competizione, dalla F.1 alla 24 Ore di Le Mans alla Parigi-Dakar, a volte in compagnia di piloti autentici, come Collins, Stewart, Tambay e Cheevert. Tra le storie più famose, "Il pilota senza volto", "Il circuito del terrore", "Un 13 in gara", "I nemici di Warson", "I piloti del brivido".

                                                                                                  Ruoteclassiche

Gianluigi Vignola a bordo della sua Jaguar con in mano l' album di Michel che lo ha ...tentato

 

ANCORA SU AUTOSPRINT

Anche nel 2002 Autosprint dedica un grande articolo, firmato da Cesare Maria Mannucci, al nostro eroe. 

L'occasione è il film prodotto da Luc Besson (vedi le apposite pagine) che lo vede protagonista alla mitica 24 Ore di Le Mans. 

 

  

CIACK IN PISTA

LE MANS NELL' OBIETTIVO DEL GRANDE CINEMA 

di Cesare Maria Mannucci  

Ciack si gira. Per la terza volta dopo "Un un uomo e una donna" di Claude Lelouch e "La 24 ore di Le Mans" con Steve McQueen, il grande cinema ritorna a occuparsi della gara francese. L' idea nasce da Luc Besson, tra i registi più internazionali d' oltralpe, autore di successi come Subway, Il Grande Blu, Nikita, Leon, Giovanna d' Arco e Il Quinto Elemento. Besson si occuperà della produzione, mentre la regia è affidata a Louis-Pascal Couvelaire. Così come è accaduto per il "Quinto elemento", la cui storia era ispirata da un racconto a fumetti pubblicato si "Metal Hurlant", Luc Besson porterà su pellicola, le avventure di Michel Vaillant, il famoso pilota-eroe nato dalla fantasia e dalle matite del belga (n.d.w.: il solito lapsus, Graton è francese,  bretone per la precisione) Jean Graton. Del resto, il <<fumetto>> è di grande moda per il cinema. Lo confermano i risultati al box-office del recente film sull' Uomo Ragno, che in America sta tenendo testa agli incassi di Guerre Stellari 2. Per Besson, l' automobilismo sportivo non è certo un pianeta sconosciuto. La sua famiglia era coinvolta nella proprietà della Gpa, la famosissima marca di caschi francesi che negli anni '70 aveva sbaragliato la concorrenza americana di Simpson e Bell, con i celebri integrali "bombati" sulle orecchie. Besson era presente all' ultimo GP di Montecarlo e per tutto il week-end si è diviso tra il Principato e il Festival del cinema a Cannes, dove il progetto legato a Michel Vaillant e la 24 ore di Le Mans è stato ufficialmente presentato. Non è comunque la prima volta che Michel Vaillant viene portato sullo schermo. Negli anni '60, la televisione francese realizzò una serie di telefilm ispirati all' eroe di Graton. Ad interpretarlo in quell' occasione venne chiamato un pilota vero, Henry Grandsire, giovane promessa dell' automobilismo francese, che correva per l' Alpine. E proprio le le piccole Alpine-Renault di F. 3 vennero usate per simulare le prestazioni in pista della celeberrima Vaillante, le vetture piglia-tutto progettate dal fratello di Michel, Jean-Pierre. Adesso, con un budget adeguato a quello delle grandi produzioni, arriva Luc Besson e il suo talento visionario. Come già accaduto per Driven di Stallone, l' idea di ambientare la storia in F. 1 è stata subito messa da parte per gli enormi problemi di natura organizzativa e finanziaria che ci sarebbero stati. Decisamentepiù fattibile e più adatta , la 24 Ore di Le Mans, gara simbolo dell' automobilismo francese, già teatro di moltissime storie di Michel Vaillant. Da "La grande sfida", a "Un 13 in gara" sino al "Fantasma di Le Mans", Michel Vaillant è sempre stato un grande protagonista della 24 Ore. Per Besson cè poi la sfida, tutta professionale, di realizzare e produrre un' opera che faccia dimenticare "La 24 Ore di Le Mans", con Steve McQueen, film estremamente scarso come sceneggiatura, ma considerato un capolavoro per come vennero affrontati tutti i problemi legati alla produzione di un film che ha come ambientazione una corsa automobilistica. Senza ricorrere al gigantismo del film con McQueen - allora la casa di produzione Solar acquistò più di 10 vetture da competizione, il meglio delle ruote coperte dell' epoca - anche Besson avrà delle vetture vere impegnate in gara. La Vaillante sarà rappresentata da una Lola-Judd del team Dams, che nelle prove di aprile il preparazione della 24 Ore, è stata guidata da Gache-Cleroco-Neugarten. Come ogni storia di Michel Vaillant, ci saranno anche i cattivi, rappresetnati dal Leader, e dai piloti del Texas Driver. Sarà una Panoz P 1, sempre iscritta dal team Dams, e colorata di rosso, la vettura dei nemici di Vaillant. Nei test preliminari, a guidare la Leader vi erano McCarty-Policand-Duez. Entrambe le vetture saranno impegnate durante tutte le fasi della gara, ma verranno considerate come iscrizioni supplementari. All' uopo, sono stati costruiti due nuovi box, per ospitare sia le vetture che tutte le apparecchiature necessarie alla produzione. Il lavoro ai box sarà diretto da Jean Paul Driot. Sia durante le prove che in gara, entrambe le vetture potranno cambiare la colorazione della carrozzeria, per dare l' idea di due vetture per ogni squadra, ma come da regolamento, non potranno tassativamente cambiare il numero di gara. A farlo, ci penseranno poi in fase di post produzione, con un effetto al computer. Sotto quest' ottica, Besson batte McQueen. Allora, la casa di produzione iscrisse alla gara una Porsche 908 Spyder che venne equipaggiata con una cinepresa sull' avantreno, mentre le varie fasi di gara, vennero simulate giorni dopo, addirittura chiudendo tutto il circuito, strade nazionale comprese! Besson invece potrà contare in gara su due vetture, che grazie agli ultimi progressi in materia, saranno equipaggiate contemporaneamente con 3 cineprese, dal peso e dal volume ridottissimo. Il regista francese, continuando una tradizione che vuole sempre una celebrità, darà il via alla 24 Ore. Impossibile pronosticare una Vaillante o una Leader vincitrici nella realtà della 24 Ore di Le Mans, ma certamente il risultato che vedremo in pellicola sarà soddisfacente. A Steve McQueen, una idea del genere, 33 anni dopo il suo film, sarebbe senz' altro piaciuta. 

   

MICHEL SU AUTOCOLLEZIONI  MAGAZINE

Nel numero 7, di settembre/ottobre del 2002 , la rivista AUTOCOLLEZIONI MAGAZINE pubblica un bell'articolo sul nostro eroe (e sul nostro sito...) firmato dall' amico, e fan di Michel, Massimo Rampini.

 CLASSICI DELL'AUDACIA
L' ARDIMENTOSO MICHEL VAILLANT 


di Massimo Rampini

 

Chi di noi, ragazzo degli anni '60, appassionato di motori, non ha sognato di emulare le gesta del mitico Michel Vaillant? Michel era semplicemente.. tutto! Bello, onesto, serio, ricco, di buona famiglia, e soprattutto, gran pilota. Aveva l'unico "difetto" di non essere italiano, ma questo solo perché il suo autore, il mitico sig. Jean Graton, non è nostro connazionale. Nessuno di noi ha però mai sollevato questioni sciovinistiche quando si trattava di chiedere le 250 lire mensili ai genitori per acquistare i Classici dell' Audacia. Erano parecchi soldini, 250 lire di quei tempi: ci si compravano quasi quattro giornali quotidiani, quasi lo stesso numero di caffè. Il 'Corsarino' della Moto Morini con quella cifra (in benzina super) percorreva svariati chilometri. Eppure Michel lo leggevamo in tanti. Viveva a Parigi (solo in inverno e mai per lunghi periodi) e soprattutto a Roquerbrune, sulla Costa Azzurra, a pochi chilometri da Nizza. E lì, con lui, abitavano il papà, Monsieur Henri Vaillant e la mamma Elisabeth. Il fratello Jean-Pierre, invece, pilota di buona razza ma agonisticamente meno fortunato, aveva preferito, alla pista, la strada della propria famiglia, di una bella ragazza bionda, come moglie, e di uno splendido bimbo dai capelli d'oro, guarda caso Jean­Michel. E poi gli amici, primo fra tutti Steve, il biondo pilota americano Warson, dapprima grande rivale, poi davvero un fratello. Una telenovela "ante litteram", quella di Michel, della sua plurivittoriosa Vaillante, dell'equipe francese sempre a caccia di avvincenti storie da raccontare, si badi bene, non solo nell'ambiente dei motori. All' occorrenza infatti Michel e i suoi possono trasformarsi in detective, nei moderni Rambo, Indiana Jones, ma con una prerogativa: quella d' essere sempre i bravi e generosi ragazzi della porta accanto. Avevamo lasciato Michel Vaillant alla fine degli anni '60, alle prese con gente del calibro di CIark, Bianchi, Hill (padre). L' abbiamo ritrovato incredibilmente giovane (beato lui!) al giorno d' oggi a fianco dei piloti moderni. Si, perché il tempo che passa corrode gli uomini "normali", ma fortunatamente nulla può sui miti dei fumetti che, anzi, da quel decorso escono più forti, più sicuri, più temprati. Michel vive, con tutta la sua famiglia e gli amici, innanzi tutto nel ricordo - lo abbiamo scoperto - di migliaia di persone nostalgiche che lo amano oggi al volante delle auto tutta-elettronica come lo hanno amato su quelle ad aste e bilancieri; vive poi, soprattutto, nella magica matita del suo ideatore il Maestro Graton, mai stanco, nell'opera di suo figlio Philippe e dei suoi preziosi collaboratori. Ma come siamo in grado di dirvi tutto questo? Per puro caso. Girovagando in rete abbiamo infatti scoperto un sito meraviglioso www.michel-vaillant-fan.it ideato e curato minuziosamente da quello che è, di certo, il primo fan italiano di Michel Vaillant: Gianfranco Castellana. Triestino, under 50, ottimo padre di famiglia, Gianfranco è il classico bravo ragazzo di una volta, ha il carattere di Michel Vaillant, quello un po' timido della porta accanto, sempre disponibile, sempre pronto al sorriso. La sua vita evolve come quella di ognuno di noi, ma una parte di essa è riservata con rigore ai più bei ricordi dell'infanzia ed in particolare a Michel Vaillant. Ovvio, dunque, che Gianfranco ed il suo sito appaiano enciclopedici sull'argomento. Qualsiasi spiegazione ulteriore sarebbe riduttiva, motivo per il quale vi invitiamo subito a cliccare come sopra. Gianfranco Castellana è certamente un appassionato di auto e motori. Ma ciò che traspare dalla sua pubblicazione in rete è un'incondizionata fedeltà al mitico protagonista delle storie ed a tutte le storie, da qualsiasi editore provengano. Si sappia, per la cronaca, che alcuni fascicoli del fumetto, praticamente introvabili, hanno raggiunto cifre decisamente ragguardevoli sul mercato. La suddetta fedeltà ha giustamente meritato anche premi ed il sig. Graton in persona ha inteso pubblicamente ringraziare l'ottimo Gianfranco, per il lavoro svolto, attraverso una lettera con dedica che pensiamo.. custodita in cassaforte. E' però doveroso, a questo punto, trattare seppur brevemente (non sarebbe sufficiente l'intera rivista!) della lunga e proficua attività professionale dell'Autore, il sig. Jean Graton. Dal sito ed in particolare da un'intervista concessa al periodico Fumo di China apprendiamo che Monsieur Graton nasce nel 1923 in Bretagna. Dopo la guerra si trasferisce in Belgio dove fissa la sua residenza, a Bruxelles. Inizia a lavorare come disegnatore di fumetti e si specializza in quelli a carattere sportivo. Predilige le storie che si svolgono nel mondo delle corse automobilistiche, mondo che è da sempre nel suo cuore. "Ricordo che la mia infanzia si svolse così, che l'odore della mia giovinezza era quello dell' olio che, all'epoca, mettevano nei motori. Oltre a questo tutti gli anni andavo a vedere le corse di LE MANS. Scegliendo il personaggio decisi per un pilota da corsa. Occorreva un nome che potesse stare alla pari con quello degli eroi dell'epoca, che avevano nomi "prestigiosi", senza macchia, non come adesso. All' epoca il nome VAILLANT ha prodotto Vaillante. Mi chiedono spesso a quale auto mi sono ispirato: ho creato le auto secondo i miei gusti, le mie preferenze. E' evidente che non potevano sembrare auto americane, ed anzi erano quasi sempre di ispirazione italiana". Michel nasce ufficialmente intorno alla metà degli anni '60 (nota: alla fine degli anni '50) con il famoso albo 'Le grand defi', 'La Grande sfida', ormai introvabile anche nella riedizione curata dalla Casa Editrice Alessandro (nota: Crespi), qualche anno fa. Da allora Monsieur Graton non si è mai fermato. Dopo il successo internazionale ha creato una casa editrice, insieme con il figlio Philippe, tutta sua ed i suoi albi tirano mediamente oltre 60 mila copie all'anno. Singolare il fatto che i piloti 'veri' (quelli realmente esistenti) facciano carte false per apparire nelle storie di Michel, suoi amici o avversari. Sentite quest' altro passo della lunga intervista pubblicata anche in rete: ".. conoscevo tramite Les Sports i piloti belgi. Mi sono rivolto a BIANCHI (Lucien Bianchi n.d.r.), che era il secondo di PauI Fréres (che aveva un garage Ferrari a Bruxelles) e andavo a trovarlo per avere informazioni sulle auto e sulle corse. Il primo personaggio reale a cui mi sono ispirato é lui, Bianchi, che ho introdotto anche nella storia di Le Mans "UN 13 IN GARA"). Gli ho proposto di inserirlo, assieme al fratello, e questo lo ha divertito molto. Poi ho avuto l'occasione di mettere altri, fino al giorno in cui ho rivisto JACKY ICKX. Lo conoscevo molto bene (fin da ragazzino), il padre, che era giornalista, portava i suoi articoli in redazione ed era accompagnato dai suoi due figli e Jacky era ancora un marmocchio. L' ho rivisto quando aveva 7 - 8 anni, poi a 10, poi àll' Automobil Club Belga. Era la sua prima stagione in F.1, correva per la FERRARI e mi disse «mi piacerebbe correre contro Michel Vaillant». Non avevo ancora osato mettere un pilota di F.1 nelle storie e gli dissi «Jacky, mi piacerebbe metterti nelle mie storie, ma ho già una sceneggiatura che si svolge a Monza ("BRIVIDO A MONZA") e Michel deve vincere ...! » e lui rispose « Secondo, dietro Michel Vaillant, mi sta bene!». Così l' ho inserito nella storia, ricordo che mia moglie ed io eravamo stati invitati sulla Costa Azzurra da suo padre, che mi diceva «E' bene per Jacky essere presente in un fumetto», E questo è stato l' inizio e poi ne sono seguiti altri e siccome frequentavo sempre più la F.1 sono diventato una "mascotte", per cui chiedevo ai piloti il permesso di inserirli e loro, sapendo che non avrei raccontato delle fesserie, acconsentivano. Ci sono anche aneddoti divertenti: ero in Svizzera, molto tempo fa, mentre si svolgeva il "festival dei piloti", una specie di corsa sciistica, gare sulla neve praticate per tre giorni. Erano organizzate da GOODYEAR e riunivano una quindicina di piloti d' auto e di moto e durante questi giorni "il grosso divertimento" era una specie di sport che non aveva niente a che vedere col mondo dei motori. Una sera, a cena di fronte a me c' era REGAZZONI che sfoggiava i baffi per la prima volta. «Coi baffi sembri cattivo » gli dissi «per cui ho pensato ad una rivalità tra te e Michel, cominciata sui campi da sci e che prosegue nelle corse». E lui rispose: «Non Michel, Warson! » Conoscendo la storia sarebbe stato più divertente combattere Steve Warson che Michel Vaillant, ed io ho dovuto accondiscendere..." . Il Maestro Graton, appena gli è possibile, seguita a frequentare autodromi e gare. A Le Mans come a Monza è di casa come Michel o Steve, Jean-Pierre o Henri Vaillant. A lui va il merito di aver creato personaggi unici, inimitabili, cui ha saputo donare l' immortalità al pari con l' altra caratteristica fondamentale: quella di uomini, seppur virtuali, con una passione in comune con noi, gente di tutti i giorni, la passione per l'automobilismo. Grazie di tutto, Monsieur Graton.  À bientot, Michel !

 

 

MICHEL SU SPORT WEEK DELLA GAZZETTA DELLO SPORT

Era il 1979 quando LA GAZZETTA DELLO SPORT pubblicava, a puntate nell' inserto La Gazzetta dello Sport llustrata, l'episodio n° 29 della s.n. "San Francisco Circus". Sabato 16 novembre 2002 la mitica "Rosa" ha nuovamente ospitato il nostro eroe. Questa volta non si è trattato della pubblicazione di un episodio ma di un articolo, a firma Fabio Licari, corredato dalle immagini del film di Besson, che ha   celebrato le gesta di Michel e l'opera di suo "padre" Jean Graton. Michel è stato ospitato nell'inserto della Gazzetta SPORT WEEK, al pari di un campione della vita reale, affiancandolo (caso unico crediamo) agli atleti in carne ed ossa.  Il titolo è tutto un programma: "Ecco l'unico più forte di Schumi" . 

 

 

 Il mito di Michel Vaillant 

ECCO L' UNICO PIU' FORTE DI SCHUMI

Da 45 anni, con la sua Vaillante, domina sulle piste di tutto il mondo. Che si tratti di un Gran Premio di Formula 1, di Indianapolis o della 24 Ore di Le Mans, ieri contro Senna, oggi contro il campione della Ferrari, è sempre imbattibile. E adesso l' eroe del fumetto francese diventa protagonista di un film dalla trama top secret, ma il cui epilogo, inevitabilmente, sarà l'ennesima vittoria.  

di Fabio Licari 

“Secondo dietro Michel Vaillant ? Mi sta bene !”, disse un giorno Jacky Ickx, famoso pilota belga tra gli Anni ’60 e gli Anni ’80, brillante protagonista della Formula 1, plurivincitore nelle 24 Ore di Le Mans e nelle Parigi-Dakar. Ickx, che è stato a lungo anche pilota della Ferrari con Clay Regazzoni, appena prima dell’ arrivo di Niki Lauda, non tramava per combinare una corsa: discuteva scherzosamente con Jean Graton, francese di Nantes, cresciuto in Belgio, classe 1923, soggettista, disegnatore e papà dell’eroe dei fumetti Michel Vaillant. Graton spesso inseriva (e lo fa ancora) personaggi reali nelle avventure di Michel: quel giorno aveva pensato anche a Ickx che, però, avrebbe dovuto accettare il secondo posto. E così fu: se vi capita, andate a rileggere “Brivido a Monza”, uscito sul Corriere dei Piccoli nel 1969 e sugli Albi Ardimento nel 1971. In seguito, Ickx, diventato grande amico di Graton, ha partecipato a una quindicina di storie. Compresa “Cairo” , sessantatreesimo e penultimo volume della fortunata serie, uscito nel 2000 (pubblicato in Italia da Alessandro Editore). Grande Michel. Lui davvero li ha sconfitti tutti, i più forti piloti degli ultimi quarant’ anni. C’è stato un tempo in cui Graton doveva usare nomi di fantasia, anche se i volti erano identificabili: ma oggi per un corridore, vivaddio, è un onore partecipare a un’ avventura a strisce.

Nato nel 1957 sulle pagine del settimanale Tintin, Michel Vaillant è il più famoso (e artisticamente valido) personaggio a fumetti ambientato nel mondo delle corse automobilistiche. Non che eredi e imitazioni siano mancati.Ma nessuno ha raggiunto la perfezione grafica delle vetture di Graton, che ha una competenza tecnica fuori dal comune; nessuno è stato capace di riprodurre gli effetti quasi sonori delle tavole (pare di sentire il rombo dei motori); nessuno, infine, ha eguagliato gli intrecci delle storie dal taglio cinematografico: non solo piste e bolidi, ma anche spionaggio, thriller e quel po’ di rosa che non guasta. Nel 1973 Graton fa anche sposare Michel con la bella Françoise Latour, dalla quale avrà un figlio, chiamato Patrick. Ma Michel preferirà sempre l’ emozione di una corsa (alla guida della sua Vaillante) a una tranquilla serata in famiglia. E poi Michel l’ automobilismo ce l’ ha nel sangue. Suo padre Henri è proprietario di una Casa automobilistica e il fratello maggiore, Jean-Pierre, già pilota, è capo ingegnere della fabbrica. Michel, con il rombo dei motori a fargli compagnia da bambino (macchine invece degli orsacchiotti di peluche), nasce pilota: a lui toccherà gareggiare con la Vaillante di famiglia, che si tratti di una monoposto di Formula 1 o della Formula Indy, di una macchina da rally o di qualunque altro tipo di categoria. La “V” bianca, inserita nel cerchio rosso e blu (un voluto richiamo alla bandiera francese?), equivale un pò al cavallino rampante della Ferrari di queste storie a fumetti. Imbattibile o quasi. Chiaro che, correndo da 45 anni, di avversari Michel Vaillant ne ha cambiati parecchi. La cosiddetta”sospensione dell’ incredulità”, la stessa che impedisce di riconoscere Clark Kent quando si traveste da Superman o Don Diego de la Vega quando ha la maschera di Zorro, permette a Michel di non invecchiare mai: era un giovincello alle origini (l’ esordio risale al 1957 con “La grande sfida”) e ormai si è stabilizzato nei panni di un trentenne con un ciuffo un po’ ribelle, un paio di amici fidati e qualche nemico storico. Uno su tutti: il Leader, criminale istruito da monaci tibetani alla conoscenza dei segreti delle antiche civiltà, ossessionato dal desiderio di prevalere sul mondo occidentale, e regolarmente sconfitto. Michel è amico inseparabile di Steve Warson, conosciuto proprio nella prima avventura: il pilota americano ingaggia con Michel una sfida leale che, alla fine, diventa alleanza contro organizzatori e contro piloti senza scrupoli. Il matrimonio di Michel con Françoise, a un certo punto, diventa quasi un obbligo per Graton, che deve difendere il suo eroe addirittura da accuse di omosessualità.... In seguito anche Steve incontra la ragazza della sua vita, Julie Wood, campionessa di motocross, che fa il suo ingresso nelle storie nel 1980. E così i benpensanti sono sistemati definitivamente. Al di là di queste banalità, tipo “Tex è di destra o di sinistra ?”, l’ unica accusa sensata che si può rivolgere al papà di Michel è quella di disegnare volti forse troppo simili e poco espressivi. Ma quando si tratta di rappresentare i campioni veri (per non parlare di automobili e piste), il tratto ritrova equilibrio e sfugge sgradevoli effetti fotografici. I personaggi presi in prestito dalla realtà, oltretutto, interagiscono con gli eroi del fumetto e non sempre sono rappresentati positivamente. Celebre l’ immagine di Steve che si rivolge così, sfottente, a Jackie Stewart, tre volte campione del mondo dal 1969 al 1973: “E tu, Jackie, ridi per la polvere che mi hai fatto mangiare ? Balordo, ti manderò il conto della lavanderia !”. Molto più apprezzabile la partecipazione di Ickx, spesso alleato di Michel e Steve: nel 1980 /”Il pilota scomparso”) è celebrata la sua quinta vittoria nella 24 Ore di Le Mans, mentre nell’ 82 il pilota belga si impegna a ricomporre la scissione del campionato conduttori (“Rififi in Formula 1”). Storico, infine, l’ omaggio ad Ayrton Senna: Michel è tra i colleghi che porgono al brasiliano l’ ultimo saluto dopo la tragedia di Imola, nel maggio del 1994. Ma, tra una gara e l’ altra, appaiono un pò tutti i piloti più celebri della storia dell’ automobilismo: Michael Schumacher e Clay Regazzoni. Nelson Piquet e Damon Hill, Gilles e Jacques Villeneuve, Nigel Mansell e Alex Zanardi, Emerson Fittipaldi e Alan Jones. Michele Alboreto e Mario Andretti, Gerhard Berger e anche Jim Clark. Tutti protagonisti di un mondo dove meccanici, corse e vita dei box si confondono con macchinazioni internazionali, love story e scazzottate (Michel e Steve sono abili tanto quanto due pugili). Come avventura comanda.

 

foto di Pierre Lahalle e Bruno Fablet

 

SI PARLA DI MICHEL E STEVE SU IF-IMMAGINI E FUMETTI

Nel n° 12 di IF - Immagini e fumetti del marzo 2003 viene pubblicato un reportage che analizza le coppie famose del mondo dei fumetti. Potevano mancare i nostri Michel e Steve ? Naturalmente no. 

Andrea Sani, professore di storia e filosofia, critico di fumetti e cinema, autore di numerosi saggi  (...nonché amico delle Pagine) è l'autore dell'articolo di cui pubblichiamo l'estratto dedicato ai nostri eroi.

 

ATTENTI A QUEI DUE

LE COPPIE DEL FUMETTO DI AVVENTURA

 

di Andrea Sani

(...omissis)

Le coppie avventurose del fumetto franco-belga: Michel Vaillant e Steve Warson

La produzione fumettistica franco-belga è, sul piano dell’avventura, paragonabile senz’altro a quella statunitense, sia per la qualità dei disegni sia per la ricchezza delle trame. In questo ambito spiccano tre coppie riconducibili rispettivamente alla tipologia “paritaria”, a quella “paterna” e a quella “di complemento”. La prima è la coppia dei piloti automobilistici Michel Vaillant e Steve Warson; la seconda è il formidabile duo formato da Michel Tanguy ed Ernest Laverdure, anch’essi piloti, ma dell’aviazione militare francese, mentre la terza è costituita dagli avventurieri Bernard Prince e Barney Jordan. Vediamoli dunque nel dettaglio. La saga di Michel Vaillant fu lanciata dal disegnatore francese Jean Graton nel 1960 con l’albo La grande sfida (ma i primi episodi brevi di Michel sono comparsi sul settimanale Tintin tre anni prima, nel 1957). Le storie del celebre pilota di Formula uno non sono soltanto di carattere sportivo, perché possono degnamente collocarsi anche nel filone della Grande Avventura. Il tono avventuroso della serie scritta e disegnata da Graton dipende anche dal fatto che l’autore ha voluto dare un respiro “epico” alle vicende del suo pilota, quasi fossero le imprese di un cavaliere medioevale. Spesso le competizioni a cui partecipa Michel sono rappresentate come una sorta di torneo cavalleresco, in cui gareggiano avversari mascherati, dalla visiera a specchio, come nell’episodio Il pilota senza volto (1960), o con un teschio effigiato sopra il casco dipinto di nero, analogo a un elmo con celata (cfr. Colpo di scena a Indianapolis, 1966). Questi piloti misteriosi sembrano sfidare il nostro eroe in un vero e proprio singolar tenzone, e in cui la posta può anche essere la morte (vedi, a questo proposito, Un tredici in gara, 1963). L’affinità tra i piloti di Graton e i cavalieri medioevali emerge in modo esplicito in Il castello della vendetta, la cui vignetta finale, di mezza pagina, presenta appunto Michel Vaillant e i suoi compagni di squadra in gara per il Gran Premio di Germania e, sovrapposta alla loro immagine, il ritratto di alcuni guerrieri medioevali a cavallo, armati di lance, che si apprestano a combattere in un torneo. La forza delle storie di Graton va ricercata, comunque, nella rappresentazione dei rapporti fra i personaggi, e, in particolare tra Michel Vaillant e l’amico Steve Warson. Fisicamente, Michel Vaillant è un giovane alto e robusto, con una caratteristica ciocca ribelle di capelli neri sulla fronte. Appartiene a una ricca famiglia francese di costruttori di auto da corsa e vive in una villa-castello a 20 chilometri a sud di Parigi, La Jonquière (La Giunchiglia). Di carattere, Michel è buonissimo, onesto, con un forte senso del fair play nei confronti degli avversari, ma è anche pronto a menare le mani, quando si tratta di sventare le manovre di invidiosi concorrenti, o di combattere i gangsters che talvolta si mettono sulla sua strada. Michel ha un grande amico: Steve Warson, un pilota americano che Graton presenta con una notevole capacità di introspezione psicologica. Warson appare subito un personaggio molto complesso: fortemente legato a Michel e alla casa automobilistica di Henri Vaillant (il padre di Michel), ma anche psicologicamente vulnerabile e ricattabile, è costretto al tradimento nell’appassionante avventura I nemici di Warson (1964). Negli episodi successivi, Warson, divenuto una sorta di “cavaliere fellone” della moderna epica automobilistica ideata da Graton, affronta delle durissime prove per recuperare il suo onore: si arruola nell’FBI e viene poi salvato nel corso di una pericolosa missione spionistica proprio da Michel Vaillant, in quello che è, forse, il capolavoro della serie: Il ritorno di Warson (1965). Michel e Steve possono dirsi una coppia “paritaria”, in cui le differenze fra i due riguardano più che altro la personalità: più forte e leale quella di Michel, un po’ più debole e incostante quella di Steve, che si lascia suggestionare facilmente anche dal gentil sesso. Per esempio, in Brivido a Monza  (1970), Steve è irretito da una bella ragazza, Monique (n.d.w.: Monica nella versione in lingua originale), che, con l’inganno, lo convince che i Vaillant vogliono boicottarlo. Il suo desiderio di vendetta lo porta a provocare uno spettacolare incidente durante il Gran Premio d’Italia a Monza, in cui Michel rischia addirittura la vita. Purtroppo, con il passaggio degli albi da 62 a 44 pagine, le storie di Michel Vaillant sono diventate meno “dense” e complesse sul piano della sceneggiatura, e Graton si è concentrato sulla rappresentazione di gare automobilistiche (di Formula 1, ma anche di F2, F3, Formula Europa, Car, ecc.), riducendo lo spazio dedicato alla psicologia dei personaggi e alle vicende della famiglia Vaillant, che, in passato, costituivano l’elemento caratterizzante della saga. Inoltre, a partire dall’albo n. 57, La piste de Jade (1994, ancora inedito in Italia), la sceneggiatura è firmata anche dal figlio dell’autore, Philippe Graton. Gli albi di Michel Vaillant sono stati pubblicati in Italia prima nella collana dei Classici Audacia (dal numero 1 del 1 dicembre 1963, La grande sfida), poi in quella degli Albi Ardimento del Corriere dei Piccoli (dal numero 2 dell’agosto 1969, Il circuito infernale) e, attualmente, vengono diffusi da Alessandro Editore. (n.d.w.: ora da Nona arte)  

( ...omissis)

 

 

TRA FINZIONE E REALTA'

Michel era già finito anche sul Corriere della Sera  grazie alla fantasia di Philippe e Jean Graton (nell'album "Paddock" del 1995).

 

 

Ma anche nella vita reale il Corriere della Sera ha dedicato spazio al nostro eroe. Roberto de Ponti, fan di Michel e amico delle Pagine, gli ha dedicato un articolo che è stato pubblicato, il 12 giugno 2003, proprio sul maggiore quotidiano nazionale.

 

 

 

 

E PER GIRARE UN FILM HA GAREGGIATO ANCHE MICHEL VAILLANT

Le «Vaillante» hanno realmente partecipato alla corsa francese riuscendo a tagliare il traguardo

 di Roberto De Ponti 

Esiste un Mondiale, da qualche parte, dove da 45 anni la Ferrari spesso vince ma ancora più spesso perde. Esistono circuiti dove, lontano dalle gare, a motori spenti, si intrecciano storie di virili amicizie e di fiere rivalità. Esistono racconti in cui miti viventi, come Prost o Schumacher, possono essere superati in staccata da miti della fantasia, come Warson o Cramer. Esiste, semplicemente, Michel Vaillant. Un tratto inconfondibile, un’accuratezza nei dettagli addirittura stupefacente, monoposto e prototipi talvolta veri, talvolta virtuali ma più reali di quelli reali («copiavo dalle varie auto i particolari che mi piacevano di più e inventavo la Vaillante, mica male no?...»): dalla matita di Jean Graton, meccanico aggiustatore mancato e disegnatore fra i più famosi in Francia (e non solo lì) è uscito un mondo parallelo, e altrettanto credibile, delle corse. Intere generazioni di lettori di fumetti hanno scoperto i segreti della F.1 appassionandosi alle imprese del pilota francese con tirabaci assassino, tifando per la Vaillante, simbolo una vu bianca su cerchio rosso e blu, nelle gare con la Renault di Jabouille, la Ligier di Arnoux, la Ferrari di Villeneuve. E con la grande rivale, la Leader dai colori rosso e nero. Capita a volte che il mondo reale e quello parallelo si incrocino. Lo scorso anno è capitato. A Le Mans, 24 ore. Quando i tifosi in tribuna hanno visto, schierate sulla griglia di partenza, una Vaillante numero 10 con Michel Vaillant al volante e una Leader numero 22 guidata da Bob Cramer, si sono chiesti se fossero finiti in un fumetto. E in realtà c’erano quasi. Quei due bolidi stavano lì per le riprese di un film su Michel Vaillant, ma per stare lì dovevano anche essere iscritte a una delle gare più famose dell’automobilismo mondiale. Era la nuova scommessa della premiata ditta Graton, come ha spiegato Philippe, sceneggiatore delle storie illustrate da papà Jean: «Poiché nessun film sulle corse automobilistiche ha ottenuto grandi consensi, noi abbiamo affrontato una doppia sfida: trasferire efficacemente sullo schermo un personaggio dei fumetti e portare al successo un film sulle gare». Il 19 novembre, data di uscita del film intitolato semplicemente «Michel Vaillant», vedremo se la doppia sfida è stata vinta. Di sicuro, il percorso compiuto per arrivare a quelle sfide è a dir poco insolito. Merito di quel visionario di Jean-Luc Besson, il regista di film adrenalinici come «Nikita» o «Il quinto elemento», che da bambino (e anche da adulto) impazziva per le sfide fra la Vaillante e la Leader. Besson ha deciso di produrre il film, ha piazzato Louis Pascal Couvelaire sulla sedia del regista, poi ha fatto una dichiarazione d’intenti tanto semplice da concepire quanto complicata da realizzare: «Non voglio dare l’idea di qualcosa di falso, Michel Vaillant ha sempre corso contro campioni veri. Anche nel film dovrà essere così». Così ha iscritto due vetture alla 24 ore di Le Mans edizione 2002: una Lola B 98/10 con i colori della Vaillante e una Panoz Lmp 1 con quelli della Leader. E ha piazzato piloti professionisti alla guida, Clerico, Neugarten e Gache sulla vettura blu, McCarthy, Duez e Policand sulla rossonera. «Gli altri piloti ci guardavano con grande rispetto» ha raccontato Neugarten. «Sono stati costruiti due box apposta per ospitare la Vaillante e la Leader. Così, grazie al film, a Le Mans potranno gareggiare due vetture in più». Fra una ripresa e l’altra, la Vaillante riesce persino a classificarsi ventisettesima su 50 partecipanti, mentre la Leader è costretta a ritirarsi per problemi alla trasmissione. Che poi la gara «vera» venga dominata dalle Audi è soltanto un dettaglio. Perché anche i piloti che hanno vinto la 24 ore avrebbero tanto voluto far parte dei personaggi del film. Parola di Jacky Ickx: «Essere nei fumetti di Michel Vaillant è come essere nell’enciclopedia». Vrrrroooaaarrr!

Il regista di "Nikita" porterà sullo schermo l' eroe di Graton

IL PROTAGONISTA 

Michel Vaillant è nato il 7 febbraio 1957 dalla matita di Jean Graton, fumettista nato a Nantes ottant’anni fa. Corre per la Vaillante, la scuderia di famiglia gestita dal patriarca Henri.

I PILOTI VERI
Numerosi piloti «reali» hanno preso parte ai fumetti di Michel Vaillant: Alboreto, Mario Andretti, Arnoux, Berger, Brambilla, Cevert, Clark, De Adamich, Emerson Fittipaldi, Graham e Damon Hill, Ickx, Jarier, Jones, Laffitte, Mansell, Patrese, Piquet, Pironi, Prost, Regazzoni, Reutemann, Scheckter, Michael Schumacher, Senna, Stewart, Tambay, Gilles e Jacques Villeneuve, Zanardi.

IL FILM
Prodotto da Jean-Luc Besson, il regista di «Leon» e «Nikita», e diretto da Louis Pascal Couvelaire, «Michel Vaillant» uscirà il 19 novembre.

IL SITO
I fan italiani hanno dedicato al pilota francese un sito informatissimo:
www.michel-vaillant-fan.it

 

MICHEL SU AUTOSPRINT ANCHE NEL 2003

Nel mese di luglio 2003 Autosprint menziona ancora il nostro eroe in un trafiletto intitolato "Michel Vaillant sulla Seat GT". 

 

L'occasione è la partecipazione di una Seat Toledo GT, del team spagnolo Darro in collaborazione con la Seat Belgio, con i colori della Vaillante e la sponsorizzazione "Michel Vaillant - The Movie".La vettura doveva essere pilotata anche da Marc Duez (che aveva partecipato alle riprese a Le Mans e nei Rally) ma a causa di un attacco cardiaco (per fortuna superato) il pilota è stato sostituito. La Seat, che  ha dovuto ritirarsi alla seconda ora a causa di problemi al cambio, parteciperà comunque anche alle successive prove di endurance  2003 per pubblicizzare il film ispirato al fumetto di Graton. 

 

MICHEL (E IL NOSTRO SITO) SU RUOTECLASSICHE

La prestigiosa rivista motoristica cita nuovamente il nostro eroe. Questa volta, a dire il vero, siamo noi i protagonisti. Ruoteclassiche, nel numero di ottobre 2003, dedica un articolo  al nostro sito.

 

 

 

MICHEL VAILLANT CORRE SUL SITO

 

Visiere abbassate e occhi fissi al contagiri, i piloti sono al via del G.P. del Canada '78.Ci sono tutti i re della F.1: Niki Lauda sulla Brabham-Alfa, colori Parmalat, Carlos Reutemann sulla Ferrari "312", Jean Pierre Jarier sulla Lotus "79", Arturo merzario sulla monoposto da lui stesso costruita, Hans Stuck sulla Shadow. C'è anche Gilles Villeneuve, il suo casco blu e rosso-arancio è inconfondibile. Via, vinca il migliore! Che sarà Michel Vaillant, prima guida del team Vaillante. Cosa è successo? Che siamo nel mondo dei fumetti, fumetti d'autore. A disegnare queste storie dal 1958 è Jean Graton, che ha fan sparsi in tutto il mondo: il suo successo, che non si è ancora fermato, è dato dalla perfezione dei disegni, dalla ricchezza e dalla precisione dei dettagli, dalle storie davvero entusiasmanti: www.michel-vaillant-fan.it è il sito che ora racconta tutto questo, ricco di storie, di archivi. Giusto quarant' anni fa, nel 1963, cinque anni dopo la sua prima pubblicazione in Francia (sulla rivista Tintin), esce anche nelle edicole italiane "La grande sfida", con in copertina due piloti che attraversano di corsa la pista di Le Mans. Una storia proprio infinita. Però in Italia, a causa di complesse vicende editoriali nonchè di problemi legati alla sua diffusione, non è stato facile seguire questo bellissimo fumetto. Ecco quindi un bel sito che colma questa lacuna e mette ordine, in collaborazione con il noto collezionista Jean-Pierre Bordenave (n.d.w.: non c'è mai stata alcuna collaborazione...), fra le centinaia di lavori di Graton. Buona lettura e buona navigazione indietro nel tempo, fra gran premi e corse leggendarie...Con una curiosità. Luc Donckerwolke, uno dei nuovi collaboratori di Jean Graton, è lo stilista che ha disegnato la Lamborghini "Gallardo". Ma, guardandola bene, non ha qualcosa della Vaillante?                 

(R.D.)

 

 

www.michel-vaillant-fan.it

Visitato: il 24.07.2003

Nascita del sito: inizio 2001

Contatti:non dichiarati (n.d.w.: ???)

Giudizio: per appassionati


MICHEL SU GQ

Il mensile GQ, nel numero di novembre 2003 da ampio spazio a Michel Vaillant ed all'omonimo film prodotto da Besson. Oltre alle otto (!) pagine contenenti vari articoli ed immagini, sono pubblicate anche le prime cinque tavole de "L'épreuve"( il 65° album della serie normale) in italiano (!). Evidentemente Graton Editeur aveva comunque predisposto anche la versione nella nostra lingua (grazie all'informatica non è difficile...) nonostante nessun editore italiano avesse, all'epoca, intenzione di pubblicarlo (n.d.w.:  ...per leggerlo abbiamo dovuto aspettare il volumetto de "I Classici del fumetto - serie oro" di Repubblica del 2005). Ecco gli articoli a firma Simone Stenti.

 

 

MICHEL VAILLANT E' TORNATO

di Simone Stenti

Negli States non avrebbe mai potuto nascere uno così. Lì per essere un eroe dei fumetti, come minimo, devi volare. Meglio ancora se ti si altera il corpo, per qualche motivo genetico o per troppa intimità con animalacci radioattivi. Se ami la famiglia e campi guidando automobili, per quanto potenti, allora devi necessariamente avere una seconda vita in calzamaglia. Altrimenti, chi ti legge? Invece, nei Paesi francofoni basta essere il pilota più veloce di tutti i tempi, capace di mettere il muso della tua auto davanti a quello di Jacky Ickx, Mario Andretti, Clay Regazzoni, Niki Lauda, Villeneuve, e ti ritrovi una star. Naturalmente, ci vogliono trame intriganti e disegni accurati al punto da convincere anche i più fanatici di motori. Così si spiega il successo di Michel Vaillant, l'eroe straordinariamente normale creato nel '57 dalla matita di Jean Graton. Formula 1, Formula Cart, rally. competizioni di durata: qualunque volante impugni, possiamo star certi che Michel taglierà il traguardo davanti a tutti. E su questo ha costituito un palmarès impressionante anche al di fuori delle pagine disegnate: 65 titoli in 45 anni, 20 milioni di albi venduti, una serie di telefilm, una di cartoni animati, terzo posto assoluto nella preferenza dei francesi tra i personaggi a fumetti (dietro soltanto a Tarzan e Superman, sondaggio Sofrest/Télé-7-Jours). E, ora, il film. Anzi, il colossal, di quelli che in Europa riescono a fare soltanto Luc Besson e pochi altri. Per la verità, Hollywood aveva messo gli occhi addosso a questo meraviglioso personaggio post-calvinista, tutto casa e autodromo. Caso più unico che raro, visto che al di là dell'oceano Michel Vaillant  non lo pubblicano. Ma non si trattava di talent scout qualunque: erano i Platinum Studios, quelli che avevano strappato i Men in black  dalle nuvolette dei fumetti e li avevano proiettati tra i blockbusters planetari. Già la genesi del film pare un'avventura e vale la pena di ripercorrerla. In breve, due anni di trattativa danno corpo a un monumentale contratto di 80 pagine di termini legali americani. Solo che, già con la penna in mano per la firma, qualcuno s'accorge che un comma, come per magia, è stato modificato, «Noi volevamo cedere i diritti cinematografici, loro ci stavano fregando i diritti del personaggio», testimoniano Philippe Graton, il 44enne erede creativo e la moglie Dominique, responsabile grafica (si sarà capito che, come la scuderia Vaillante, anche la Graton Editeur è a rigida conduzione famigliare). Tutto a monte: evapora così il sogno in celluloide e la correlata cascata di milioni di dollari hollywoodiani. Dopo un periodo d'inevitabile choc, Graton jr torna alla carica: il film si ha da fare. E, dicevamo, chi meglio di Besson? Problema numero uno: come contattarlo? «Ho scritto alla Seaside, la sua società di Hollywood; zero. Allora, ho provato con quella di Parigi, la Leeloo: meno di zero», racconta divertito (oggi) Philippe Graton. «Ho cominciato a spedire lettere all'impazzata, finché mi sono arreso: la busta doveva essergli messa in mano personalmente». Allora, gli sovviene che il suo amico Michael Chaplin, figlio del leggendario Charlie, ha una figlia, Dolores, che ha qualche contatto con Maiwenn Le Besco, una delle ex mogli di Besson. La lettera percorre tutti i gradi di separazione e, finalmente, arriva nelle mani del regista. Che per prima cosa chiede la collezione completa del fumetto. «Ci ha fregato pure lui», pensano alla Graton, «s'è fatto la raccolta e arrivederci». Invece, dopo due mesi, la convocazione: «Parliamone». E, nel giro di venti minuti, passa dal «non ci penso nemmeno», all'«okay, procediamo». Merito della versatilità di Michel Vaillant, che come pilota di Formula uno spaventa il regista (troppo oneroso riprodurre un GP), ma che riesce ad intrigarlo come pilota della 24 Ore di Le Mans. Besson non sarà il regista del film (diretto dal quasi debuttante Louis-Pascal Couvelaire, lo stesso dello spot con l'indiano dei condizionatori Riello), ma lo scriverà e, soprattutto, lo produrrà. Qui comincia la seconda avventura, che rende reale la fantasia. Besson e Graton si domandano: perché i film di corse sono sempre un buco? Steve McQueen si è rovinato con La 24 Ore di Le Mans, Sylvester Stallone s'è rotto il muso con Driven, Giorni di tuono è la più dimenticabile interpretazione di Tom Cruise. La soluzione ce l'ha un consulente d'eccezione, uno che a Le Mans ha vinto sei volte, Jacky Ickx: «Non esistono controfigure per l'adrenalina e nessun film può riuscire, se non viene girato durante una vera gara». Detto e fatto, alla Le Mans del 2002 si qualificano la Lola B 98/10 numero 10, carrozzata Vaillante, e la Panoz Lmp 1 numero 22 della nemica scuderia Leader, guidata dall'infido Bob Cramer. La troupe ha un giorno e una notte per le riprese. Per la prima volta nella storia della prestigiosa competizione, le macchine al via non sono 48, ma 50. Per non togliere il posto a qualcuno, Besson ha fatto addirittura costruire due box in più, che, poi, regalerà al circuito. «Fin dal primo minuto, comunque, siamo stati consapevoli che la trama non poteva limitarsi alla gara. Che l'eroe vinca o non vinca può interessare a uno su cento, gli altri 99 se ne fregano altamente», chiosa Philippe Graton. «Perciò Michel Vaillant è un film sulle corse, come Titanic lo è sulle traversate atlantiche». Della trama non racconta molto altro, anche se si sa che il film racconta il tentativo, da parte di Ruth, figlia di Leader, antico avversario di Vaillant, di vendicare la memoria del padre rovinando Michel e la sua scuderia. A qualunque costo. Per la verità, non è la prima volta che il Champion du monde fa incrociare realtà e finzione in pista. È successo già sei anni fa, proprio a Le Mans, quando il costruttore Yves Courage offre un'auto come attrazione per il lancio dell'albo The Dossier Mc Queen. I giornalisti accorrono a frotte: «Dell'albo neanche una riga, in compenso la Courage-Vaillante riscuote un successo persino illogico». E, messa in pista, si piazza addirittura quarta. Nel paddock, il vecchio Jean prende sottobraccio il figlio e, commosso, gli indica la tribuna di fronte, quella più economica, da dove, nel '37, assistette alla sua prima Le Mans, accompagnato dal padre che avrebbe perso solo due anni dopo, in un campo di prigionia tedesco. Quel giorno s'innamorò dell'automobilismo e fu lì che, come ama ripetere, «partito in terza classe, staccai il biglietto per una vita in prima». Ora tocca a Michel schiacciare sull'acceleratore: Jean Graton la sua gara l'ha già vinta.      

 

Lo speciale su Michel Vaillant di GQ comprende: "Michel Vaillant è tornato", "Casco d'oro", "Motore: si gira", "Auto, spie, avventura...", "La "Bédé" al "Ciné"" oltre alle le prime 5 pagine de "L'épreuve" in versione italiana (l'episodio è stato pubblicato nel 2003 nell'album-raccolta dei Classici del fumetto serie oro di La Repubblica)

 

IL FILM DI MICHEL SUL WEB ITALIANO

Ecco, per amore di completezza, alcuni esempi di articoli (o semplici citazioni) dedicati al film su Michel ed apparsi nel 2003 in siti web italiani.

INKONLINE.INFO  Altro progetto cine-fumettistico francese in dirittura d'arrivo è Michel Vaillant. Prodotto dalla Europa Corp. di Luc Besson, che è anche autore della sceneggiatura insieme con Gilles Malencon e il creatore del personaggio Jean Graton, il film è diretto da Louis-Pascal Couvelaire, che in Italia è "famoso" per aver diretto una serie di spot televisivi che pubblicizzavano dei condizionatori con protagonista un pellerossa. Dopo una lunga carriera in campo pubblicitario, comunque, Couvelaire aveva esordito sul grande schermo con il thriller Suers, che non è mai stato distribuito nel nostro paese. Ambientato durante la 24 ore di Le Mans e parzialmente girato durante la vera 24 ore del 2002, il film di Michel Vaillant si basa su un soggetto inedito e vede nei panni del prode pilota l'attore francese Sagamore Stevenin. Nel cast anche Peter Youngblood Hills, Diane Kruger, Jean-Pierre Cassel, Agathe de La Boulaye e in un ruolo marginale l'italiano Stefano Cassetti, già protagonista del film Roberto Succo di Cédric Kahn. L'uscita in Francia è prevista per il 19 Novembre 2003, una settimana prima di Blueberry. Il film rientra in un accordo triennale che la 01 Distribution ha appena stipulato con la casa di produzione di Besson, che assicura all'azienda cinematografica controllata dalla RAI l'esclusiva per l'Italia delle pellicole di Europa Corp. I primi film a venir inseriti nel listino 01, oltre a Michel Vaillant, sono Fanfan la Tulipe (che ha inaugurato l'ultimo Festival di Cannes) e Bon Voyage di Jean-Paul Rappeneau (già regista del Cyrano de Bergerac ...).

DELCINEMA.IT Michel Vaillant in un film. Parigi, 20 novembre 2003 - Un altro personaggio dei fumetti arriva sul grande schermo. Stavolta tocca al pilota automobilistico Michel Vaillant (foto), nato nel 1957 dalla fantasia di Jean Graton. Prodotto da Luc Besson e diretto da Louis Pascal Couvelaire, già regista di pubblicità automobilistiche passato al lungometraggio nel 2002 con Sueurs, il film verrà interpretato da Sagamore Stevenin. Girato durante l'ultima edizione della 24 ore di Le Mans, è costato 23 milioni di euro.

LASTAMPA.IT   Michel Vaillant è un pilota coraggioso che molti italiani hanno conosciuto a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, sulle pagine del “Corriere dei Piccoli”, dei “Classici dell’Audacia” e sugli “Albi dell’Ardimento”. Nato nel 1957 dalla fantasia dell’autore francese Jean Graton, ha continuato a riscuotere successi in Francia, Belgio e Canada. In Italia, dove ha lasciato molti fan, da quache anno, è pubblicato da Alessandro Edizioni. Ora diventa un film, prodotto da Luc Besson con la regia di Louis Pascal Couvelaire. In attesa dell’uscita, prevista per il 19 november, il mensile GQ dedica alla pellicola un ampio servizio, con un generoso regalo per i cultori del fumetto: le prime cinque tavole, ancora inedite, della prossima storia a fumetti (“L’éprouve”), la sessantacinquesima della serie, appena pubblicata in Francia. Una curiosità: nel corso della sua lunghissima carriera di carta, Michel ha “incontrato” almeno tre generazioni di piloti in carne e ossa, da Jackie Ickx, ai Villeneuve (padre e figlio), ad Ayrton Senna. E Schumacher? “Ancora non ha goduto dell’onore di sfidare Vaillant”, scrive GQ. Perché, come spiega Philippe Graton, il figlio del creatore che ne ha ereditato il ruolo di autore, “è più facile contattare il Papa…”.

SPETTACOLI.TISCALI.IT  Cinema: Vaillant sul grande schermo.  Prodotto da Besson, film girato durante 24 ore di Le Mans. PARIGI, 19 NOV - Dopo Batman e Spiderman un altro personaggio dei fumetti, il leggendario Michel Vaillant si materializza interpretato da Sagamore Stevenin. Il pilota automobilistico diventa protagonista di un film per il grande schermo. Prodotto da Luc Besson e realizzato da Louis Pascal Couvelaire, 'Michel Vaillant' e' stato girato durante l'ultima edizione della 24 ore di Le Mans ed e' costato 23 milioni di euro..

 

SULLA GAZZETTA DELLO SPORT 

Verso la fine di novembre siamo stati cortesemente contattati da un giornalista della Gazzetta dello Sport. Dopo un' intervista telefonica, e la consultazione del nostro sito, Daniele Miccione ha scritto un lungo articolo dedicato al personaggio di Michel Vaillant, al maestro Graton, al film ed anche alla passione che ha contagiato il vostro web master (e che è la stessa che ha contagiato tutti voi...) per questo fumetto. La Gazzetta dello Sport (che come sapete alla domenica si chiama La Gazzetta Sportiva) ha pubblicato il lavoro di Miccione domenica 30 novembre 2003, dedicando al nostro Michel quasi un' intera pagina.

 

  

VAILLANT,  MITO AUTO DI CARTA

In Francia un film sul celebre asso dei fumetti: sfidava pure Schumi, poi gli avvocati... 

 

 di Daniele Miccione 

 

Una mattina di dicembre di 40 anni fa Gianfranco Castellana si precipitò dal giornalaio. Abitava in un quartiere popolare di Trieste con una sola attrattiva per i ragazzi: l’edicola. Era appena arrivato un nuovo fumetto e sembrava totalmente diverso dagli altri: per dimensioni (non era un pocket) e contenuti. Sulla copertina, cartonata, si vedevano due piloti scattare nella classica partenza della 24 Ore di Le Mans. Sullo sfondo le macchine ferme davanti ai box e, riconoscibili, due scritte magiche, Ferrari e Porsche. Il titolo, a lettere gialle, diceva La Grande Sfida. Sopra, in piccolo: «Le avventure di Michel Vaillant asso del volante». Oggi Gianfranco ha 51 anni, è impiegato al Comune di Trieste e ha riversato in un sito (www.michel-vaillant-fan.it) una vita d'amore per questo fumetto. Dentro c'è di tutto: bibliografie, interviste, notizie, personaggi, storie, foto. «Ho visto il sito francese - racconta - e ho pensato di replicarlo in Italia. All' inizio non lo guardava nessuno, oggi ho una cinquantina di visite al giorno, vecchi fan che mi scrivono, qualche giovane che mi chiede dove procurarsi gli albi, ex piloti che mi mandano le loro foto in pista da mettere in rete».

L'uscita in Francia di Michel Vaillant, film prodotto da Luc Besson, aldilà dei giudizi della critica ha già avuto un merito: riattizzare un fuoco mai spento. Per chi non seguisse il mondo dei fumetti  bisogna fare un po' di storia. L’albo nasce nel 1957. Vaillant è un campione auto, figlio di un ricco produttore di vetture e le vicende, ambientate nel mondo delle corse, sono un sapiente miscuglio di saga familiare, imprese e intrecci polizieschi. Disegni e sceneggiature sono del francese Jean Graton, che oggi ha 80 anni ed ha passato la mano al figlio Philippe Graton, dà al protagonista un'anima, avvince i lettori con le vicende della famiglia e soprattutto incanta gli appassionati di motori con una cura maniacale dei particolari. Per molti più un film che un fumetto. A proposito della sua precisione il figlio Philippe racconta che per entrare meglio nell'atmosfera di un albo una volta decise di viaggiare per tre giorni e tre notti su un TIR guidato da un vero camionista. «Alla fine era così malvestito che la polizia decise di fermarlo per accertamenti». «Allora - ricorda Castellana - non era facile vedere immagini di corse. Nemmeno alla tv. Chi non aveva l'autodromo vicino non poteva che limitarsi a leggere qualche resoconto sui giornali. Ecco, Michel Valllant era un modo per sentirsi dentro le corse. Ho un ricordo vivo del Gp di Montecarlo dove morì Bandini. Guardavo la corsa e mi sorprendevo a riconoscere le curve. Ecco quella è il tabaccaio, mi dicevo. Era come l'aveva disegnata Graton !».Il maestro bretone è sempre stato abilissimo anche con il disegno delle auto. Con una chiara predilezione per i modelli italiani e per la Ferrari. E un talento incredibile nell'inventare le vetture destinate al suo protagonista. «Mi chiedono spesso a quale auto mi sono ispirato -spiegava Graton in una vecchia intervista rilasciata al periodico specializzato Fumo di China- Ho creato le auto secondo i miei gusti e le mie preferenze. E' evidente che non potevano sembrare auto americane, ed anzi erano quasi sempre di ispirazione italiana. Penso che delle auto che vedevo trattenevo i particolari che mi piacevano di più. Ciò non toglie che le Vaillante erano inedite, molto personalizzate. Oggi bisogna disegnare delle Vaillante simIli alle altre perché i coefficienti aerodinamici impongono una certa forma. Oggi si può dire che le auto non hanno personalità». Insomma la poesia del primi anni non c'è più ma Michel Vaillant, per chi lo ha amato, resta un caro amico. Uno di quei fumetti che non si buttano, che ti seguono sempre ad ogni trasloco, che resistono all'usura del tempo. Un caso più unico che raro nel piccolo settore dei comics sportivi. Sì perché se anche Pippo, Asterix, i Puffi, l'Uomo mascherato hanno vissuto avventure ambientate alle Olimpiadi, se Braccio di Ferro è nato sul ring e Flash Gordon è un abile giocatore di polo, quando  si vanno a contare gli albi dedicati solo al mondo dello sport si resta delusi. In Italia il carattere più famoso forse è stato il pugile Dlck Fulmine, nato prima della Seconda Guerra Mondiale ed affondato dal Minculpop, il ministero fascista della Cultura Popolare che obbligava gli autori a continue modIfiche. Il maglione girocollo di Fulmine era troppo esterofilo, il mento squadrato poco italico, i cattivi dovevano essere tutti anglo-americani possibilmente di pelle nera, i buoni al contrario dovevano arrivare sempre dal Giappone e dalla Germania. Qualche anno prima, in America, in piena era della depressione economica era nato Joe Palooka, pugile buono e ingenuo che vince a sorpresa il mondiale dei massimi. Una specie di Rocky con mezzo secolo di anticipo. Tutto qui, gli altri sono personaggi minori. Evidentemente è troppo forte la realtà dello sport, con i protagonisti e le vicende vere, per riuscire a portarla con convinzione negli albi. Forse per questo alla Bonelli, dove sono maestri di fumetto popolare, hanno sempre evitato personaggi e vicende sportive. Michel Vaillant invece come ha fatto a resistere quasi mezzo secolo ? Le ragioni possono essere tante: forse per il disegno sapiente dl Graton, forse per gli intrecci avvincenti. O forse per la capacità di mescolare realtà e fantasia. Perché negli albi i piloti reali corrono contro quelli inventati con una naturalezza magistrale. Famoso l'episodio che riguarda Jacky Ickx. «Lo conoscevo molto bene - racconta Graton - perché il padre, giornalista, lo portava in redazione quando era un marmocchio. Alla prima stagione in F.1 correva per la Ferrari e mi disse: "Mi piacerebbe correre contro Michel Vaillant". Non avevo ancora osato mettere un pilota di F.1nelle mie sceneggiature e gli chiesi:"Jacky mi piacerebbe metterti nelle mie storie ma ho già una sceneggiatura che si svolge a Monza e Michel deve vincere" Lui rispose: "Secondo dietro Michel Vaillant mi sta bene" ». Un altro aneddoto riguarda Clay Regazzoni. «Una sera a cena il pilota svizzero sfoggiava per la prima volta i baffi - ricorda Graton - Con i baffi sembri più cattivo, gli dissi, ho pensato ad una rivalità tra te e Vaillant che comincia sulle piste da sci e va avanti nelle corse. E lui rispose: "Non Vaillant, Warson". Conoscendo la storia per lui sarebbe stato più divertente combattere Warson. Dovetti accettare ». Tra gli italiani sono entrati nella galleria di Graton Michele Alboreto, Vittorio Brambilla, Andrea De Adamich (che partecipa pure al matrimonio di Michel Valllant dove è ritratto mentre chiacchiera con Regazzoni), Elio De Angelis, Riccardo Patrese, Alex Zanardi. Nell'ultimo episodio, L'épreuve, appena uscito in Francia (in Italia doveva essere tradotto da Alessandro Editore, ma c'è ancora una complicata trattativa in corso) c'è Giancarlo Fisichella. La storia racconta dì una sfida a Las Vegas per decidere chi è il più grande pilota del mondo. Ci sono specialisti che devono battersi su varie discipline: corsa suI ghiaccio, kart, superturismo, rally, F.1, Endurance, Champ Car più una prova segreta. Venti piloti, uno per nazione. Accanto alla fantasia rappresentata da Michel Vaillant e dall''amico Steve Warson e dai cattivi Bob Cramer e Dan Hawkins ecco la realtà con Fisichella, Jacques Villeneuve, Carlos Sainz, Helio Castroneves, Pedro Lamy. E il grande Michael Schumacher? Qui la storia si fa curiosa. Fino ad un certo punto negli albi di Graton il fenomeno di Kerpen compare con faccia, nome, cognome e soprannome. Nel numero 61, ad esempio, Vaillant avvisa l'inseparabile amico Warson di farsi poche speranze sfidando con i kart Schumi. «Sai, lui ha cominciato a quattro anni...». Nell'ultimo albo invece troviamo la faccia dell'iridato, non il nome. Scorrendo le classifiche però si scopre che c'è un certo Von Richtofen che si piazza dappertutto! Facile fare due più due. Questione di diritti? Una volta i piloti si vantavano di comparire nel fumetto. «E come essere nell'enciclopedia», diceva Ickx. Oggi, invece, mandano una schiera di avvocati agguerriti.
I tempi cambiano. E non sempre in meglio
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AUTOSPRINT PARLA DELL'ASTA DELLE TAVOLE ORIGINALI DI GRATON

Nel numero 48, di dicembre 2003, Autosprint parla ancora di Michel. L'occasione è l'asta delle 57 tavole originali di Graton dell' album "Le 13 est au depart" (anche se nell' articolo la corrispondente francese, per un lapsus, indica la prima storia...).

 

 ALL'ASTA 57 TAVOLE DI MICHEL VAILLANT

di Agnés Carlier

Sugli schermi francesi è arrivato finalmente il film "MicheL Vaillant" prodotto da Luc Besson, grande amico di Jean Todt e spesso presente ai box Ferrari durante i Gp, sempre vestito di nero. Ispirato ai personaggio ideato da Jean Graton, "Michel Vaillant" è una grande produzione costata 25 milioni di euro, girato in buona parte durante la 24 Ore di Le Mans del 2002. Jean Graton, 80 anni, è sempre stato un amico dei piloti. A lui, Jacky Ickx, François Cevert e Alain Prost confidavano tutti i segreti dello sport automobilistico. Dopo 45 anni dalla creazione, 65 episodi, oltre 20 milioni di copie vendute, un serial televisivo di 13 episodi e 65 puntate di cartoni animati, finalmente Michel Vaillant arriva sul grande schermo. Per gli appassionati del "pilota" francese ci sono però altre novità importanti. La casa d'asta Artcurial metterà in vendita il 15 dicembre, al Palazzo dei Congressi di Parigi, le 57 tavole originali della prima storia di Michel Vaillant, "La grande sfida" ideata da Jean Graton nel 1958 (n.d.w.: la storia messa all' asta è stata invece "Le 13 est au depart"- "Un 13 in gara", il quinto episodio della serie). Tra i collezionisti un evento eccezionale, perché in precedenza mai Jean Graton aveva accettato di cedere i suoi disegni originali. 

 

QUATTRORUOTE SPECIALE FORMULA 1 DEDICA UN ARTICOLO A MICHEL VAILLANT  E REGALA IL DOSSIER SENNA 

Nel marzo del 2004  Quattroruote pubblica il numero speciale dedicato al Campionato Mondiale di Formula 1. In questa occasione, oltre ai servizi sui protagonisti, sui circuiti, sulle novità tecniche, ecc., un bell' articolo su Michel Vaillant firmato da Dario Tonani (che ci ha gentilmente contattati). Ma le sorprese non  finivano qui: in omaggio, assieme alla rivista, abbiamo ricevuto la versione italiana dell'album della serie Dossiers dedicato al grande Ayrton Senna. 

  

MICHEL VAILLANT - Nato per vincere (di  Dario Tonani )

 

IL VENERDI DI REPUBBLICA PARLA DEL FILM  "MICHEL VAILLANT"

Nel numero del 2 aprile 2004 Il Venerdi di Repubblica pubblica, tra le recensioni sui film in uscita in Italia, quella su "Michel Vaillant". La pellicola è segnalata nelle nostre sale per il mese di giugno 2004.


MICHEL VAILLANT

Sembra ormai un destino che  tutti i grandi eroi dei fumetti debbano prima o poi essere trasferiti sul grande schermo. Tuttavia Michel Vaillant rappresenta un caso particolare perché, a differenza di Batman, Superman, Spiderman & Co., le sue avventure sono piuttosto realistiche. Michel Vaillant, ad esempio, è l'unico eroe dei fumetti ad avere una famiglia. E poi lui non vola e non compie imprese titaniche. E' semplicemente un pilota, anche se il migliore di tutti, quello che stacca per ultimo il piede sull' acceleratore e spesso corre contro piloti reali come Jacky Ickx o Michael Schumacher. Insomma il film di Louis-Pascal Couvelaire (già autore dell'avventuroso Sweat - Nota:  titolo originale Sueurs ), sceneggiato da Luc Besson di Nikita, è inevitabilmente destinato più agli appassionati di motori che ai fan della fantasy. Al centro dell'intreccio la mitica 24 ore di Le Mans, dove Vaillant (Sagamore Stévenin) con la sua squadra deve fronteggiare i bolidi aggressivi di un'équipe rivale, la scuderia Leader, guidata dall'intraprendente Ruth Wong (Lisa Barbuscia) disposta a tutto, anche ad approfittare del proprio indiscutibile fascino, pur di conquistare la vittoria. Ogni regola viene bandita e questa volta Michel Vaillant e i suoi non si batteranno per il gradino più alto del podio, ma per la vita.

 

QUATTRORUOTE  E RUOTECLASSICHE PRESENTANO "ADRENALINA BLU - LA LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT" LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT"

Quattroruote e Ruoteclassiche, nel giugno 2004, pubblicano un articolo di presentazione dell'edizione italiana del film su Michel (sempre a firma di Dario Tonani). Lo stesso articolo è pubblicato anche sul sito web di Quattroruote.

 

Quattroruote


MICHEL VAILLANT NELL'INFERNO DI LE MANS

L'eroe dei fumetti approda sul grande schermo

Cinque titoli iridati nella massima formula, 33 gran premi, cinque 24 Ore di Le Mans, un Rally di Montecarlo, una "Dakar", due 500 Miglia di Indianapolis e due "Daytona". Chi sarà mai ad aver vinto tanto ? Semplice, un eroe dei fumetti: Michel Vaillant, inossidabile super campione, nato nel 1957 dalla matita del disegnatore francese Jean Graton e ora approdato sul grande schermo con una pellicola che in Francia ha già sbancato il botteghino, entrando nella top ten dei film più visti e che ora arriva da noi. Teatro della nuova avventura è il circuito di le mans, per la terza volta trasformato in set cinematografico, dopo "Un uomo, una donna" di Claude lelouch (1966) e "La 24 Ore di Le mans" con Steve McQueen (1971). La storia, inedita anche per lo stesso Vaillant (che sulla pista francese ha interpretato numerosi episodi della sua saga), è stata sceneggiata dal celebre regista Luc Besson con la collaborazione dello stesso "padre" di Vaillant, Jean Graton (n.d.w.: assieme allo sceneggiatore Gilles Malencon). Particolare curioso: per le riprese la produzione ha fatto realmente dapprima qualificare e poi correre due vetture alla "24 Ore" del 2002: una Lola-Judd del 1999 per Vaillant ed il suo compagno di squadra Warson e una Panoz "LMP" del 2001 per gli acerrimi nemici della Leader, entrambe preparate dalla scuderia Dams. Il rigido regolamento di gara ha moltiplicato a dismisura le difficoltà tecniche connesse alle riprese: "Dopo 18 ore di gara -spiegano i tecnici della scuderia Dams- le vetture che non avevano coperto il 50 % della distanza percorsa da quella di testa venivano eliminate". Bisognava perciò essere veloci e non rompere il  motore per rispettare la sceneggiatura. "Non abbiamo subito alcuna sanzione" spiega Michel Neugarten, a 300 Km/h, sotto gli occhi vigili dei commissari, le vetture dovevano rispettare le posizioni imposte dal copione.

 

ANCORA SU AUTOSPRINT

Anche Autosprint, nel numero 22 del mese di giugno 2004, parla dell'uscita di "Adrenalina Blu" nelle sale italiane.

 

 

L' 11 GIUGNO NELLE SALE 

IL FILM SU VAILLANT

 

Una buona notizia per tutti gli appassionati del cinema e delle corse. A partire dall'11 giugno, nelle sale italiane è in uscita il film realizzato in Francia (e girato in gran parte nel corso della 24 ore di Le Mans di due anni or sono) che ha come protagonista Michel Vaillant, il personaggio creato dal fumettista Jean Graton alla fine degli anni '50. Il titolo italiano del film è "Adrenalina Blu". La trama vede Michel Vaillant battersi nel corso di un'infuocata 24 Ore contro la scuderia Leader, capeggiata dalla pilota Ruth Wong che ha qualche conto in sospeso con lui. La durata della versione italiana del film è di 114 minuti. 

 

MICHEL ANCHE SU L'ESPRESSO

Un breve articolo sul film di Michel, firmato da  Oscar Cosulich, viene pubblicato anche su L'Espresso del 17 giugno 2004.

 

 

MICHEL VAILLANT CORRE AL CINEMA

di Oscar Cosulich

Nel 1957 Jean Graton crea Michel Vaillant, intrepido pilota di Formula 1 che corre sulle Vaillante progettate dal padre e dal fratello, diventando protagonista di una fortunata saga a fumetti. La popolarità del personaggio è tale che nella seconda metà degli anni Sessanta, in Francia, danno in onda 13 telefilm interpretati da Henry Grandsire, allora campione di Formula 3 e che, nell'avventura "Brivido a Monza" ("Del'huile sur la piste", 1970) il pilota Jacky Ickx, pur di apparire nel fumetto, accetta di arrivare "secondo dietro a Michel", facendosi così battere da un personaggio dei comics. Dopo un progetto cinematografico fallito sul finire degli anni Ottanta, dove il protagonista doveva essere interpretato da Alain Prost, Michel approda oggi sul grande schermo in "Adrenalina Blu - La leggenda di Michel Vaillant" di Louis Pascal Couvelaire, su sceneggiatura di Luc Besson e Gilles Malençon, con Sagamore Stevenin e la bella Diane Kruger (l'Elena di "Troy"). Intanto la serie a fumetti è ormai giunta, con "Cailro" (Alessandro Editore, pp.48, Euro 12,40), al sessantatreesimo volume (n.d.w.: al momento della stesura dell'articolo i volumi erano già 65) e la corsa di Michel continua così, imbattuta, tra cinema e comics. 

 

SUL WEB SI PARLA DELL'EDIZIONE ITALIANA DEL FILM

Dopo aver presentato l'edizione in lingua originale del novembre 2003, il web italiano presenta "Adrenalina Blu - La leggenda di Michel Vaillant": l'edizione italiana del film. Tra maggio e giugno 2004 molti siti pubblicano almeno la scheda ufficiale della pellicola. Alcuni anche la critica vera e propria. Ecco solo qualche esempio, tra l'infinita serie di link, che si era occupata del nostro eroe:


 

www.filmup.com/sc_adrenalinablu.htm  

cinema.castlerock.it/film.php/id=2114   

www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=43404   

www.filmscoop.it/cgi-bin/film/adrenalinablu.asp    

www.lfb.it/fff/cinema/film/m/michelvaillant.htm    

www.komix.it/article.php?sid=4248 

(...ormai molti di questi link saranno scaduti...)

...ecco altri esempi:







SI ALZA IL ROMBO DI MODENA TERRA DI MOTORI

(Omissis...)

Michel Vaillant: un mito del motore a fumetti
Grande protagonista delle prime giornate della kermesse è stato l’eroico e fedele compagno di tante avventure legate al mondo delle corse, Michel Vaillant, il pilota a fumetti più famoso del mondo. Per i quarantenni questo nome e cognome francese è assai evocativo, ma per gli appassionati di fumetti e per gli amanti dell’automobilismo si tratta di un vero e proprio mito. Quello nato dalla matita di Jean Graton sul finire degli anni cinquanta e che sarà in mostra nel salone del cinema Principe di Modena fino a domenica 17 aprile. Il taglio del nastro di una mostra che per l’Italia rappresenta davvero un unico è stato affidato al campione di Formula Uno Reneè Arnoux, a Philippe Graton, figlio di Jean il creatore del personaggio e continuatore della saga della famiglia Vaillant. L’esposizione, realizzata in collaborazione con il fan club italiano timonato da Gianfranco Castellana e con la Graton Editeur, sarà articolata in cinque sezione e prevede l’esposizione dell’intera collezione dei fumetti originali e le corrispondenti edizioni italiane e tutta una serie di memorabilia prestate dalla Graton Editeur e dai più importanti collezionisti. Non mancheranno incontri fra la numerosa comunità di fan e una mostra mercato con alcuni oggetti di culto per i collezionisti.

(Omissis...)


 Ecco una critica di Alberto Biraghi, fan di Michel e amico delle Pagine, pubblicata sul sito del mensile Aprile  oltre che sul suo sito personale.

 

ADRENALINA BLU - LA LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT

di Alberto Biraghi 

Adrenalina blu, la leggenda di Michel Vaillant è un film per nostalgici delle corse d'auto di una volta. Sono convinto che ai più il film dirà poco, insomma, Fast & Furious è un'altra cosa per chi cerca emozioni a quattro ruote. Ma per chi - come me - legge fin dal primo numero il magico fumetto di Jean Graton, Adrenalina Blu regala un paio d'ore indimenticabili. Nelle difficoltà della trasposizione, gli sceneggiatori (tra cui nientepopodimeno che Luc Besson) e il regista Louis-Pascal Couvelaire (sconosciuto) sono riusciti a rendere in modo notevole lo spirito eroico, un po' retorico e pure sciovinista dei fumetti di Michel Vaillant. La corsa su strada aperta per fare le qualifiche è quanto di più Vaillantiano si possa immaginare. Bellissimo il lavoro sulle auto, con la straordinaria GT ispirata alla Le Mans GT usata nei primi anni '60 per la Carrera Panamericana. Tra i (pochi) difetti: Steve Warson troppo basso, giovane e gracile; Michel (perfetto l'attore, Sagamore Stevenin, che non sbaglia un'espressione) che fa la guasconata di girare a Le Mans a occhi chiusi, gesto del tutto estraneo al carattere pacato del personaggio originale; Julie Wood che arriva come vedova anziché come motociclista; altri dettagli minori, percepibili solo dall'esegeta come me, che sa a memoria interi capitoli della saga. La storia mescola situazioni più recenti (sostanzialmente la "guerra" con il Leader e sua figlia) alla trama di una delle storie più belle, "Un 13 in gara". Il cocktail riesce benissimo, anche se il secondo tempo si attorciglia un po' (ma capita spesso anche a Graton di infilarsi in situazioni da cui gli è difficile uscire). Un po' di link: la scheda su Kataweb, il sito ufficiale italiano del film, il sito dei fan italiani di Michel. Un babà per un nostalgico, che ricorda ancora con emozione l'uscita del numero 2 nel 1964, dopo aver consumato il numero 1. 


Ecco una recensione pubblicata sul n° 436 del 2004 della rivista "Cineforum"

 

ADRENALINA BLU - LA LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT

di Marco Bertolino

Adrenalina Blu-La leggenda di Michel Vaillant è il più recente e felice esito produttivo della Europa Corp.: capace di passare da titoli di tutto rispetto ("Taxxi") a prove più opache ("Il tulipano d'oro"), la scuderia di Besson ha deciso di affrontare il difficile esercizio della trasposizione cinematografica di un fumetto. Il rapporto fra i due mezzi espressivi necessita infatti nientemeno che di una ridefinizione delle rispettive sintassi: ecco perché ci pare che i risultati più positivi siano stati ottenuti laddove il linguaggio delle strisce è stato rielaborato e veicolato nella scrittura filmica, mentre il più delle volte si è assistito a uno scacco artistico e realizzativo quando i sintagmi della settima arte sono stati sovvertiti e piegati a quelli fumettistici. Adrenalina Blu, ispirato a una celebre striscia d'oltralpe, appartiene fortunatamente alla prima categoria… …Adrenalina Blu si impone, sul cóté visivo, come l'emanazione stessa del materiale narrativo prescelto. Se le evoluzioni al ralenti del film di Harlin sfoggiavano i tratti più kitsch del linguaggio cinematografico, la pellicola di Couvelaire non rinuncia a una regia accesa e vivacissima ma opta per una sobrietà stilistica che soltanto in alcune occasioni cede alla retorica: basti citare l'infelice sequenza del funerale irlandese, con il suo imbarazzante affastellamento di cliché sonori e visivi. Ma nel complesso, se anche in Adrenalina Blu motori rombanti e corse adrenaliniche si intrecciano a drammi personali, l'approccio è significativamente più meditato, raffinato, filtrato da una sensibilità squisitamente europea… …Tale approccio influenza positivamente, in ogni caso, la rappresentazione ambientale: la messinscena concitata, l'attenzione alle scelte cromatiche, il montaggio serrato ma non ipercinetico riflettono con insolita plasticità la natura dei luoghi in cui si praticano i rally e la Formula 1. Non giova invece ad Adrenalina Blu l'introduzione, nella seconda parte, dell'elemento giallo-poliziesco: la trasformazione del campione automobilistico in indomito eroe risulta improbabile e faticosa, e la contrapposizione fra la scuderia dei buoni e quella dei "villain" è inficiata da un manicheismo di fondo. Ma in fondo sono bazzecole, fra tanto entertainment. 

 

IL FILM NEI QUOTIDIANI:

Anche i quotidiani nazionali, ovviamente, hanno parlato (dalla semplice pubblicazione della scheda a veri e propri articoli) di Adrenalina Blu. Ecco una carrellata di quanto hanno scritto (dalle critiche positive a quelle negative, oltre a quelle, e non mancano, assolutamente approssimative ...).

  

     CORRIERE DELLA SERA

Michel ritorna ancora sul Corriere della Sera, il 10 giugno 2004. con un articolo firmato da Giuseppina Manin ed il 12 giugno 2004 con una critica firmata da Maurizio Porro. 

 

   

 «ADRENALINA BLU» NELLE SALE

Dal fumetto al cinema: avventure da Formula 1 col pilota Michel Vaillant.

di Giuseppina Manin

Quarantasette anni in pista senza aver mai perso una gara. Merito di un bolide, blu come i suoi occhi, scattante come i suoi nervi, ma anche di un coraggio e uno stile capaci di far mangiare la polvere e rabbia a qualsiasi avversario. Perché Michel Vaillant e la sua Vaillante di rivali ne conoscono tanti ma li sbaragliano tutti. Sempre e per sempre, dato che così vuole la penna realistica di Jean Graton, vignettista bretone, deus ex machina da corsa del primo e unico eroe a fumetti di professione pilota. Protagonista di 64 album (20 milioni di copie vendute) di avventure a 300 all'ora sugli sfondi dei principali circuiti e rally del mondo, pronto a sfidare campioni virtuali e anche <<reali>>, da Jacky Ickx a Schumacher, in vignette costellate da <<VROOR>>, <<ROOOAR>>, <<CRASH>>...Un eroe di carta e ora anche di celluloide, portato sul grande schermo per volontà di Luc Besson, che ne ha scritto lasceneggiatura, e del produttore Pierre-Ange Le Pogam, corridore per hobby. Entrambi fans fin da ragazzi del mito Vaillant. Uscito con succeso nelle sale francesi lo scorso autunno, Adrenalina Blu - La leggenda di Michel Vaillant, da domani proporrà anche nelle nostre sale la sfida mozzafiato tra la vettura azzurro-cielo della Vaillante e quella rosso-diavolo del clan dei perfidi Leader. Una scelta di colori che forse nasconde una piccola vendetta. Ai tempi del primo album l'editore Leblanc propose a Graton un contratto in esclusiva promettendogli: <<Entro un anno girerai in Ferrari>>. In effetti - racconta oggi l'ottantenne disegnatore- un anno dopo andavo alla 24 Ore di Le Mans in Ferrari, Leblanc mi aveva prestato la sua,,,>>. <<Le corse non sono mai state la mia passione ma l'idea di di portare un eroe di carta sullo schermo era troppo divertente>>, aggiunge il regista Louis-Pascal Couvelaire. Tra i punti-chiave da risolvere, la scelta del protagonista.Come Batman o Superman, anche Vaillant ha tratti ormai indelebili nell'immaginario dei fans: capelli bruni, occhi azzurri, mascella squadrata...Un identikit ritrovato in Sagamore Stevenin, volto bello e per noi ancora poco noto del cinema francese. <<Perfetto per Vaillant, pilota forte, coraggioso ma capace anche di sentimenti teneri. Se devo pensare a un campione reale a cui paragonarlo mi viene in mente Ayrton Senna>>, nota il regista. E difatti a tener desto il cuore di Michel non è solo il rombo del motore ma anche il dolce sorriso di Julie, nel film una Diane Kruger ancora in incognito. Un film dopo la ritroveremo star internazionale, nei pepli della bella Elena di Troia.  

Critica di Maurizio Porro

Pilota senza macchia e senza paura, Michel Vaillant è dal 1957 un fumetto di successo molto francese di Jean Graton. Ora Luc Besson, produttore e sceneggiatore, gli dà il volto azzurro di Sagamore Stévenin e lo mette al centro della vera corsa delle 24 ore di Le Mans per un' elementare avventura al rombo di motori ma con un Edipo che soffre dietro la curva a 200 l' ora. Perché il nostro eroe, cui rapiscono il genitore, deve combattere contro l' amico del cuore, il nemico del cuore, la perfida che vuole vendicare il padre, tutto verso un finalone felice e contento tra i team rivali, Vaillant e Leader. La psicologia è quella di una PlayStation, ma il film, rozzo e roboante, si segue senza noia nel frastuono della vera corsa, pieno com' è di ripicche, cattiverie da cartoon, travestimenti, eroismi e bravate idiote (la guida ad occhi chiusi). Facili i tiri sentimentali: la fidanzata è Diane Kruger (l' Elena di Troy), la perfida tentatrice di Adrenalina blu del pubblicitario Couvelaire è l' americana sexy Lisa Barbuscia. 

 

     LA PROVINCIA

Sul quotidiano di Latina "La Provincia" del 7 giugno 2004 , all'interno della rubrica "Il mondo a scrisce. Ascoltando le nuvole parlanti", curata da Komix.it, viene pubblicato un articolo di Elena Paparelli sul film.    

 

 

ADRENALINA BLU, LA LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT AL CINEMA

di Elena Paparelli 

Nei "circuiti" cinematografici arriva Michel Vaillant. Il celebre pilota a fumetti di Jean Graton, apparso per la prima volta nel 1957 su Journal Tintin, frutto di una precoce passione del loro autore per il disegno mista a quella per le piste e la velocità, sbarca sui grandi schermi italiani. Scaldino dunque i motori dell'immaginazione i fan del maestro di una delle saghe più longeve di scuola franco-belga: dall'11 giugno 2004 potranno vedere Adrenalina blu. La leggenda di Michel Vaillant, scritto da Gilles Malençon e da Luc Besson e diretto da Louis-Pascal Couvelaire. Il fumetto che ha fatto delle corse automobilistiche un territorio di appassionanti sfide elette a materia narrativa, capace di legare a sé una vasta schiera di lettori in tutto il mondo, è affidato al talento visionario di Besson, che garantisce da solo un'emozione inedita che oltrepassa di gran lunga la semplice trasposizione cinematografica di un prodotto di successo. Se quello fra fumetto e cinema è, infatti, un sodalizio di vecchia data che strizza l'occhio al botteghino, Adrenalina blu fa da apripista ad un nuovo modo di far vivere un fumetto, ancorandolo strettamente alla realtà. Tanto che una vettura modello Vaillante (quella del film) è stata protagonista, nel 2002, di un'autentica corsa di Le Mans, complice proprio il geniale Luc Besson deciso a girare durante la celebre "24 ore".

 Due prototipi di macchine (una Panoz LMP1 Roadster S tramutata in Leader e una Lola Judd B98/10, diventata una Vaillante) hanno preso così parte alla corsa, mentre la troupe riprendeva una competizione dove, singolare eccezione nella storia dello sport, a sfidarsi erano 50 automobili invece che 48. La fiction cerca adrenalina autentica e trasmette il sapore della gara, entrandoci direttamente dentro. Un atto dovuto, più che una trovata artistica, in realtà, vista la lunga sperimentazione fumettistica affrontata da Graton, infaticabile nel mescolare piloti reali alle vicende del suo eroe tutto "casco, tuta e velocità", che è arrivata a portare sulla carta visi noti come quelli di Jacky Ickx o di Micheal Schumacher, divenuti nel tempo, insieme ad altri, parte integrante del cast delle sue storie avvincenti. Un'esperienza nata casualmente grazie alla collaborazione con Bianchi, che l'autore frequentava per avere informazioni su auto e corse, e che si è trasformata poi in una vera e propria cifra stilistica che ha finito per fare di Graton un'autentica mascotte della F1 (trattato però con quel non so che di reverenziale che ha portato un campione come Jacky Icky ad entrare nella storia accettando ben volentieri, per esigenze di sceneggiatura, di perdere il confronto, sulle piste di carta, con Michel Vaillant). Nuvole e protagonisti veri, dunque, messi lì a muoversi fra gomme e bolidi, resi sulla carta con una cura quasi maniacale, attenta a restituire ogni dettaglio meccanico: lo stile del racconto era in fondo tutto lì, pronto per diventare l'insieme di inquadrature di un film. E' così che Philippe Graton, il figlio del grande disegnatore, ha proposto il progetto del lungometraggio al produttore Pierre-Ange Le Pogam e a Luc Besson (regista di fortunate opere come Le grand bleu, Nikita, Léon e Il quinto elemento) credendo fermamente nelle potenzialità di un personaggio che, nel corso della sua storia, ha conosciuto già altre trasposizioni (una serie televisiva in bianco e nero negli anni Sessanta con il campione Henri Grandsire a impersonare Michel Vaillant e una serie a cartoni animati dal titolo Michel Vaillant, tute, caschi e velocità andata in onda nel 1992 su Canale 5). Le storie a fumetti di Michel Valliant si prestano bene, infatti, ad essere manipolate per creare una drammaturgia cinematografica funzionate, dal momento che pochi e ripetitivi sono gli ingredienti forti della serie: la corsa (di moto, di rally o di formula 1 che sia) e i complotti che ruotano attorno alla scuderia. La dipendenza dallo sport, che è la carta vincente di quest'eroe che ha conservato nel tempo tutto il suo fascino giovanile, non esaurisce dunque la ricchezza emotiva di avventure che si avvalgono anche di elementi importanti come lo spionaggio industriale o la rivalità fra scuderie. Una molteplicità di fattori che, messi in campo e opportunamente sviscerati nelle loro dinamiche, hanno permesso al film di puntare su una storia nuova, pur mantenendo una pluralità di agganci e di riferimenti alla serie. La pellicola, che è diventata un vero e proprio caso in Francia, anche se non esaltata dalla critica, si avvale di attori come Sagamore Stévenin (Michel Vaillant), Peter Youngblood Hills (Steve Warson) e Diane Kruger (Julie Wood). 

 

 

     IL PICCOLO 

Tra i quotidiani segnaliamo anche Il Piccolo di Trieste, città del vostro web master, che nel giugno 2004, finalmente grazie al film, dedica qualche riga a Michel Vaillant. 

 

«ADRENALINA BLU, LA LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT» 

Un intoccabile del cinema francese, Luc Besson, incrocia le sue strade con una leggenda del fumetto d'oltralpe, Michel Vaillant. Il film di Couvelaire è un action-movie che ruota attorno alle piste e ai box della 24 Ore di Le Mans: sfida esplicita al cinema americano, non priva di sfumature nazionalistiche. Più del protagonista Sagamore Stevenin, impressionano le presenze femminili della ex pop-star Lisa B. e di Diane Kruger, la Elena di <<Troy>>.

 

     L'UNIONE SARDA 

Ecco un bell'articolo di Bepi Vigna (scrittore, sceneggiatore, regista, nonché amico delle Pagine...) pubblicato sul quotidiano "L'unione sarda" il 17 giugno 2004.

 

Un'altra figura nata dalla matita che passa al grande schermo

MICHEL VAILLANT, PROFESSIONE PILOTA E SUPERCAMPIONE

Chi è il popolare personaggio dei fumetti ora diventato protagonistadel film "Adrenalina Blu"

di Bepi Vigna

Da quasi cinquant'anni gareggia sui circuiti di tutto il mondo. passando con disinvoltura dai Grand Prix ad ogni altra competizione motoristica. Ha vinto più corse di Michael Shumach er e per i tantissimi appassionati che in tutta Europa seguono le sue avventure è diventato un mito paragonabile ad Ayrton Senna o Manuel Fangio. Stiamo parlando di Michel Vaiilant, l'eroe dei fumetti creato dal francese Jean Graton, e ora protagonista anche di un film: Adrenalina Blu - la leggenda di Michel Vaillant, uscito da pochissimo nelle sale. Spesso, quando gli eroi dei comics si trasferiscono sullo schermo cinematografico, finiscono per deludere i loro appassionati lettori. In questo caso, non è così. Il regista Luis-Pascal Couvelaire, che viene dalla pubblicità, sa destreggiarsi con una certa abilità nelle scene più spettacolari (e in particolare in quelle della gara finale: la mitica “24 ore di Le Mans”) ed è riuscito a dosare perfettamente il ritmo del racconto a fumetti. 

Ma la riuscita del film è soprattutto merito della buona sceneggiatura firmata  da Luc Besson e Gilles Malençon, i quali hanno costruito una trama intelligente. cucendo insieme spunti tratti da alcune delle avventure a fumetti più famose. Il limite del film, paradossalmente, potrebbe essere rappresentato proprio dal fatto di essere costruito con una certa cura fililogica, che accontenterà certamente chi ha già una certa familiarità con i personaggi, ma che potrebbe lasciare disorientati i giovani spettatori che non li conoscono.Forse l'unica cosa che farà storcere il naso agli appassionati del fumetto è la caratterizzare del personaggio di Steve Warson, totalmente privo, nel film, della forte personalità che ha invece nelle avventure disegnate. Nello scrivere il plot, Besson e Malencon non hanno trascurato nessuno dei passaggi obbligati delle storie a fumetti: le apprensioni di mamma Vaillant per il figlio corridore, l'amicizia tra Michel e Steve, i sabotaggi messi in atto dalla scuderia concorrente, gli intrighi che fanno da sfondo all'ambiente delle corse. Naturalmente c’è anche un nemico malvagio e senza scrupoli. Lo storico antagonista della Vaillant. il Leader (morto da tempo nella saga a fumetti) è stato sostituito dalla bella e crudele figlia Ruth Wong, bramosa di vendicare le sconfitte e le umiliazioni subite dal Padre. Miche Vaillant apparve per la prima volta in alcune storie brevi pubblicate sul settimanale belga “Tintin” alla metà degli anni Cinquanta. Quando Graton scelse il nome da dare al suo personaggio, pensò a qualcosa che potesse competere con quello degli altri eroi a fumetti dell'epoca (vaillant in francese significa coraggioso). All'inizio i redattori di “Tintìn” non erano convinti che le avventure di un pilota automobilistico potessero funzionare, ritenevano che, dopo poche storie, gli spunti narrativi si sarebbero esauriti. Ma invece, l'accoglienza da parte dei lettori fu buona e pertanto al disegnatore venne chiesto di disegnare la prima avventura lunga, intitolata Le Gran défi, pubblicata nel 1958. In Italia Miche] Vaillant è apparso per la prima volta nel 1963, inaugurando la mitica collana della Mondatori “l Classici del|'Audacia”, e riscuotendo subito un buon successo. Fin dai primi episodi, gli avvenimenti sportivi non erano quasi mai la componente centrale del racconto, ma più spesso facevano da sfondo a vicende di altro genere. Una certa debolezza delle trame era compensata dalla minuziosa documentazione e dal realismo con cui veniva rappresentato l'ambiente delle gare automobilistiche. Non veniva neppure trascurata la vita quotidiana dei personaggi al di fuori delle competizioni: Michel Vaillant aveva attorno a sé una famiglia i cui componenti erano caratterizzati in maniera molto Precisa e riconoscibile e ciò favoriva il processo di identificazione da parte dei lettori. Henri Vaillant, titolare delle omonime officine automobilistiche, si era lanciato nelle gare sportive, assecondato dai suoi figli Jean-Pierre e Michel. Il primogenito. dopo aver conseguito una laurea in ingegneria ed essersi sposato, aveva preferito abbandonare la guida dei prototipi per occuparsi della progettazione e della messa a punto delle vetture: successivamente era diventato direttore della squadra corse. Michel, ritenuto inizialmente un buono a nulla (nelle prime storie, più che a guidare pensa a suonare la tromba) (ndw.: succede nella prima storia breve, quando Michel fa finta di essersi appassionato alla tromba solo per coprire la sua collaborazione con il pilota gentleman Mansart con il quale poi vince il rally di Monte Carlo...), si era poi rivelato uno straordinario pilota. Della famiglia Vaillant entrava presto a far parte anche Steve Warson, un americano dal carattere irruente. ma pilota di grandissima classe, primo grande rivale di Michel e poi suo compagno di scuderia e amico inseparabile. All'inizio della saga. la vita sentimentale del protagonista appariva piuttosto ambigua: i fatto che manifestasse poca simpatia per le donne e fosse eccessivamente attaccato alla madre, fecero sospettare una sua latente omosessualità; Ma il matrimonio con la giornalista Françoise e la nascita di un figlio hanno poi messo a tacere ogni diceria dei lettori più smalìziati. A proposito di donne. occorre dire che Graton è stato uno dei primi autori del settimanale “Tintin” a inserire stabilmente nelle storie dei personaggi femminili con un ruolo rilevante. Fin dai primi episodi di Michel Vaillant apparve Agnese, originariamente destinata a diventare la fidanzata di Michel e che poi, per un ripensamento dell'autore, andò in sposa al fratello Jean-Pierre. Nel corso delle avventure sono comparse numerose altre ragazze, tra cui anche Julie Wood, la bionda campionessa di motociclismo che ha fatto breccia nel cuore di Steve Warson e che nel film, invece, è diventata la vedova di un altro pilota. Numerosi anche i personaggi reali ritratti ne e storie. ll pilota belga Jacky Ickx, che Graton conosceva fin da ragazzino, ha avuto un ruolo rilevante nell'avventura intitolata De l’huile sur la piste e ultimamente anche Michael Shumacher è apparso nelle storie di Michel Vaillant. La lealtà, l'amicizia. la solidarietà. sono questi i valori posti in rilievo da Graton nei suoi fumetti. Le storie non di rado scadono nella retorica e nell'eccessivo moralismo, ma il livello medio delle serie si è sempre mantenuto buono. Dal punto di vista grafico le prime storie erano caratterizzate da un segno morbido, molto vicino al modello stilistico della linea chiara; col tempo il tratto di Graton si è fatto più personale, è divenuto più spigoloso e nervoso, sottolineando anche in questo modo la maturazione fisica dei personaggi. In quasi cinquan'anni, Graton ha pubblicato oltre settanta albi a fumetti. Negli anni Sessanta la televisione francese ha prodotto una serie di telefilm dedicati a Michel Vaillant e in seguito è stata realizzata anche una serie di cartoni animati. Qualche anno fa una vera vettura Vaillant ha partecipato alla 24 ore di Le Mans, arrivando quarta e la casa automobilistica Honda ha chiamato "Vaillante" un suo coupé. Dopo l'avventura intitolata Le 8° pilote, Jean Graton ha iniziato ad avvalersi di altri collaboratori per la realizzazione delle storie a fumetti. tra cui Denayer, Lippens, Buchet, Clovis. Lopez, Fernandez (ndw: Fernandez ?) e Scott. Da alcuni anni tutte le sceneggiature di Mìchel Vaillant sono scritte dal figlio di Jean, Phìlppe Graton.

 

     IL MESSAGGERO

Il 12 giugno 2004  il Messaggero pubblica questa critica firmata da Roberta Bottari.

   

 

critica di Roberta Bottari

Michel Vaillant è un pilota eccezionale, leale in pista come nella vita, coraggioso, intelligente, sincero, bello e ricco. Troppo? In effetti, sì. Parliamo di Adrenalina Blu di Louis Pascal, nei cinema da venerdì, ispirato al fumetto del ’57 Michel Vaillant . Si tratta di un film ben girato, dove le corse automobilistiche sono protagoniste assolute: nella 24 Ore di Le Mans sembra davvero di essere al volante. Certo, le sfaccettature non sono il pezzo forte, ma se c’è un caso in cui film-fumetto non è una parolaccia, è questo. Fra un rombare di motori e l’altro, la pellicola racconta la storia di Vaillant (Sagamore Stevenin), campione incontestato dei rally e dei circuiti di tutto il mondo. Michel ha un nemico: Ruth Wong (Lisa Barbuscia), disposta a tutto pur di vendicare la memoria di suo padre. Nel cast compare anche Diane Kruger, Elena in Troy . Il film piacerà a chi ama le gare, le macchine e a chi negli anni ’60 seguiva le avventure dell’eroe. Ma lo apprezzeranno anche quelli che al cinema vogliono azione e messaggi facili. In Adrenalina Blu i buoni sono biondi con gli occhi azzurri e non hanno difetti, i cattivi sono scuri di capelli e privi di pregi: vivono senza scrupoli né pietà e non sanno perdere (perché, ovviamente, perdono). Una bellezza assoluta, la gioventù e la ricchezza accomunano tutti. I protagonisti sono, in due parole: perfetti, plastificati. In quattro parole: non di questo mondo. D’altronde, perfezionare e semplificare, al cinema, è una tendenza di questi anni. Ma se da una parte tutto ciò attira spettatori, dall’altra omologa a tal punto che a volte diventa difficile distinguere da un attore all’altro, da un film all’altro. E se un tempo bastava essere belle per farsi notare, ora uno splendore come Charlize Theron si è dovuta imbruttire (umanizzare?) per spiccare ed essere ricordata, come è accaduto in Monster . Pensando all’opposto di tutto questo viene in mente Lars von Trier e il suo Dogma. Il regista rinuncia ai prodigi tecnici che ha a disposizione, gira con la camera a mano e il suo metodo punta ad evitare tutto ciò che è superfluo. Ed evitare il superfluo, in questi anni, fa sembrare facile anche la quadratura del cerchio.  

 

     IL GIORNALE

Maurizio Cabona firma questa critica  su Il Giornale dell'11 giugno 2004.

  

 

 Col pilota gentiluomo la 24 ore di Le Mans profuma di new age

di  Maurizio Cabona

Vedrete che per i ragazzi sarà semplicemente Adrenalina Blu. Che significa poco, ma suona bene: rombante, febbrile, scattante. Per chi viaggia attorno ai cinquanta sarà invece La leggenda di Michel Vaillant, dai nome di un eroe a fumetti (non c’entra la nota marca di caldaie) molto popolare negli anni Sessanta. Più precisamente tra il 1963 e il 1967, quando sui neonati Classici del] ‘Audacia editi da Mondadori cominciarono ad apparire assieme a quelle di Dan Cooper e Blake & Mortimer le avventure di questo «asso dei volante» francese creato sette anni prima dal belga Jean Graton. Erano albi di lusso: a Cadenza mensile, colorati, 68 pagine, formato 28,50 x 20,80. Costavano 250 lire. La prima storia, pubblicata nel dicembre 1963. si chiamava «La grande sfida», e naturalrnente era ambientata a Le Mans, durante le mitiche 24 ore. Quarant.’anni dopo i] film di Louis Pascal Couvelaire, scritto e promosso da Luc Besson, porta sullo schermo Michel Vailllant e lo fa correre sullo stesso circuito. Nei Paesi francofoni si sono messi in fila per questo pilota da corsa audace e silenzioso, dal notevole sexappeal, e, fatto più unico che raro nel mondo della bande dessinée, dotato di famiglia: il padre Henri, il fratello Jean-Pierre, la madre Elisabeth...Com’è il film? Giustamente adrenalinico. Più di noi, i francesi hanno dimestichezza con il cinema spettacolare, fatto di effetti speciali e montaggi serrati. In più, venendo dalla pubblicità, il regista Louis Pascal Couvelaire custodisce un’estetica del bello e della velocità molto in linea con i gusti giovanili. «Dalle storie a fumetti, circa una settantina, abbiamo ripreso il conflitto tra il bene e il male, con i cattivi molto cattivi e i Vailllant molto gentili, animati da passioni positive e buoni sentimenti», racconta. «Ma volevamo aggiungere un tono poetico. Nei film Michel è più giovane e problematico. Possiede un suo lato “guida indiana“, quasi new age. Sfiorando una pista, annusando il vento, familiarizza con l’ambiente». Ovviamente, per rinfrescare il personaggio, cambiano le auto, le tute, i caschi, i contesti, gli sponsor, le sigle. Anche se bisogna riconoscere che il fumetto ... 

  

     IL MANIFESTO

Critica di Roberto Silvestri pubblicata da Il Manifesto dell'8 giugno 2004.

 

 

  Michel Vaillant, ma senza odorama «Adrenalina blu», un fumetto diventa cinema, anzi pubblicità. Produce Luc Besson. Con Diane Kruger

di Roberto Silvestri

Adrenalina blu è più Luc Besson (produttore) che Michel Vaillant. Più Louis Pascal Couvelaire (il regista venuto dallo spot, ovvero 34 stacchi ogni 7'') che Jean Graton (creò il fumetto nel `60). Come nel «grande blu», però, è il tocco patriottico che tedia la corsa e la rallenta, più delle avvincenti passioni sportive, lì, le immersioni in apnea e, qui, le corse d'auto. La scena madre del film non è la chicane della morte o il rettifilo a 380 all'ora, le 24 ore di Le Mans o i retroscena nei box, insomma più delle gare, i complotti, i trucchi per vincere, i sorpassi, gli agguati, i morti e i feriti, le seduzioni fatali, il clou è nel fuori corsa. È quando il grande pilota francese che prefigurò Prost e le Renault, Michel Vaillant (l'attore Sagamore Stevenin), torna a casa nel verde e nel ventre della sua indistruttibile borghesia opulenta, «onesta» e operosa. E sguazza tra i suoi valori, falsi e sanguinosi ma serviti su vassoi di classe e oro, rappresentati dal patriarca della «Vaillante», con magione-castello rustico, il papà di Michel (Jean Pierre Cassel). Con il suo stemma tricolore che esorcizza la minaccia rossa (sono le nostre Ferrari i risentiti ferrivecchi della «Leader»? E la loro unghiuta padroncina dark, miss Ruth Wong, è frutto fantasmatico del fondamentalismo lefevriano che delle donne non ammaliate dall'eroe hanno una fifa maledetta?) si merita certamente il rapimento e tutto quel che capiterà poi, «happy end» a parte. Il fumetto Michel Vaillant, che tuttora esiste, quando uscì in Italia, 65 storie fa, fece scalpore, nonostante il costo, perché rendeva patinato colorato e cromato il piacere del piccolo divoratore di fumetti, fina ad allora molto mal trattato (carta pessima, bianco e nero, solo a tratti riscattato da una doppia policromatica...). Fu estasi. Qui non c'è. La cosa più avvincente di un gran premio d'auto (di qualunque formula) è il rumore insostenibile dei motori e l'odore della benzina e delle gomme bruciate dall'asfalto. Le corse d'auto sono «heavy metal» puro fatto agonismo e scommessa, altro che le messe nere: i superfreak demoniaci del circo a 4 ruote che attorniano De Laurentiis dai crash di Monza evocano globuli rossi a schizzo davvero global. Un film d'azione e motori che voglia essere davvero «adrenalinico», adeguato all'interattività post videogame, cioé sappia superare in velocità i classici degli anni 60 e 70, Gran Prix, Indianapolis o I diavoli del Gran Prix, per non dire l'inarrivabile Jack Hill, e eguagliare la concorrenza Usa (Giorni di tuono, Fuori in 60 secondi, Driven, Fast and Furious...) dovrebbe almeno restituire, oltre a una densa colonna «suoni e rumori» (c'è), il sapore e il profumo aspro di una corsa vista dagli spalti o dai box (manca). Insomma riesumare il buon vecchio «odorama» di John Waters, quando grattando il cartoncino uscivano fuori odori che nei film rispettabili come questo sono tabù

 

     LA STAMPA

Sulla Stampa una breve critica firmata da Lietta Tornabuoni.

  

 

 «Adrenalina Blu» per Michel Vaillant

di Lietta Tornabuoni 

Michel Vaillant, gran personaggio del fumetto francese di Jean Graton, torna in una avventura scritta anche da Luc Besson, collocata durante una corsa d'auto leggendaria, la 24 ore di Le Mans. Con il protagonista sono presenti gli altri personaggi della serie: la fidanzata (è Diane Kruger, la malscelta Elena di «Troy»), l'amico, l'avversario sleale, il nemico con la figlia vendicativa. Sabotaggi, sequestri, carognate, vendette, crimini variati, ardite riprese a duecento chilometri all'ora: e sullo sfondo la corsa autentica con pubblico, pubblicità, gare e team automobilistici veri. Meno fantasioso del fumetto, ma non male

 

LE RIVISTE  SPECIALIZZATE PARLANO DI "ADRENALINA BLU"   

Tra maggio e giugno  2004 molte riviste specializzate di cinema (anche quelle in omaggio nelle sale) dedicano spazio al film ed al fumetto di Graton. Ovviamente non possiamo pubblicare tutti i testi (per lo più schede simili una all'altra...). Tra queste citiamo "Best Movie", "Rivista di Cinema", "Eye" e diamo la precedenza a quelle contenenti critiche vere e proprie.


critica i Mario Consoli

Chi è stato cucciolo nel 60 ricorderà senz’altro i coloratissimi Classici dell’Audacia, raccolte di eleganti fumetti in cui il francese Michel Vaillant di Jean Graton brillava come prima stella. Con la sbrigativa formula di cui è detentore ovvero ritmo a mille e riduzione all’osso di qualunque cosa assomigli vagamente a un approfondimento psicologico Luc Besson ha cosceneggiato con Gilles Malençon una avventura ambientata durante la 24 ore di Le Mans, uno dei sacri templi in cui si celebra la saga dei pilota di carta. La trama ripresenta tutti i personaggi della serie: Michel (Sagamore Stévenin), la famiglia (qui c’è anche una fidanzata, Diane Kruger), l’amico e partner Steve Warson (Peter Youngblood Hills), lo scorretto avversario Bob Cramer (François Levantal) e la figlia Ruth Wong (Lisa Barbuscia) - di uno dei nemici storici dei Vaillant, il Leader. Bramosa sino all’insensato di vendicare il padre, la perfida Ruth farà di tutto per umiliare i Vaillant nella corsa che vale l’onore della Francia, tra sabotaggi, sequestri e crimini vari. Una volta detto che la produzione s’è giovata di riprese durante la corsa reale, con partecipazione di pubblico e team automobilistici autentici e che il regista Louis Pascal Couvelaire (viene dalla pubblicità) sembra esaltarsi soltanto con riprese ardite a 200 km all’ora, abbiamo esaurito tutto il meglio che c’è.

Chi l'ha detto che solo gli americani sono capaci di fare film d'azione di successo in tutto il mondo"? Parola di Luc Besson, uno che di film d'azione se ne intende. E per rispondere ai vari Fast & Furious la Francia scende in campo, anzi in pista, sul circuito di Le Mans. Dove sta per iniziare una gara per la vita. Michel Vaillant è un pilota imbattibile, campione incontestato, con la sua scuderia, dei circuiti di tutto il mondo. Insomma, uno Schumacher più simpatico e umano ma parimenti invidiato. Il suo avversario più pericoloso è una donna: Ruth Wong, manager della scuderia 'Leader', bellissima e assetata di vendetta. Convinta che i Vaillant siano i responsabili della rovinosa fine di suo padre, Ruth più che batterli vuole distruggerli. Ora i piloti sono sulla griglia di partenza della 24 ore di Le Mans. Michel è al volante della sua Vaillant blu n° 10. Al suo fianco, nella Vaillant n°8, l'amico Steve Warson. Davanti a loro due aggressive auto rosse: sono i cavalli di razza della scuderia Leader, guidati da Bob Cramer e Dan Hawkins. I motori sono accesi. L'asfalto è caldo. Intorno l'assordante incitamento del pubblico. Negli abitacoli la concentrazione è massima. Il conto alla rovescia è iniziato. Adesso non resta che premere l'accelleratore e andare incontro ad un destino ancora tutto da giocare...  Uno dei fumetti più popolari d'oltralpe, nato dalla matita di Jean Graton, apparso per la prima volta nel 1957 sulle pagine di Journal Tintin, Michel Vaillant e le sue funamboliche avventure di pilota di bolidi da corsa e di splendide granturismo, sbarca finalmente nei cinema prodotto dall'inesauribile Luc Besson.

 critica di Mauro Gervasini 

Per i francesi è un vero e proprio mito. Per gli italiani della generazione di mezzo (“del cammin di lor vita”) un ricordo più o meno sbiadito, leggiucchiato qua e là sulle pagine del “corriere dei piccoli”. Michel Vaillant è l’eroe bianco rosso e blu di una bande dessinée française che ancora oggi riempie di volumetti ben rilegati le fumetterie e le librerie d’oltralpe. È anche diventato un film, in Italia sciaguratamente intitolato Adrenalina Blu, scritto e prodotto da Luc Besson e interpretato da Sagamore Stevenin nei panni dell’indomito pilota, Diane Kruger (la Elena di Troy) e Lisa Barbuscia. Vaillant è un asso del volante impegnato a lottare contro la pericolosità della 24 Ore di Le Mans e contro i concorrenti malvagi. Tutti reclutati da un unico team antagonista, l’americana Leader, che sta al protagonista del fumetto francese come la Tana delle tigri all’Uomo tigre. Al di là del testosterone che nei box si percepisce al tatto, con tecnici e piloti a fare sfoggio di virilità e fierezza mascolina, è a livello femminile che sul circuito di Le Mans si gioca la sfida più interessante. Da una parte la bionda Elena... pardon, Diane Kruger. È l’ultima arrivata nel gruppo di Vaillant dopo la morte tutt’altro che accidentale del marito, braccio destro di Michel. Carina, sì. Intrepida, anche. Rassicurante, di sicuro. La donna da sposare, insomma. Dall’altra parte Lisa Barbuscia, la cattiva, proprietaria e unica manager della Leader, ammaliatrice spietata come ogni dark lady degna di rispetto. La donna per cui è impossibile non perdere la testa e con la quale chiunque sognerebbe una notte di follie. Lisa B. è il pacco dono dei film, la piacevole sorpresa, il volto nuovo che non ti aspetti. In linea con la tendenza dell’entertainment mondiale, è una bellezza interetnica: un terzo di sangue italiano, un terzo di sangue irlandese e un terzo portoricano. Pelle che tende all’ombra, tratti mediterranei un pelino perfezionati nella bocca da interventi esterni (leggasi “lifting”). Ha frequentato la High School of Music and Performing Arts di New York (quella di Saranno famosi, per intenderci) poi lo spontaneo esotismo dei suo corpo ha fatto il resto, facilitandone l’ascesa nell’empireo delle top model. Ha anche vissuto un momento di gloria legandosi sentimentalmente e artisticamente al leader della band inglese Curiosity Killed the Cat e incidendo un paio di dischi come Lisa B. ‚ appunto. Adesso, a trent’anni suonati, gioca la carta del cinema, che sempre più spesso cerca fanciulle come lei: aggressive, seducenti e rigorosamente lontane dal modello acqua e sapone. Lisa B. è dunque perfetta per il ruolo di Ruth Wong, l’antitesi di Michel Vaillant, che essendo per definizione ascetico e “superiore” resiste a qualunque tentazione. Besson, da vecchia volpe qual è, carica il loro match di significati politicamente maliziosi: lui francese, invincibile e probo, lei americana, senza scrupoli e vilmente attaccata al potere. Guardare il film per credere alla non casualità dei sottintes

estratto della critica di Marco Bertolino

Adrenalina Blu-La leggenda di Michel Vaillant è il più recente e felice esito produttivo della Europa Corp.: capace di passare da titoli di tutto rispetto ("Taxxi") a prove più opache ("Il tulipano d'oro"), la scuderia di Besson ha deciso di affrontare il difficile esercizio della trasposizione cinematografica di un fumetto. Il rapporto fra i due mezzi espressivi necessita infatti nientemeno che di una ridefinizione delle rispettive sintassi: ecco perché ci pare che i risultati più positivi siano stati ottenuti laddove il linguaggio delle strisce è stato rielaborato e veicolato nella scrittura filmica, mentre il più delle volte si è assistito a uno scacco artistico e realizzativo quando i sintagmi della settima arte sono stati sovvertiti e piegati a quelli fumettistici. Adrenalina Blu, ispirato a una celebre striscia d'oltralpe, appartiene fortunatamente alla prima categoria… …Adrenalina Blu si impone, sul cóté visivo, come l'emanazione stessa del materiale narrativo prescelto. Se le evoluzioni al ralenti del film di Harlin sfoggiavano i tratti più kitsch del linguaggio cinematografico, la pellicola di Couvelaire non rinuncia a una regia accesa e vivacissima ma opta per una sobrietà stilistica che soltanto in alcune occasioni cede alla retorica: basti citare l'infelice sequenza del funerale irlandese, con il suo imbarazzante affastellamento di cliché sonori e visivi. Ma nel complesso, se anche in Adrenalina Blu motori rombanti e corse adrenaliniche si intrecciano a drammi personali, l'approccio è significativamente più meditato, raffinato, filtrato da una sensibilità squisitamente europea… …Tale approccio influenza positivamente, in ogni caso, la rappresentazione ambientale: la messinscena concitata, l'attenzione alle scelte cromatiche, il montaggio serrato ma non ipercinetico riflettono con insolita plasticità la natura dei luoghi in cui si praticano i rally e la Formula 1. Non giova invece ad Adrenalina Blul 'introduzione, nella seconda parte, dell'elemento giallo-poliziesco: la trasformazione del campione automobilistico in indomito eroe risulta improbabile e faticosa, e la contrapposizione fra la scuderia dei buoni e quella dei "villain" è inficiata da un manicheismo di fondo. Ma in fondo sono bazzecole, fra tanto entertainment


UN ARTICOLO SU AUTO D'EPOCA

Nel gennaio del 2005 Giampaolo Arborio ha firmato questo articolo su Michel Vaillant pubblicato sul mensile Auto d'epoca.

 

 FUMETTI DEL CORRIERE DEI PICCOLI: RITORNA MICHEL VAILLANT !

di Gianpaolo Arborio

Qualche tempo fa su un quotidiano era apparso un articolo in cui l'autrice sottolineava come i bambini di oggi fossero orfani del Corriere dei Piccoli. Probabilmente non si sbagliava, in quanto l' editoria per i giovani ha prodotto giornali e riviste sempre più aggressive e sempre meno intelligenti. I fumetti ormai sono ereditati, tranne rari casi, dalla televisione ed il sistema "elettronico" ha letteralmente appiattito idee ed autori. Il Corriere dei Piccoli nato all'inizio del 1900 come supplemento al Corriere della Sera ha conosciuto una fama ed una floridità di iniziative che probabilmente nessun altro giornale ha avuto, personaggi semplici, ma di grande presa e soprattutto senza quella patina di ipocrisia ormai di moda in questo periodo. Senza voler celebrare per forza un fatto puramente di costume rimangono nella memoria dei lettori le tavole di Jacovitti, Hugo Pratt, Grazia Nidasio, Attanasio, Cimpellin e Di Gennaro, tanto per citare alcuni disegnatori a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. A questo punto vi chiederete, beh, ma cosa c'entrano le auto d'epoca ? C'entrano perché uno dei personaggi più famosi era Michel Vaillant, pilota di auto da corsa che il CdP aveva acquisito da un'altra testata storica, Topolino (n.d.w.: forse l'autore voleva riferirsi ai Classici dell' Audacia della Mondadori). Le avventure di Michel Vaillant si svolgono nel mondo del motorismo e vanno dai mitici prototipi alla Formula 1ed alle motociclette. A differenza dei fumetti odierni alquanto stereotipati e approssimativi, le storie e le tavole erano particolareggiate e quanto mai vicine alla realtà. Tra le innumerevoli avventure la più entusiasmante è "Il fantasma di Le Mans", uscita sui numeri di fine 1968 e ambientata in una fantasiosa (come trama) edizione della celebre 24 ore. Un misterioso costruttore presenta al via quattro potentissime vetture condotte da piloti orientali, tra lo stupore di tutti sono anche velocissime.

La rassegnazione ha ormai fatto il vuoto, la gara prende il via e lo strapotere delle fiammanti auto della Gengis Khan è suggellato dal fantasma che appostato in un tratto del circuito (sul rettilineo di Hunadieres) si fa beffe degli avversari. Ma la 24 ore è durissima, l'inesperienza dei nuovi concorrenti fa si che all'ultimo quarto d'ora ne rimanga uno solo, poi anch'egli si fermerà e la lotta per la vittoria sarà tra la Vaillante e la Ford GT 40, in uno sprint che rimarrà per sempre incompiuto. Altra appassionante vicenda è illustrata nell'episodio "Monza", per il Gran Premio d'Italia del 1969 di Formula 1 (n.d.w.: 1968 = l'episodio è stato pubblicato per la prima vota, in edizione originale a puntate su Tintin, a partire dalla metà del mese di novembre del 1968).Qui appaiono alcuni assi del volante quali Jean-Pierre Beltoise e Jacky Ickx, quest'ultimo fa addirittura parte del gruppo Vaillante, team che si appresta ad aggiudicarsi il titolo di campione del Mondo, ma viene messo in difficoltà da una bella ragazza che provoca rivalità tali da compromettere il buon esito della gara, che si concluderà con uno spettacolare incidente incidente. Per costruire la storia, l'autore, il francese Jean Graton, aveva assistito di persona al Gran Premio del 1968. Nei disegni si notano alcune novità quali i caschi integrali e gli alettoni, seguendo così fedelmente l'evoluzione tecnica del momento. Segnaliamo che altri piloti dell'epoca vengono immortalati, tra i quali Graham Hill, François Cevert, Chris Amon, Giacomo Agostini e il campione di motocross Joel Robert. A questo punto c'è da domandarsi quale scuderia reale ispirasse Jean Graton, confrontando i vari numeri è pensabile che la risposta possa essere Ferrari, avendo cura di cambiare i colori rosso in azzurro scuro, quasi a voler mescolare i tratti tipici dell'azienda italiana con quelle francesi. In conclusione rimane tangibile il fatto che questi fumetti ad oltre 35 anni dalla loro pubblicazione abbiano ancora il fascino di allora, proprio come le auto che oggi ammiriamo con tanta nostalgia.

 

UN ALTRO REPORTAGE SU IF - IMMAGINI E FUMETTI

In occasione di Cartoomics 2005 - mostra milanese che, tra i suoi temi, aveva quella delle "sfide nei fumetti" - Andrea Sani, ha scritto, nella rivista IF - Immagini e Fumetti n° 14 del marzo 2005, un articolo sul nostro eroe e sull'opera di Jean Graton. 

 

 

SFIDE ROTANTI 

 JEAN GRATON E GLI SPORT SU RUOTE

di Andrea Sani

Gli sport su ruote hanno, nei comics, un vero campione: il francese Jean Graton, creatore del pilota automobilistico Michel Vaillant, ma anche di molte storie a fumetti di ciclismo e di motociclismo.

Adrenalina blu

Nel 2003, il grande cinema si è occupato di Michel Vaillant, che i lettori italiani di fumetti cominciarono ad apprezzare, dal 1963, nella collana mensile dei Classici Audacia, e poi, dal 1968, sulle pagine del Corriere dei Piccoli. Infatti, Luc Besson, tra i registi più “americani” d'oltralpe, autore di successi come Il Quinto Elemento (Le Cinquième élément, 1997) e Giovanna d'Arco (Jeanne d’Arc, 1999), ha prodotto un film sul personaggio di Jean Graton, dall’orribile titolo italiano Adrenalina blu – La leggenda di Michel Vaillant (Michel Vaillant, 2003). Detto per inciso, Luc Besson è apparso anche in un albo di Michel Vaillant, il 63° della serie, dal titolo Le Sponsor (Graton éditeur, 1999).  Il film da lui prodotto, ambientato a Le Mans, su soggetto originale di Graton, dello stesso Luc Besson e di Gilles Malençon, è diretto da Louis-Pascal Couvelaire. Michel è interpretato da Sagamore Stévenin, l’amico e partner Steve Warson da Peter Youngblood Hills, e la rivale Ruth Wong da Lisa Barbuscia. Lo studio Graton ha pubblicato un albo a fumetti ispirato al film, “Pour David” (2004, Graton Editeur, il 67° della serie). Prima di questo lavoro cinematografico, negli anni Sessanta era stata diffusa in Francia una serie televisiva dedicata a Michel Vaillant in tredici puntate in b/n di 27 minuti ciascuna (1967), con Henri Grandsire nel ruolo del protagonista, e un disegno animato in 65 episodi. Il film di Couvelaire ha rilanciato le avventure a fumetti di Michel anche in Italia, tant’è vero che, nella nuova Serie Oro dei Classici del fumetto di Repubblica, nel 2005 è apparso un volume interamente dedicato ad alcune storie del celebre pilota.

Michel Vaillant

I primi episodi a fumetti di Michel Vaillant nascono sul settimanale belga Tintin, nel 1957. Il cognome del pilota ideato da Graton – Vaillant, appunto – significa  “valoroso”, “coraggioso”, e denota il carattere del personaggio, mentre il nome, Michel, viene scelto per caso. Seduto al suo tavolo da disegno, non sapendo ancora come chiamare il suo pilota, Graton guarda meccanicamente dalla finestra, e trova la risposta che cerca: di fronte a casa sua, un vicino, il signor Delcorte, e i suoi due figli stanno preparando la loro moto da trial. Il più giovane dei ragazzi si chiama Michel... Così Graton cambia le moto con delle auto e nasce la famiglia Vaillant. In origine, Michel Vaillant è un giovanissimo appassionato di auto di appena quindici anni, protagonista di cinque storie complete di quattro pagine l’una, concepite per saggiare il successo del character, e che saranno ristampate successivamente nel volume “Special XXe anniversaire”, del 1979 (pubblicato in Italia da Alessandro distribuzioni, nel 1988, con il titolo “Speciale 20 anni”). La prima avventura lunga di Michel Vaillant (di 62 pagine), compare sul n° 1 del Tintin belga datato 1° gennaio 1958, e, in albo, nel 1959, con il titolo “La grande sfida” (“Le Grand Défi”, Classici Audacia n° 1 = CA 1, 1963[1]). Da allora, Graton ha prodotto oltre sessanta albi (per la precisione 67, al momento attuale) (n.d.w.: all'epoca della stesura dell'articolo), più tre “speciali”: “Spécial Michel Vaillant” (1970), “Spécial Steve Warson” (1972), e “Spécial moto” (1973). Nel corso delle sue avventure, Michel invecchia di una ventina d’anni rispetto agli esordi (oggi è probabilmente un trentacinquenne). A partire dall’albo n°14 della serie in lingua francese (“Mach 1 pour Steve Warson”, del 1968, pubblicato in Italia inizialmente con il titolo “Il muro del suono”, CA 53, 1967), gli albi di Michel Vaillant passano, per ragioni editoriali, da 62 a 44 pagine. Soprattutto le vecchie avventure di 62 pagine costituiscono dei veri e propri capolavori del fumetto franco-belga. In questi magnifici episodi, Graton, dopo un lungo prologo in cui ci fa interessare alle vicende private di Michel, coglie poi il character nel passaggio da una condizione positiva a una negativa (una sfida altamente rischiosa) o lo mette di fronte a una prova del fuoco. Si ha, quindi, verso la metà dell’albo, un vero e proprio turning point nello sviluppo dell’intrigo, che tiene il lettore con il fiato sospeso. Infine, nelle ultime pagine della storia, Graton rovescia di nuovo il corso degli avvenimenti a favore del suo eroe, molto spesso grazie a un riuscito e inatteso colpo di scena. Insomma, l’autore applica alle storie automobilistiche di Michel Vaillant le infallibili regole del racconto d’avventura e anche del giallo, sorrette da un disegno particolarmente efficace e di grande leggibilità, nello stile classico della linea chiara imposto su Tintin da Georges Rémi (Hergé), il creatore del personaggio a cui è intitolato il settimanale. Pur affrontando dei temi sportivi, nei suoi albi a fumetti più riusciti Graton saccheggia consapevolmente il vecchio, ma sempre efficace armamentario dei feuilletons, ricorrendo, per esempio, all’intervento di minacciosi fantasmi, come nel capolavoro “Il castello della vendetta” (“Les chevaliers de Königsfeld”, 1967, CA 32, 1966), e in “Il Fantasma di Le Mans” (“Le fantôme des 24 heures”, 1970, Albi Ardimento n° 1, 1970). Caratteristici del romanzo d’appendice sono anche i personaggi dall’identità misteriosa e dai tratti orientali tipo il Leader, introdotto da Graton per la prima volta in “Il muro del suono”. Il Leader può ricordare il terribile criminale cinese Fu Manchu, ideato dallo scrittore di gialli Sax Rohmer, ma anche i “cattivi” dei film di James Bond interpretati da Sean Connery, che negli anni Sessanta furoreggiano al cinema.Con la saga di Michel Vaillant, Graton orchestra una vera e propria soap opera “ante litteram”, mettendo in scena personaggi di notevole realismo. Michel ha un grande amico, conosciuto nella prima avventura: Steve Warson, un pilota americano che l’autore presenta con una notevole capacità di introspezione psicologica. Quanto agli altri Vaillant, Henri, il capofamiglia, è un padre-padrone a cui Michel e il fratello ingegnere Jean Pierre ubbidiscono da bravi figlioli, rispettosi dell’autorità paterna (d’altra parte, Henri rappresenta la saggezza e l’esperienza). Attorno a loro ruota il resto della famiglia: lo zio Benjamin Vaillant, proprietario di un’impresa di trasporti su strada, l’intraprendente cognata di Michel, Agnès de Chanzy, la bella moglie del protagonista, Françoise Latour, e la madre Elizabeth, che trepida per il figlio durante le corse. Le altre donne della saga sono Gabrielle, fidanzata con il giovane pilota della Vaillante Ivo Douleac, Julie Wood, che flirta con Steve Warson, e Ruth Wong, figlia del Leader e nemica mortale dei Vaillant.

Realismo e verosimiglianza

Le automobili da corsa svolgono un ruolo centrale nella saga, e la loro linea si evolve nel corso degli anni. Efficacissimi sono gli effetti cinetici delle auto lanciate a grande velocità, e quelli onomatopeici (come le scritte a caratteri cubitali “VROOM”, “VROAR”, “VROOAW”, ecc., che riproducono il rombo dei motori), nonché la rappresentazione di spettacolari incidenti automobilistici. Jean Graton apporta una cura maniacale alla riproduzione delle autovetture, affiancando a Michel Vaillant veri e “falsi” piloti, con un tale realismo che ci si domanda se anche Warson o il bieco villain Bob Cramer non esistano davvero. Infatti, tra una gara e l’altra, appaiono un po’ tutti i piloti più celebri della storia dell’automobilismo, come Michael Schumacher e Clay Regazzoni, Nelson Piquet e Damon Hill, Gilles e Jacques Villeneuve, Nigel Mansell e Alex Zanardi, Emerson Fittipaldi e Alan Jones, Michele Alboreto e Mario Andretti, Lucien Bianchi e Jacky Ickx (questi ultimi arruolati nel team Vaillante) e anche Jim Clarck. Questa passione per la “verità” spinge l’autore a percorrere le strade fra Parigi e Marsiglia a bordo di un mezzo pesante (secondo un itinerario che ritroveremo nel bellissimo albo Operazione Jaguar, cioè Route de nuit, 1962, CA 4, 1964), e a seguire in macchina la Liegi-Sofia-Liegi per “sentire” l’ambiente e il tragitto rappresentati nel “Pilota n°8” (“Le 8e pilote”, 1965, CA 20, 1965). Il fascino delle prime avventure di Michel Vaillant risiede anche nella descrizione degli esterni, siano essi cittadini, o panoramici nelle campagne. Anche le storie di Graton, infatti, come quelle di Hergé o di André Franquin, il disegnatore di Spirou (nel settore del fumetto umoristico-avventuroso), sanno evocare in modo nostalgico un contesto paesaggistico, e sono in grado di far amare la Francia e il Belgio persino a un lettore straniero. Per la realizzazione delle avventure di Michel Vaillant, Graton fa ricorso a numerosi aiutanti. Il suo primo collaboratore è Christian Deneyer, che comincia a intervenire sui disegni delle auto dopo l’ottavo albo, Il pilota n°8, del 1965. Denayer abbandonerà Graton per creare, nel 1971, la serie personale del pilota automobilistico Alain Chevallier, su soggetti di André-Paul Duchateau. A Denayer si succedono altri collaboratori di Graton, quali Christian Lippens (per gli sfondi), Daniel Bouchez, Guillaume Lopez, Juan Castilla, Christian Papazoglakis, Frank Brichau, ecc. Inoltre, a partire dall’albo n° 57, La piste de Jade (1995), la sceneggiatura delle storie di Michel Vaillant è firmata anche dal figlio dell’autore, Philippe Graton. Insieme a Philippe, Jean Graton realizza vari Dossiers Michel Vaillant: James Dean (1995), McQueen (1996), Jacky Ickx (1997), Honda (1998), Coluche (1999), ecc. Come si è già detto, le storie di Michel Vaillant sono pubblicate in Italia dal 1963 nella collana dei Classici Audacia, e poi, dopo una pre-pubblicazione a puntate sul Corriere dei Piccoli, negli Albi Ardimento (dal numero 2  dell’agosto 1969, “Il circuito infernale”, versione italiana di “Le Cirque infernal”, 1969). Attualmente, dopo la parentesi della Comic Art, vengono diffuse da Alessandro Editore

Moto e biciclette

Nel 1976, dopo aver lasciato le Editions du Lombard, Graton propone alla casa editrice Dargaud un nuovo fumetto ambientato nel mondo del motociclismo. C’è da notare che l’interesse fumettistico di Graton per le moto risale a una storia di Michel  uscita in albo nel 1971, dal titolo Rodéo sur 2 roues (Rodeo su due ruote, pubblicata sul Corriere dei Piccoli nn. 44/51 del 1970). In questa avventura, Henri Vaillant decide di intraprendere la costruzione di motociclette, e ingaggia nel team della Vaillante Jean-Pierre Beltoise, più volte campione di Francia di velocità, e Joël Robert, ripetutamente campione del mondo di moto-cross.  Avendo preso gusto al disegno delle moto, Graton decide, così, di iniziare una nuova serie dedicata esclusivamente a questo sport, e con un personaggio femminile. La nuova protagonista è una ragazza americana, Julie Wood. Bionda e simpatica, Julie gareggia nei circuiti da corsa, e riesce a imporsi nel motociclismo con lo stesso successo che arride a Michel Vaillant nelle gare automobilistiche. Sport, famiglia e sentimenti si mescolano in tutti i vari episodi di questa serie. Di Julie Wood escono otto albi (tutti inediti in Italia) (n.d.w.: fino alla pubblicazione nella collana Michel Vaillant della Gazzetta dello Sport), da “Une fille nommée Julie” (1976), a “Le bol d’or” (1980); i primi cinque sono pubblicati dalla Dargaud dal 1976 al 1979, e gli ultimi tre da Fleurus, nel 1979-80. Dopo la chiusura della serie, il personaggio viene inserito stabilmente nelle avventure di Michel Vaillant, nel ruolo di fidanzata di Steve Warson, a partire dall’albo “Paris-Dakar” del 1982 (Collana Vaillant, 14, Alessandro Distribuzioni, 1988). Sempre nel 1982, Graton, si mette in proprio come editore, fondando la casa editrice “Graton editeur”, e decide di ripubblicare tutti gli albi del suo celebre pilota, a cui affianca una nuova collana, intitolata Les Archives Jean Graton (n.d.w.:Palmarès Inédit). Negli Archives, Graton ripropone, fra l’altro, anche le sue vecchie storie dedicate espressamente al ciclismo. Graton si distinse in questo genere di fumetti prima che il successo di Michel Vaillant lo indirizzasse verso il settore automobilistico. In realtà, il padre di Michel Vaillant ha avuto da sempre passione per la bicicletta. “Da bambino, a Nantes – ha dichiarato Graton – un giorno ebbi l'onore di tenere e di portare la bicicletta di Louison Bobet dal suo hotel fino alla linea di partenza. In tutta la mia vita non sono mai stato così fiero!". Negli anni Cinquanta, Jean Graton realizzò una serie di storie di ciclismo per i settimanali Spirou e Tintin. Questi episodi sono ora ricolorati e, per la prima volta, riuniti in un solo albo. Si tratta di “L'Inconnu du Tour de France”, che comprende, oltre alla storia che dà il titolo alla raccolta, anche "L'Étape de vérité", "Jacques Anquetil", "Henri Desgranges ou Comment naquit le Tour de France", "Garin", "Stan Ockers", "Le Champion souriant", "Le Maillot jaune a disparu", "Son plus beau Tour de France", "Champion et domestique", "Fausto Coppi", "Tel fut le Tour 58" e "Louison Bobet". La simpatia di Graton per la bici, è evidente anche nella serie delle avventure di Michel Vaillant. Non a caso, il patriarca Henri Vaillant, malgrado possieda delle auto da favola, preferisce girare in bicicletta come Romano Prodi. Tant’è vero che, nelle prime storie del ciclo, Michel e Jean-Pierre si concedono qualche scherzo innocente nei suoi confronti, come, per esempio, spaventarlo a morte con il clacson delle loro auto, mentre pedala tutto tranquillo in bicicletta (cfr. “Il pilota numero 8” e “Colpo di scena a Indianapolis”, cioè “Suspense à Indianapolis”, CA 29, 1966).


[1] Nel presente articolo, la prima data delle storie di Michel Vaillant indica l’anno di uscita in Francia e in Belgio dell’albo corrispondente (e non l’anno della prima pubblicazione a puntate sul settimanale Tintin). Invece, la seconda data si riferisce alla prima pubblicazione in Italia.

 

  

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