HANNO SCRITTO...
Raccolta di
recensioni, critiche, articoli, e...tutto quello
che è stato scritto in Italia su Michel Vaillant, sul
suo creatore,
sugli attuali realizzatori e sulle nuove storie.
(pag. 1 di 6)
Attenzione:
le note all'interno dei testi (n.d.w. = note del
webmaster) sono state apportate allo scopo di
fornire maggiori informazioni o per ovviare ad alcune
piccole imprecisioni degli autori degli articoli.
COME
CONOSCEMMO JEAN
Iniziamo con
l'articolo, pubblicato nel
1969 nell'album "Il circuito infernale"
della collana Albi Ardimento edita da Crespi, con il quale
veniva presentato, per la prima volta ai lettori italiani,
il grande Jean Graton.
IN AUTO CON JEAN GRATON
Tenace,
serio, di poche parole: questo è Jean
Graton, il creatore di Michel Vaillant.
Graton è nato in Bretagna 45 anni fa
(n.d.w:
ovviamente nel 1969), è sposato con
tre figli e risiede a Bruxelles in un
tranquillo quartiere residenziale. Fuori dalla
porta di casa sua staziona imponente una
superba auto sportiva: componente essenziale,
anzi necessaria, per il più celebre ed abile
illustratore del giorno d' oggi di storie
"automobilistiche" a fumetti. All' età di 8
anni Jean Graton già dimostrava una precoce
predisposizione per moto e auto, che schizzava
per un giornale locale
(n.d.w.: all'epoca resideva ancora a Nantes,
Graton fece un unico "famoso" disegnino che
fu pubblicato sul giornale "Le Soir" di
Bruxelles durante una vacanza dalla zia che
risiedeva in Belgio). Fece poi il
disegnatore industriale e pubblicitario prima
di dedicarsi completamente, a 24 anni, alle
storie a fumetti che, naturalmente, erano
zeppe di motori e di automobili. Il
personaggio di Michel Vaillant fu creato nel
1957. Jean Graton aveva dei simpatici e
rumorosi vicini di casa, appassionati di corse
motociclistiche, il più giovane dei quali si
chiamava Michel, E a Graton, che stava
studiando la realizzazione delle avventure di
un dinamico pilota d'auto, venne in mente di
chiamare questo personaggio col nome di
Michel. Graton, quando disegna le sue storie,
si documenta con meticolosa pignoleria. Del
resto ciò è molto evidente. Conosce bene tutte
le piste e i circuiti automobilistici, gli
itinerari, i box e le scuderie d' auto nelle
quali ambienta Michel Vaillant e gli altri
personaggi. Egli si tiene costantemente
aggiornato su ogni particolare tecnologico e
non ha esitato, per interpretarne meglio la
speciale atmosfera, a percorrere di notte l'
intero tratto Parigi-Sud nella cabina di un
grosso camion (n.d.w.:
la storia in preparazione era "Operazione
Jaguar" n° 3 s.n.). Ora ha in progetto un
viaggio nell' America del Sud e in Giappone.
Certamente vedremo, tra non molto, Michel
Vaillant sfrecciare sulle piste di quei Paesi,
impegnato in difficili competizioni ed in
strepitose avventure.
|
MICHEL SU
AUTOSPRINT
Nel 1975,
Autosprint dedica un articolo alla nascita, in Belgio, della
scuderia "Bang &
Olufsen Michel Vaillant".
|
|
MICHEL VAILLANT CORRE IN
F.2
Dai fumetti da corsa un
nuovo team belga
di
André Royez
Un estratto dell'articolo:
BRUXELLES
La stagione scorsa Freddy De Dryver,
importatore belga della Bang &
Olufsen aveva già destinato una buona parte
del budget pubblicitario alle
corse: si ricorderà infatti il campionato con
le Surtees di F.1.
Un abbinamento che era però bruciato
abbastanza presto, e del quale non
si conoscono ancora dati precisi.
Per la stagione entrante ad ogni modo,
un nuovo budget si è reso disponibile
per l'automobilismo, ma l'orientamento
preso dai responsabili è completamente
diverso.
Come si presenta dunque la
B & O 'Michel Vaillant'.
Le vetture: si tratta di nuove March, quattro
in tutto, di cui due F.2 e due F.3
dipinte evidentemente nei colori della B & O
Michel Vaillant.
(...omissis...)
Il noto
cartoonist belga (ndw:
francese)
Jean Graton, autore del popolarissimo
personaggio del fumetto automobilistico
Michel Vaillant, non poteva non essere
il disegnatore ufficiale del nuovo team
belga sponsorizzato da Bang &
Olufsen, intitolato appunto a Michel
Vaillant.
Ecco il manifesto reclamistico per lanciare
la nuova scuderia, che avrà vetture
sia di F.2, da turismo e G.T.
Il manifesto
ripete tutti i motivi che hanno fatto
la fortuna del fumetto.
(...omissis...)
|
Nel 1979,
in occasione della pubblicazione dell'album speciale per il
20° anniversario della serie, Autosprint dedica un articolo
al nostro eroe.
BUON
COMPLEANNO VAILLANT !
Il famoso
fumetto da corsa del belga (n.d.w.:
francese) Jean
Graton festeggia i venti anni
Per il suo ventesimo
compleanno ha ricevuto biglietti di auguri e di
felicitazioni persino da Enzo Ferrari e da Henri
Ford. Jackie Stewart pensando ai suoi continui
successi ha voluto maliziosamente sperare che
non arrivi a battere il suo primato di 27 Grand
Prix. In pratica non c'è stato personaggio
grande o piccolo dell'automobile, dal Circus
della F.1 a quello della F. Indy, che ha
trascurato la ricorrenza. Ma tanta festosa
partecipazione è più che giustificata se si
pensa che il festeggiato è Michel Vaillant.
L'aitante protagonista del fumetto omonimo.
Conosciutissimo in ogni parte del mondo, fino
alla gloria di una trasposizione televisiva nel
1966 con Henri Grandsire nel panni del
protagonista, Michel Vaillant è, da vent'anni
appunto, il re di indimenticabili avventure che
deliziano grandi e piccoli, tutte ambientate nel
mondo delle corse automobilistiche. A
inventarlo, è stato un disegnatore franco belga,
Jean Graton, che ancora oggi (n.d.w.:
eravamo nel 1979...)
è possibile
vedere nei boxes di qualsiasi autodromo in cerca
di ispirazione per le storie che con metodica
costanza inventa e disegna da un ventennio. Le
avventure del pilota belga
(n.d.w.: francese)
che corre su
vetture di progettazione famigliare(sono infatti
il padre ed il fratello che gli sistemano i
bolidi, sia monoposto che gran turismo, con
spiccata predilezione per quest'ultime) si
svolgono un po' in tutto il mondo, dai circuiti
degli Stati Uniti a quelli più famosi della
vecchia Europa. A decretare il successo delle strisce di Graton, oltre
all'argomento affascinante di per se stesso, è
stata forse proprio l'estrema perfezione di ogni
particolare e la perfetta aderenza alla realtà
agonistica di ogni striscia di Vaillant.
Simpaticamente nell'edizione speciale
commemorativa dell'avvenimento (con la riserva
per i diritti di produzione anche per la
Russia!) Graton ha voluto inserire anche
un'avventura corsaiola di Vaillant nell'anno
2000. Naturalmente il disegnatore ha cercato di
prevedere come saranno le F.1 del futuro, così
come le piste e le tute dei piloti. Rimarrà da
vedere per il cinquantenario di Michel Vaillant
se questa striscia futuristica sarà ancora
d'attualità oppure se i progettisti della F.1
fra vent'anni avranno saputo superare anche la
fantasia di Graton.
|
L'INTERVISTA DI "FUMO
DI CHINA" A JEAN GRATON
Nell' ottobre
del 1987 Fumo di China ha pubblicato
una lunga intervista a Jean Graton. Anche se sono
passati molti anni questa testimonianza è ancora
interessantissima: come conoscere meglio il maestro se
non dal racconto fatto dalle sue stesse parole ? Gli
inizi come "meccanico aggiustatore" durante la
guerra, l'approccio al mondo dei fumetti, i primi
lavori, i primi editori, i colleghi, la nascita di
Michel Vaillant, la tecnica, i rapporti con il mondo
delle corse, ecc. La parte finale è certamente ormai
datata (ma non meno interessante) in quanto si parla
dei progetti per la celebrazione dei trent' anni di
Michel e della creazione del cartone animato.
Credo
che per il resto sia una grande testimonianza della vita
dell'autore che appassionerà senz'altro, ancora, tutti i
fan italiani.
FUMO DI
CHINA INTERVISTA JEAN GRATON
a cura di Marina Chiossi, Franco
Spiritelli, Alessandro Pastore
La
copertina della fanzine "Fumo di china" che
pubblicava l'intervista.
A
fianco il disegno originale di Jean Graton
dal quale è stata realizzata la copertina
F.d.C.: Cominciamo, come
vuole la prassi, con i dati anagrafici, gli
studi, ecc.
J.G.: Sono nato nel
1923. Quando ero giovane, non disegnavo e
non volevo fare fumetto. Adesso quando un
giovane ha 17/18 anni, se sa un po’
disegnare dice «voglio fare fumetto !». Si
sbaglia perché il cammino è lungo, si ? Ma
noi non ci pensavamo. D'altronde quando sono
arrivato in Belgio e ho cominciato a far
fumetto, non pensavo che ne avrei fatto il
mio lavoro.
F.d.C.: E come è
accaduto ?
J.G.:
Io sono di Nantes, in Bretagna (tutti, anche
i giornalisti francesi, pensano che io sia
belga) e sono rimasto là fino al ’46, dopo
la guerra e per non dover partire per la
Germania sono andato in fabbrica (il mio
vero mestiere è meccanico aggiustatore):
purtroppo avevo orrore della meccanica. Lo
feci perché all’ epoca era l’ unico modo per
non partire per la Germania a lavorare. E
quando la guerra finì, lasciai l'
”aggiustaggio”, ho fatto della decorazione
pirografica su legno, dei souvenir bretoni,
ma rapidamente ho capito che dovevo tentare
qualcos’ altro. Visto che disegnavo un po’,
ho pensato di “lanciarmi” nel disegno, ma
non era possibile farlo a Nantes, che era
una piccola città. Dovetti scegliere, ed
optai per una capitale: la scelta era quindi
obbligata tra Parigi e Bruxelles. Siccome a
Parigi non conoscevo nessuno, mentre a
Bruxelles c’ era mia nonna. Ho scelto
ovviamente quest’ ultima. Arrivato là, mi
hanno accettato in famiglia e questo mi ha
molto aiutato. Tra il ’46 e il ’47 feci
della pubblicità andando da agenzia ad
agenzia, come ogni giovane disegnatore, per
pochi soldi. Poi ebbi la fortuna
di entrare in un giornale sportivo (nel
’48) LES SPORTS, che era un giornale con
una redazione giovane, che aveva un
servizio di pubblicità, di cui una parte
era realizzata con illustrazioni. Così
sono entrato nella stampa e ho imparato il
mestiere velocemente, ma facevo sempre e
solo pubblicità, piccoli disegni,
illustrazioni, caricature. E poi, un
giorno, volendo guadagnare di più, andai a
rivolgermi ad un’ altra agenzia di
pubblicità. Sono arrivato un venerdì 13
alla “WORLD PRESS” che in realtà era l’
ufficio disegni di SPIROU ed il signore
che mi accolse era JEAN MICHEL CHARLIER,
che vide i miei disegni e mi chiese:
<<il fumetto le interesserebbe
?>>. Non lo sapevo. Erano 4 anni che
ero là e non sapevo che esistesse il
fumetto in Belgio. Io mi occupavo
unicamente di pubblicità. Mi fece entrare
in un ufficio vicino dove c’erano VICTOR
HUBINON, EDDIE PAAPE e i due fratelli
ATTANASIO. Cominciai subito inchiostrando
i disegni di Hubinon e credo che, circa un
mese dopo, ricevetti il mio primo ONCLE
PAUL. Si tratta di storie auto-conclusive
che appaiono ancora oggi.
F.d.C.:
Che periodo era ?
J.G.:
Riguardavano personaggi celebri,
avvenimenti di attualità ...un po’ di
tutto. Credo che la mia prima storia sia
stata sull’eroe di Budapest. Ricordo che
facevo molto bene Oncle Paul e che non mi
preoccupavo dell’avvenire. All’epoca
eravamo un gruppo di giovani disegnatori a
cui piaceva lavorare perché era un buon
ambiente. E poi si aveva il grande
vantaggio di guadagnare, imparando a
disegnare. Perché per il disegno occorre
lavorare e lavorare, perfezionarsi. I
giovani d’oggi, invece, devono presentare
cose già valide commercialmente prima di
toccare un solo franco.
F.d.C.:
E questo è molto difficile…
J.G.:
Allora si imparava guadagnando e non ci si preoccupava di
sapere quanto si guadagnava: oggi è noto
che si può guadagnare denaro col fumetto,
allora no (a parte Hergè, naturalmente).
Hubinon guadagnava bene, era celibe e
calcolava il ricavato di una tavola in
equivalenti boccali di birra… Il compenso
era molto differente tra l’ uno e l’
altro. E poi nel ’53 quando eravamo in
molti a realizzare Oncle Paul, Dupuis
disse basta. Le avventure in più furono
immagazzinate e la produzione sospesa per
un po’. Era indisponente, perché non si
guadagnava più e noi, naturalmente,
spendevamo tutto via via. Allora mi son
detto, vado di fronte, da TINTIN, (allora
un disegnatore di Spirou
era sempre buono da prendere) dove mi
diedero una storia completa da fare. Non
ricordo cosa fosse, ma la stessa settimana
in Spirou ed in Tintin c’ era un racconto
completo mio. Non andava bene. Ovviamente,
e mi imposero di scegliere
tra i due. Io preferii stare con LOMBARD
(cioè Tintin) perché là realizzavo anche
le sceneggiature. Erano storie complete di
qualche pagina, tipo gli Oncle Paul, si
chiamavano “Storie vere”. Feci molte
storie sportive, automobilistiche, di
ciclisti, ecc. Moltissime, e 7 di queste
storie sono uscite in un piccolo album che
si chiamava “Ça c’est
du sport” il mio primo album, che
uscì solo in Belgio e che forse
ripubblicherò perché sto recuperando i
diritti (nota
d.w.: è uscito nel 2002). All’epoca andò
molto bene, si tratta di 7 storie di sport
diversi, che sono un ottimo souvenir per i
giovani dell’ epoca. Visto che era andato
abbastanza bene il redattore capo di
Tintin mi chiese di sottoporgli una
storia. Così cominciai a dover scegliere
come ambientare le mie prime storie a
puntate: naturalmente scelsi l’ ambiente
che conoscevo meglio, la corsa
automobilistica.
F.d.C.:
Come mai ?
J.G.: Ci sono
molte ragioni: mio padre, che era un
motociclista accanito, mi metteva sul
serbatoio della moto che non avevo
neanche un anno. Nella regione si
organizzavano delle corse ed io, ancora
piccolissimo, frequentavo
quest’ambiente. Ricordo che la mia
infanzia si svolse così, che l’ odore
della mia giovinezza era quello dell’
olio che, all’ epoca, mettevano nei
motori. Oltre a questo tutti gli anni
andavo a vedere le corse di LE MANS.
Arrivando poi a Les Sports il padrone
era un concorrente di Le Mans ed aveva
addirittura fondato la scuderia
nazionale belga. Così assistevo alle
corse qualche volta partecipando all’
organizzazione. Andai anche a fare le
segnalazioni al primo anno di Lausanne,
come amatore
(nota
d.w.: forse la traduzione esatta era: «
il
primo anno andai a fare le segnalazioni a
Mulsanne come volontario
»).
Per questo ho scelto un pilota da corsa:
perché conoscevo bene l’ambiente. D’altro
canto non potevo fare il western perché
non disegno bene i cavalli, la marina non
la conoscevo …
F.d.C.:
Ma la macchina, la Vaillante, è frutto di
fantasia o viene da un modello reale ?
J.G.:
Scegliendo il personaggio decisi per un
pilota da corsa. Occorreva un nome che
potesse stare alla pari con quello degli
eroi dell’ epoca, che avevano nomi
“prestigiosi”, senza macchia, non come
adesso. All’epoca il nome VAILLANT ha
prodotto Vaillante. Mi chiedono spesso a
quale auto mi sono ispirato: ho creato le
auto secondo i miei gusti, le mie
preferenze. E’ evidente che non potevano
sembrare auto americane, ed anzi erano
quasi sempre di ispirazione italiana.
Penso che delle auto che vedevo,
trattenevo i particolari che mi piacevano
di più. Ciò non toglie che le Vaillante
erano “inedite”, erano auto molto
“personalizzate”.
F.d.C.:
All’epoca era un sacco
di lavoro: faceva tutto da solo ?
J.G.:
Si, disegnavo tutto io, mentre mia moglie
si occupava dei colori. Questo per i primi
10 albi, poi le auto sono diventate sempre
più “difficili”, si è aggiunta la
pubblicità. Ecc. … Così ho preso dei
collaboratori perché non riuscivo a far
tutto da solo. Ma nelle auto che disegnavo
allora mettevo molta più passione, perché
all’ epoca erano tutte diverse tra loro.
Adesso, invece, sembrano tutte uguali.
Oggi bisogna disegnare delle Vaillante
simili alle altre auto perché i
coefficienti aerodinamici (il famoso Cx)
impongono una certa struttura. Oggi si può
dire che le vetture non hanno più
“personalità".
F.d.C.:
Come nasce il tipo di storia di MICHEL
VAILLANT ?
J.G.:
Quando lo proposi al
direttore capo mi disse <<O.K. fai
un pilota, ma dopo due storie cosa gli
farai fare ?>> ed io risposi:
<<Vedremo!>>. Così ho prodotto
5 storie complete di quattro pagine l’una,
per saggiare il successo del personaggio.
Fu ben accolto e allora cominciai “LA
GRANDE SFIDA”.
F.d.C.:
- Queste prime storie sono state pubblicate
in volume ?
J.G.:
No, sono state riprese nello “SPECIALE
VENT’ANNI”.
F.d.C.:
Il disegno di M.V. ha subito. Nel tempo, una
certa evoluzione grafica: i personaggi sono
diventati più duri come tratto, più
spigolosi; com’ è avvenuto il passaggio tra
il vecchio ed il nuovo stile? Normalmente
accade l’ inverso …
J.G.: E’ una buona osservazione.
All’inizio, quando disegnavo Vaillant, non
ero molto sicuro di me. Il tratto era
incerto, più morbido, anche con errori;
per questo sembrava molto giovane. Poi col
passare degli anni, il tratto acquista
sicurezza, si è più padroni di sé
tecnicamente e si ha meno paura di
sbagliare. Il segno deciso aggiunge
virilità, penso che Vaillant sia
invecchiato dai 15 ai 30 anni rispetto ad
allora: ora ne ha circa 35.
F.d.C.:
Quali aiutanti ha avuto sino ad allora ?
J.G.: Il primo è
stato CHRISTIAN DENAYER. Arrivò dopo il
12° albo, “IL PILOTA N° 8”
(nota
d.w.: sicuramente la traduzione esatta
poteva essere « Arrivò durante l' 8° album,
"Il pilota n° 8" »).
E’ un abile disegnatore, infatti da tempo
si è messo in proprio. Poi ho avuto
LIPPENS (per vent’ anni) che si occupa
degli sfondi e qualche volta anche di
qualche personaggio. E’ un poeta che
disegna bene soprattutto quello che gli
piace trascurando il resto e a volte fa
qualche errore. Per le auto ho avuto molti
aiutanti, dopo Denayer, DANIEL BOUCHEZ,
che faceva auto molto graziose, ma non
amava la posizione di dipendente, così è
rientrato nella stamperia in cui lavorava
già prima. Dopo ho avuto CLOVIS che ha
fatto molta pubblicità e quindi guadagnava
bene. Non ho potuto permettermi di
tenerlo. Ora ho un parigino, GUILLAUME
LOPEZ, che si difende molto bene. Per
molto tempo abbiamo lavorato nel mio
studio a Bruxelles: in 6 facevamo fino a 5
storie all’anno. Era il periodo delle
Edizioni KORALLE, per la Germania; 3
Vaillant e 2 JULIE WOOD. Era un modo di
agire stupido perché a fine anno ci
restavano pochissimi soldi (perché il
fisco ci “rastrellava” tutto il di più).
Poi SCOTT, l’americano che disegnava molto
Julie Wood, è rientrato negli U.S.A.
perché era andato a monte il suo
matrimonio in Belgio. A questo punto
Lippens ha avuto la possibilità di
comprare una casa nei pressi di Bordeaux e
si è stabilito là. Io mi sono stabilito
qui, sulla Costa Azzurra …così adesso
lavoro tra qui e Bruxelles, Lippens
(sfondi) lavora vicino a Bordeaux, le auto
sono fatte a Parigi ed i colori a
Bruxelles da uno spagnolo che non ha
telefono (JUAN CASTILLA). Il lavoro
viaggia per corriere, ed il sistema funziona bene.
F.d.C.:
Quando è nata Julie Wood ?
J.G.:
Quando ho lasciato Lombard, nel ’75. Erano
già 6 anni che l’ avevo proposta a
DARGAUD, che si era dichiarato d’accordo,
poi, al momento di rinnovare il mio
contratto con Lombard questi, tramite ERIC
LEBLANC, mi propose di darla a lui
dichiarandosi fiducioso della riuscita del
personaggio e promettendomi anche un certo
lancio pubblicitario, così mi convinse.
Poi, dopo la firma del contratto, Leblanc
mi disse che la situazione era cambiata …
e quindi Julie Wood fu subito bloccata.
Sei anni dopo esatti, quando il contratto
scadde, potendone disporre lo proposi a
Dargaud che la pubblicò subito. Ci sono
stati 7 album e dopo, quando l’ americano
è partito, abbiamo dovuto smettere e Julie
è confluita in Vaillant.
F.d.C.:
A proposito di Julie Wood: come mai ha
creato un personaggio femminile, e come mai
in moto ?
J.G.:
Per due ragioni: sono cresciuto nell’
ambiente delle moto – a 12 anni come
premio per il diploma ricevetti un
ciclomotore (mentre io volevo una bici da
corsa) del quale ero molto scocciato,
anche perché dovevo mettermi il casco e
con la mia faccia tonda non ero molto
bello. In più gli amici con la bici da
corsa andavano più veloci di me. Era utile
solo per andare dietro alle ragazze -
…avevo voglia di disegnare delle moto
perché le ho sempre amate, in più
invecchiando mi è venuta voglia di
disegnare una ragazza. In Vaillant c’
erano sì personaggi femminili ma,
soprattutto all’ inizio, erano molto
“seri”. Non potevo disegnare le ragazze
come avrei voluto … nel consiglio di
redazione di Tintin, c’era il Superiore di
un collegio, un prete. Sono comunque stato
il primo di Tintin a inserire donne nelle
storie: in generale i personaggi del
giornale non avevano famiglia. Vaillant,
invece, aveva padre, madre, un fratello …
Agnese, che arriva sin dall’ inizio, era
destinata a lui, ma poi mi dissi che non
potevo farlo sposare così presto, così la
sposai a suo fratello. In seguito ne sono
arrivate altre (vedi “IL RALLY DELLA
PAURA) e lui addirittura corre un rally
con la sua fidanzata, Françoise e in piena
notte, in Portogallo, si rompe il motore…
F.d.C.:
Si immagina facilmente cosa hanno fatto ...
J.G.:
Questo è l’ inizio, poi ci sono stati IVO
E GABRIELLE, poi STEVE e JULIE …
F.d.C.:
Prima di Julie è entrato nella Vaillante il
fratello …
J.G.:
INDY è arrivato nella prima avventura di
Julie, ho messo il fratello per introdurre
lei. Adesso non posso parlare del
fratello, perché non è possibile fare
apparire contemporaneamente tutti i
personaggi.
F.d.C.:
Con quale avventura di M.V. ha lasciato
Tintin ?
J.G.:
Con “I GIOVANI LUPI”.
F.d.C.:
Quanto vende, più o meno, Michel Vaillant ?
J.G.:
Forniamo 60.000 copie al distributore
francese; queste vengono distribuite in
Francia, Svizzera e Canada. In Belgio
vende circa 18.000 copie, che è buono,
rispetto a quello che si vende in Francia.
Non sono grandi tirature; attenzione:
quando dico 60.000 copie in Francia, in
realtà sono solo 45.000 vendute, le altre
vanno via negli anni seguenti. Tra quelli
di cui detengo i diritti, due titoli sono
stati ristampati: “PARIS-DAKAR”, perché
tutti gli anni con la corsa riparte la
domanda, e “APPUNTAMENTO A MACAO”.
F.d.C.:
Lombard aveva tirature più elevate ?
J.G.:
No (non lo so) …Il problema delle tirature
me lo pongo adesso che sono editore, ma
non so quanto stampasse Lombard. Mi
mandavano degli estratti conto, ma non ho
mai controllato a cosa corrispondevano.
F.d.C.:
Davvero non sapeva quanto stampavano ?
J.G.:
No, davano un minimo garantito, credo … ma
la maggior parte dei disegnatori è
interessata a ricevere l’ anticipo e a
vedere il totale. Ci dicevano sempre di
controllare i rendiconti, ma erano così
complicati che non riuscivo a verificarli.
F.d.C.: Come mai ha
lasciato Dargaud per NOVEDI’ ?
J.G.: Prima ho
lasciato Lombard perché mi aveva “fregato
un po’” e avevo avuto un’ offerta da
Dargaud molto interessante. In realtà ne
avevo due, una anche di Koralle, che però
era nettamente inferiore. Lombard voleva
che gli dicessi da dove venivano le
offerte, io risposi con le cifre e allora
lui cercò di bloccarmi: c’è stato un
processo, che ho vinto, e ho interrotto il
rapporto con lui. Con Dargaud è stato
diverso. All’ inizio, quando si è
interessati a prendere un autore si fanno
delle buone proposte, ma al momento di
fare il contratto, l’ editore normalmente
arretra. I contratti con Dargaud erano
“per 5 anni”, in pratica, invece, ero
obbligato a ridiscuterli albo per albo. In
seguito ho capito che nei contratti ad
“albo” intervengono condizioni che non
sono incluse nei contratti generali. Delle
priorità per cui un autore si trova legato
per 5 anni ad una casa editrice; quindi
ogni volta che firmavo un accordo mi
trovavo impegnato per 5 anni. L’astuzia è
chiara. Non ero d’ accordo: era chiaro che
non potevo lavorare in esclusiva con un
editore, a sua discrezione. Farfugliarono
qualche scusa e poi le cose passarono in
mano ad un avvocato. Qui ebbi un colpo di
fortuna perché l’avvocato mi fu fornito da
Koralle, che era ancora interessata ad
avermi tra i suoi autori. Dargaud bloccò
subito la causa e venne ad un accordo,
perché se l’avesse persa (ovvero se il
tribunale avesse invalidato il contratto)
tutti i suoi autori avrebbero potuto
rifarsi su di lui. Ci siamo lasciati da
buoni amici, gli ho dato ancora un paio di
storie, poi sono passato alla Koralle. Il
problema con Koralle fu che, secondo me,
ero l’ unico autore a rispettare le
scadenze di consegna. Le storie che
avrebbero dovuto essere pubblicate su
SUPER AS (la rivista di Koralle) erano
molto valide, c’erano BLUEBERRY e altri,
solo che non erano mai in tempo, e quindi
erano costretti a tappare i buchi con
materiale di minor interesse così è
fallita. Da allora M.V. non ha più
pre-pubblicazioni, si perdono soldi
immediati, ma si recuperano poi nella
vendita degli albi. Inoltre gli albi non
hanno scadenze tassative e ciò che perdo
come autore, sulla prepubblicazione, lo
riprendo come editore.
F.d.C.: Penso molto di
più …
J.G.: Esattamente,
molto di più ! Riguardo alle tirature,
sono un occupazione di mio figlio
Philippe. Vari autori mi hanno chiesto di
pubblicare sotto il mio marchio, ma io non
pubblicherò mai il materiale di un
confratello, non riesco a figurarmi un
autore che diventi editore di un altro.
F.d.C.: Di che tipo
sono le avventure dei LABOURDET che non sono
mai apparse da noi ?
J.G.: Avevo la
richiesta di un giornale belga che si
chiamava CHEZ NOUS, un giornale per
famiglie. La direzione era di Lombard e,
avendo problemi per riempirlo, mi chiesero
un fumetto e per non fare un altro
Vaillant diedi la sceneggiatura a mia
moglie. Erano storie di una famiglia
parigina: bambini che avevano un bel
terreno per giocare, un figlio era
meccanico, una figlia hostess … Ne sono
usciti tre volumi per complessive 9
storie, non erano belli come veste
grafica, ma si vendevano abbastanza bene.
Quando Lombard e il gruppo proprietario
del giornale si separarono, finì anche
Labourdet.
F.d.C.: Come hanno
accolto i molti personaggi reali del mondo
delle corse il fatto di essere rappresentati
nelle sue storie?
J.G.: Non ho mai
voluto fare qualcosa di serioso, conoscevo
tramite Les Sports i piloti belgi. Mi sono
rivolto a BIANCHI, che era il secondo di
Paul Fréres (che aveva un garage Ferrari a
Bruxelles) e andavo a trovarlo per avere
informazioni sulle auto e sulle corse. Il
primo personaggio reale a cui mi sono
ispirato è lui, Bianchi, che ho introdotto
anche nella storia su Le mans (“UN 13 IN
GARA”). Gli ho proposto di inserirlo,
assieme al fratello, e questo lo ha
divertito molto. Poi ho avuto l’occasione
di mettere altri, fino al giorno in cui ho
rivisto JACKY ICKX. Lo conoscevo molto
bene (fin da ragazzino), il padre, che era
giornalista, portava i suoi articoli in
redazione ed era accompagnato dai suoi due
figli e Jacky era ancora un marmocchio. L’
ho rivisto quando aveva 7 / 8 anni, poi a
10, poi all’ Automobil Club Belga. Era la
sua 1a stagione in F. 1,
correva per la FERRARI e mi disse «
mi piacerebbe
correre contro Michel Vaillant ». Non avevo ancora
osato mettere un pilota di F. 1 nelle
storie e gli dissi « Jacky,
mi piacerebbe metterti nelle mie storie,
ma ho già una sceneggiatura che si svolge
a Monza (“BRIVIDO A MONZA”) e M.V. deve
vincere …! »
e lui rispose « Secondo,
dietro M.V., mi stà bene!
». Così l’ho inserito
nella storia, ricordo che mia moglie ed io
eravamo stati invitati sulla Costa Azzurra
da suo padre, che mi diceva «
E’ bene per Jacky
essere presente in un fumetto ».
E questo è stato l’inizio e poi ne sono
seguiti altri e siccome frequentavo sempre
più la F. 1 sono diventato una “mascotte”,
per cui chiedevo ai piloti il permesso di
inserirli e loro, sapendo che non avrei
raccontato delle fesserie, acconsentivano.
Ci sono anche aneddoti divertenti: ero in
Svizzera, molto tempo fa, mentre si
svolgeva il “festival dei piloti”, una
specie di corsa sciistica, gare sulla neve
praticate per tre giorni. Erano
organizzate da GOODYEAR e riunivano una
quindicina di piloti d’ auto e di moto e
durante questi giorni “il grosso
divertimento” era una specie di sport che
non aveva niente a che vedere col mondo
dei motori. Una sera, a cena di fronte a
me c’era REGAZZONI che sfoggiava i baffi
per la prima volta. « Coi
baffi sembri cattivo »
gli dissi « per
cui ho pensato ad una rivalità tra te e
M.V., cominciata sui campi da sci e che
prosegue nelle corse ».
E lui rispose: « Non
M.V., Warson ! »
Conoscendo la storia sarebbe stato più
divertente combattere Steve Warson che
Michel Vaillant, ed io ho dovuto
accondiscendere.
F.d.C.: Continua a
frequentare il mondo delle corse ?
J.G.: Si, un po’
meno. Sono stato al Gran Premio del Belgio
e a quello di Francia, dovrei andare a
Monza, ma ancora non sono sicuro.
Frequento meno perché è sempre lo stesso;
10 anni fa era molto divertente
frequentare le corse, perché durante gli
allenamenti i piloti andavano a trovare i
giornalisti, sia da Goodyear ecc.. Si
aveva un contatto umano, ed era molto
gratificante. Oggi questo non c’è più.
Adesso quando un pilota finisce
l’allenamento va subito nel suo camper. Ci
sono i problemi dei piazzamenti e non
osano parlare ai giornalisti, perché sono
talmente “pressati” dagli sponsor che
hanno paura che tutto possa danneggiare la
loro immagine. E’ per questo che vado agli
allenamenti qui a Bruxelles e la domenica
guardo la corsa alla TV.
F.d.C.: Ma non è meno
divertente vedere le corse in TV ?
J.G.: Si e mi
appassiono molto meno, però è meno
faticoso. I circuiti diventano sempre più
intasati, una volta si poteva andare dove
si voleva, ora ci sono transenne,
controlli …
F.d.C.: - Il fatto di
aver portato le pagine da 62 a 48 ha tolto
1/3 dello spazio disponibile per raccontare
la storia, l’essere passati dalle quattro
alle tre strisce per pagina ha ridotto lo
spazio di un ulteriore 25%: non trova che
alcune delle ultime avventure siano un po’
troppo stringate ? I lettori come hanno
accolto questi cambiamenti ?
J.G.: - Il fatto
delle 44 pagine non è stato deciso dal
disegnatore, ma dall’ editore. Sia Dupuis
che Lombard dissero: «Venderemo i volumi a
48 pagine e allo stesso prezzo con una
carta un po’ più grossa: non si vedrà la
differenza». Per lungo tempo ho
utilizzato 4 strisce perché il contratto
chiedeva 12 disegni per tavola, era il
vecchio stile alla HERGE’. Poi io ed
altri, ci siamo trovati costretti da
questo limite. Ogni tanto mi serviva una
mezza pagina più ampia e così via. Una
storia che si svolgeva in Olanda
richiedeva 3 tavole verticali ed una che
prendeva mezza pagina: nella prima si
vedeva la strada dall’alto con die piccoli
uccelli in primo piano e un WROOM in
piccolo. Nelle vignette successive gli
uccelli volavano via e c’era un WROOM più
grande. Nella terza appariva l’auto: in
pratica è quello che si vede da quel
punto. L’editore Dupuis disse: « in questa pagina
non c’è niente ed io la pago ? ».
F.d.C.: - Però in
questo modo c’è meno spazio per la storia
...
J.G.: - Questa
situazione mi ha dato molto fastidio,
perché con le 62 pagine avevo il tempo di
intercalare con la famiglia, i genitori,
ecc. In 44 pagine ho dovuto abbandonare
questa procedura perché bastano a malapena
per raccontare la storia.
F.d.C.: Non è il caso
di farla in 2 albi ?
J.G.: Fare una
storia in 2 albi ? Non è stupido.
F.d.C.: Quale delle
sue storie l’ ha soddisfatta di più ?
(ovvero quale ritiene sia venuta meglio?).
J.G.:
- Credo che questa domanda fatta a 50
lettori diversi dia 50 risposte
differenti. Comunque mi è molto piaciuta
“IL RITORNO DI WARSON”, mentre la storia
che ha fatto più impressione è “IL PILOTA
SENZA VOLTO”; quella che amo di più è
“APPUNTAMENTO A MACAO” per l’
ambientazione. Ho avuto modo di fermarmi
là una quindicina di giorni e ne ho buoni
ricordi che ho cercato di mettere nella
storia; sono ritornato da là con “l’
odore” della Cina, dei cibi, dell’
ambiente … Era facile riprodurre l’
ambiente perché avevo moltissime foto. Ho
dovuto posticiparla per fare uscire “300
ALL’ ORA A PARIS”, in occasione della
corsa, così ho avuto 6 mesi in più per
ripensarla. L’ antefatto di “KM. 357” è
molto divertente: la storia si svolgeva
durante la costruzione di un’ autostrada e
volevo disegnare un contadino che mangiava
la zuppa ! E attorno a questi elementi ho costruito la
storia. Questo può valere per quelli che
mi chiedono da dove vengono le idee: dalla
voglia di fare una certa cosa, da una
situazione, ecc.. Al contrario, quando ho
fatto l’ albo ambientato in Irlanda, avevo
voglia di visitarla e mi son detto che non
potevo fare solo una passeggiata … così mi
sono dato “l’ alibi” della storia. Avevo
già preparato la sceneggiatura e quando ci
sono andato con mio figlio sapevo già cosa
dovevo fare. Al contrario di quanto
accaduto a Macao, in cui la storia è nata
da quello che avevo visto.
F.d.C.: Ci faccia
qualche anticipazione sulle prossime
avventure di Michel (nel n° 49 dà un
appuntamento ad Angouleme).
J.G.: Nel prossimo
numero, che sarà il 50° e che celebrerà
anche i 30 anni di Michel Vaillant ci
saranno molte novità. Andremo ad
Angouleme, ma come vedettes. Ho realizzato
il manifesto della manifestazione e ci
sarà una esposizione durante la fiera,
mentre la storia si svolgerà là perché
ogni anno si tiene una corsa di macchine
d’ epoca (la corsa “des Remparts”), ed
approfitteremo di questa per riesumare i
vecchi modelli ed i vecchi piloti della
Vaillante, che correranno su queste
vecchie auto contro Michel. Quelli di
Angouleme sono contentissimi perché
avranno un volume sulla città e sul
circuito. E diventerà una grande
manifestazione, però in una storia deve
esserci anche un po’ di suspance, per
questo le Vaillante lanceranno una sfida
(“Le defì des remparts”, che è anche il
titolo del volume) ai loro vecchi
avversari e poi, all’ ultimo momento
arriveranno quattro piloti mascherati da
poker d’ assi (quadri, cuori, fiori,
picche), che cercheranno di impedirne la
vittoria. Grazie al casco opaco nessuno
saprà chi siano e da dove vengano,
terranno una conferenza stampa in cui
provocheranno il vecchio HENRI VAILLANT,
che si infurierà, buttando tutto all’ aria
e quella che doveva essere una rimpatriata
diventerà una corsa vera, da vincere. E
alla fine, quando i piloti si toglieranno
i caschi si vedrà che si tratta di Berger,
Albereto, Alliot e Boutsen, quattro piloti
contemporanei che corrono contro Michel
per onorarlo. Questo per quanto riguarda
la storia, nella realtà questi 4 piloti
saranno realmente presenti ad Angouleme:
la MARLBORO ci manderà Albereto e Berger,
mentre Alliot e Boutsen verranno per conto
loro. E allo stand della Vaillante ci sarà
anche una vera Mc LAREN: una grossa
manifestazione con la presenza dei piloti.
L’ organizzatore è mio figlio, con l’
agente di Angouleme e con la
collaborazione del Circuito des Remparts.
Tra gli sponsor anche la ELF, mentre lo
champagne è offerto da MOET CHANDON. La
corsa automobilistica rende quindi a
Michel quello che gli deve. E visto che
Angouleme è la capitale francese dell’
immagine, sta mettendo a punto anche dei
cartoni animati di Vaillant.
F.d.C.: Si tratta del
film che venne annunciato a suo tempo ?
J.G.: No, il film è
una cosa di un anno fa, che avrebbe dovuto
vedere Prost nei panni di M.V., ma all’
ultimo momento ho rifiutato perché non
volevo cedere i diritti: quelli del cinema
e della TV sono degli squali ! Si
appropriano di tutti i diritti, fanno
quello che vogliono, e ti lasciano il
diritto di … stare zitto. E del
personaggio chissà cosa ne avrebbero
fatto, per cui il film forse si farà lo
stesso, ma non su Michel, sarà sulla corsa
automobilistica e basta. Per i cartoni
animati dovrebbe trattarsi di 52 episodi,
di 26 minuti, si chiameranno “Grand Defì”e
la produzione è JINGLE.
F.d.C.: - Vedremo mai
il figlio di Michel, in F. 1 ?
J.G.: Se mostro i
figli sono costretto a far invecchiare i
personaggi, per questo adesso compaiono
poco. Avevo anche pensato di far ritirare
Michel, di farlo direttore della squadra
corse, ma poi mi sono detto: <<No,
Michel deve correre !>>.
F.d.C.: Verrà mai in
Italia, magari durante qualche
manifestazione ?
J.G.: Mi
piacerebbe venire in Italia e non è detto
che capitando l’ occasione … Comunque non
siamo ne vedettes ne attori, ci importa
che sia il personaggio ad essere
conosciuto.
F.d.C.: Sagge parole
Monsieur Graton, e tanti auguri Michel.
FINE
|
MICHEL
SULL' "ENCICLOPEDIA"
Edita
dall'
Istituto Geografico De Agostini "La Grande Avventura dei
fumetti" pubblicava, nel 1990
in allegato al n° 15, un fascicolo che pubblicava la parte
finale (23 pagine) del primo album di Michel, "La grande
sfida". Questi che seguono sono gli articoli a corredo del
fascicolo.
Comitato
editoriale: Franco Fossati, Sergio
Giuffrida, Sergio Pomati
AVVENTURE
A TRECENTO ALL' ORA
Nato
sulle pagine della rivista Tintin nel 1957,
Michel Vaillant è un pilota francese di
Formula Uno, protagonista di una delle più
celebri e fortunate serie del fumetto
sportivo. Quella del personaggio è una vera
saga familiare: Michel, infatti, è figlio dì
Henri Vailìant, il padre-padrone della omonima
casa automobilistica che pare un incrocio tra
la Fiat e la Ferrari e nella quale il fratello
maggiore Jean-Pierre svolge mansioni di
ingegnere progettista e direttore tecnico
della squadra corse. Le sue avventure si
svolgono tra la vecchia residenza di famiglia
fuori Parigi, la "Giunchiglia", le officine
della ditta e i circuiti automobilistici sui
quali, oltre a correre per il prestigio dei
colori della Vaillante, deve frequentemente
sventare le manovre sleali dei soliti
invidiosi concorrenti. Michel è il prototipo
del vero sportivo: atletico, leale, coraggioso
ma non spericolato. E' affezionatissimo alla
famiglia e soprattutto alla madre, sempre in
pena per la sua incolumità. Diversamente dal
fratello, si è sposato con Françoise Latour,
dopo quasi trent'anni di carriera. Grazie all'
abilità e alla grande competenza tecnica di
Jean Graton, unico e scrupoloso autore della
serie dagli inizi, le sue storie mescolano
abilmente fantasia e realtà e sembrano il più
delle volte cronache di gare realmente
avvenute piuttosto che racconti immaginari.
Nelle avventure del pilota, infatti, il mondo
delle corse è descritto nei minimi dettagli,
dal disegno delle vetture ai circuiti, fino
alla simpatica presenza al fianco di Michel di
autentici piloti. Graton è anche riuscito a
visualizzare mirabilmente il rombo dei motori
creando una efficace "colonna sonora", spesso
in primo piano, che fa davvero "sentire" ai
lettori il violento stridio di una frenata o
il sibilo acuto dei pneumatici di un bolide
lanciato in curva a tutta velocità. Quella che
vi presentiamo è la parte finale della prima
avventura di Michel Vaiilant, impegnato in una
affascinante sfida con il campione
statunitense Steve Warson: acerrimi avversari
all'inizio della storia, i due piloti
finiranno per divenire amici inseparabili ed
eterni compagni di squadra. Una 24 Ore di Le
Mans e un Gran Premio di Germania entrambi
mozzafiato suggellano la nascita di una grande
amicizia e di una bellissima serie. "La grande
sfida" è apparsa su Tintin nel 1958: in
Italia, nel dicembre 1963, questa storia ha
tenuto a battesimo come primo numero la
gloriosa collana edita da Mondadori dei
Classici Audacia.
IL
LOOK DI MICHEL VAILLANT
Apparso per la prima
volta nel 1957, Michel Vaillant è sempre
stato scritto e disegnato dal suo
creatore, il belga (n.d.w.: il
solito lapsus: Graton è francese, bretone
per la precisione) Jean Graton. Prima
di lanciare il personaggio, la rivista
Tintin volle saggiarlo attraverso cinque
brevi racconti, nei quali lo stile
dell'autore è ancora acerbo. Questo
primissimo Michel Vaillant pare un
incrocio tra il personaggio di Johnny
Hazard di Frank Robbins e Alain Delon.
L'aspetto è quello di un ragazzo atletico,
spalle larghe, sorriso aperto, i capelli
bruni tagliati cortissimi; la virgola
ribelle sulla fronte e la fossetta sul
mento sono appena accennate. Nella prima
vera storia di grande respiro, "La grande
sfida", Michel è già più robusto:
apprendiamo anche che ha fatto il militare
come paracadutista ed è un esperto di judo
e karate. Il suo volto, come quello di
tutti i personaggi maschili della serie,
diventa sempre più squadrato. Nella quarta
avventura (n.d.w.: era la terza
avventura),
"Il circuito del
terrore", del 1960 (n.d.w.:
1961 in Francia, 1964 in Italia ),
Michel ha ormai assunto il suo look
definitivo secondo il quale ancora oggi
mostra trent'anni o poco più. L'unico
cambiamento di rilievo nel suo aspetto si
verifica nel 1971, nel racconto "Il rally
della paura", nel quale il pilota compare
con un paio di basette lunghe che taglierà
dopo alcune avventure, anche se, di tanto
in tanto, torneranno a comparire. Se il
personaggio è dunque da sempre
uguale, quello che è cambiato moltissimo
in queste storie riguarda, ovviamente, le
auto e il mondo dei motori. Attraverso le
storie di Michel Vaillant è possibile
ripercorrere trent' anni di storia
(n.d.w.:
ovviamente erano 30 anni all' epoca) dell'automobilismo
sportivo : il mutare del design,
dell'aerodinamica, le tute e i caschi dei
piloti, i tracciati dei circuiti, la
crescente invadenza degli sponsor e via
dicendo. Agli inizi Michel correva con una
maglietta dalle maniche corte e un caschetto
bianco e azzurro con una grande "V"
tricolore in bella vista. Negli anni
Sessanta, Michel ha adottato il classico
casco da pilota d'aviazione, talvolta con
visiera, e una tuta azzurra, sostituita in
tempi più recenti da una di colore bianco,
sulla quale i marchi pubblicitari sono
presenti con discrezione. Disegnate sempre
con grande competenza ed entusiasmo da
Graton, le vetture sono cambiate moltissimo:
da quelle immaginarie della scuderia
Vaillante agli autentici bolidi Ferrari,
Porsche, Lotus, Honda, dalle essenziali
monoposto di Formula Uno degli
anni Sessanta a quelle con alettoni e
pneumatici larghissimi delle corse
più recenti, fino alle grandi trasformazioni
dei coupé della classica 24 Ore di Le Mans
che Michel ha vinto molte volte. Jean Graton
si è davvero superato nel racconto "Un certo
Gran Premio", nel quale il suo personaggio
sogna di correre, nel futuro, sul
fantascientifico circuito di Monthlery 2000:
una "storia immaginaria", come si sarebbe
detto per Superman, con piloti che paiono
astronauti e vetture che ricordano dei
caccia interstellari. Il tutto, come sempre,
realizzato da Graton con una attenzione per
i particolari davvero meticolosa.
|
AL VAGLIO
DELLA CRITICA SU IF-IMMAGINI E FUMETTI
Continuiamo con una
critica di Marco Candellone, pubblicata su
"IF - Immagini & Fumetti" nel maggio 1995,
sulla saga di Michel Vaillant.
GRUPPO DI FAMIGLIA IN
UN CIRCUITO
Michel Vaillant, una
delle più longeve saghe a
fumetti di scuola franco-belga
di Marco Candellone
Da sempre il mondo
del fumetto è stato avaro di soddisfazioni
per lo sport, sia perché il fumetto
"richiede" l' eroe individualista o, al
più, un ristretto gruppo di protagonisti,
mentre molti sport sono di squadra; sia
perchè la ripetitività tecnica e dinamica
dell' evento sportivo mal si prestano ad
una trasposizione letteraria di tipo
seriale, quale quella di una testata a
fumetti. Va da sè, però, che esistono
anche in questo caso, come sempre accade,
le debite eccezioni e Michel
Vaillant è sicuramente la più eclatante di
queste. Il pilota francese rappresenta il
più significativo eroe sportivo nel campo
del fumetto e nasce nel 1957 dalla
fantasia e dalle matite di Jean Graton
sulle pagine della rivista Tintin, il
personaggio venne sottoposto al giudizio
del pubblico attraverso cinque racconti
brevi (ristampati successivamente in un
album celebrativo del ventennale) e, a
seguito del positivo riscontro ottenuto,
comparve la prima avventura full-size, "Le grand defì".
Dall' esordio a oggi ha raggiunto
cinquantasette uscite (n.d.w.:
naturalmente erano 57 nel 1995)
e promette di continuare su questa strada.
Graton ha realizzato, da solo, tanto le
sceneggiature quanto i disegni per tutta la
prima parte della sua produzione
(probabilmente fino al trentesimo volume, lo
speciale per i vent' anni di Michel
Vaillant). Nella seconda metà degli episodi,
invece, l' organigramma della serie si
arricchisce di alcuni assistenti per la
parte grafica: Clovis, Lippens, Lopez,
Bouchez, Delvaux per i disegni, Juan
Castilla per i colori. L' ultima avventura
pubblicata (n.d.w..: l' autore
si riferisce all' album "La piste de Jade"
uscito nel 1995 in Francia e non ancora
pubblicato in Italia)
segna l' esordio , all' insegna della
continuità, di un nuovo sceneggiatore dal
cognome famigliare, Philippe Graton, che per
la prima volta sostituisce Graton padre
nella stesura dello script. .
Abbiamo già rimarcato come la ripetitività
delle situazioni sportive le renda inadatte
a essere protagoniste di qualcosa di più che
un episodio isolato; in questa ottica, il
successo di Michel Vaillant può essere
attribuito all' abilità di Graton nel
mescolare e stemperare la necessaria
componente sportiva con le vicende
accessorie a quest' ultima (spionaggio
industriale, rivalità tra scuderie) o
completamente svincolate dal contesto
motoristico. In questo panorama narrativo le
auto e i circuiti finiscono per diventare
strumentali allo sviluppo dello script,
spalle e non protagonisti utili per attirare
gli occhi del lettore, non la sua
attenzione. E in effetti, su tutta la
produzione di Graton, poche sono state le
avventure che pongono il risultato sportivo
e l' agonismo al centro reale dell'
attenzione e dell' interesse del lettore. Il
sottile filo che lega tra loro intimamente
gli eventi della saga di Michel Vaillant è
costituito dalla ovvia e talora invadente
presenza di automezzi, strade e
competizioni, quanto dalla proposta, più o
meno evidente, di un modello
etico-comportamentale che, se da un lato
configura un Michel Vaillant
tutto mitezza e buoni sentimenti, dall'
altro porta alla ribalta due entità che
finiscono, nel progressivo sviluppo della
saga, per trascendere la figura del
protagonista e diventare protagoniste esse
stesse: la triade Henry-Jean Pierre-Michel
Vaillant e la famiglia Vaillant nel suo
complesso, gli uomini, le donne e, in parte
gli amici. Michel Vaillant svolge sempre
diligentemente (con particolare evidenza
nella prima parte della serie) il ruolo
dell' eroe senza macchia e senza paura,
buonissimo, disponibilissimo, gentile e
sensibile al limite del melenso in certi
momenti, più vicino a un personaggio di
Frank Capra in altri, emblematico in questo
senso l' albo "Serie Noire", storia
documentaristica e introspettiva sviluppata
con grande intelligenza e senso della
misura, in cui Michel Vaillant scende all'
inferno come Jimmy Steward di "La vita
è una cosa meravigliosa", per poter poi
scoprire che esiste sempre uno spiraglio di
speranza e rinascita a nuova vita con l'
aiuto indiretto dell' <<angelo>>
Joseph. Complementare alla figura di Michel
Vaillant, è l' insieme degli uomini della
famiglia Vaillant, tanto ben caratterizzati
individualmente da sembrare tre parti di un'
unica entità: Henry Vaillant, la saggezza e
l' esperienza; Jean Pierre Vaillant, la
perseveranza e la riflessività; Michel
Vaillant, la freschezza e l' entusiasmo.
Queste tre componenti talvolta si
intersecano armoniosamente, talaltra si
scontrano, ma sempre nel superiore interesse
della Vaillante. Infine c'è il resto della
famiglia, una famiglia forte, rassicurante,
che cresce nel tempo (due figli che si
sposano e due nipoti per Henry Vaillant), ma
rimane ancorata a se stessa come punto di
riferimento e sicuro rifugio per i momenti
neri di ognuno dei suoi componenti. Questo
continuo intrecciarsi di sentimenti e
confronti interpersonali permette a Graton
di definire il telaio etico della sua saga:
lealtà, solidarietà, amicizia, senso forte
del fair play nei confronti dell'
avversario. Questa struttura portante ha
molta importanza nell' evoluzione della
serie, in particolare nei primi due lustri
di vita, quando non di rado l' autore cade
in eccessi retorici; in seguito tale
atteggiamento verrà via via diluito, forse
in adeguamento ai tempi che cambiano, forse
in risposta alle critiche che Graton aveva
ricevuto per il fatto di idealizzare
eccessivamente i suoi personaggi. Dal punto
di vista grafico, le prime avventure di
Michel Vaillant cono caratterizzate da un
disegno morbido, accattivante, che risente
in parte del modello stilistico della "linea
chiara" (influenza peraltro quasi
obbligatoria per coloro che all' epoca
passavano per le redazioni di Spirou e
Tintin), discostandosene per un utilizzo più
evoluto del colore e della profondità di
campo. Col tempo il tratto di Graton diventa
più deciso, per certi versi più maturo e
personale, forse anche per seguire e
sottolineare la maturazione dei personaggi.
Questa evoluzione artistica prosegue nella
seconda parte della produzione dell' autore
francese, ma da un certo punto in poi si
dovrebbe piuttosto parlare di "involuzione":
la morfologia dei personaggi è ormai
definita, ma la tecnica si fa sempre più
nervosa, rarefatta, in certa misura
affrettata e approssimativa (in particolare
per quanto riguarda la raffigurazione dei
personaggi umani). Le cose migliori di
questa seconda età di Michel Vaillant sono
gli esterni, siano essi cittadini o contesti
panoramici in cui sono ambientate le gare su
strada e le vetture da corsa, disegnate
sempre con grande precisione tecnica per lo
specifico meccanico e abilità quasi
televisiva nella resa delle fasi dinamiche
delle competizioni. Al di là delle critiche
che possono essere mosse per certi
atteggiamenti retorici e moralistici o per
l' evoluzione-involuzione della grafica,
resta all' autore il merito di aver sfondato
in un campo ostico per la bande dessinée
come quello dello sport e di aver saputo
creare una "realtà parallela" ben inserita
nella realtà reale, complessivamente
credibile e godibile anche se soggetta, come
è ovvio per una saga di questa durata, ad
alti e bassi del livello artistico. Se è pur
vero che rispetto allo sviluppo dell' intera
opera si notano pericolose cadute di tono
nella seconda parte (più o meno i secondi
vent' anni), è altrettanto vero che alcune
storie si innalzano ben oltre il livelli del
buon prodotto medio, tanto dal punto di
vista grafico quanto, soprattutto, da quello
narrativo. Non siamo qui per fare
classifiche di merito, naturalmente, e la
valutazione e comprensione del valore di una
saga di questo genere non può prescindere
dalla conoscenza e lettura totale dell'
opera, comunque ci permetteremo di
consigliare la lettura almeno delle prime,
storiche avventure (quelle pubblicate in
Italia nei Classici Audacia), sicuramente
indicate da fungere da stimolo per un
successivo approfondimento dell' opera
omnia di Jean Graton.
|
SU MANCOLISTA
Walter Gualdrini ha
pubblicato un suo articolo su Michel Vaillant su
Mancolista n. 2 (Anno VII) del giugno 1998.
MICHEL VAILLANT, FINZIONE E
REALTA'
Un mondo in miniatura, con auto e
piloti, per il celebre eroe di Graton
di Walter Gualdrini
|
Riceviamo, e volentieri
pubblichiamo, un’integrazione
al servizio su Michel Vaillant apparso
sullo scorso numero, che ci ha inviato
Walter Gualdrini. << Innanzitutto la
cronologia va completata con altri tre
titoli che portano così a sessanta le
avventure del personaggio. Sono “Paddock”; “La prisonnière”
e “Victoires oubliees” della Graton
Editeur. Esiste poi
una più recente serie parallela nella
quale appaiono storie inedite di (n.d.w.:
presentate da) Michel Vaillant insieme ad
articoli, curiosità ed altre ghiotte notizie
al riguardo di personaggi famosi del mondo
del cinema e dello sport che comunque, nella
loro vita, abbiano avuto a che fare con lo
“sport automobile”, per dirla alla Graton.
Questa serie si intitolata “Dossiers Michel
Vaillant” e conta fino ad ora tre uscite
“Dossier M.V. James Dean: la passion
foudroyée”; “Dossier M.V.: Jacky Ickx:
l’enfant terribile”; Steve McQueen: l’homme
mécanique”. Ricorderò inoltre che Jacky
Ickx, pilota reale, è stato, nella finzione
della bande dessinée, pilota ufficiale della
scuderia Vaillante, compagno di squadra di
Steve Warson e dello stesso Michel. La marca
Vaillante, famosissima in Francia per le
avventure disegnate da Jean Graton quasi
fosse una vera marca di vetture, è diventata
reale lo scorso anno. Una vettura Vaillante,
infatti, ha debuttato alla 24 ore di le Mans
del 1997, classificandosi settima (n.d.w.:
quarta). Il
modellino in scala 1/43 sarà posto in
vendita fra pochi mesi in una tiratura
limitatissima con l’autografo dei piloti e
di Jean Graton stesso.
|
|
Soffermandomi
sui modellini, vorrei inoltre ricordare che
esiste da anni un produttore francese
(Mystere 43 (n.d.w.: Jade Miniatures
-serie "Mystere 43"), che nella
denominazione stessa ricorda una vettura
Vaillante apparsa nell’avventura “Il pilota
senza volto”) che ha posto sul mercato le
Vaillante più famose, come la Mystère,
appunto, la VS 57 apparsa ne “La grande
sfida”, la VS 59 ammirata ne “Il circuito
del terrore”, la VS 74 di "Champion du
monde”, la GT Le Mans vista su “Il pilota
n.8”, la VS 92 di “Une histoire des fous”,
la Calypso, la Marathon e tante altre
ancora, ciascuna con un bel preciso
riferimento ad una avventura. Le miniature sono
inoltre fornite di “pilotini” che
rappresentano Michel Vaillant, Steve
Warson, Jean-Pierre Vaillant con
mascheramento da “pilota senza volto”
nell’atteggiamento di togliersi il casco
che i patiti del nostro eroe ben
ricorderanno, e addirittura “il fantasma
di Le Mans”. Anche le auto concorrenti
sono state riprodotte da Mystére 43 (n.d.w.:
Jade Miniatures): vediamo le Leader,
le Zvezda e tutte le altre, incluse le
Maserati 250F di piloti immaginari ma
anche di piloti reali come Fangio, Godia,
Bonnier e tanti altri. Nella finzione
fumettistica, infatti, sono apparsi più o
meno tutti i
piloti più famosi e vorrei ricordare con
piacere che il grande Gilles Villeneuve
conquistò il titolo di campione del mondo
di F.1 nell’avventura “Steve Warson contro
Michel Vaillant”, rilevandolo proprio
dalle mani del nostro eroe, pochi mesi
prima della tragica scomparsa in una
stagione nella quale era lanciato ad
ottenere, nella realtà, quel prestigioso
obiettivo di cui invece, nella finzione,
Graton lo aveva già gratificato, dando
credito alle sue indiscusse qualità di
conduttore.>>
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L'INTERVISTA
DI MAURO GIORDANI A PHILIPPE GRATON
Durante
l'edizione del 1998
di Expocartoon, a Roma, Mauro Giordani ha avuto
l'occasione di intervistare (forse per la prima volta in
Italia) Philippe Graton, il figlio del maestro Jean
Graton, che aveva preso in mano le redini delle edizioni
di famiglia (Graton Editeur) ed era divenuto lo
sceneggiatore delle storie dell'eroe dei fumetti ideato
dal padre
INTERVISTA
A PHILIPPE GRATON
sceneggiatore
delle storie di Michel Vaillant
di Mauro Giordani
Roma
- Expocartoon, da sinistra a destra:
Michel Vaillant (abbagliato dal
flash), Philippe Graton e Mauro Giordani
M.G.:
Iniziamo da suo padre, come mai un bretone ha
preferito scrivere avventure automobilistiche
anziché storie di mare, di pirati, ecc. ?
P.G.:
Mio padre ha perso il papà quando aveva solo 8
anni
(n.d.w.: fu fatto prigiorniero dai tedeschi) ha
cominciato molto presto a lavorare come
meccanico presso un cantiere navale. Un lavoro
duro che ha odiato e per questo non è mai stato
attratto dal mare. Lì prese la decisione di
diventare disegnatore, l'unica cosa che sapesse
fare veramente bene. Dapprima disegnando dei
souvenir bretoni
(n.d.w.: con la tecnica della pirografia su
legno) e poi, visto che non si poteva
vivere di questo, decise di trasferirsi a
Bruxelles. Qui ha iniziato a realizzare varie
illustrazioni per alcune riviste, poi un giorno
un signore gli chiese << le piacerebbe
disegnare fumetti ?>> e mio padre rispose <<
Perché no? >>. Quel signore era
Jean-Michel Charlier che lo presentò al
disegnatore di origine italiana Dino Attanasio
che lo tenne nel suo studio come assistente per
la realizzazione delle storie di Oncle Paul che
venivano stampate su Spirou.
M.G.: Come avvenne il passaggio da Spirou
a Tintin ?
P.G.:
Risponderò con un aneddoto. Il signor Lombard,
editore della rivista Tintin disse a mio padre
«Se decide di firmare per me, le assicuro che
fra cinque anni andrete in Ferrari!». Mio
padre firmò e cinque anni dopo guidò una
Ferrari, quella che Remond Leblanc gli prestò
una sola volta!!
M.G.: Suo padre e Raymond Reding furono forse i
primi autori dell'area franco-belga a disegnare un
cross-over in una loro storia.
P.G.: E' vero! Fu per un numero speciale
di Tintin, in occasione di un'anniversario della
rivista. Così le stesse tavole apparsero
nella storia di Michel Vaillant e in quelle di
Jari e Jimmy Torrent.
(n.d.w.:
le tavole sono quelle comprese nell'episodio
"Il pilota senza volto", n° 2 della serie
normale, vedi apposite
pagine)
M.G.: Una delle armi vincenti del fumetto
Michel Vaillant è il realismo delle storie e
l'accurata documentazione…
P.G.: Mio padre in questo
esagera. Una volta per la realizzazione
dell'albo "Route de nuit" (in Italia "Operazione
Jaguar") pensò, per meglio entrare
nell'atmosfera della storia, di viaggiare per
tre giorni e per tre notti a bordo di un Tir
insieme a un vero camionista. Alla
fine due gendarmi, vedondolo così malvestito e
stralunato, decisero di fermarlo per
accertamenti.
M.G.:
Ora lei scrive le storie di Michel Vaillant, ci
chiedevamo se da ragazzo ha amato le avventure del
personaggio come semplice lettore?
P.G.: Ho cominciato molto
tardi a leggere le avventure di Michel Vaillant.
Quando ero piccolo non sopportavo il fatto che
si parlasse sempre di Michel Vaillant, in casa,
a scuola, in ogni posto Michel Vaillant era la
mia ossessione. Poi da grande ho cominciato
ad apprezzare i fumetti e il lavoro di mio
padre.
M.G.: Come nascono oggi le avventure di Michel
Vaillant?
P.G.: Io scrivo le
sceneggiature dopo averle discusse con mio padre
Jean. Il disegno viene realizzato,
ovviamente da mio padre che si avvale dell'
aiuto di Lopez che disegna le auto e ha grande
esperienza visto che lui stesso è stato un
corridore automobilistico e di Lippens che
disegna gli sfondi e che lavora con mio padre da
oltre trent' anni.
M.G.: Non crede che il fatto di aver portato le
pagine da 62 a 48 abbia impoverito il contenuto
delle storie?
P.G.: Con le 48 tavole si
ha la possibilità di raccontare solo la storia e
nient' altro; le situazioni familiari che hanno
reso famosa la serie purtroppo non si possono
narrare come una volta.
M.G.: Ora che siete anche
editori di voi stessi non potreste tornare al
vecchio sistema?
P.G.: Sì ma così il
volume dovrebbe costare molto di più, comunque
una delle ultime storie è stata divisa in due
parti proprio per ricreare le vecchie atmosfere.
M.G.: E' cambiato qualcosa, in termini di vendite,
da quando il personaggio è pubblicato dalla vostra
piccola casa editrice?
P.G.:
Sono
cambiate le strategie pubblicitarie. Due anni
fa, ad esempio, una vettura Vaillant ha
partecipato alla 24 ore di Le Mans arrivando
quarta; è stata realizzata una serie di cartoni
animati di Michel Vaillant; la casa
automobilistica Honda ha chiamato un suo coupé
"Vaillante". tutte cose che altri editori,
probabilmente non ci avrebbero lasciato fare. Le
vendite dei nuovi albi e le ristampe dei vecchi,
comunque, sono sempre ottime.
M.G.: Ci parli della nuova
serie Dossiers Michel Vaillant ?
P.G.:
Questa è stata la mia creatura, fuori dal
fumetto lavoro come reporter fotografico e
l'idea è stata quella di coniugare fumetto e
reportage. Così ho deciso di realizzare un albo
con articoli e storie a fumetti su James Dean, a
questo sono seguiti quelli su Steve McQueen,
Jacky Ickx e sulla Honda.
M.G.: A quando quello sulla Ferrari?
P.G.: - Presto verrà
realizzato un volume anche sulla casa
automobilistica di Maranello.
(n.d.w.: L'album sulla vita
di Enzo Ferrari è stato pubblicato nel 2005
nella collana Dossiers Michel Vaillant. La
versione Italiana è uscita lo stesso anno a cura
dell'Editoriale Domus per conto di Quattroruote)
M.G.:
Questo viaggio in Italia le ha ispirato una nuova
storia di Michel Vaillant in Italia?
P.G.: L'Italia mi ispira
soprattutto per la buona cucina, comunque se
troverò un'idea interessante, la prima cosa che
proporrò per il rilancio del personaggio sarà
quella di fare una delle prossime storie
ambientate in Italia.
FINE
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SUL WEB
Articolo di Marco
Migliori pubblicato nel 2000
sul sito UBC fumetti, in occasione dell'uscita
dell' album n° 45 "L' uomo di Lisbona", dopo 11
anni dall' ultima pubblicazione italiana.
MICHEL
VAILLANT
di
Marco Migliori
Personaggio storico della BD
franco-belga, e uno dei più conosciuti e
amati in Italia dopo Asterix, ritorna l'asso
dell'automobilismo internazionale.
Pubblicato fin dagli anni '60 nei Classici
Audacia Mondadori, poi negli Albi Ardimento,
poi sul Giornalino (n.d.w.:
non ci risulta siano mai state pubblicate
storie disegnate da Jean Graton nel Giornalino),
poi nella collana Grandi Eroi della Comic
Art, poi in una collana intitolata proprio
"Michel Vaillant" dall'Alessandro
Distribuzioni, poi.. Poi ritorna proprio
per Alessandro Editore -da sempre
appassionato divulgatore della BD-
questo personaggio che nonostante le varie
chiusure di testate, ha sempre trovato
editori italiani disposti a pubblicarlo e
lettori disposti a comprarlo. Il bel
disegno limpido di Jean Graton (che crea e
gestisce il personaggio dal 1959
(n.d.w.: dal 1957)
e le sue trame semplici
ma efficacemente avventurose, ben si sposano
con la sua passione e competenza per
l'automobilismo, che ne hanno fatto un
classico del fumetto. Dalla Formula 1 al
rally, alla 24 ore di Le Mans, non c'è gara
automobilistica in cui non gareggino delle
Vaillante. Dotato di personaggi fissi e di un
nemico storico e misterioso, la serie è
caratterizzata ovviamente dalle gare
automobilistiche, a cui la Vaillante partecipa
sempre con onore, e spesso vincendole. In
questo volume pubblicato in Francia nel 1984
(ben segnalati nel volume tutti i credits
e la cronologia italiana), ritorna il rally
del Portogallo, già protagonista di una
avventura che avrò letto almeno 20 anni fa. E
allora sarà il lontano ricordo che mitizza la
storia, ma il sequel qui
pubblicato non mi sembra riprendere il fascino
dell'ambientazione precedente e anche la trama
non ha guizzi particolari. Classico e preciso
il disegno di Graton, che probabilmente grazie
anche agli assistenti non risente del passare
del tempo. Un volume onesto e soddisfacente
per tutti i cultori della serie, ed un volume
non imperdibile ma comunque godibile per chi
non la conosce.
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SUL WEB
Recensione apparsa sul sito Music Club nel
luglio del 2000.
JEAN
GRATON
RECENSIONE
de "L' UOMO DI LISBONA"
by
The Raven
Nel 68’ o giù di lì, il ‘Corriere
dei Piccoli’ cambiò formato e contenuti in
un sol numero, pescando a piene mani da
quella che è sempre stata una delle
maggiori scuole di fumetto, la franco-
belga. Dan Cooper, Ric Roland, Lucky Luke,
Luc Orient, Marco Franval, Bernard Prince,
i Puffi, la Combriccola, Poldino
Spaccaferro, (la nostra Valentina Mela
Verde), Anna: fu un grande botto che
cambiò il volto del comic a livello
popolare in Italia, fin lì egemonia di
‘Intrepido’, ‘Monello’, ‘Blek’ e ‘Miki’,
‘Tex’, ‘Topolino’ e Geppi vari. La
copertina del cambiamento, se ben ricordo,
fu dedicata a Michel Vaillant, un pilota
francese di Formula 1 nato dalla fantasia
di Jean Graton che, però, si batteva con
piloti veri, da John Surtees, a Jacky Ickx
e giù giù nel tempo, fino ai giorni
nostri. Il bello dei fumetti è proprio
questa atemporalità che, altrove, farebbe
sghignazzare a quattro ganasce (vedi Tex,
che ha partecipato alla guerra di
secessione americana e rintraccia gli
assassini di sua moglie su un giornale
datato 1904, senza che nessuno muova un
ciglio). In tempi più recenti sono stati
vari i personaggi (la Valentina di Crepax
ed il Martin Mystère di Castelli, ad es)
che han visto scorrere i loro anni come
quelli dei mortali, ma siamo ancora su
piccole percentuali, il resto per comodità
preferisce inchiodare il tempo (chi ha
bisogno di un Uomo Ragno sessantenne?),
come certe starlet ed i Duran Duran dei
tempi d’oro, che avevano tappato il buco
della clessidra a 23 anni... Dopo
quell’exploit, però, gran parte dei
fumetti francofoni tornò nel dimenticatoio
o si trascinò alla bell’e meglio (come
Lucky Luke) tra un editore e l’altro, che
stampavano più per amore che per soldi. Lo
stesso Vaillant è passato dalla Mondadori
(i grandi "Classici Audacia") alla Crespi
(i non meno celebrati "Albi
Ardimento"), fino ad approdare, dopo un
balzo di quasi 20 anni, a collane dai nomi
meno eroico-littori come quella della
"Comic Art" e, dall’87, all’"Alessandro
Distribuzioni" di Bologna, che ha fermato
le rotative nell’89. Ora, divenuta
"Editore" e passata la mano come
distributore, la Alessandro ha ripreso le
pubblicazioni con quello che si spera
essere il primo di una lunga serie di
cartonati in grado di colmare il buco
esistente tra la produzione francese e
quella italiana (24 albi inediti, senza
contare i primi, ormai rintracciabili solo
a prezzi che conviene farsi d’ero). Le
storie di Michel Vaillant (tra i
protagonisti a fumetti che negli anni ‘70
furono tacciati di gayetà
dai soliti "espressari panoramici"
che non hanno di meglio da fare che
trovare scandali da parrocchietta) e dei
suoi amici sono lineari: c’è una corsa
(quasi sempre formula 1 ma anche moto e,
come nel caso del volume qui esaminato,
rally) da svolgere ma, intorno ad essa,
spesso si dipana un intrigo che coinvolge
l’intera scuderia. In questo caso si
tratta del trafugamento dei disegni di un
rivoluzionario prototipo Vaillante. La
storia, in realtà, è abbastanza scialba;
siamo lontani, quanto a thrilling, da
capolavori come "Il fantasma di Le Mans"
ma quel che conta è veder tornare sugli
scaffali italici quei disegni così
lineari, perfezionistici (in due diversi
riquadri di folla, ad esempio, vedrete le
stesse persone negli stessi posti ma con
movenze differenti, come in un film) e di
grande pathos (le auto - disegnate
meravigliosamente e con tutti i
particolari curati a livello di
maniacalità - che sbandano, con il
lettering a drammatizzare le già
efficaci espressioni dei volti), ed il
sapore di storie "normali" che tra droga,
polpi fissati, sesso a 720° e splatterismi,
era andato perso quasi del tutto. A bientôt, Michel.
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MICHEL ANCORA SU
AUTOSPRINT
Nel gennaio del
2001 Autosprint dedica un articolo al nostro eroe
...ma, prima di leggerlo, vediamo le precedenti
apparizioni di Michel sul celeberrimo settimanale
sportivo.
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Michel
era già finito su Autosprint
anche grazie alla fantasia di Jean Graton. |
La
prima volta "reale" è stata nel 1979 in occasione del
20° anniversario della serie (vedi articolo più sopra),
quindi nel 1984 con la pubblicazione (incompleta
peraltro) dell'album "300 all' ora a Paris". Ma nel gennaio del 2001 Michel ha avuto una vera
e propria celebrazione con l'articolo (che potete leggere
qui sotto) e la pubblicazione completa, in tre puntate, di
"Cairo !".
C'EST
VAILLANT
PERCHE'
MICHEL E' IL CAMPIONISSIMO DELLE NUVOLE
PARLANTI
di
Mario Donnini
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Madame
et monsieur, Michel Vaillant. Il pilota più vincente e
versatile nella storia dell’ automobilismo.
Nato nel ’57 dalle matite del bretone Jean
Graton, il campione francese è il personaggio
a fumetti più amato e famoso nel mondo delle
corse, capace di evocare atmosfere ammalianti
di classicissime come la 24 Ore di Le Mans e
la Dakar, oltre alle sfide palpitanti della
F.1. Vaillant vive le sue avventure all’
insegna di una verosimiglianza romanzesca
deliziosamente manzoniana, con eroi del
fumetto che sfidano personaggi reali. Al di
là della fiction, l’ ambientazione, il
contesto e l’ humus narrativo si esprimono
armoniosamente con l’ assoluto rigore di
Graton. Artista sì, ma pure esperto purista
delle corse, coadiuvato dal figlio Philippe.
Michel è figlio di Henry, patron della
casa Vaillante impegnata in ogni genere di
competizioni e anche nella produzione di
serie. Grande amico e alter ego del
nostro eroe è l’ estroverso pilota
statunitense Steve Warson. Il resto lo
dicono le cifre. In 44 anni di carriera
Michel ha vinto 5 titoli iridati di F.1,
altrettante 24 Ore di Le Mans, due Indy
500, due Daytona 500, quattro gare del
mondiale marche più un rally di
Montecarlo e una Dakar. Dei 62 episodi
della saga sono stati venduti 20 milioni
di album, tutti ancora ristampati. Nel
’90 un sondaggio effettuato da
Sofrés/Tele 7 Jours ha rivelato che nei
paesi francofoni Vaillant è il terzo
personaggio d’ avventura più popolare,
dopo Superman e Tarzan e a pari merito
con Batman. In Francia un po’ per gioco
un po’ per amore, i fans pensano a
Michel come ad un personaggio in carne
ed ossa. Tanto che nel ’97 una Courage
Vaillante è stata iscritta alla 24 Ore
di Le Mans cogliendo il quarto posto
finale tra il tripudio della folla.
Tornando a noi, quello di Michel su
Autosprint è un vero e proprio ritorno,
visto che nella metà degli anni ’80 il
nostro settimanale ospitò alcune tavole
dell’ episodio “300 all’ ora a Paris”.
Questi i motivi che ci spingono a
pubblicare in tre puntate la storia
più recente di Vaillant, ispirata alla
Dakar dello scorso anno. Perché a
volte il nostro sport va anche gustato
con un pizzico di poetica fantasia.
E ricordate, se le corse vere vi
dovessero deludere un po’, nella
notte di Le Mans troverete sempre un
fantastico amico di nome Michel. Non
mancherà mai una Vaillante a Spa
pronta ad aggredire Eau Rouge
sfidando Clark, Ickx e Schumacher o
una pallottola blu pronta a
conficcarsi nelle sabbie infuocate
del Teneré. Buona
lettura,
dunque. Enchanté,
Michel.
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SUL
WEB
Recensione apparsa sul sito Music Club
nel 2001.
in occasione dell'uscita della versione italiana di
"Operation Mirage" edita da Alessandro.
PHILIPPE
E JEAN GRATON
RECENSIONE di
"Operazione Mirage"
Michel Vaillant, asso della
Formula 1 (ma si è cimentato praticamente
con qualsiasi mezzo dotato di motore) ben
prima dei suoi connazionali in carne e ossa
(Pironi, Prost, Alesi) miete successi sulle
piste di tutto il mondo dal lontano 1959 (La
grand defi, uscito da noi 4 anni dopo per la
rimpiantissima collana Classici Audacia
della Mondadori come La grande sfida).
Grazie a quella magia tipica del fumetto,
quella licenza temporale che fa partecipare
Tex alla Guerra civile tra Nord e Sud (1860)
e rintracciare notizie degli assassini di
sua moglie Lilith in un giornale dei primi
del 900, o che fa rimanere Qui, Quo e Qua
ragazzini per oltre 50 anni, Michel Vaillant
pilota bolidi da 42 anni restando lo stesso
giovanotto di sempre, mascella squadrata,
ricciolo ribelle (giusto uno!) e un passato
di sospetta omosessualità sventata grazie
all’inserimento di una sempiterna fiancée a
nome Françoise (n.d.w.:
a dire il vero è sua moglie da anni).
Ma ci va bene così. Gli eroi di carta al
contrario degli uomini non “subiscono
l’ingiuria degli anni” (a parte un paio di
esempi in entrambe le categorie: Valentina
e Ken Parker di là, Andreotti e Pippo
Baudo di qua) e questo ci permette di
salvare il legnoso Michel da una vita di
rincoglionito 65enne in preda ai primi
morsi del Parkinson. Dopo un’altalena di
editori e pubblicazione dei suoi albi sul
nostro suolo (i volumi usciti in patria
dall’86 al ’99 sono tuttora inediti)
comune a molti vecchi eroi della linea
chiara, la Alessandro Editore di Bologna
ha iniziato a ripubblicarne le storie lo
scorso anno (Cairo) e ci offre ora il 64°
volume della serie originale (l’idea
sarebbe di pubblicare ogni anno una storia
in contemporanea con la Francia ed una di
quelle che qui ci siamo persi). Se a
Michel non passa un anno, così
evidentemente non è per il ‘papà’ Jean
Graton, che si fa assistere come da tempo
ormai, da uno staff e da Philippe Graton
(sceneggiatura), che il buonsenso mi
permette di azzardare come figlio
dell’autore (n.d.w.:
esatto !). La storia è presto
detta: un fotografo/spione industriale
cerca, con successo, di carpire i segreti
dell’ultimo modello, al solito
rivoluzionario, di Vaillante e per farlo
ricorrerà ad ogni escamotage (perfino il
dormire in una buca scavata in un lago
ghiacciato in Norvegia dove la Vaillante
tiene uno dei suoi segretissimi test!). Ma
la trama gialla, la cospirazione sempre in
agguato (un ‘traditore’ che agisce
nell’ombra) ed il mistero che hanno fatto
grandi episodi del passato (uno per tutti,
Il fantasma di Le Mans) non hanno più il
gusto e la tensione dei giorni d’oro.
Forse il canovaccio risente degli anni più
del suo protagonista, forse il meglio è
stato già detto o i tempi sono cambiati o
noi non siamo più i bambini di una volta
(quest’ultima ipotesi la escluderei,
hehe), fatto sta che le ultime storie non
strabiliano per trama, ma poco importa:
quel che affascina ancora come allora sono
il segno pulito, la meticolosità nei
dettagli, la descrizione maniacale delle
ambientazioni (sia che si tratti di una
pista che di un paesino della provincia
francese che dei volti di piloti reali), i
lunghi dialoghi e didascalie che però
miracolosamente non appesantiscono la
lettura. L’unica differenza sostanziale è
l’uso non pantonico dei colori (qui opera
di Usagi) che ne muove obiettivamente le
scene. Anche se il languore dei ricordi
preferiva quelle belle tinte piatte che ci
saltavano addosso dalle pagine del
Corriere dei Piccoli.
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MICHEL SU
RUOTECLASSICHE
Gianluigi
Vignola da ragazzo leggeva Michel Vaillant. In un
articolo, pubblicato da Ruoteclassiche nel marzo del 2002,
ha raccontato come, con grande passione e notevole impegno
anche economico, è riuscito a ricostruire la Jaguar KX
150: il famoso modello sportivo che, nel quarto episodio
della serie, apparteneva a Regis Blancardo (Blanchard
nella versione italiana), il "cattivo" di turno, implicato
nel traffico di armi, regolarmente sconfitto da Michel e
da Steve. Ecco qualche passo dell' articolo.
(foto: Alfredo Albertini)
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DALLA PARTE DEI
CATTIVI
di Gianluigi
Vignola
"Quando ero ragazzo,
leggevo i fumetti di Vaillant. Mi colpì
quella storia in cui il nemico di turno
guidava una macchina come questa. Che
divenne per me un chiodo fisso. Fino a
quando non sono riuscito a trovarne una in
America. Era un vero rottame e restaurarla
mi è costato una fortuna. Ma accidenti che
macchina !"
Chi ha superato i
quarant' anni ricorderà una collana di fumetti
edita nei primi anni Sessanta, i "Classici
Audacia". Tra i protagonisti l' asso del
volante Michel Vaillant che, in una delle sue
avventurepiù famose, dal titolo "Operazione
Jaguar", è alle prese con una "XK 150" che il
"cattivo" della storia porterà a schiantarsi
in fondo a un precipizio dopo un lungo
inseguimento. E' stato così che ho imparato a
conoscere, e a desiderare, questa bella
sportiva inglese. E quando ho potuto
permettermela, me la sono comprata. Avevo due
possibilità: o un esemplare bell'e pronto
oppure uno da restaurare completamente. Ho
preferito quest' ultimo, pur consapevole delle
difficoltà alle quali sarei andato incontro.
(...omissis)
COME INDURRE IN
TENTAZIONE
"Galeotto fu quel
fumetto"
L' album numero 6 dei
"Classici Audacia", uscito il 1° maggio 1964,
è stato quello che colpì la fantasia del
proprietario della "XK 150" di questo
servizio, tanto da indurlo ad acquistarne un
esemplare. Michel Vaillant, figlio di un
industriale automobilistico, ne è il
protagonista. Una sessantina le storie
pubblicate fino ad oggi (la prima, "La grande
sfida" apparve nel 1958), tutte nate dalla
matita di Jean Graton. Vaillant ha partecipato
(e vinto) a ogni tipo di competizione, dalla
F.1 alla 24 Ore di Le Mans alla Parigi-Dakar,
a volte in compagnia di piloti autentici, come
Collins, Stewart, Tambay e Cheevert. Tra le
storie più famose, "Il pilota senza volto",
"Il circuito del terrore", "Un 13 in gara", "I
nemici di Warson", "I piloti del brivido".
Ruoteclassiche
|
Gianluigi
Vignola a bordo della sua Jaguar con in mano
l' album di Michel che lo ha ...tentato
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ANCORA SU AUTOSPRINT
Anche nel
2002 Autosprint dedica un grande articolo,
firmato da Cesare Maria Mannucci, al nostro
eroe.
L'occasione è il film prodotto
da Luc Besson (vedi le apposite pagine) che lo vede protagonista alla
mitica 24 Ore di Le Mans.
CIACK IN PISTA
LE
MANS NELL' OBIETTIVO DEL GRANDE CINEMA
di
Cesare Maria Mannucci
Ciack
si gira. Per la terza volta dopo "Un un uomo
e una donna" di Claude Lelouch e "La 24 ore
di Le Mans" con Steve McQueen, il grande
cinema ritorna a occuparsi della gara
francese. L' idea nasce da Luc Besson, tra i
registi più internazionali d' oltralpe,
autore di successi come Subway, Il Grande
Blu, Nikita, Leon, Giovanna d' Arco e Il
Quinto Elemento. Besson si occuperà della
produzione, mentre la regia è affidata a
Louis-Pascal Couvelaire. Così come è
accaduto per il "Quinto elemento", la cui
storia era ispirata da un racconto a fumetti
pubblicato si "Metal Hurlant", Luc Besson
porterà su pellicola, le avventure di Michel
Vaillant, il famoso pilota-eroe nato dalla
fantasia e dalle matite del belga (n.d.w.:
il solito lapsus, Graton è francese,
bretone per la precisione) Jean Graton. Del resto, il
<<fumetto>> è di grande moda per
il cinema. Lo confermano i risultati al
box-office del recente film sull' Uomo
Ragno, che in America sta tenendo testa agli
incassi di Guerre Stellari 2. Per Besson, l'
automobilismo sportivo non è certo un
pianeta sconosciuto. La sua famiglia era
coinvolta nella proprietà della Gpa, la
famosissima marca di caschi francesi che
negli anni '70 aveva sbaragliato la
concorrenza americana di Simpson e Bell, con
i celebri integrali "bombati" sulle
orecchie. Besson era presente all' ultimo GP
di Montecarlo e per tutto il week-end si è
diviso tra il Principato e il Festival del
cinema a Cannes, dove il progetto legato a
Michel Vaillant e la 24 ore di Le Mans è
stato ufficialmente presentato. Non è
comunque la prima volta che Michel Vaillant
viene portato sullo schermo. Negli anni '60,
la televisione francese realizzò una serie
di telefilm ispirati all' eroe di Graton. Ad
interpretarlo in quell' occasione venne
chiamato un pilota vero, Henry Grandsire,
giovane promessa dell' automobilismo
francese, che correva per l' Alpine. E
proprio le le piccole Alpine-Renault di F. 3
vennero usate per simulare le prestazioni in
pista della celeberrima Vaillante, le
vetture piglia-tutto progettate dal fratello
di Michel, Jean-Pierre. Adesso, con un
budget adeguato a quello delle grandi
produzioni, arriva Luc Besson e il suo
talento visionario. Come già accaduto per
Driven di Stallone, l' idea di ambientare la
storia in F. 1 è stata subito messa da parte
per gli enormi problemi di natura
organizzativa e finanziaria che ci sarebbero
stati. Decisamentepiù fattibile e più adatta
, la 24 Ore di Le Mans, gara simbolo dell'
automobilismo francese, già teatro di
moltissime storie di Michel Vaillant. Da "La
grande sfida", a "Un 13 in gara" sino al
"Fantasma di Le Mans", Michel Vaillant è
sempre stato un grande protagonista della 24
Ore. Per Besson cè poi la sfida, tutta
professionale, di realizzare e produrre un'
opera che faccia dimenticare "La 24 Ore di
Le Mans", con Steve McQueen, film
estremamente scarso come sceneggiatura, ma
considerato un capolavoro per come vennero
affrontati tutti i problemi legati alla
produzione di un film che ha come
ambientazione una corsa automobilistica.
Senza ricorrere al gigantismo del film con
McQueen - allora la casa di produzione Solar
acquistò più di 10 vetture da competizione,
il meglio delle ruote coperte dell' epoca -
anche Besson avrà delle vetture vere
impegnate in gara. La Vaillante sarà
rappresentata da una Lola-Judd del team
Dams, che nelle prove di aprile il
preparazione della 24 Ore, è stata guidata
da Gache-Cleroco-Neugarten. Come ogni storia
di Michel Vaillant, ci saranno anche i
cattivi, rappresetnati dal Leader, e dai
piloti del Texas Driver. Sarà una Panoz P 1,
sempre iscritta dal team Dams, e colorata di
rosso, la vettura dei nemici di Vaillant.
Nei test preliminari, a guidare la Leader vi
erano McCarty-Policand-Duez. Entrambe le
vetture saranno impegnate durante tutte le
fasi della gara, ma verranno considerate
come iscrizioni supplementari. All' uopo,
sono stati costruiti due nuovi box, per
ospitare sia le vetture che tutte le
apparecchiature necessarie alla produzione.
Il lavoro ai box sarà diretto da Jean Paul
Driot. Sia durante le prove che in gara,
entrambe le vetture potranno cambiare la
colorazione della carrozzeria, per dare l'
idea di due vetture per ogni squadra, ma
come da regolamento, non potranno
tassativamente cambiare il numero di gara. A
farlo, ci penseranno poi in fase di post
produzione, con un effetto al computer.
Sotto quest' ottica, Besson batte McQueen.
Allora, la casa di produzione iscrisse alla
gara una Porsche 908 Spyder che venne
equipaggiata con una cinepresa sull'
avantreno, mentre le varie fasi di gara,
vennero simulate giorni dopo, addirittura
chiudendo tutto il circuito, strade
nazionale comprese! Besson invece potrà
contare in gara su due vetture, che grazie
agli ultimi progressi in materia, saranno
equipaggiate contemporaneamente con 3
cineprese, dal peso e dal volume
ridottissimo. Il regista francese,
continuando una tradizione che vuole sempre
una celebrità, darà il via alla 24 Ore.
Impossibile pronosticare una Vaillante o una
Leader vincitrici nella realtà della 24 Ore
di Le Mans, ma certamente il risultato che
vedremo in pellicola sarà soddisfacente. A
Steve McQueen, una idea del genere, 33 anni
dopo il suo film, sarebbe senz' altro
piaciuta.
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MICHEL SU
AUTOCOLLEZIONI MAGAZINE
Nel numero 7, di
settembre/ottobre del
2002 , la rivista AUTOCOLLEZIONI MAGAZINE pubblica
un bell'articolo sul nostro eroe (e sul nostro sito...)
firmato dall' amico, e fan di Michel, Massimo Rampini.
CLASSICI
DELL'AUDACIA
L' ARDIMENTOSO
MICHEL VAILLANT
di
Massimo Rampini
Chi
di noi, ragazzo degli anni '60, appassionato
di motori, non ha sognato di emulare le gesta
del mitico Michel Vaillant? Michel era
semplicemente.. tutto! Bello, onesto, serio,
ricco, di buona famiglia, e soprattutto, gran
pilota. Aveva l'unico "difetto" di non essere
italiano, ma questo solo perché il suo autore,
il mitico sig. Jean Graton, non è nostro
connazionale. Nessuno di noi ha però mai
sollevato questioni sciovinistiche quando si
trattava di chiedere le 250 lire mensili ai
genitori per acquistare i Classici dell'
Audacia. Erano parecchi soldini, 250 lire di
quei tempi: ci si compravano quasi quattro
giornali quotidiani, quasi lo stesso numero di
caffè. Il 'Corsarino' della Moto Morini con
quella cifra (in benzina super) percorreva
svariati chilometri. Eppure Michel lo
leggevamo in tanti. Viveva a Parigi (solo in
inverno e mai per lunghi periodi) e
soprattutto a Roquerbrune, sulla Costa
Azzurra, a pochi chilometri da Nizza. E lì,
con lui, abitavano il papà, Monsieur Henri
Vaillant e la mamma Elisabeth. Il fratello
Jean-Pierre, invece, pilota di buona razza ma
agonisticamente meno fortunato, aveva
preferito, alla pista, la strada della propria
famiglia, di una bella ragazza bionda, come
moglie, e di uno splendido bimbo dai capelli
d'oro, guarda caso JeanMichel. E poi gli
amici, primo fra tutti Steve, il biondo pilota
americano Warson, dapprima grande rivale, poi
davvero un fratello. Una
telenovela "ante litteram", quella di Michel,
della sua plurivittoriosa Vaillante,
dell'equipe francese sempre a caccia di
avvincenti storie da raccontare, si badi bene,
non solo nell'ambiente dei motori. All'
occorrenza infatti Michel e i suoi possono
trasformarsi in detective, nei moderni Rambo,
Indiana Jones, ma con una prerogativa: quella
d' essere sempre i bravi e generosi ragazzi
della porta accanto. Avevamo lasciato Michel
Vaillant alla fine degli anni '60, alle prese
con gente del calibro di CIark, Bianchi, Hill
(padre). L' abbiamo ritrovato incredibilmente
giovane (beato lui!) al giorno d' oggi a
fianco dei piloti moderni. Si, perché il tempo
che passa corrode gli uomini "normali", ma
fortunatamente nulla può sui miti dei fumetti
che, anzi, da quel decorso escono più forti,
più sicuri, più temprati. Michel vive, con
tutta la sua famiglia e gli amici, innanzi
tutto nel ricordo - lo abbiamo scoperto - di
migliaia di persone nostalgiche che lo amano
oggi al volante delle auto tutta-elettronica
come lo hanno amato su quelle ad aste e
bilancieri; vive poi, soprattutto, nella
magica matita del suo ideatore il Maestro
Graton, mai stanco, nell'opera di suo figlio
Philippe e dei suoi preziosi collaboratori. Ma
come siamo in grado di dirvi tutto questo? Per
puro caso. Girovagando in rete abbiamo infatti
scoperto un sito meraviglioso www.michel-vaillant-fan.it
ideato e curato minuziosamente da quello che
è, di certo, il primo fan italiano di Michel
Vaillant: Gianfranco Castellana. Triestino,
under 50, ottimo padre di famiglia, Gianfranco
è il classico bravo ragazzo di una volta, ha
il carattere di Michel Vaillant, quello un po'
timido della porta accanto, sempre
disponibile, sempre pronto al sorriso. La sua
vita evolve come quella di ognuno di noi, ma
una parte di essa è riservata con rigore ai
più bei ricordi dell'infanzia ed in
particolare a Michel Vaillant. Ovvio, dunque,
che Gianfranco ed il suo sito appaiano
enciclopedici sull'argomento. Qualsiasi
spiegazione ulteriore sarebbe riduttiva,
motivo per il quale vi invitiamo subito a
cliccare come sopra. Gianfranco Castellana è
certamente un appassionato di auto e motori.
Ma ciò che traspare dalla sua pubblicazione in
rete è un'incondizionata fedeltà al mitico
protagonista delle storie ed a tutte le
storie, da qualsiasi editore provengano. Si
sappia, per la cronaca, che alcuni fascicoli
del fumetto, praticamente introvabili, hanno
raggiunto cifre decisamente ragguardevoli sul
mercato. La suddetta fedeltà ha giustamente
meritato anche premi ed il sig. Graton in
persona ha inteso pubblicamente ringraziare
l'ottimo Gianfranco, per il lavoro svolto,
attraverso una lettera con dedica che
pensiamo.. custodita in cassaforte. E' però
doveroso, a questo punto, trattare seppur
brevemente (non sarebbe sufficiente l'intera
rivista!) della lunga e proficua attività
professionale dell'Autore, il sig. Jean
Graton. Dal sito ed in particolare da
un'intervista concessa al periodico Fumo di
China apprendiamo che Monsieur Graton nasce
nel 1923 in Bretagna. Dopo la guerra si
trasferisce in Belgio dove fissa la sua
residenza, a Bruxelles. Inizia a lavorare come
disegnatore di fumetti e si specializza in
quelli a carattere sportivo. Predilige le
storie che si svolgono nel mondo delle corse
automobilistiche, mondo che è da sempre nel
suo cuore. "Ricordo che la mia infanzia si
svolse così, che l'odore della mia giovinezza
era quello dell' olio che, all'epoca,
mettevano nei motori. Oltre a questo tutti gli
anni andavo a vedere le corse di LE MANS.
Scegliendo il personaggio decisi per un pilota
da corsa. Occorreva un nome che potesse stare
alla pari con quello degli eroi dell'epoca,
che avevano nomi "prestigiosi", senza macchia,
non come adesso. All' epoca il nome VAILLANT
ha prodotto Vaillante. Mi chiedono spesso a
quale auto mi sono ispirato: ho creato le auto
secondo i miei gusti, le mie preferenze. E'
evidente che non potevano sembrare auto
americane, ed anzi erano quasi sempre di
ispirazione italiana". Michel nasce
ufficialmente intorno alla metà degli anni '60
(nota: alla fine degli anni '50) con il famoso
albo 'Le grand defi', 'La Grande sfida', ormai
introvabile anche nella riedizione curata
dalla Casa Editrice Alessandro (nota: Crespi),
qualche anno fa. Da allora Monsieur Graton non
si è mai fermato. Dopo il successo
internazionale ha creato una casa editrice,
insieme con il figlio Philippe, tutta sua ed i
suoi albi tirano mediamente oltre 60 mila
copie all'anno. Singolare il fatto che i
piloti 'veri' (quelli realmente esistenti)
facciano carte false per apparire nelle storie
di Michel, suoi amici o avversari. Sentite
quest' altro passo della lunga intervista
pubblicata anche in rete: ".. conoscevo
tramite Les Sports i piloti belgi. Mi sono
rivolto a BIANCHI (Lucien Bianchi n.d.r.), che
era il secondo di PauI Fréres (che aveva un
garage Ferrari a Bruxelles) e andavo a
trovarlo per avere informazioni sulle auto e
sulle corse. Il primo personaggio reale a cui
mi sono ispirato é lui, Bianchi, che ho
introdotto anche nella storia di Le Mans "UN
13 IN GARA"). Gli ho proposto di inserirlo,
assieme al fratello, e questo lo ha divertito
molto. Poi ho avuto l'occasione di mettere
altri, fino al giorno in cui ho rivisto JACKY
ICKX. Lo conoscevo molto bene (fin da
ragazzino), il padre, che era giornalista,
portava i suoi articoli in redazione ed era
accompagnato dai suoi due figli e Jacky era
ancora un marmocchio. L' ho rivisto quando
aveva 7 - 8 anni, poi a 10, poi àll' Automobil
Club Belga. Era la sua prima stagione in F.1,
correva per la FERRARI e mi disse «mi
piacerebbe correre contro Michel Vaillant».
Non avevo ancora osato mettere un pilota di
F.1 nelle storie e gli dissi «Jacky, mi
piacerebbe metterti nelle mie storie, ma ho
già una sceneggiatura che si svolge a Monza
("BRIVIDO A MONZA") e Michel deve vincere ...!
» e lui rispose « Secondo, dietro Michel
Vaillant, mi sta bene!». Così l' ho inserito
nella storia, ricordo che mia moglie ed io
eravamo stati invitati sulla Costa Azzurra da
suo padre, che mi diceva «E' bene per Jacky
essere presente in un fumetto», E questo è
stato l' inizio e poi ne sono seguiti altri e
siccome frequentavo sempre più la F.1 sono
diventato una "mascotte", per cui chiedevo ai
piloti il permesso di inserirli e loro,
sapendo che non avrei raccontato delle
fesserie, acconsentivano. Ci sono anche
aneddoti divertenti: ero in Svizzera, molto
tempo fa, mentre si svolgeva il "festival dei
piloti", una specie di corsa sciistica, gare
sulla neve praticate per tre giorni. Erano
organizzate da GOODYEAR e riunivano una
quindicina di piloti d' auto e di moto e
durante questi giorni "il grosso divertimento"
era una specie di sport che non aveva niente a
che vedere col mondo dei motori. Una sera, a
cena di fronte a me c' era REGAZZONI che
sfoggiava i baffi per la prima volta. «Coi
baffi sembri cattivo » gli dissi «per cui ho
pensato ad una rivalità tra te e Michel,
cominciata sui campi da sci e che prosegue
nelle corse». E lui rispose: «Non Michel,
Warson! » Conoscendo la storia
sarebbe stato più divertente combattere Steve
Warson che Michel Vaillant, ed io ho dovuto
accondiscendere..." . Il Maestro Graton,
appena gli è possibile, seguita a frequentare
autodromi e gare. A Le Mans come a Monza è di
casa come Michel o Steve, Jean-Pierre o Henri
Vaillant. A lui va il merito di aver creato
personaggi unici, inimitabili, cui ha saputo
donare l' immortalità al pari con l' altra
caratteristica fondamentale: quella di uomini,
seppur virtuali, con una passione in comune
con noi, gente di tutti i giorni, la passione
per l'automobilismo. Grazie di tutto, Monsieur
Graton. À
bientot, Michel !
|
MICHEL SU SPORT WEEK DELLA
GAZZETTA DELLO SPORT
Era il 1979 quando LA
GAZZETTA DELLO SPORT pubblicava, a puntate nell'
inserto La Gazzetta dello Sport llustrata,
l'episodio n° 29 della s.n. "San Francisco Circus". Sabato
16 novembre
2002 la mitica "Rosa" ha nuovamente ospitato il
nostro eroe. Questa volta non si è trattato della
pubblicazione di un episodio ma di un articolo, a firma Fabio
Licari, corredato dalle immagini del film di Besson,
che ha celebrato le gesta di Michel e l'opera
di suo "padre" Jean Graton. Michel è stato ospitato
nell'inserto della Gazzetta SPORT WEEK,
al pari di un campione della vita reale, affiancandolo
(caso unico crediamo) agli atleti in carne ed ossa.
Il titolo è tutto un programma: "Ecco l'unico più forte di
Schumi" .
Il
mito di Michel Vaillant
ECCO
L' UNICO PIU' FORTE DI SCHUMI
Da
45 anni, con la sua Vaillante, domina
sulle piste di tutto il mondo. Che si
tratti di un Gran Premio di Formula 1, di
Indianapolis o della 24 Ore di Le Mans,
ieri contro Senna, oggi contro il campione
della Ferrari, è sempre
imbattibile. E adesso l' eroe del
fumetto francese diventa protagonista di
un film dalla trama top secret, ma il cui
epilogo, inevitabilmente, sarà l'ennesima
vittoria.
di
Fabio Licari
|
|
“Secondo
dietro Michel Vaillant ? Mi sta bene !”,
disse un giorno Jacky Ickx, famoso pilota
belga tra gli Anni ’60 e gli Anni ’80,
brillante protagonista della Formula 1,
plurivincitore nelle 24 Ore di Le Mans e
nelle Parigi-Dakar. Ickx, che è stato a
lungo anche pilota della Ferrari con Clay
Regazzoni, appena prima dell’ arrivo di Niki
Lauda, non tramava per combinare una corsa:
discuteva scherzosamente con Jean Graton,
francese di Nantes, cresciuto in Belgio,
classe 1923, soggettista, disegnatore e papà
dell’eroe dei fumetti Michel Vaillant.
Graton spesso inseriva (e lo fa ancora)
personaggi reali nelle avventure di Michel:
quel giorno aveva pensato anche a Ickx che,
però, avrebbe dovuto accettare il secondo
posto. E così fu: se vi capita, andate a
rileggere “Brivido a Monza”, uscito
sul Corriere dei Piccoli nel 1969 e
sugli Albi Ardimento nel 1971. In
seguito, Ickx, diventato grande amico di
Graton, ha partecipato a una quindicina di
storie. Compresa “Cairo” ,
sessantatreesimo e penultimo volume della
fortunata serie, uscito nel 2000 (pubblicato
in Italia da Alessandro Editore). Grande
Michel. Lui davvero li ha sconfitti tutti, i
più forti piloti degli ultimi quarant’ anni.
C’è stato un tempo in cui Graton
doveva usare nomi di fantasia, anche se i
volti erano identificabili: ma oggi per un
corridore, vivaddio, è un onore partecipare
a un’ avventura a strisce.
|
Nato
nel 1957 sulle pagine del settimanale Tintin,
Michel Vaillant è il più famoso (e
artisticamente valido) personaggio a
fumetti ambientato nel mondo delle corse
automobilistiche. Non che eredi e
imitazioni siano mancati.Ma nessuno ha
raggiunto la perfezione grafica delle
vetture di Graton, che ha una competenza
tecnica fuori dal comune; nessuno è stato
capace di riprodurre gli effetti quasi
sonori delle tavole (pare di sentire il
rombo dei motori); nessuno, infine, ha
eguagliato gli intrecci delle storie dal
taglio cinematografico: non solo piste e
bolidi, ma anche spionaggio, thriller e
quel po’ di rosa che non guasta. Nel 1973
Graton fa anche sposare Michel con la
bella Françoise Latour, dalla quale avrà
un figlio, chiamato Patrick. Ma Michel
preferirà sempre l’ emozione di una corsa
(alla guida della sua Vaillante) a una
tranquilla serata in famiglia. E poi
Michel l’ automobilismo ce l’ ha nel
sangue. Suo padre Henri è proprietario di
una Casa automobilistica e il fratello
maggiore, Jean-Pierre, già pilota, è capo
ingegnere della fabbrica. Michel, con il
rombo dei motori a fargli compagnia da
bambino (macchine invece degli
orsacchiotti di peluche), nasce pilota: a
lui toccherà gareggiare con la Vaillante
di famiglia, che si tratti di una
monoposto di Formula 1 o della Formula
Indy, di una macchina da rally o di
qualunque altro tipo di categoria. La “V”
bianca, inserita nel cerchio rosso e blu
(un voluto richiamo alla bandiera
francese?), equivale un pò al cavallino
rampante della Ferrari di queste storie a
fumetti. Imbattibile o quasi. Chiaro che,
correndo da 45 anni, di avversari Michel
Vaillant ne ha cambiati parecchi. La
cosiddetta”sospensione dell’ incredulità”,
la stessa che impedisce di riconoscere
Clark Kent quando si traveste da Superman
o Don Diego de la Vega quando ha la
maschera di Zorro, permette a Michel di
non invecchiare mai: era un giovincello
alle origini (l’ esordio risale al 1957
con “La grande sfida”) e ormai si è
stabilizzato nei panni di un trentenne con
un ciuffo un po’ ribelle, un paio di amici
fidati e qualche nemico storico. Uno su
tutti: il Leader, criminale istruito da
monaci tibetani alla conoscenza dei
segreti delle antiche civiltà,
ossessionato dal desiderio di prevalere
sul mondo occidentale, e regolarmente
sconfitto. Michel è amico inseparabile di
Steve Warson, conosciuto proprio nella
prima avventura: il pilota americano
ingaggia con Michel una sfida leale che,
alla fine, diventa alleanza contro
organizzatori e contro piloti senza
scrupoli. Il matrimonio di Michel con
Françoise, a un certo punto, diventa quasi
un obbligo per Graton, che deve difendere
il suo eroe addirittura da accuse di
omosessualità.... In seguito anche Steve
incontra la ragazza della sua vita, Julie
Wood, campionessa di motocross, che fa il
suo ingresso nelle storie nel 1980. E così
i benpensanti sono sistemati
definitivamente. Al di là di queste
banalità, tipo “Tex è di destra o di
sinistra ?”, l’ unica accusa sensata che
si può rivolgere al papà di Michel è
quella di disegnare volti forse troppo
simili e poco espressivi. Ma quando si
tratta di rappresentare i campioni veri
(per non parlare di automobili e piste),
il tratto ritrova equilibrio e sfugge
sgradevoli effetti fotografici. I
personaggi presi in prestito dalla realtà,
oltretutto, interagiscono con gli eroi del
fumetto e non sempre sono rappresentati
positivamente. Celebre l’ immagine di
Steve che si rivolge così, sfottente, a
Jackie Stewart, tre volte campione del
mondo dal 1969 al 1973: “E tu, Jackie,
ridi per la polvere che mi hai fatto
mangiare ? Balordo, ti manderò il conto
della lavanderia !”. Molto più
apprezzabile la partecipazione di Ickx,
spesso alleato di Michel e Steve: nel 1980
/”Il pilota scomparso”) è celebrata la sua
quinta vittoria nella 24 Ore di Le Mans,
mentre nell’ 82 il pilota belga si impegna
a ricomporre la scissione del campionato
conduttori (“Rififi in Formula 1”).
Storico, infine, l’ omaggio ad Ayrton
Senna: Michel è tra i colleghi che porgono
al brasiliano l’ ultimo saluto dopo la
tragedia di Imola, nel maggio del 1994.
Ma, tra una gara e l’ altra, appaiono un
pò tutti i piloti più celebri della storia
dell’ automobilismo: Michael Schumacher e
Clay Regazzoni. Nelson Piquet e Damon
Hill, Gilles e Jacques Villeneuve, Nigel
Mansell e Alex Zanardi, Emerson Fittipaldi
e Alan Jones. Michele Alboreto e Mario
Andretti, Gerhard Berger e anche Jim
Clark. Tutti protagonisti di un mondo dove
meccanici, corse e vita dei box si
confondono con macchinazioni
internazionali, love story e scazzottate
(Michel e Steve sono abili tanto quanto
due pugili). Come avventura comanda.
foto
di Pierre Lahalle e Bruno Fablet
|
SI PARLA DI MICHEL E
STEVE SU IF-IMMAGINI E FUMETTI
Nel n° 12 di IF - Immagini e
fumetti del marzo 2003
viene pubblicato un reportage che analizza le coppie
famose del mondo dei fumetti. Potevano mancare i nostri
Michel e Steve ? Naturalmente no.
Andrea Sani,
professore di storia e filosofia, critico di fumetti e
cinema, autore di numerosi saggi (...nonché amico
delle Pagine) è l'autore dell'articolo di cui pubblichiamo
l'estratto dedicato ai nostri eroi.
ATTENTI A QUEI DUE
LE
COPPIE DEL FUMETTO DI AVVENTURA
di
Andrea Sani
(...omissis)
Le coppie
avventurose del fumetto franco-belga: Michel
Vaillant e Steve Warson
La produzione fumettistica
franco-belga è, sul piano dell’avventura,
paragonabile senz’altro a quella
statunitense, sia per la qualità dei
disegni sia per la ricchezza delle trame.
In questo ambito spiccano tre coppie
riconducibili rispettivamente alla
tipologia “paritaria”, a quella “paterna”
e a quella “di complemento”. La prima è la
coppia dei piloti automobilistici Michel
Vaillant e Steve Warson;
la seconda è il formidabile duo formato da Michel Tanguy ed Ernest
Laverdure, anch’essi piloti, ma
dell’aviazione militare francese, mentre
la terza è costituita dagli avventurieri Bernard
Prince e Barney Jordan.
Vediamoli dunque nel dettaglio.
La saga di Michel Vaillant
fu lanciata dal disegnatore francese
Jean Graton nel 1960 con l’albo La
grande sfida (ma i primi episodi
brevi di Michel sono
comparsi sul settimanale Tintin
tre anni prima, nel 1957). Le
storie del celebre pilota di Formula uno
non sono soltanto di carattere sportivo,
perché possono degnamente collocarsi
anche nel filone della Grande Avventura.
Il tono avventuroso della serie
scritta e disegnata da Graton dipende
anche dal fatto che l’autore ha voluto
dare un respiro “epico” alle vicende
del suo pilota, quasi fossero le
imprese di un cavaliere medioevale.
Spesso le competizioni a cui partecipa
Michel sono
rappresentate come una sorta di torneo
cavalleresco, in cui gareggiano
avversari mascherati, dalla visiera a
specchio, come nell’episodio Il
pilota senza volto (1960), o con
un teschio effigiato sopra il casco
dipinto di nero, analogo a un elmo con
celata (cfr. Colpo di
scena a Indianapolis, 1966).
Questi piloti misteriosi sembrano
sfidare il nostro eroe in un vero e
proprio singolar tenzone, e in cui la
posta può anche essere la morte (vedi,
a questo proposito, Un
tredici in gara, 1963).
L’affinità tra i piloti di Graton e i
cavalieri medioevali emerge in modo
esplicito in Il castello
della vendetta, la cui vignetta
finale, di mezza pagina, presenta
appunto Michel Vaillant
e i suoi compagni di squadra in gara
per il Gran Premio di Germania e,
sovrapposta alla loro immagine, il
ritratto di alcuni guerrieri
medioevali a cavallo, armati di lance,
che si apprestano a combattere in un
torneo. La forza delle storie di
Graton va ricercata, comunque, nella
rappresentazione dei rapporti fra i
personaggi, e, in particolare tra Michel Vaillant e
l’amico Steve Warson.
Fisicamente, Michel
Vaillant è un giovane alto e
robusto, con una caratteristica
ciocca ribelle di capelli neri sulla
fronte. Appartiene a una ricca
famiglia francese di costruttori di
auto da corsa e vive in una
villa-castello a 20 chilometri a sud
di Parigi, La Jonquière
(La Giunchiglia). Di carattere,
Michel è
buonissimo, onesto, con un forte
senso del fair play nei
confronti degli avversari, ma è
anche pronto a menare le mani,
quando si tratta di sventare le
manovre di invidiosi concorrenti, o
di combattere i gangsters
che talvolta si mettono sulla
sua strada. Michel ha un
grande amico: Steve
Warson, un pilota americano
che Graton presenta con una
notevole capacità di introspezione
psicologica. Warson
appare subito un personaggio molto
complesso: fortemente legato a
Michel e alla casa automobilistica
di Henri Vaillant (il
padre di Michel),
ma anche psicologicamente
vulnerabile e ricattabile, è
costretto al tradimento
nell’appassionante avventura I
nemici di Warson (1964).
Negli episodi successivi, Warson,
divenuto una sorta di “cavaliere
fellone” della moderna epica
automobilistica ideata da Graton,
affronta delle durissime prove per
recuperare il suo onore: si
arruola nell’FBI e viene poi
salvato nel corso di una
pericolosa missione spionistica
proprio da Michel
Vaillant, in quello che è,
forse, il capolavoro della serie:
Il ritorno di Warson (1965).
Michel e Steve possono dirsi una
coppia “paritaria”, in cui le
differenze fra i due riguardano
più che altro la personalità: più
forte e leale quella di Michel, un
po’ più debole e incostante quella
di Steve, che si lascia
suggestionare facilmente anche dal
gentil sesso. Per esempio, in Brivido a Monza
(1970), Steve
è irretito da una bella ragazza,
Monique
(n.d.w.: Monica
nella versione in lingua originale), che, con
l’inganno, lo convince che i Vaillant
vogliono boicottarlo. Il suo desiderio di
vendetta lo porta a provocare uno
spettacolare incidente durante il Gran
Premio d’Italia a Monza, in cui Michel
rischia addirittura la vita.
Purtroppo, con il passaggio degli albi
da 62 a 44 pagine, le storie di Michel
Vaillant sono diventate meno
“dense” e complesse sul piano della
sceneggiatura, e Graton si è concentrato
sulla rappresentazione di gare
automobilistiche (di Formula 1, ma anche
di F2, F3, Formula Europa, Car, ecc.),
riducendo lo spazio dedicato alla
psicologia dei personaggi e alle vicende
della famiglia Vaillant,
che, in passato, costituivano l’elemento
caratterizzante della saga. Inoltre, a
partire dall’albo n. 57, La
piste de Jade (1994, ancora
inedito in Italia), la sceneggiatura è
firmata anche dal figlio dell’autore,
Philippe Graton. Gli albi di Michel
Vaillant sono stati pubblicati in
Italia prima nella collana dei Classici
Audacia (dal numero 1 del 1
dicembre 1963, La grande
sfida), poi in quella degli Albi
Ardimento del Corriere
dei Piccoli (dal numero 2
dell’agosto 1969, Il
circuito infernale) e,
attualmente, vengono diffusi da
Alessandro Editore. (n.d.w.: ora da Nona arte)
( ...omissis)
|
TRA FINZIONE E REALTA'
Michel era già finito anche sul
Corriere della Sera grazie alla fantasia di Philippe e Jean Graton
(nell'album
"Paddock" del 1995).
Ma anche nella vita reale
il Corriere della Sera
ha dedicato spazio al nostro eroe. Roberto de
Ponti, fan di Michel e amico delle Pagine, gli ha
dedicato un articolo che è stato pubblicato, il 12
giugno 2003,
proprio sul maggiore quotidiano nazionale.
E PER GIRARE UN FILM
HA GAREGGIATO ANCHE MICHEL VAILLANT
Le «Vaillante» hanno
realmente partecipato alla corsa francese
riuscendo a tagliare il traguardo
di Roberto
De Ponti
Esiste un
Mondiale, da qualche parte, dove da 45 anni la
Ferrari spesso vince ma ancora più spesso
perde. Esistono circuiti dove, lontano dalle
gare, a motori spenti, si intrecciano storie
di virili amicizie e di fiere rivalità.
Esistono racconti in cui miti viventi, come
Prost o Schumacher, possono essere superati in
staccata da miti della fantasia, come Warson o
Cramer. Esiste, semplicemente, Michel
Vaillant. Un tratto inconfondibile,
un’accuratezza nei dettagli addirittura
stupefacente, monoposto e prototipi talvolta
veri, talvolta virtuali ma più reali di quelli
reali («copiavo dalle varie auto i particolari
che mi piacevano di più e inventavo la
Vaillante, mica male no?...»): dalla matita di
Jean Graton, meccanico aggiustatore mancato e
disegnatore fra i più famosi in Francia (e non
solo lì) è uscito un mondo parallelo, e
altrettanto credibile, delle corse. Intere
generazioni di lettori di fumetti hanno
scoperto i segreti della F.1 appassionandosi
alle imprese del pilota francese con tirabaci
assassino, tifando per la Vaillante, simbolo
una vu bianca su cerchio rosso e blu, nelle
gare con la Renault di Jabouille, la Ligier di
Arnoux, la Ferrari di Villeneuve. E con la
grande rivale, la Leader dai colori rosso e
nero. Capita a volte che il mondo reale e
quello parallelo si incrocino. Lo scorso anno
è capitato. A Le Mans, 24 ore. Quando i tifosi
in tribuna hanno visto, schierate sulla
griglia di partenza, una Vaillante numero 10
con Michel Vaillant al volante e una Leader
numero 22 guidata da Bob Cramer, si sono
chiesti se fossero finiti in un fumetto. E in
realtà c’erano quasi. Quei due bolidi stavano
lì per le riprese di un film su Michel
Vaillant, ma per stare lì dovevano anche
essere iscritte a una delle gare più famose
dell’automobilismo mondiale. Era la nuova
scommessa della premiata ditta Graton, come ha
spiegato Philippe, sceneggiatore delle storie
illustrate da papà Jean: «Poiché nessun film
sulle corse automobilistiche ha ottenuto
grandi consensi, noi abbiamo affrontato una
doppia sfida: trasferire efficacemente sullo
schermo un personaggio dei fumetti e portare
al successo un film sulle gare». Il 19
novembre, data di uscita del film intitolato
semplicemente «Michel Vaillant», vedremo se la
doppia sfida è stata vinta. Di sicuro, il
percorso compiuto per arrivare a quelle sfide
è a dir poco insolito. Merito di quel
visionario di Jean-Luc Besson, il regista di
film adrenalinici come «Nikita» o «Il quinto
elemento», che da bambino (e anche da adulto)
impazziva per le sfide fra la Vaillante e la
Leader. Besson ha deciso di produrre il film,
ha piazzato Louis Pascal Couvelaire sulla
sedia del regista, poi ha fatto una
dichiarazione d’intenti tanto semplice da
concepire quanto complicata da realizzare:
«Non voglio dare l’idea di qualcosa di falso,
Michel Vaillant ha sempre corso contro
campioni veri. Anche nel film dovrà essere
così». Così ha iscritto due vetture alla 24
ore di Le Mans edizione 2002: una Lola B 98/10
con i colori della Vaillante e una Panoz Lmp 1
con quelli della Leader. E ha piazzato piloti
professionisti alla guida, Clerico, Neugarten
e Gache sulla vettura blu, McCarthy, Duez e
Policand sulla rossonera. «Gli altri piloti ci
guardavano con grande rispetto» ha raccontato
Neugarten. «Sono stati costruiti due box
apposta per ospitare la Vaillante e la Leader.
Così, grazie al film, a Le Mans potranno
gareggiare due vetture in più». Fra una
ripresa e l’altra, la Vaillante riesce persino
a classificarsi ventisettesima su 50
partecipanti, mentre la Leader è costretta a
ritirarsi per problemi alla trasmissione. Che
poi la gara «vera» venga dominata dalle Audi è
soltanto un dettaglio. Perché anche i piloti
che hanno vinto la 24 ore avrebbero tanto
voluto far parte dei personaggi del film.
Parola di Jacky Ickx: «Essere nei fumetti di
Michel Vaillant è come essere
nell’enciclopedia». Vrrrroooaaarrr!
Il
regista di "Nikita" porterà sullo schermo l'
eroe di Graton
IL
PROTAGONISTA
Michel
Vaillant è nato il 7 febbraio 1957 dalla
matita di Jean Graton, fumettista nato a
Nantes ottant’anni fa. Corre per la Vaillante,
la scuderia di famiglia gestita dal patriarca
Henri.
I
PILOTI VERI
Numerosi piloti «reali» hanno preso parte ai
fumetti di Michel Vaillant: Alboreto, Mario
Andretti, Arnoux, Berger, Brambilla, Cevert,
Clark, De Adamich, Emerson Fittipaldi, Graham
e Damon Hill, Ickx, Jarier, Jones, Laffitte,
Mansell, Patrese, Piquet, Pironi, Prost,
Regazzoni, Reutemann, Scheckter, Michael
Schumacher, Senna, Stewart, Tambay, Gilles e
Jacques Villeneuve, Zanardi.
IL
FILM
Prodotto da Jean-Luc Besson, il regista di
«Leon» e «Nikita», e diretto da Louis Pascal
Couvelaire, «Michel Vaillant» uscirà il 19
novembre.
IL
SITO
I fan italiani hanno dedicato al pilota
francese un sito informatissimo: www.michel-vaillant-fan.it
|
MICHEL SU AUTOSPRINT ANCHE
NEL 2003
Nel mese di luglio
2003 Autosprint menziona ancora il nostro eroe in un
trafiletto intitolato "Michel Vaillant sulla Seat
GT".
|
L'occasione
è la partecipazione di una Seat Toledo GT, del
team spagnolo Darro in collaborazione con la
Seat Belgio, con i colori della Vaillante e la
sponsorizzazione "Michel Vaillant - The
Movie".La vettura doveva essere pilotata anche
da Marc Duez (che aveva partecipato alle
riprese a Le Mans e nei Rally) ma a causa di
un attacco cardiaco (per fortuna superato) il
pilota è stato sostituito. La Seat, che
ha dovuto ritirarsi alla seconda ora a causa
di problemi al cambio, parteciperà comunque
anche alle successive prove di endurance
2003 per pubblicizzare il film ispirato al
fumetto di Graton.
|
MICHEL (E IL NOSTRO SITO)
SU RUOTECLASSICHE
La prestigiosa rivista
motoristica cita nuovamente il nostro eroe. Questa
volta, a dire il vero, siamo noi i protagonisti. Ruoteclassiche,
nel numero di ottobre 2003,
dedica un articolo al nostro sito.
|
|
MICHEL
VAILLANT CORRE SUL SITO
Visiere
abbassate e occhi fissi al contagiri, i piloti
sono al via del G.P. del Canada '78.Ci sono
tutti i re della F.1: Niki Lauda sulla
Brabham-Alfa, colori Parmalat, Carlos
Reutemann sulla Ferrari "312", Jean Pierre
Jarier sulla Lotus "79", Arturo merzario sulla
monoposto da lui stesso costruita, Hans Stuck
sulla Shadow. C'è anche Gilles Villeneuve, il
suo casco blu e rosso-arancio è
inconfondibile. Via, vinca il migliore! Che
sarà Michel Vaillant, prima guida del team
Vaillante. Cosa è successo? Che siamo nel
mondo dei fumetti, fumetti d'autore. A
disegnare queste storie dal 1958 è Jean
Graton, che ha fan sparsi in tutto il mondo:
il suo successo, che non si è ancora fermato,
è dato dalla perfezione dei disegni, dalla
ricchezza e dalla precisione dei dettagli,
dalle storie davvero entusiasmanti: www.michel-vaillant-fan.it
è il sito che ora racconta tutto questo, ricco
di storie, di archivi. Giusto quarant' anni
fa, nel 1963, cinque anni dopo la sua prima
pubblicazione in Francia (sulla rivista
Tintin), esce anche nelle edicole italiane "La
grande sfida", con in copertina due piloti che
attraversano di corsa la pista di Le Mans. Una
storia proprio infinita. Però in Italia, a
causa di complesse vicende editoriali nonchè
di problemi legati alla sua diffusione, non è
stato facile seguire questo bellissimo
fumetto. Ecco quindi un bel sito che colma
questa lacuna e mette ordine, in
collaborazione con il noto collezionista
Jean-Pierre Bordenave (n.d.w.: non c'è mai
stata alcuna collaborazione...), fra le centinaia di
lavori di Graton. Buona lettura e buona
navigazione indietro nel tempo, fra gran premi
e corse leggendarie...Con una curiosità. Luc
Donckerwolke, uno dei nuovi collaboratori di
Jean Graton, è lo stilista che ha disegnato la
Lamborghini "Gallardo". Ma, guardandola bene,
non ha qualcosa della
Vaillante?
(R.D.)
www.michel-vaillant-fan.it
Visitato: il
24.07.2003
Nascita
del sito: inizio
2001
Contatti:non
dichiarati (n.d.w.: ???)
Giudizio:
per
appassionati
|
MICHEL SU GQ
Il mensile GQ, nel numero di
novembre 2003
da ampio spazio a Michel Vaillant ed all'omonimo film
prodotto da Besson. Oltre alle otto (!) pagine contenenti
vari articoli ed immagini, sono pubblicate anche le prime
cinque tavole de "L'épreuve"( il 65° album della
serie normale) in italiano (!). Evidentemente Graton
Editeur aveva comunque predisposto anche la versione nella
nostra lingua (grazie all'informatica non è difficile...)
nonostante nessun editore italiano avesse, all'epoca,
intenzione di pubblicarlo (n.d.w.: ...per leggerlo abbiamo dovuto
aspettare il volumetto de "I Classici del fumetto -
serie oro" di Repubblica del 2005). Ecco gli articoli a firma Simone Stenti.
MICHEL
VAILLANT E' TORNATO
di Simone
Stenti
Negli States non avrebbe mai
potuto nascere uno così. Lì per essere un
eroe dei fumetti, come minimo, devi
volare. Meglio ancora se ti si altera il
corpo, per qualche motivo genetico o per
troppa intimità con animalacci
radioattivi. Se ami la famiglia e campi
guidando automobili, per quanto potenti,
allora devi necessariamente avere una
seconda vita in calzamaglia. Altrimenti,
chi ti legge? Invece, nei Paesi francofoni
basta essere il pilota più veloce di tutti
i tempi, capace di mettere il muso della
tua auto davanti a quello di Jacky Ickx,
Mario Andretti, Clay Regazzoni, Niki
Lauda, Villeneuve, e ti ritrovi una star.
Naturalmente, ci vogliono trame intriganti
e disegni accurati al punto da convincere anche i più
fanatici di motori. Così si spiega il
successo di Michel Vaillant, l'eroe
straordinariamente normale creato nel '57
dalla matita di Jean Graton. Formula 1, Formula Cart, rally.
competizioni di durata: qualunque
volante impugni, possiamo star certi che
Michel taglierà il traguardo davanti a
tutti. E su questo ha costituito un palmarès
impressionante anche al di fuori delle
pagine disegnate: 65 titoli in 45 anni, 20
milioni di albi venduti, una serie di
telefilm, una di cartoni animati, terzo
posto assoluto nella preferenza dei francesi
tra i personaggi a fumetti (dietro soltanto
a Tarzan e Superman, sondaggio
Sofrest/Télé-7-Jours). E, ora, il film.
Anzi, il colossal, di quelli che in Europa
riescono a fare soltanto Luc
Besson e pochi altri. Per la
verità, Hollywood aveva messo gli occhi
addosso a questo meraviglioso personaggio
post-calvinista, tutto casa e autodromo.
Caso più unico che raro, visto che al di là
dell'oceano Michel Vaillant non
lo pubblicano. Ma non si trattava di talent
scout qualunque: erano i Platinum Studios,
quelli che avevano strappato i Men in
black dalle nuvolette dei
fumetti e li avevano proiettati tra
i blockbusters planetari.
Già la genesi del film pare un'avventura e
vale la pena di ripercorrerla. In breve, due
anni di trattativa danno corpo a un
monumentale contratto di 80 pagine di
termini legali
americani. Solo che, già con la penna in
mano per la firma, qualcuno s'accorge che un
comma, come per magia, è stato modificato,
«Noi volevamo cedere i diritti
cinematografici, loro ci stavano fregando i
diritti del personaggio», testimoniano
Philippe Graton, il 44enne erede creativo e
la moglie Dominique, responsabile grafica
(si sarà capito che, come la
scuderia Vaillante, anche la Graton
Editeur è a rigida conduzione
famigliare). Tutto a monte: evapora così
il sogno in celluloide e la correlata cascata di milioni di dollari
hollywoodiani. Dopo un periodo
d'inevitabile choc, Graton jr torna alla
carica: il film si ha da fare. E,
dicevamo, chi meglio di Besson? Problema
numero uno: come contattarlo? «Ho scritto
alla Seaside, la sua società di Hollywood;
zero. Allora, ho provato con quella di
Parigi, la Leeloo: meno di zero»,
racconta
divertito (oggi) Philippe Graton. «Ho
cominciato a spedire lettere
all'impazzata, finché mi sono arreso: la
busta doveva essergli messa in mano
personalmente». Allora, gli sovviene
che il suo amico Michael Chaplin, figlio del
leggendario Charlie, ha una figlia,
Dolores, che ha qualche contatto con
Maiwenn Le Besco, una delle ex mogli di
Besson. La lettera percorre tutti i gradi
di separazione e, finalmente, arriva nelle
mani del regista. Che per
prima cosa
chiede la collezione completa del fumetto.
«Ci ha fregato pure lui», pensano alla
Graton, «s'è fatto la raccolta e
arrivederci». Invece, dopo due mesi, la
convocazione: «Parliamone». E, nel giro di
venti minuti, passa dal «non ci penso
nemmeno», all'«okay, procediamo». Merito
della versatilità di Michel Vaillant, che
come pilota di Formula uno
spaventa il regista (troppo oneroso
riprodurre un GP), ma che riesce ad
intrigarlo come pilota della 24 Ore di Le
Mans. Besson non sarà il regista del film
(diretto dal quasi debuttante Louis-Pascal
Couvelaire, lo stesso dello spot con
l'indiano dei condizionatori Riello), ma lo
scriverà e, soprattutto, lo produrrà. Qui
comincia la seconda avventura, che rende
reale la fantasia. Besson e Graton si
domandano: perché i film di corse sono
sempre un buco? Steve McQueen si è
rovinato con La 24 Ore di Le Mans, Sylvester
Stallone s'è rotto il muso con Driven,
Giorni di tuono è la più
dimenticabile interpretazione di Tom Cruise.
La soluzione ce l'ha un consulente
d'eccezione, uno che a Le Mans ha vinto sei
volte, Jacky Ickx: «Non esistono
controfigure per l'adrenalina e nessun film
può riuscire, se non viene girato durante
una vera gara». Detto e fatto, alla Le Mans
del 2002 si qualificano la Lola B 98/10
numero 10, carrozzata Vaillante,
e la Panoz Lmp 1 numero 22
della nemica
scuderia Leader, guidata dall'infido Bob
Cramer. La troupe ha un giorno e una notte
per le riprese. Per la prima volta nella
storia della prestigiosa competizione, le
macchine al via non sono 48, ma 50. Per
non togliere il posto a qualcuno, Besson
ha fatto addirittura costruire due box in
più, che, poi, regalerà al circuito. «Fin
dal primo minuto, comunque, siamo stati
consapevoli che la trama non poteva
limitarsi alla gara. Che l'eroe vinca o
non vinca può interessare a uno su cento,
gli altri 99 se ne fregano altamente»,
chiosa Philippe Graton. «Perciò Michel Vaillant è un film sulle corse, come Titanic lo
è sulle traversate atlantiche». Della
trama non racconta molto altro, anche se
si sa che il film racconta il tentativo,
da parte di Ruth, figlia di Leader, antico
avversario di Vaillant, di vendicare la
memoria del padre rovinando Michel e la
sua scuderia. A qualunque costo. Per la
verità, non è la prima volta che il Champion du monde fa incrociare realtà e finzione
in pista. È successo
già sei anni fa, proprio a Le Mans, quando
il costruttore Yves Courage offre un'auto
come attrazione per il lancio dell'albo The Dossier Mc Queen. I giornalisti accorrono a frotte:
«Dell'albo neanche una riga, in compenso
la Courage-Vaillante riscuote un successo
persino illogico». E, messa in pista, si
piazza addirittura quarta. Nel paddock, il
vecchio Jean prende sottobraccio il figlio
e, commosso, gli indica la tribuna di
fronte, quella più economica, da dove, nel
'37, assistette alla sua prima Le Mans,
accompagnato dal padre che avrebbe perso
solo due anni dopo, in un campo di
prigionia tedesco. Quel giorno s'innamorò
dell'automobilismo e fu lì che, come ama
ripetere, «partito in terza classe,
staccai il biglietto per una vita in
prima». Ora tocca a Michel schiacciare
sull'acceleratore: Jean Graton la sua gara
l'ha già vinta.
Lo
speciale su Michel Vaillant di GQ comprende:
"Michel Vaillant è tornato", "Casco d'oro",
"Motore: si gira", "Auto, spie,
avventura...", "La "Bédé" al "Ciné"" oltre
alle le prime 5 pagine de "L'épreuve" in
versione italiana (l'episodio è stato
pubblicato nel 2003 nell'album-raccolta dei
Classici del fumetto serie oro di La
Repubblica)
|
IL FILM DI MICHEL SUL
WEB ITALIANO
Ecco, per amore di
completezza, alcuni esempi di articoli (o semplici
citazioni) dedicati al film su Michel ed apparsi nel 2003
in siti web italiani.
INKONLINE.INFO Altro
progetto cine-fumettistico francese in
dirittura d'arrivo è Michel Vaillant.
Prodotto dalla Europa Corp. di Luc Besson,
che è anche autore della sceneggiatura
insieme con Gilles Malencon e il
creatore del personaggio Jean Graton,
il film è diretto da Louis-Pascal
Couvelaire, che in Italia è "famoso" per
aver diretto una serie di spot televisivi
che pubblicizzavano dei condizionatori con
protagonista un pellerossa. Dopo una lunga
carriera in campo pubblicitario, comunque,
Couvelaire aveva esordito sul grande schermo
con il thriller Suers, che non è mai stato
distribuito nel nostro paese. Ambientato
durante la 24 ore di Le Mans e parzialmente
girato durante la vera 24 ore del 2002, il
film di Michel Vaillant si basa su un
soggetto inedito e vede nei panni del prode
pilota l'attore francese Sagamore Stevenin.
Nel cast anche Peter Youngblood Hills, Diane
Kruger, Jean-Pierre Cassel, Agathe de La
Boulaye e in un ruolo marginale l'italiano
Stefano Cassetti, già protagonista del film
Roberto Succo di Cédric Kahn. L'uscita in
Francia è prevista per il 19 Novembre 2003,
una settimana prima di Blueberry. Il film
rientra in un accordo triennale che la 01
Distribution ha appena stipulato con la casa
di produzione di Besson, che assicura
all'azienda cinematografica controllata
dalla RAI l'esclusiva per l'Italia delle
pellicole di Europa Corp. I primi film a
venir inseriti nel listino 01, oltre a
Michel Vaillant, sono Fanfan la Tulipe (che
ha inaugurato l'ultimo Festival di Cannes) e
Bon Voyage di Jean-Paul Rappeneau (già
regista del Cyrano de Bergerac ...).
DELCINEMA.IT Michel Vaillant in
un film. Parigi, 20 novembre
2003 - Un altro personaggio dei fumetti
arriva sul grande schermo. Stavolta tocca
al pilota automobilistico Michel Vaillant
(foto), nato nel 1957 dalla fantasia di
Jean Graton. Prodotto da Luc Besson e
diretto da Louis Pascal Couvelaire, già
regista di pubblicità automobilistiche
passato al lungometraggio nel 2002 con
Sueurs, il film verrà interpretato da
Sagamore Stevenin. Girato durante l'ultima
edizione della 24 ore di Le Mans, è
costato 23 milioni di euro.
LASTAMPA.IT Michel Vaillant è un
pilota coraggioso che molti italiani hanno
conosciuto a cavallo tra gli anni Sessanta
e Settanta, sulle pagine del “Corriere dei
Piccoli”, dei “Classici dell’Audacia” e
sugli “Albi dell’Ardimento”. Nato nel
1957 dalla fantasia dell’autore francese Jean Graton,
ha continuato a riscuotere successi in
Francia, Belgio e Canada. In Italia, dove
ha lasciato molti fan, da quache
anno, è pubblicato da Alessandro Edizioni.
Ora diventa un film, prodotto da
Luc Besson con la regia di Louis Pascal
Couvelaire. In attesa dell’uscita,
prevista per il 19 november, il mensile GQ
dedica alla pellicola un ampio servizio,
con un generoso regalo per i cultori del
fumetto: le prime cinque tavole, ancora
inedite, della prossima storia a fumetti
(“L’éprouve”), la sessantacinquesima della
serie, appena pubblicata in Francia. Una
curiosità: nel corso della sua lunghissima
carriera di carta, Michel ha “incontrato”
almeno tre generazioni di piloti in carne
e ossa, da Jackie Ickx, ai Villeneuve
(padre e figlio), ad Ayrton Senna. E
Schumacher? “Ancora non ha goduto
dell’onore di sfidare Vaillant”, scrive
GQ. Perché, come spiega Philippe Graton,
il figlio del creatore che ne ha ereditato
il ruolo di autore, “è più facile
contattare il Papa…”.
SPETTACOLI.TISCALI.IT
Cinema:
Vaillant sul grande schermo. Prodotto
da Besson, film girato durante 24 ore di
Le Mans. PARIGI, 19 NOV - Dopo Batman e
Spiderman un altro personaggio dei
fumetti, il leggendario Michel Vaillant si
materializza interpretato da Sagamore
Stevenin. Il pilota
automobilistico diventa protagonista di un
film per il grande schermo. Prodotto da
Luc Besson e realizzato da Louis Pascal
Couvelaire, 'Michel Vaillant' e' stato
girato durante l'ultima edizione della 24
ore di Le Mans ed e' costato 23 milioni di
euro..
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SULLA GAZZETTA DELLO
SPORT
Verso la fine di
novembre siamo stati cortesemente contattati da un
giornalista della Gazzetta dello Sport. Dopo
un' intervista telefonica, e la consultazione del
nostro sito, Daniele Miccione ha scritto un
lungo articolo dedicato al personaggio di Michel
Vaillant, al maestro Graton, al film ed anche alla
passione che ha contagiato il vostro web master (e che
è la stessa che ha contagiato tutti voi...) per questo
fumetto. La Gazzetta dello Sport (che come sapete alla
domenica si chiama La Gazzetta Sportiva) ha pubblicato
il lavoro di Miccione domenica 30 novembre 2003,
dedicando al nostro Michel quasi un' intera pagina.
|
|
VAILLANT,
MITO AUTO DI CARTA
In
Francia un film sul celebre asso dei
fumetti: sfidava pure Schumi, poi
gli avvocati...
di
Daniele Miccione
Una mattina di
dicembre di 40 anni fa Gianfranco
Castellana si precipitò dal giornalaio.
Abitava in un quartiere popolare di Trieste con una sola
attrattiva per i ragazzi: l’edicola. Era
appena arrivato un nuovo fumetto e
sembrava totalmente diverso dagli altri:
per dimensioni (non era un pocket) e
contenuti. Sulla copertina, cartonata,
si vedevano due piloti scattare nella
classica partenza della 24 Ore di Le
Mans. Sullo sfondo le macchine ferme
davanti ai box e, riconoscibili, due
scritte magiche, Ferrari e Porsche. Il
titolo, a lettere gialle, diceva La
Grande Sfida. Sopra, in piccolo: «Le
avventure di Michel Vaillant asso del
volante». Oggi
Gianfranco ha 51 anni, è impiegato al
Comune di Trieste e ha riversato in un
sito (www.michel-vaillant-fan.it) una
vita d'amore per questo fumetto.
Dentro c'è di tutto: bibliografie,
interviste, notizie, personaggi,
storie, foto. «Ho visto il sito
francese - racconta - e ho pensato di replicarlo in Italia. All'
inizio non lo guardava nessuno, oggi
ho una cinquantina di visite al
giorno, vecchi fan che mi scrivono,
qualche giovane che mi chiede dove
procurarsi gli albi, ex piloti che mi
mandano le loro foto in pista da
mettere in rete».
|
L'uscita in
Francia di Michel Vaillant, film
prodotto da Luc Besson, aldilà dei
giudizi della critica ha già avuto un
merito: riattizzare un fuoco mai spento.
Per chi non seguisse il mondo dei
fumetti bisogna
fare un po' di storia. L’albo nasce nel
1957. Vaillant è
un campione auto, figlio di un ricco
produttore di vetture e le vicende,
ambientate nel mondo delle corse, sono
un sapiente miscuglio di saga familiare,
imprese e intrecci polizieschi. Disegni
e sceneggiature sono del francese Jean
Graton, che oggi ha 80 anni ed ha
passato la mano al figlio Philippe
Graton, dà al
protagonista un'anima, avvince i lettori
con le vicende della famiglia e
soprattutto incanta gli appassionati di
motori con una cura maniacale dei
particolari. Per molti più un film che
un fumetto. A proposito della sua
precisione il figlio Philippe racconta
che per entrare meglio nell'atmosfera di
un albo una volta decise di viaggiare
per tre giorni e tre notti su un TIR
guidato da un vero camionista. «Alla
fine era così malvestito che la polizia
decise di fermarlo per accertamenti».
«Allora - ricorda Castellana - non era
facile vedere immagini di corse. Nemmeno
alla tv. Chi non aveva l'autodromo
vicino non poteva che limitarsi a
leggere qualche resoconto sui giornali.
Ecco, Michel Valllant era un modo per
sentirsi dentro le corse. Ho un ricordo
vivo del Gp di Montecarlo dove morì
Bandini. Guardavo la corsa e mi
sorprendevo a riconoscere le curve. Ecco
quella è il tabaccaio, mi dicevo. Era
come l'aveva disegnata Graton !».Il
maestro bretone è sempre stato
abilissimo anche con il disegno delle
auto. Con una chiara predilezione per i
modelli italiani e per la Ferrari. E un
talento incredibile nell'inventare le
vetture destinate al suo protagonista.
«Mi chiedono spesso a quale auto mi sono
ispirato -spiegava Graton in una vecchia
intervista rilasciata al periodico
specializzato Fumo di China- Ho creato
le auto secondo i miei gusti e le mie
preferenze. E' evidente che non potevano
sembrare auto americane, ed anzi erano
quasi sempre di ispirazione italiana.
Penso che delle auto che vedevo
trattenevo i particolari che mi
piacevano di più. Ciò non toglie che le
Vaillante erano inedite, molto
personalizzate. Oggi bisogna disegnare
delle Vaillante simIli alle altre perché
i coefficienti aerodinamici impongono
una certa forma. Oggi si può dire che le
auto non hanno personalità». Insomma la
poesia del primi anni non c'è più ma
Michel Vaillant, per chi lo ha amato,
resta un caro amico. Uno di quei fumetti
che non si buttano, che ti seguono
sempre ad ogni trasloco, che resistono
all'usura del tempo. Un caso più unico
che raro nel piccolo settore dei comics
sportivi. Sì perché se anche Pippo,
Asterix, i Puffi, l'Uomo mascherato
hanno vissuto avventure ambientate alle
Olimpiadi, se Braccio di Ferro è nato
sul ring e Flash Gordon è un abile
giocatore di polo, quando si vanno
a contare gli albi dedicati solo al
mondo dello sport si resta delusi. In
Italia il carattere più famoso forse è
stato il pugile Dlck Fulmine, nato prima
della Seconda Guerra Mondiale ed
affondato dal Minculpop, il ministero
fascista della Cultura Popolare che
obbligava gli autori a continue
modIfiche. Il maglione girocollo di
Fulmine era troppo esterofilo, il mento
squadrato poco italico, i cattivi
dovevano essere tutti anglo-americani
possibilmente di pelle nera, i buoni al
contrario dovevano arrivare sempre dal
Giappone e dalla Germania. Qualche anno
prima, in America, in piena era della
depressione economica era nato Joe
Palooka, pugile buono e ingenuo che
vince a sorpresa il mondiale dei
massimi. Una specie di Rocky con mezzo
secolo di anticipo. Tutto qui, gli altri
sono personaggi minori. Evidentemente è
troppo forte la realtà dello sport, con
i protagonisti e le vicende vere, per
riuscire a portarla con convinzione
negli albi. Forse per questo alla
Bonelli, dove sono maestri di fumetto
popolare, hanno sempre evitato
personaggi e vicende sportive. Michel
Vaillant invece come ha fatto a
resistere quasi mezzo secolo ? Le
ragioni possono essere tante: forse per
il disegno sapiente dl Graton, forse per
gli intrecci avvincenti. O forse per la
capacità di mescolare realtà e fantasia.
Perché negli albi i piloti reali corrono
contro quelli inventati con una
naturalezza magistrale. Famoso
l'episodio che riguarda Jacky Ickx. «Lo
conoscevo molto bene - racconta Graton -
perché il padre, giornalista, lo portava
in redazione quando era un marmocchio.
Alla prima stagione in F.1 correva per
la Ferrari e mi disse: "Mi piacerebbe
correre contro Michel Vaillant". Non
avevo ancora osato mettere un pilota di
F.1nelle mie sceneggiature e gli
chiesi:"Jacky mi piacerebbe metterti
nelle mie storie ma ho già una
sceneggiatura che si svolge a Monza e
Michel deve vincere" Lui rispose:
"Secondo dietro Michel Vaillant mi sta
bene" ». Un altro aneddoto riguarda Clay
Regazzoni. «Una sera a cena il pilota
svizzero sfoggiava per la prima volta i
baffi - ricorda Graton - Con i baffi
sembri più cattivo, gli dissi, ho
pensato ad una rivalità tra te e
Vaillant che comincia sulle piste da sci
e va avanti nelle corse. E lui rispose:
"Non Vaillant, Warson". Conoscendo la
storia per lui sarebbe stato più
divertente combattere Warson. Dovetti
accettare ». Tra gli italiani sono
entrati nella galleria di Graton Michele
Alboreto, Vittorio Brambilla, Andrea De
Adamich (che partecipa pure al
matrimonio di Michel Valllant dove è
ritratto mentre chiacchiera con
Regazzoni), Elio De Angelis, Riccardo
Patrese, Alex Zanardi. Nell'ultimo
episodio, L'épreuve,
appena
uscito in Francia (in Italia doveva
essere tradotto da Alessandro Editore,
ma c'è ancora una complicata trattativa
in corso) c'è Giancarlo Fisichella. La
storia racconta dì una sfida a Las Vegas
per decidere chi è il più grande pilota
del mondo. Ci sono specialisti che
devono battersi su varie discipline:
corsa suI ghiaccio, kart, superturismo,
rally, F.1, Endurance, Champ Car più una
prova segreta. Venti piloti, uno per
nazione. Accanto alla fantasia
rappresentata da Michel Vaillant e
dall''amico Steve Warson e dai cattivi
Bob Cramer e Dan Hawkins ecco la realtà
con Fisichella, Jacques Villeneuve,
Carlos Sainz, Helio Castroneves, Pedro
Lamy. E il grande Michael Schumacher?
Qui la storia si fa curiosa. Fino ad un
certo punto negli albi di Graton il
fenomeno di Kerpen compare con faccia,
nome, cognome e soprannome. Nel numero
61, ad esempio, Vaillant avvisa
l'inseparabile amico Warson di farsi
poche speranze sfidando con i kart
Schumi. «Sai, lui ha cominciato a
quattro anni...». Nell'ultimo albo
invece troviamo la faccia dell'iridato,
non il nome. Scorrendo le classifiche
però si scopre che c'è un certo Von
Richtofen che si piazza dappertutto!
Facile fare due più due. Questione di
diritti? Una volta i piloti si vantavano
di comparire nel fumetto. «E come essere
nell'enciclopedia», diceva Ickx. Oggi,
invece, mandano una schiera di avvocati
agguerriti.
I tempi cambiano. E non sempre in meglio.
|
AUTOSPRINT PARLA
DELL'ASTA DELLE TAVOLE ORIGINALI DI GRATON
Nel numero 48, di
dicembre 2003,
Autosprint parla ancora di Michel. L'occasione è
l'asta delle 57 tavole originali di Graton dell'
album "Le 13 est au depart" (anche se nell' articolo
la corrispondente francese, per un lapsus, indica la
prima storia...).
ALL'ASTA
57 TAVOLE DI MICHEL VAILLANT
di
Agnés Carlier
Sugli
schermi francesi è arrivato
finalmente il film "MicheL Vaillant"
prodotto da Luc Besson, grande amico
di Jean Todt e spesso presente ai
box Ferrari durante i Gp, sempre
vestito di nero. Ispirato ai
personaggio ideato da Jean Graton,
"Michel Vaillant" è una grande
produzione costata 25 milioni di
euro, girato in buona parte durante
la 24 Ore di Le Mans del 2002. Jean
Graton, 80 anni, è sempre stato un
amico dei piloti. A lui, Jacky
Ickx, François Cevert e Alain Prost
confidavano tutti i segreti dello
sport automobilistico. Dopo 45 anni
dalla creazione, 65 episodi, oltre
20 milioni di copie vendute, un
serial televisivo di 13 episodi e 65
puntate di cartoni animati,
finalmente Michel Vaillant arriva
sul grande schermo. Per gli
appassionati del "pilota" francese
ci sono però altre novità
importanti. La casa d'asta Artcurial
metterà in vendita il 15 dicembre,
al Palazzo dei Congressi di Parigi,
le 57 tavole originali della prima
storia di Michel Vaillant, "La
grande sfida" ideata da Jean Graton
nel 1958 (n.d.w.: la storia messa
all' asta è stata invece "Le 13 est
au depart"- "Un 13 in gara", il
quinto episodio della serie). Tra i
collezionisti un evento eccezionale,
perché in precedenza mai Jean Graton
aveva accettato di cedere i suoi
disegni originali.
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QUATTRORUOTE
SPECIALE FORMULA 1 DEDICA UN ARTICOLO A MICHEL
VAILLANT E REGALA IL DOSSIER SENNA
Nel marzo del 2004
Quattroruote pubblica il numero speciale dedicato al
Campionato Mondiale di Formula 1. In questa
occasione, oltre ai servizi sui protagonisti, sui
circuiti, sulle novità tecniche, ecc., un bell'
articolo su Michel Vaillant firmato da Dario
Tonani (che ci ha gentilmente
contattati). Ma le sorprese non finivano qui:
in omaggio, assieme alla rivista, abbiamo ricevuto
la versione italiana dell'album della serie Dossiers
dedicato al grande Ayrton Senna.
MICHEL
VAILLANT - Nato
per vincere (di
Dario Tonani )
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IL VENERDI DI
REPUBBLICA PARLA DEL FILM "MICHEL
VAILLANT"
Nel numero del 2 aprile
2004
Il Venerdi di Repubblica pubblica, tra le
recensioni sui film in uscita in Italia, quella
su "Michel Vaillant". La pellicola è segnalata
nelle nostre sale per il mese di giugno 2004.
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MICHEL
VAILLANT
Sembra
ormai un destino che tutti i
grandi eroi dei fumetti debbano
prima o poi essere trasferiti sul
grande schermo. Tuttavia Michel
Vaillant rappresenta un caso
particolare perché, a differenza
di Batman, Superman, Spiderman
& Co., le sue avventure
sono piuttosto realistiche. Michel
Vaillant, ad esempio, è l'unico
eroe dei fumetti ad avere una
famiglia. E poi lui non vola e non
compie imprese titaniche. E'
semplicemente un pilota, anche se
il migliore di tutti, quello che
stacca per ultimo il piede sull'
acceleratore e spesso corre contro
piloti reali come Jacky Ickx o
Michael Schumacher. Insomma il
film di Louis-Pascal Couvelaire
(già autore dell'avventuroso Sweat
- Nota: titolo
originale Sueurs
), sceneggiato da Luc Besson di Nikita,
è inevitabilmente destinato
più agli appassionati di motori
che ai fan della fantasy. Al
centro dell'intreccio la mitica 24
ore di Le Mans, dove Vaillant
(Sagamore Stévenin) con la sua
squadra deve fronteggiare i bolidi
aggressivi di un'équipe rivale, la
scuderia Leader, guidata
dall'intraprendente Ruth Wong
(Lisa Barbuscia) disposta a tutto,
anche ad approfittare del proprio
indiscutibile fascino, pur di
conquistare la vittoria. Ogni
regola viene bandita e questa
volta Michel Vaillant e i suoi non
si batteranno per il gradino più
alto del podio, ma per la vita.
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QUATTRORUOTE
E RUOTECLASSICHE PRESENTANO "ADRENALINA
BLU - LA LEGGENDA DI
MICHEL VAILLANT" LEGGENDA DI
MICHEL VAILLANT"
Quattroruote e
Ruoteclassiche, nel giugno 2004,
pubblicano un articolo di presentazione
dell'edizione italiana del film su Michel
(sempre a firma di Dario Tonani). Lo stesso
articolo è pubblicato anche sul sito web di
Quattroruote.
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MICHEL VAILLANT
NELL'INFERNO DI LE MANS
L'eroe dei fumetti
approda sul grande schermo
Cinque titoli iridati
nella massima formula, 33 gran premi,
cinque 24 Ore di Le Mans, un Rally di
Montecarlo, una "Dakar", due 500
Miglia di Indianapolis e due
"Daytona". Chi sarà mai ad aver vinto
tanto ? Semplice, un eroe dei fumetti:
Michel Vaillant, inossidabile super
campione, nato nel 1957 dalla matita
del disegnatore francese Jean Graton e
ora approdato sul grande schermo con
una pellicola che in Francia ha già
sbancato il botteghino, entrando nella
top ten dei film più visti e che ora
arriva da noi. Teatro della nuova
avventura è il circuito di le mans,
per la terza volta trasformato in set
cinematografico, dopo "Un uomo, una
donna" di Claude lelouch (1966) e "La
24 Ore di Le mans" con Steve McQueen
(1971). La storia, inedita anche per
lo stesso Vaillant (che sulla pista
francese ha interpretato numerosi
episodi della sua saga), è stata
sceneggiata dal celebre regista Luc
Besson con la collaborazione dello
stesso "padre" di Vaillant, Jean
Graton (n.d.w.: assieme allo
sceneggiatore Gilles Malencon).
Particolare curioso: per le riprese la
produzione ha fatto realmente dapprima
qualificare e poi correre due vetture
alla "24 Ore" del 2002: una Lola-Judd
del 1999 per Vaillant ed il suo
compagno di squadra Warson e una Panoz
"LMP" del 2001 per gli acerrimi nemici
della Leader, entrambe preparate dalla
scuderia Dams. Il rigido regolamento
di gara ha moltiplicato a dismisura le
difficoltà tecniche connesse alle
riprese: "Dopo 18 ore di gara
-spiegano i tecnici della scuderia
Dams- le vetture che non avevano
coperto il 50 % della distanza
percorsa da quella di testa venivano
eliminate". Bisognava perciò essere
veloci e non rompere il motore
per rispettare la sceneggiatura. "Non
abbiamo subito alcuna sanzione" spiega
Michel Neugarten, a 300 Km/h, sotto
gli occhi vigili dei commissari, le
vetture dovevano rispettare le
posizioni imposte dal copione.
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ANCORA SU
AUTOSPRINT
Anche
Autosprint, nel numero 22 del mese di giugno 2004,
parla dell'uscita di "Adrenalina Blu" nelle
sale italiane.
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L'
11 GIUGNO NELLE SALE
IL
FILM SU VAILLANT
Una
buona notizia per tutti gli
appassionati del cinema e delle
corse. A partire dall'11 giugno,
nelle sale italiane è in uscita il
film realizzato in Francia (e girato
in gran parte nel corso della 24 ore
di Le Mans di due anni or sono) che
ha come protagonista Michel
Vaillant, il personaggio creato dal
fumettista Jean Graton alla fine
degli anni '50. Il titolo italiano
del film è "Adrenalina Blu". La
trama vede Michel Vaillant battersi
nel corso di un'infuocata 24 Ore
contro la scuderia Leader,
capeggiata dalla pilota Ruth Wong
che ha qualche conto in sospeso con
lui. La durata della versione
italiana del film è di 114
minuti.
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MICHEL ANCHE SU
L'ESPRESSO
Un breve articolo
sul film di Michel, firmato da Oscar
Cosulich, viene pubblicato anche su
L'Espresso del 17 giugno 2004.
MICHEL
VAILLANT CORRE AL CINEMA
di Oscar Cosulich
Nel
1957 Jean Graton crea Michel
Vaillant, intrepido pilota di
Formula 1 che corre sulle Vaillante
progettate dal padre e dal fratello,
diventando protagonista di una
fortunata saga a fumetti. La
popolarità del personaggio è tale
che nella seconda metà degli anni
Sessanta, in Francia, danno in onda
13 telefilm interpretati da Henry
Grandsire, allora campione di
Formula 3 e che, nell'avventura
"Brivido a Monza" ("Del'huile sur la
piste", 1970) il pilota Jacky Ickx,
pur di apparire nel fumetto, accetta
di arrivare "secondo dietro a
Michel", facendosi così battere da
un personaggio dei comics. Dopo un
progetto cinematografico fallito sul
finire degli anni Ottanta, dove il
protagonista doveva essere
interpretato da Alain Prost, Michel
approda oggi sul grande schermo in
"Adrenalina Blu - La leggenda di
Michel Vaillant" di Louis Pascal
Couvelaire, su sceneggiatura di Luc
Besson e Gilles Malençon, con
Sagamore Stevenin e la bella Diane
Kruger (l'Elena di "Troy"). Intanto
la serie a fumetti è ormai giunta,
con "Cailro" (Alessandro Editore,
pp.48, Euro 12,40), al
sessantatreesimo volume
(n.d.w.:
al momento della stesura
dell'articolo i volumi erano già
65) e la corsa di Michel
continua così, imbattuta, tra cinema
e comics.
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SUL WEB SI PARLA
DELL'EDIZIONE ITALIANA DEL FILM
Dopo aver presentato
l'edizione in lingua originale del novembre
2003, il web italiano presenta "Adrenalina Blu
- La leggenda di Michel Vaillant": l'edizione
italiana del film. Tra maggio e giugno 2004
molti siti pubblicano almeno la scheda
ufficiale della pellicola. Alcuni anche la
critica vera e propria. Ecco solo qualche
esempio, tra l'infinita serie di link, che si
era occupata del nostro eroe:
www.filmup.com/sc_adrenalinablu.htm
cinema.castlerock.it/film.php/id=2114
www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=43404
www.filmscoop.it/cgi-bin/film/adrenalinablu.asp
www.lfb.it/fff/cinema/film/m/michelvaillant.htm
www.komix.it/article.php?sid=4248
(...ormai
molti di questi link saranno
scaduti...)
...ecco
altri esempi:
SI
ALZA IL ROMBO DI MODENA TERRA DI
MOTORI
(Omissis...)
Michel
Vaillant: un mito del motore a
fumetti
Grande
protagonista delle prime giornate
della kermesse è stato l’eroico e
fedele compagno di tante avventure
legate al mondo delle corse, Michel
Vaillant, il pilota a fumetti più
famoso del mondo. Per i quarantenni
questo nome e cognome francese è assai
evocativo, ma per gli appassionati di
fumetti e per gli amanti
dell’automobilismo si tratta di un
vero e proprio mito. Quello nato dalla
matita di Jean Graton sul finire degli
anni cinquanta e che sarà in mostra
nel salone del cinema Principe di
Modena fino a domenica 17 aprile. Il
taglio del nastro di una mostra che
per l’Italia rappresenta davvero un
unico è stato affidato al campione di
Formula Uno Reneè Arnoux, a Philippe
Graton, figlio di Jean il creatore del
personaggio e continuatore della saga
della famiglia Vaillant.
L’esposizione, realizzata in
collaborazione con il fan club
italiano timonato da Gianfranco
Castellana e con la Graton Editeur,
sarà articolata in cinque sezione e
prevede l’esposizione dell’intera
collezione dei fumetti originali e le
corrispondenti edizioni italiane e
tutta una serie di memorabilia
prestate dalla Graton Editeur e dai
più importanti collezionisti. Non
mancheranno incontri fra la numerosa
comunità di fan e una mostra mercato
con alcuni oggetti di culto per i
collezionisti.
(Omissis...)
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Ecco una critica di Alberto
Biraghi, fan di Michel e amico delle
Pagine, pubblicata sul sito del mensile Aprile
oltre che sul suo sito personale.
ADRENALINA
BLU - LA LEGGENDA DI MICHEL
VAILLANT
di
Alberto Biraghi
Adrenalina
blu, la leggenda di Michel Vaillant
è un film per nostalgici delle corse
d'auto di una volta. Sono convinto
che ai più il film dirà poco,
insomma, Fast & Furious è
un'altra cosa per chi cerca emozioni
a quattro ruote. Ma per chi - come
me - legge fin dal primo numero il
magico fumetto di Jean Graton,
Adrenalina Blu regala un paio d'ore
indimenticabili. Nelle difficoltà
della trasposizione, gli
sceneggiatori (tra cui
nientepopodimeno che Luc Besson) e
il regista Louis-Pascal Couvelaire
(sconosciuto) sono riusciti a
rendere in modo notevole lo spirito
eroico, un po' retorico e pure
sciovinista dei fumetti di Michel
Vaillant. La corsa su strada aperta
per fare le qualifiche è quanto di
più Vaillantiano si possa
immaginare. Bellissimo il lavoro
sulle auto, con la straordinaria GT
ispirata alla Le Mans GT usata nei
primi anni '60 per la Carrera
Panamericana. Tra i (pochi) difetti:
Steve Warson troppo basso, giovane e
gracile; Michel (perfetto l'attore,
Sagamore Stevenin, che non sbaglia
un'espressione) che fa la guasconata
di girare a Le Mans a occhi chiusi,
gesto del tutto estraneo al
carattere pacato del personaggio
originale; Julie Wood che arriva
come vedova anziché come
motociclista; altri dettagli minori,
percepibili solo dall'esegeta come
me, che sa a memoria interi capitoli
della saga. La storia mescola
situazioni più recenti
(sostanzialmente la "guerra" con il
Leader e sua figlia) alla trama di
una delle storie più belle, "Un 13
in gara". Il cocktail riesce
benissimo, anche se il secondo tempo
si attorciglia un po' (ma capita
spesso anche a Graton di infilarsi
in situazioni da cui gli è difficile
uscire). Un po' di link: la scheda su
Kataweb, il
sito ufficiale
italiano del film, il sito dei fan
italiani di Michel.
Un babà per un nostalgico, che
ricorda ancora con emozione l'uscita
del numero 2 nel 1964, dopo aver
consumato il numero 1.
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Ecco
una recensione pubblicata sul n° 436 del 2004
della rivista "Cineforum"
ADRENALINA BLU
- LA LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT
di Marco
Bertolino
Adrenalina
Blu-La leggenda di Michel Vaillant è
il più recente e felice esito
produttivo della Europa Corp.: capace
di passare da titoli di tutto rispetto
("Taxxi") a prove più opache ("Il
tulipano d'oro"), la scuderia di
Besson ha deciso di affrontare il
difficile esercizio della
trasposizione cinematografica di un
fumetto. Il rapporto fra i due mezzi
espressivi necessita infatti
nientemeno che di una ridefinizione
delle rispettive sintassi: ecco perché
ci pare che i risultati più positivi
siano stati ottenuti laddove il
linguaggio delle strisce è stato
rielaborato e veicolato nella
scrittura filmica, mentre il più delle
volte si è assistito a uno scacco
artistico e realizzativo quando i
sintagmi della settima arte sono stati
sovvertiti e piegati a quelli
fumettistici. Adrenalina Blu, ispirato
a una celebre striscia d'oltralpe,
appartiene fortunatamente alla prima
categoria… …Adrenalina Blu si impone,
sul cóté visivo, come l'emanazione
stessa del materiale narrativo
prescelto. Se le evoluzioni al ralenti
del film di Harlin sfoggiavano i
tratti più kitsch del linguaggio
cinematografico, la pellicola di
Couvelaire non rinuncia a una regia
accesa e vivacissima ma opta per una
sobrietà stilistica che soltanto in
alcune occasioni cede alla retorica:
basti citare l'infelice sequenza del
funerale irlandese, con il suo
imbarazzante affastellamento di cliché
sonori e visivi. Ma nel complesso, se
anche in Adrenalina Blu motori
rombanti e corse adrenaliniche si
intrecciano a drammi personali,
l'approccio è significativamente più
meditato, raffinato, filtrato da una
sensibilità squisitamente europea…
…Tale approccio influenza
positivamente, in ogni caso, la
rappresentazione ambientale: la
messinscena concitata, l'attenzione
alle scelte cromatiche, il montaggio
serrato ma non ipercinetico riflettono
con insolita plasticità la natura dei
luoghi in cui si praticano i rally e
la Formula 1. Non giova invece ad
Adrenalina Blu l'introduzione, nella
seconda parte, dell'elemento
giallo-poliziesco: la trasformazione
del campione automobilistico in
indomito eroe risulta improbabile e
faticosa, e la contrapposizione fra la
scuderia dei buoni e quella dei
"villain" è inficiata da un
manicheismo di fondo. Ma in fondo sono
bazzecole, fra tanto
entertainment.
|
IL
FILM NEI QUOTIDIANI:
Anche i quotidiani
nazionali, ovviamente, hanno parlato (dalla
semplice pubblicazione della scheda a veri e
propri articoli) di Adrenalina Blu. Ecco una
carrellata di quanto hanno scritto (dalle
critiche positive a quelle negative, oltre a
quelle, e non mancano, assolutamente
approssimative ...).
CORRIERE DELLA SERA
Michel ritorna
ancora sul Corriere della Sera, il 10
giugno 2004.
con un articolo firmato da Giuseppina Manin
ed il 12 giugno 2004
con una critica firmata da Maurizio Porro.
«ADRENALINA
BLU» NELLE SALE
Dal
fumetto al cinema: avventure da
Formula 1 col pilota Michel
Vaillant.
di Giuseppina Manin
Quarantasette
anni in pista senza aver mai perso
una gara. Merito di un bolide, blu
come i suoi occhi, scattante come i
suoi nervi, ma anche di un coraggio
e uno stile capaci di far mangiare
la polvere e rabbia a qualsiasi
avversario. Perché Michel Vaillant e
la sua Vaillante di rivali ne
conoscono tanti ma li sbaragliano
tutti. Sempre e per sempre, dato che
così vuole la penna realistica di
Jean Graton, vignettista bretone,
deus ex machina da corsa del primo e
unico eroe a fumetti di professione
pilota. Protagonista di 64 album (20
milioni di copie vendute) di
avventure a 300 all'ora sugli sfondi
dei principali circuiti e rally del
mondo, pronto a sfidare campioni
virtuali e anche
<<reali>>, da Jacky Ickx
a Schumacher, in vignette costellate
da <<VROOR>>,
<<ROOOAR>>,
<<CRASH>>...Un eroe di
carta e ora anche di celluloide,
portato sul grande schermo per
volontà di Luc Besson, che ne ha
scritto lasceneggiatura, e del
produttore Pierre-Ange Le Pogam,
corridore per hobby. Entrambi fans
fin da ragazzi del mito Vaillant.
Uscito con succeso nelle sale
francesi lo scorso autunno,
Adrenalina Blu - La leggenda di
Michel Vaillant, da domani proporrà
anche nelle nostre sale la sfida
mozzafiato tra la vettura
azzurro-cielo della Vaillante e
quella rosso-diavolo del clan dei
perfidi Leader. Una scelta di colori
che forse nasconde una piccola
vendetta. Ai tempi del primo album
l'editore Leblanc propose a Graton
un contratto in esclusiva
promettendogli: <<Entro un
anno girerai in Ferrari>>. In
effetti - racconta oggi l'ottantenne
disegnatore- un anno dopo andavo
alla 24 Ore di Le Mans in Ferrari,
Leblanc mi aveva prestato la
sua,,,>>. <<Le corse non
sono mai state la mia passione ma
l'idea di di portare un eroe di
carta sullo schermo era troppo
divertente>>, aggiunge il
regista Louis-Pascal Couvelaire. Tra
i punti-chiave da risolvere, la
scelta del protagonista.Come Batman
o Superman, anche Vaillant ha tratti
ormai indelebili nell'immaginario
dei fans: capelli bruni, occhi
azzurri, mascella squadrata...Un
identikit ritrovato in Sagamore
Stevenin, volto bello e per noi
ancora poco noto del cinema
francese. <<Perfetto per
Vaillant, pilota forte, coraggioso
ma capace anche di sentimenti
teneri. Se devo pensare a un
campione reale a cui paragonarlo mi
viene in mente Ayrton Senna>>,
nota il regista. E difatti a tener
desto il cuore di Michel non è solo
il rombo del motore ma anche il
dolce sorriso di Julie, nel film una
Diane Kruger ancora in incognito. Un
film dopo la ritroveremo star
internazionale, nei pepli della
bella Elena di Troia.
Critica di
Maurizio Porro
Pilota senza macchia e
senza paura, Michel Vaillant è dal
1957 un fumetto di successo molto
francese di Jean Graton. Ora Luc
Besson, produttore e
sceneggiatore, gli dà il volto
azzurro di Sagamore Stévenin e lo
mette al centro della vera corsa
delle 24 ore di Le Mans per un'
elementare avventura al rombo di
motori ma con un Edipo che soffre
dietro la curva a 200 l' ora.
Perché il nostro eroe, cui
rapiscono il genitore, deve
combattere contro l' amico del
cuore, il nemico del cuore, la
perfida che vuole vendicare il
padre, tutto verso un finalone
felice e contento tra i team
rivali, Vaillant e Leader. La
psicologia è quella di una
PlayStation, ma il film, rozzo e
roboante, si segue senza noia nel
frastuono della vera corsa, pieno
com' è di ripicche, cattiverie da
cartoon, travestimenti, eroismi e
bravate idiote (la guida ad occhi
chiusi). Facili i tiri
sentimentali: la fidanzata è Diane
Kruger (l' Elena di Troy), la
perfida tentatrice di Adrenalina
blu del pubblicitario Couvelaire è
l' americana sexy Lisa Barbuscia.
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LA PROVINCIA
Sul quotidiano di
Latina "La Provincia" del 7 giugno 2004
, all'interno della rubrica "Il
mondo a scrisce. Ascoltando le nuvole
parlanti", curata da Komix.it, viene
pubblicato un articolo di Elena Paparelli
sul film.
ADRENALINA BLU, LA
LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT AL
CINEMA
di Elena
Paparelli
Nei
"circuiti" cinematografici arriva
Michel Vaillant. Il celebre pilota a
fumetti di Jean Graton, apparso per
la prima volta nel 1957 su Journal
Tintin, frutto di una precoce
passione del loro autore per il
disegno mista a quella per le piste
e la velocità, sbarca sui grandi
schermi italiani. Scaldino dunque i
motori dell'immaginazione i fan del
maestro di una delle saghe più
longeve di scuola franco-belga:
dall'11 giugno 2004 potranno vedere
Adrenalina blu. La leggenda di
Michel Vaillant, scritto da
Gilles Malençon e da Luc Besson e
diretto da Louis-Pascal Couvelaire.
Il fumetto che ha fatto delle corse
automobilistiche un territorio di
appassionanti sfide elette a materia
narrativa, capace di legare a sé una
vasta schiera di lettori in tutto il
mondo, è affidato al talento
visionario di Besson, che garantisce
da solo un'emozione inedita che
oltrepassa di gran lunga la semplice
trasposizione cinematografica di un
prodotto di successo. Se quello fra
fumetto e cinema è, infatti, un
sodalizio di vecchia data che
strizza l'occhio al botteghino, Adrenalina
blu fa da apripista ad un
nuovo modo di far vivere un fumetto,
ancorandolo strettamente alla
realtà. Tanto che una vettura
modello Vaillante (quella
del film) è stata protagonista, nel
2002, di un'autentica corsa di Le
Mans, complice proprio il geniale
Luc Besson deciso a girare durante
la celebre "24 ore".
Due
prototipi di macchine (una Panoz
LMP1 Roadster S tramutata in Leader
e una Lola Judd B98/10, diventata
una Vaillante) hanno preso
così parte alla corsa, mentre la
troupe riprendeva una competizione
dove, singolare eccezione nella
storia dello sport, a sfidarsi erano
50 automobili invece che 48. La
fiction cerca adrenalina autentica e
trasmette il sapore della gara,
entrandoci direttamente dentro. Un
atto dovuto, più che una trovata
artistica, in realtà, vista la lunga
sperimentazione fumettistica
affrontata da Graton, infaticabile
nel mescolare piloti reali alle
vicende del suo eroe tutto "casco,
tuta e velocità", che è arrivata a
portare sulla carta visi noti come
quelli di Jacky Ickx o di Micheal
Schumacher, divenuti nel tempo,
insieme ad altri, parte integrante
del cast delle sue storie
avvincenti. Un'esperienza nata
casualmente grazie alla
collaborazione con Bianchi, che
l'autore frequentava per avere
informazioni su auto e corse, e che
si è trasformata poi in una vera e
propria cifra stilistica che ha
finito per fare di Graton
un'autentica mascotte della
F1 (trattato però con quel non so
che di reverenziale che ha portato
un campione come Jacky Icky ad
entrare nella storia accettando ben
volentieri, per esigenze di
sceneggiatura, di perdere il
confronto, sulle piste di carta, con
Michel Vaillant). Nuvole e
protagonisti veri, dunque, messi lì
a muoversi fra gomme e bolidi, resi
sulla carta con una cura quasi
maniacale, attenta a restituire ogni
dettaglio meccanico: lo stile del
racconto era in fondo tutto lì,
pronto per diventare l'insieme di
inquadrature di un film. E' così che
Philippe Graton, il figlio del
grande disegnatore, ha proposto il
progetto del lungometraggio al
produttore Pierre-Ange Le Pogam e a
Luc Besson (regista di fortunate
opere come Le grand bleu, Nikita,
Léon e Il quinto elemento)
credendo fermamente nelle
potenzialità di un personaggio che,
nel corso della sua storia, ha
conosciuto già altre trasposizioni
(una serie televisiva in bianco e
nero negli anni Sessanta con il
campione Henri Grandsire a
impersonare Michel Vaillant e una
serie a cartoni animati dal titolo Michel
Vaillant, tute, caschi e velocità
andata in onda nel 1992 su Canale
5). Le storie a fumetti di Michel
Valliant si prestano bene, infatti,
ad essere manipolate per creare una
drammaturgia cinematografica
funzionate, dal momento che pochi e
ripetitivi sono gli ingredienti
forti della serie: la corsa (di
moto, di rally o di formula 1 che
sia) e i complotti che ruotano
attorno alla scuderia. La dipendenza
dallo sport, che è la carta vincente
di quest'eroe che ha conservato nel
tempo tutto il suo fascino
giovanile, non esaurisce dunque la
ricchezza emotiva di avventure che
si avvalgono anche di elementi
importanti come lo spionaggio
industriale o la rivalità fra
scuderie. Una molteplicità di
fattori che, messi in campo e
opportunamente sviscerati nelle loro
dinamiche, hanno permesso al film di
puntare su una storia nuova, pur
mantenendo una pluralità di agganci
e di riferimenti alla serie. La
pellicola, che è diventata un vero e
proprio caso in Francia, anche se
non esaltata dalla critica, si
avvale di attori come Sagamore
Stévenin (Michel Vaillant), Peter
Youngblood Hills (Steve Warson) e
Diane Kruger (Julie Wood).
|
IL PICCOLO
Tra i quotidiani
segnaliamo anche Il Piccolo di Trieste, città
del vostro web master, che nel giugno 2004,
finalmente grazie al film, dedica qualche riga a
Michel Vaillant.
IL
PICCOLO
«ADRENALINA
BLU, LA LEGGENDA DI MICHEL
VAILLANT»
Un
intoccabile del cinema francese, Luc
Besson, incrocia le sue strade con
una leggenda del fumetto d'oltralpe,
Michel Vaillant. Il film di
Couvelaire è un action-movie che
ruota attorno alle piste e ai box
della 24 Ore di Le Mans: sfida
esplicita al cinema americano, non
priva di sfumature nazionalistiche.
Più del protagonista Sagamore
Stevenin, impressionano le presenze
femminili della ex pop-star Lisa B.
e di Diane Kruger, la Elena di
<<Troy>>.
|
L'UNIONE SARDA
Ecco
un bell'articolo di Bepi Vigna
(scrittore, sceneggiatore, regista, nonché amico
delle Pagine...) pubblicato sul quotidiano
"L'unione sarda" il 17 giugno 2004.
Un'altra
figura nata dalla matita che passa
al grande schermo
MICHEL
VAILLANT, PROFESSIONE PILOTA E
SUPERCAMPIONE
Chi
è il popolare personaggio dei
fumetti ora diventato
protagonistadel film "Adrenalina
Blu"
di Bepi Vigna
|
Da quasi
cinquant'anni gareggia sui
circuiti di tutto il mondo.
passando con disinvoltura dai
Grand Prix ad ogni altra
competizione motoristica. Ha vinto
più corse di Michael Shumach er e
per i tantissimi appassionati che
in tutta Europa seguono le sue
avventure è diventato un mito
paragonabile ad Ayrton Senna o
Manuel Fangio. Stiamo parlando di
Michel Vaiilant, l'eroe dei
fumetti creato dal francese Jean
Graton, e ora protagonista anche
di un film: Adrenalina
Blu - la leggenda di Michel
Vaillant,
uscito da pochissimo nelle sale.
Spesso, quando gli eroi dei comics si
trasferiscono sullo schermo
cinematografico, finiscono per
deludere i loro appassionati
lettori. In questo caso, non è
così. Il regista Luis-Pascal
Couvelaire, che viene dalla
pubblicità, sa destreggiarsi con
una certa abilità nelle scene più
spettacolari (e in particolare in
quelle della gara finale: la mitica
“24 ore di Le Mans”) ed è riuscito
a dosare perfettamente il ritmo
del racconto a fumetti.
|
|
Ma la riuscita
del film è soprattutto merito
della buona sceneggiatura
firmata da Luc Besson e
Gilles Malençon, i quali hanno
costruito una trama intelligente.
cucendo insieme spunti tratti da
alcune delle avventure a fumetti
più famose. Il limite del film,
paradossalmente, potrebbe essere
rappresentato proprio dal fatto di
essere costruito con una certa
cura fililogica, che accontenterà
certamente chi ha già una certa
familiarità con i personaggi, ma
che potrebbe lasciare disorientati
i giovani spettatori che non li
conoscono.Forse l'unica cosa che
farà storcere il naso agli
appassionati del fumetto è la
caratterizzare del personaggio di
Steve Warson, totalmente privo,
nel film, della forte personalità
che ha invece nelle avventure
disegnate. Nello scrivere il plot,
Besson e Malencon non hanno
trascurato nessuno dei passaggi
obbligati delle storie a fumetti:
le apprensioni di mamma Vaillant
per il figlio corridore,
l'amicizia tra Michel e Steve, i
sabotaggi messi in atto dalla
scuderia concorrente, gli intrighi
che fanno da sfondo all'ambiente
delle corse. Naturalmente c’è
anche un nemico malvagio e senza
scrupoli. Lo storico antagonista
della Vaillant. il Leader (morto
da tempo nella saga a fumetti) è
stato sostituito dalla bella e
crudele figlia Ruth Wong, bramosa
di vendicare le sconfitte e le
umiliazioni subite dal Padre.
Miche Vaillant apparve per la
prima volta in alcune storie brevi
pubblicate sul settimanale belga
“Tintin” alla metà degli anni
Cinquanta. Quando Graton scelse il
nome da dare al suo personaggio,
pensò a qualcosa che potesse
competere con quello degli altri
eroi a fumetti dell'epoca
(vaillant in francese significa
coraggioso). All'inizio i
redattori di “Tintìn” non erano
convinti che le avventure di un
pilota automobilistico potessero
funzionare, ritenevano che, dopo
poche storie, gli spunti narrativi
si sarebbero esauriti. Ma invece,
l'accoglienza da parte dei lettori
fu buona e pertanto al disegnatore
venne chiesto di disegnare la
prima avventura lunga, intitolata
Le Gran défi, pubblicata
nel 1958. In Italia Miche]
Vaillant è apparso per la prima
volta nel 1963, inaugurando la
mitica collana della Mondatori “l
Classici del|'Audacia”, e
riscuotendo subito un buon
successo. Fin dai primi episodi,
gli avvenimenti sportivi non erano
quasi mai la componente centrale
del racconto, ma più spesso
facevano da sfondo a vicende di
altro genere. Una certa debolezza
delle trame era compensata dalla
minuziosa documentazione e dal
realismo con cui veniva
rappresentato l'ambiente delle
gare automobilistiche. Non veniva
neppure trascurata la vita
quotidiana dei personaggi al di
fuori delle competizioni: Michel
Vaillant aveva attorno a sé una
famiglia i cui componenti erano
caratterizzati in maniera molto
Precisa e riconoscibile e ciò
favoriva il processo di
identificazione da parte dei
lettori. Henri Vaillant, titolare
delle omonime officine
automobilistiche, si era lanciato
nelle gare sportive, assecondato
dai suoi figli Jean-Pierre e
Michel. Il primogenito. dopo aver
conseguito una laurea in
ingegneria ed essersi sposato,
aveva preferito abbandonare la
guida dei prototipi per occuparsi
della progettazione e della messa
a punto delle vetture:
successivamente era diventato
direttore della squadra corse.
Michel, ritenuto inizialmente un
buono a nulla (nelle prime storie,
più che a guidare pensa a suonare
la tromba) (ndw.:
succede nella prima storia
breve, quando Michel fa finta di
essersi appassionato alla tromba
solo per coprire la sua
collaborazione con il pilota
gentleman Mansart con il quale
poi vince il rally di Monte
Carlo...), si era
poi rivelato uno straordinario
pilota. Della famiglia Vaillant
entrava presto a far parte anche
Steve Warson, un americano dal
carattere irruente. ma pilota di
grandissima classe, primo grande
rivale di Michel e poi suo
compagno di scuderia e amico
inseparabile. All'inizio della
saga. la vita sentimentale del
protagonista appariva piuttosto
ambigua: i fatto che
manifestasse poca simpatia per
le donne e fosse eccessivamente
attaccato alla madre, fecero
sospettare una sua latente
omosessualità; Ma il matrimonio
con la giornalista Françoise e
la nascita di un figlio hanno
poi messo a tacere ogni diceria
dei lettori più smalìziati. A
proposito di donne. occorre dire
che Graton è stato uno dei primi
autori del settimanale “Tintin”
a inserire stabilmente nelle
storie dei personaggi femminili
con un ruolo rilevante. Fin dai
primi episodi di Michel Vaillant
apparve Agnese, originariamente
destinata a diventare la
fidanzata di Michel e che poi,
per un ripensamento dell'autore,
andò in sposa al fratello
Jean-Pierre. Nel corso delle
avventure sono comparse numerose
altre ragazze, tra cui anche
Julie Wood, la bionda
campionessa di motociclismo che
ha fatto breccia nel cuore di
Steve Warson e che nel film,
invece, è diventata la vedova di
un altro pilota. Numerosi anche
i personaggi reali ritratti ne e
storie. ll pilota belga Jacky
Ickx, che Graton conosceva fin da
ragazzino, ha avuto un ruolo
rilevante nell'avventura
intitolata
De l’huile sur la piste e
ultimamente anche Michael
Shumacher è apparso nelle storie
di Michel Vaillant. La lealtà,
l'amicizia. la solidarietà. sono
questi i valori posti in rilievo
da Graton nei suoi fumetti. Le
storie non di rado scadono nella
retorica e nell'eccessivo
moralismo, ma il livello medio
delle serie si è sempre
mantenuto buono. Dal punto di
vista grafico le prime storie
erano caratterizzate da un segno
morbido, molto vicino al modello
stilistico della linea chiara;
col tempo il tratto di Graton si
è fatto più personale, è
divenuto più spigoloso e
nervoso, sottolineando anche in
questo modo la maturazione fisica
dei personaggi. In quasi
cinquan'anni, Graton ha
pubblicato oltre settanta albi a
fumetti. Negli anni Sessanta la
televisione francese ha prodotto
una serie di telefilm dedicati a
Michel Vaillant e in seguito è
stata realizzata anche una serie
di cartoni animati. Qualche anno
fa una vera vettura Vaillant ha
partecipato alla 24 ore di Le
Mans, arrivando quarta e la casa
automobilistica Honda ha
chiamato "Vaillante" un suo
coupé. Dopo l'avventura
intitolata Le 8° pilote, Jean
Graton ha iniziato ad avvalersi
di altri collaboratori per la
realizzazione delle storie a
fumetti. tra cui Denayer,
Lippens, Buchet, Clovis. Lopez,
Fernandez
(ndw:
Fernandez ?) e Scott.
Da alcuni anni tutte le
sceneggiature di Mìchel Vaillant
sono scritte dal figlio di Jean,
Phìlppe Graton.
|
IL MESSAGGERO
Il 12 giugno 2004
il Messaggero pubblica questa critica firmata da
Roberta Bottari.
critica
di Roberta Bottari
Michel Vaillant è un
pilota eccezionale, leale in pista
come nella vita, coraggioso,
intelligente, sincero, bello e
ricco. Troppo? In effetti, sì.
Parliamo di Adrenalina Blu di
Louis Pascal, nei cinema da
venerdì, ispirato al fumetto del
’57 Michel Vaillant . Si tratta di
un film ben girato, dove le corse
automobilistiche sono protagoniste
assolute: nella 24 Ore di Le Mans
sembra davvero di essere al
volante. Certo, le sfaccettature
non sono il pezzo forte, ma se c’è
un caso in cui film-fumetto non è
una parolaccia, è questo. Fra un
rombare di motori e l’altro, la
pellicola racconta la storia di
Vaillant (Sagamore Stevenin),
campione incontestato dei rally e
dei circuiti di tutto il mondo.
Michel ha un nemico: Ruth Wong
(Lisa Barbuscia), disposta a tutto
pur di vendicare la memoria di suo
padre. Nel cast compare anche
Diane Kruger, Elena in Troy . Il
film piacerà a chi ama le gare, le
macchine e a chi negli anni ’60
seguiva le avventure dell’eroe. Ma
lo apprezzeranno anche quelli che
al cinema vogliono azione e
messaggi facili. In Adrenalina Blu
i buoni sono biondi con gli occhi
azzurri e non hanno difetti, i
cattivi sono scuri di capelli e
privi di pregi: vivono senza
scrupoli né pietà e non sanno
perdere (perché, ovviamente,
perdono). Una bellezza assoluta,
la gioventù e la ricchezza
accomunano tutti. I protagonisti
sono, in due parole: perfetti,
plastificati. In quattro parole:
non di questo mondo. D’altronde,
perfezionare e semplificare, al
cinema, è una tendenza di questi
anni. Ma se da una parte tutto ciò
attira spettatori, dall’altra
omologa a tal punto che a volte
diventa difficile distinguere da
un attore all’altro, da un film
all’altro. E se un tempo bastava
essere belle per farsi notare, ora
uno splendore come Charlize Theron
si è dovuta imbruttire
(umanizzare?) per spiccare ed
essere ricordata, come è accaduto
in Monster . Pensando all’opposto
di tutto questo viene in mente
Lars von Trier e il suo Dogma. Il
regista rinuncia ai prodigi
tecnici che ha a disposizione,
gira con la camera a mano e il suo
metodo punta ad evitare tutto ciò
che è superfluo. Ed evitare il
superfluo, in questi anni, fa
sembrare facile anche la
quadratura del cerchio.
|
IL GIORNALE
Maurizio
Cabona firma questa critica su Il
Giornale dell'11 giugno 2004.
Col
pilota gentiluomo la 24 ore di Le
Mans profuma di new age
di Maurizio
Cabona
Vedrete
che per i ragazzi sarà
semplicemente Adrenalina Blu. Che
significa poco, ma suona bene:
rombante, febbrile, scattante. Per
chi viaggia attorno ai cinquanta
sarà invece La leggenda di Michel
Vaillant, dai nome di un eroe a
fumetti (non c’entra la nota marca
di caldaie) molto popolare negli
anni Sessanta. Più precisamente
tra il 1963 e il 1967, quando sui
neonati Classici del] ‘Audacia
editi da Mondadori cominciarono ad
apparire assieme a quelle di Dan
Cooper e Blake & Mortimer le
avventure di questo «asso dei
volante» francese creato sette
anni prima dal belga Jean Graton.
Erano albi di lusso: a Cadenza
mensile, colorati, 68 pagine,
formato 28,50 x 20,80. Costavano
250 lire. La prima storia,
pubblicata nel dicembre 1963. si
chiamava «La grande sfida», e
naturalrnente era ambientata a Le
Mans, durante le mitiche 24 ore.
Quarant.’anni dopo i] film di
Louis Pascal Couvelaire, scritto e
promosso da Luc Besson, porta
sullo schermo Michel Vailllant e
lo fa correre sullo stesso
circuito. Nei Paesi francofoni si
sono messi in fila per questo
pilota da corsa audace e
silenzioso, dal notevole
sexappeal, e, fatto più unico che
raro nel mondo della bande
dessinée, dotato di famiglia: il
padre Henri, il fratello
Jean-Pierre, la madre
Elisabeth...Com’è il film?
Giustamente adrenalinico. Più di
noi, i francesi hanno
dimestichezza con il cinema
spettacolare, fatto di effetti
speciali e montaggi serrati. In
più, venendo dalla pubblicità, il
regista Louis Pascal Couvelaire
custodisce un’estetica del bello e
della velocità molto in linea con
i gusti giovanili. «Dalle storie a
fumetti, circa una settantina,
abbiamo ripreso il conflitto tra
il bene e il male, con i cattivi
molto cattivi e i Vailllant molto
gentili, animati da passioni
positive e buoni sentimenti»,
racconta. «Ma volevamo aggiungere
un tono poetico. Nei film Michel è
più giovane e problematico.
Possiede un suo lato “guida
indiana“, quasi new age. Sfiorando
una pista, annusando il vento,
familiarizza con l’ambiente».
Ovviamente, per rinfrescare il
personaggio, cambiano le auto, le
tute, i caschi, i contesti, gli
sponsor, le sigle. Anche se
bisogna riconoscere che il fumetto
...
|
IL MANIFESTO
Critica di Roberto
Silvestri pubblicata da Il Manifesto dell'8
giugno 2004.
Michel
Vaillant, ma senza odorama
«Adrenalina
blu», un fumetto diventa
cinema, anzi pubblicità. Produce
Luc Besson. Con Diane Kruger
di
Roberto Silvestri
Adrenalina
blu è più Luc Besson
(produttore) che Michel
Vaillant. Più Louis Pascal
Couvelaire (il regista venuto
dallo spot, ovvero 34 stacchi
ogni 7'') che Jean Graton (creò
il fumetto nel `60). Come nel
«grande blu», però, è il tocco
patriottico che tedia la corsa e
la rallenta, più delle
avvincenti passioni sportive,
lì, le immersioni in apnea e,
qui, le corse d'auto. La scena
madre del film non è la chicane
della morte o il rettifilo a 380
all'ora, le 24 ore di Le Mans o
i retroscena nei box, insomma
più delle gare, i complotti, i
trucchi per vincere, i sorpassi,
gli agguati, i morti e i feriti,
le seduzioni fatali, il clou è
nel fuori corsa. È quando il
grande pilota francese che
prefigurò Prost e le Renault,
Michel Vaillant (l'attore
Sagamore Stevenin), torna a casa
nel verde e nel ventre della sua
indistruttibile borghesia
opulenta, «onesta» e operosa. E
sguazza tra i suoi valori, falsi
e sanguinosi ma serviti su
vassoi di classe e oro,
rappresentati dal patriarca
della «Vaillante», con
magione-castello rustico, il
papà di Michel (Jean Pierre
Cassel). Con il suo stemma
tricolore che esorcizza la
minaccia rossa (sono le nostre
Ferrari i risentiti
ferrivecchi della «Leader»? E
la loro unghiuta padroncina
dark, miss Ruth Wong, è frutto
fantasmatico del
fondamentalismo lefevriano che
delle donne non ammaliate
dall'eroe hanno una fifa
maledetta?) si merita
certamente il rapimento e
tutto quel che capiterà poi,
«happy end» a parte. Il
fumetto Michel Vaillant, che
tuttora esiste, quando uscì in
Italia, 65 storie fa, fece
scalpore, nonostante il costo,
perché rendeva patinato
colorato e cromato il piacere
del piccolo divoratore di
fumetti, fina ad allora molto
mal trattato (carta pessima,
bianco e nero, solo a tratti
riscattato da una doppia
policromatica...). Fu estasi.
Qui non c'è. La cosa più
avvincente di un gran premio
d'auto (di qualunque formula)
è il rumore insostenibile dei
motori e l'odore della benzina
e delle gomme bruciate
dall'asfalto. Le corse d'auto
sono «heavy metal» puro fatto
agonismo e scommessa, altro
che le messe nere: i
superfreak demoniaci del circo
a 4 ruote che attorniano De
Laurentiis dai crash di Monza
evocano globuli rossi a
schizzo davvero global. Un
film d'azione e motori che
voglia essere davvero
«adrenalinico», adeguato
all'interattività post
videogame, cioé sappia
superare in velocità i
classici degli anni 60 e 70,
Gran Prix, Indianapolis o I
diavoli del Gran Prix, per
non dire l'inarrivabile Jack
Hill, e eguagliare la
concorrenza Usa (Giorni di
tuono, Fuori in 60 secondi,
Driven, Fast and Furious...)
dovrebbe almeno restituire,
oltre a una densa colonna
«suoni e rumori» (c'è), il
sapore e il profumo aspro di
una corsa vista dagli spalti
o dai box (manca). Insomma
riesumare il buon vecchio
«odorama» di John Waters,
quando grattando il
cartoncino uscivano fuori
odori che nei film
rispettabili come questo
sono tabù.
|
LA STAMPA
Sulla Stampa una
breve critica firmata da Lietta Tornabuoni.
«Adrenalina
Blu» per Michel Vaillant
di
Lietta Tornabuoni
Michel
Vaillant, gran personaggio del
fumetto francese di Jean Graton,
torna in una avventura scritta
anche da Luc Besson, collocata
durante una corsa d'auto
leggendaria, la 24 ore di Le Mans.
Con il protagonista sono presenti
gli altri personaggi della serie:
la fidanzata (è Diane Kruger, la
malscelta Elena di «Troy»),
l'amico, l'avversario sleale, il
nemico con la figlia vendicativa.
Sabotaggi, sequestri, carognate,
vendette, crimini variati, ardite
riprese a duecento chilometri
all'ora: e sullo sfondo la corsa
autentica con pubblico,
pubblicità, gare e team
automobilistici veri. Meno
fantasioso del fumetto, ma non
male.
|
LE RIVISTE
SPECIALIZZATE PARLANO DI "ADRENALINA
BLU"
Tra maggio e
giugno 2004
molte riviste specializzate di cinema (anche
quelle in omaggio nelle sale) dedicano spazio al
film ed al fumetto di Graton. Ovviamente non
possiamo pubblicare tutti i testi (per lo più
schede simili una all'altra...). Tra queste
citiamo "Best Movie", "Rivista di Cinema", "Eye"
e diamo la precedenza a quelle contenenti
critiche vere e proprie.
critica
i Mario
Consoli
Chi
è stato cucciolo nel 60
ricorderà senz’altro i
coloratissimi Classici
dell’Audacia, raccolte di
eleganti fumetti in cui il
francese Michel Vaillant
di Jean Graton brillava
come prima stella. Con la
sbrigativa formula di cui
è detentore ovvero ritmo a
mille e riduzione all’osso
di qualunque cosa
assomigli vagamente a un
approfondimento
psicologico Luc Besson ha
cosceneggiato con Gilles
Malençon una avventura
ambientata durante la 24
ore di Le Mans, uno dei
sacri templi in cui si
celebra la saga dei pilota
di carta. La trama
ripresenta tutti i
personaggi della serie:
Michel (Sagamore
Stévenin), la famiglia
(qui c’è anche una
fidanzata, Diane Kruger),
l’amico e partner Steve
Warson (Peter Youngblood
Hills), lo scorretto
avversario Bob Cramer
(François Levantal) e la
figlia Ruth Wong (Lisa
Barbuscia) - di uno dei
nemici storici dei
Vaillant, il Leader.
Bramosa sino all’insensato
di vendicare il padre, la
perfida Ruth farà di tutto
per umiliare i Vaillant
nella corsa che vale
l’onore della Francia, tra
sabotaggi, sequestri e
crimini vari. Una volta
detto che la produzione
s’è giovata di riprese
durante la corsa reale,
con partecipazione di
pubblico e team
automobilistici autentici
e che il regista Louis
Pascal Couvelaire (viene
dalla pubblicità) sembra
esaltarsi soltanto con
riprese ardite a 200 km
all’ora, abbiamo esaurito
tutto il meglio che c’è.
|
Chi
l'ha detto che solo
gli americani sono
capaci di fare film
d'azione di successo
in tutto il mondo"?
Parola di Luc
Besson, uno che di
film d'azione se ne
intende. E per
rispondere ai vari
Fast & Furious
la Francia scende in
campo, anzi in
pista, sul circuito
di Le Mans. Dove sta
per iniziare una
gara per la vita.
Michel Vaillant è un
pilota imbattibile,
campione
incontestato, con la
sua scuderia, dei
circuiti di tutto il
mondo. Insomma, uno
Schumacher più
simpatico e umano ma
parimenti invidiato.
Il suo avversario
più pericoloso è una
donna: Ruth Wong,
manager della
scuderia 'Leader',
bellissima e
assetata di
vendetta. Convinta
che i Vaillant siano
i responsabili della
rovinosa fine di suo
padre, Ruth più che
batterli vuole
distruggerli. Ora i
piloti sono sulla
griglia di partenza
della 24 ore di Le
Mans. Michel è al
volante della sua
Vaillant blu n° 10.
Al suo fianco, nella
Vaillant n°8,
l'amico Steve
Warson. Davanti a
loro due aggressive
auto rosse: sono i
cavalli di razza
della scuderia
Leader, guidati da
Bob Cramer e Dan
Hawkins. I motori
sono accesi.
L'asfalto è caldo.
Intorno l'assordante
incitamento del
pubblico. Negli
abitacoli la
concentrazione è
massima. Il conto
alla rovescia è
iniziato. Adesso non
resta che premere
l'accelleratore e
andare incontro ad
un destino ancora
tutto da
giocare... Uno
dei fumetti più
popolari d'oltralpe,
nato dalla matita di
Jean Graton, apparso
per la prima volta
nel 1957 sulle
pagine di Journal
Tintin, Michel
Vaillant e le sue
funamboliche
avventure di pilota
di bolidi da corsa e
di splendide
granturismo, sbarca
finalmente nei
cinema prodotto
dall'inesauribile
Luc Besson. |
critica
di Mauro
Gervasini
Per i francesi
è un vero e
proprio mito.
Per gli
italiani della
generazione di
mezzo (“del
cammin di lor
vita”) un
ricordo più o
meno sbiadito,
leggiucchiato
qua e là sulle
pagine del
“corriere dei
piccoli”.
Michel
Vaillant è
l’eroe bianco
rosso e blu di
una bande
dessinée
française che
ancora oggi
riempie di
volumetti ben
rilegati le
fumetterie e
le librerie
d’oltralpe. È
anche
diventato un
film, in
Italia
sciaguratamente
intitolato
Adrenalina
Blu, scritto e
prodotto da
Luc Besson e
interpretato
da Sagamore
Stevenin nei
panni
dell’indomito
pilota, Diane
Kruger (la
Elena di Troy)
e Lisa
Barbuscia.
Vaillant è un
asso del
volante
impegnato a
lottare contro
la
pericolosità
della 24 Ore
di Le Mans e
contro i
concorrenti
malvagi. Tutti
reclutati da
un unico team
antagonista,
l’americana
Leader, che
sta al
protagonista
del fumetto
francese come
la Tana delle
tigri all’Uomo
tigre. Al di
là del
testosterone
che nei box si
percepisce al
tatto, con
tecnici e
piloti a fare
sfoggio di
virilità e
fierezza
mascolina, è a
livello
femminile che
sul circuito
di Le Mans si
gioca la sfida
più
interessante.
Da una parte
la bionda
Elena...
pardon, Diane
Kruger. È
l’ultima
arrivata nel
gruppo di
Vaillant dopo
la morte
tutt’altro che
accidentale
del marito,
braccio destro
di Michel.
Carina, sì.
Intrepida,
anche.
Rassicurante,
di sicuro. La
donna da
sposare,
insomma.
Dall’altra
parte Lisa
Barbuscia, la
cattiva,
proprietaria e
unica manager
della Leader,
ammaliatrice
spietata come
ogni dark lady
degna di
rispetto. La
donna per cui
è impossibile
non perdere la
testa e con la
quale chiunque
sognerebbe una
notte di
follie. Lisa
B. è il pacco
dono dei film,
la piacevole
sorpresa, il
volto nuovo
che non ti
aspetti. In
linea con la
tendenza
dell’entertainment
mondiale, è
una bellezza
interetnica:
un terzo di
sangue
italiano, un
terzo di
sangue
irlandese e un
terzo
portoricano.
Pelle che
tende
all’ombra,
tratti
mediterranei
un pelino
perfezionati
nella bocca da
interventi
esterni
(leggasi
“lifting”). Ha
frequentato la
High School of
Music and
Performing
Arts di New
York (quella
di Saranno
famosi, per
intenderci)
poi lo
spontaneo
esotismo dei
suo corpo ha
fatto il
resto,
facilitandone
l’ascesa
nell’empireo
delle top
model. Ha
anche vissuto
un momento di
gloria
legandosi
sentimentalmente
e
artisticamente
al leader
della band
inglese
Curiosity
Killed the Cat
e incidendo un
paio di dischi
come Lisa B. ‚
appunto.
Adesso, a
trent’anni
suonati, gioca
la carta del
cinema, che
sempre più
spesso cerca
fanciulle come
lei:
aggressive,
seducenti e
rigorosamente
lontane dal
modello acqua
e sapone. Lisa
B. è dunque
perfetta per
il ruolo di
Ruth Wong,
l’antitesi di
Michel
Vaillant, che
essendo per
definizione
ascetico e
“superiore”
resiste a
qualunque
tentazione.
Besson, da
vecchia volpe
qual è, carica
il loro match
di significati
politicamente
maliziosi: lui
francese,
invincibile e
probo, lei
americana,
senza scrupoli
e vilmente
attaccata al
potere.
Guardare il
film per
credere alla
non casualità
dei sottintes
|
estratto
della critica
di Marco
Bertolino
Adrenalina Blu-La leggenda
di Michel Vaillant è
il più recente e felice esito
produttivo della Europa Corp.:
capace di passare da titoli di tutto
rispetto ("Taxxi") a prove più
opache ("Il
tulipano d'oro"),
la scuderia di Besson ha deciso di
affrontare il difficile esercizio
della trasposizione cinematografica
di un fumetto. Il rapporto fra i due
mezzi espressivi necessita infatti
nientemeno che di una ridefinizione
delle rispettive sintassi: ecco
perché ci pare che i risultati più
positivi siano stati ottenuti
laddove il linguaggio delle strisce
è stato rielaborato e veicolato
nella scrittura filmica, mentre il
più delle volte si è assistito a uno
scacco artistico e realizzativo
quando i sintagmi della settima arte
sono stati sovvertiti e piegati a
quelli fumettistici. Adrenalina
Blu,
ispirato a una celebre striscia
d'oltralpe, appartiene
fortunatamente alla prima categoria…
…Adrenalina
Blu
si impone, sul cóté visivo, come
l'emanazione stessa del materiale
narrativo prescelto. Se le
evoluzioni al ralenti del film di
Harlin sfoggiavano i tratti più
kitsch del linguaggio
cinematografico, la pellicola di
Couvelaire non rinuncia a una regia
accesa e vivacissima ma opta per una
sobrietà stilistica che soltanto in
alcune occasioni cede alla retorica:
basti citare l'infelice sequenza del
funerale irlandese, con il suo
imbarazzante affastellamento di
cliché sonori e visivi. Ma nel
complesso, se anche in Adrenalina
Blu
motori rombanti e corse
adrenaliniche si intrecciano a
drammi personali, l'approccio è
significativamente più meditato,
raffinato, filtrato da una
sensibilità squisitamente europea…
…Tale approccio influenza
positivamente, in ogni caso, la
rappresentazione ambientale: la
messinscena concitata, l'attenzione
alle scelte cromatiche, il montaggio
serrato ma non ipercinetico
riflettono con insolita plasticità
la natura dei luoghi in cui si
praticano i rally e la Formula 1.
Non giova invece ad Adrenalina
Blul
'introduzione, nella seconda parte,
dell'elemento giallo-poliziesco: la
trasformazione del campione
automobilistico in indomito eroe
risulta improbabile e faticosa, e la
contrapposizione fra la scuderia dei
buoni e quella dei "villain" è
inficiata da un manicheismo di
fondo. Ma in fondo sono bazzecole,
fra tanto entertainment
|
UN
ARTICOLO SU AUTO D'EPOCA
Nel gennaio del 2005
Giampaolo Arborio ha firmato questo
articolo su Michel Vaillant pubblicato sul
mensile Auto d'epoca.
FUMETTI
DEL CORRIERE DEI PICCOLI: RITORNA
MICHEL VAILLANT !
di Gianpaolo Arborio
|
|
Qualche
tempo fa su un quotidiano era
apparso un articolo in cui
l'autrice sottolineava come i
bambini di oggi fossero orfani del
Corriere dei Piccoli.
Probabilmente non si sbagliava, in
quanto l' editoria per i giovani
ha prodotto giornali e riviste
sempre più aggressive e sempre
meno intelligenti. I fumetti ormai
sono ereditati, tranne rari casi,
dalla televisione ed il sistema
"elettronico" ha letteralmente
appiattito idee ed autori. Il
Corriere dei Piccoli nato
all'inizio del 1900 come
supplemento al Corriere della Sera
ha conosciuto una fama ed una
floridità di iniziative che
probabilmente nessun altro
giornale ha avuto, personaggi
semplici, ma di grande presa e
soprattutto senza quella patina di
ipocrisia ormai di moda in questo
periodo. Senza voler celebrare per
forza un fatto puramente di
costume rimangono nella memoria
dei lettori le tavole di
Jacovitti, Hugo Pratt, Grazia
Nidasio, Attanasio, Cimpellin e Di
Gennaro, tanto per citare alcuni
disegnatori a cavallo tra gli anni
Sessanta e Settanta. A questo
punto vi chiederete, beh, ma cosa
c'entrano le auto d'epoca ?
C'entrano perché uno dei
personaggi più famosi era Michel
Vaillant, pilota di auto da corsa
che il CdP aveva acquisito da
un'altra testata storica, Topolino
(n.d.w.: forse l'autore
voleva riferirsi ai Classici dell'
Audacia della Mondadori).
Le avventure di Michel Vaillant si
svolgono nel mondo del motorismo e
vanno dai
mitici prototipi alla Formula 1ed
alle motociclette. A differenza
dei fumetti odierni alquanto
stereotipati e approssimativi, le
storie e le tavole erano
particolareggiate e quanto mai
vicine alla realtà. Tra le
innumerevoli avventure la più
entusiasmante è "Il fantasma di Le
Mans", uscita sui numeri di fine
1968 e ambientata in una
fantasiosa (come trama) edizione
della celebre 24 ore. Un
misterioso costruttore presenta al
via quattro potentissime vetture
condotte da piloti orientali, tra
lo stupore di tutti sono anche
velocissime.
|
La
rassegnazione ha ormai fatto il
vuoto, la gara prende il via e lo
strapotere delle fiammanti auto
della Gengis Khan è suggellato dal
fantasma che appostato in un
tratto del circuito (sul
rettilineo di Hunadieres) si fa
beffe degli avversari. Ma la 24
ore è durissima, l'inesperienza
dei nuovi concorrenti fa si che
all'ultimo quarto d'ora ne rimanga
uno solo, poi anch'egli si fermerà
e la lotta per la vittoria sarà
tra la Vaillante e la Ford GT 40,
in uno sprint che rimarrà per
sempre incompiuto. Altra
appassionante vicenda è illustrata
nell'episodio "Monza", per il Gran
Premio d'Italia del 1969 di
Formula 1 (n.d.w.: 1968
= l'episodio è stato
pubblicato per la prima vota, in
edizione originale a puntate su
Tintin, a partire dalla metà del
mese di novembre del 1968).Qui appaiono
alcuni assi del volante quali
Jean-Pierre Beltoise e Jacky Ickx,
quest'ultimo fa addirittura parte
del gruppo Vaillante, team che si
appresta ad aggiudicarsi il titolo
di campione del Mondo, ma viene
messo in difficoltà da una bella
ragazza che provoca rivalità tali
da compromettere il buon esito
della gara, che si concluderà con
uno spettacolare incidente
incidente. Per costruire la
storia, l'autore, il francese Jean
Graton, aveva assistito di persona
al Gran Premio del 1968. Nei
disegni si notano alcune novità
quali i caschi integrali e gli
alettoni, seguendo così fedelmente
l'evoluzione tecnica del momento.
Segnaliamo che altri piloti
dell'epoca vengono immortalati,
tra i quali Graham Hill, François
Cevert, Chris Amon, Giacomo
Agostini e il campione di
motocross Joel Robert. A questo
punto c'è da domandarsi quale
scuderia reale ispirasse Jean
Graton, confrontando i vari numeri
è pensabile che la risposta possa
essere Ferrari, avendo cura di
cambiare i colori rosso in azzurro
scuro, quasi a voler mescolare i
tratti tipici dell'azienda
italiana con quelle francesi. In
conclusione rimane tangibile il
fatto che questi fumetti ad oltre
35 anni dalla loro pubblicazione
abbiano ancora il fascino di
allora, proprio come le auto che
oggi ammiriamo con tanta nostalgia.
|
UN ALTRO
REPORTAGE SU IF - IMMAGINI E FUMETTI
In occasione di
Cartoomics 2005 - mostra milanese che, tra i
suoi temi, aveva quella delle "sfide nei
fumetti" - Andrea Sani, ha scritto,
nella rivista IF - Immagini e Fumetti n° 14 del
marzo 2005,
un articolo sul nostro eroe e sull'opera di Jean
Graton.
SFIDE ROTANTI
JEAN GRATON E GLI
SPORT SU RUOTE
di Andrea Sani
Gli sport su ruote hanno,
nei comics, un
vero campione: il francese Jean
Graton, creatore del pilota
automobilistico Michel
Vaillant, ma anche di molte
storie a fumetti di ciclismo e di
motociclismo.
Adrenalina
blu
Nel 2003, il grande
cinema si è occupato di Michel
Vaillant, che i lettori
italiani di fumetti cominciarono
ad apprezzare, dal 1963, nella
collana mensile dei Classici
Audacia, e poi, dal 1968,
sulle pagine del Corriere
dei Piccoli. Infatti, Luc
Besson, tra i registi più
“americani” d'oltralpe, autore di
successi come Il
Quinto Elemento (Le
Cinquième élément, 1997)
e Giovanna d'Arco
(Jeanne d’Arc,
1999), ha
prodotto un film sul personaggio
di Jean Graton, dall’orribile
titolo italiano Adrenalina
blu – La leggenda di Michel
Vaillant (Michel
Vaillant, 2003). Detto per
inciso, Luc Besson è apparso anche
in un albo di Michel
Vaillant, il 63° della
serie, dal titolo Le
Sponsor (Graton éditeur,
1999).
Il film da lui
prodotto, ambientato a Le Mans, su
soggetto originale di Graton,
dello stesso Luc Besson e di
Gilles Malençon, è diretto da
Louis-Pascal Couvelaire. Michel
è interpretato da Sagamore
Stévenin, l’amico e partner Steve
Warson da Peter Youngblood
Hills, e la rivale Ruth
Wong da Lisa Barbuscia. Lo
studio Graton ha pubblicato un
albo a fumetti ispirato al film,
“Pour David” (2004, Graton
Editeur, il 67° della serie).
Prima di questo lavoro
cinematografico, negli anni
Sessanta era stata diffusa in
Francia una serie televisiva
dedicata a Michel
Vaillant in tredici puntate
in b/n di 27 minuti ciascuna
(1967), con Henri Grandsire nel
ruolo del protagonista, e un
disegno animato in 65 episodi. Il
film di Couvelaire ha rilanciato
le avventure a fumetti di Michel
anche in Italia, tant’è vero che,
nella nuova Serie Oro
dei Classici del
fumetto di Repubblica, nel
2005 è apparso un volume
interamente dedicato ad alcune
storie del celebre pilota.
Michel
Vaillant
I primi episodi a
fumetti di Michel Vaillant
nascono sul settimanale belga Tintin,
nel 1957. Il cognome del pilota
ideato da Graton – Vaillant,
appunto – significa “valoroso”,
“coraggioso”, e denota il
carattere del personaggio, mentre
il nome, Michel, viene
scelto per caso. Seduto al suo
tavolo da disegno, non sapendo
ancora come chiamare il suo
pilota, Graton guarda
meccanicamente dalla finestra, e
trova la risposta che cerca: di
fronte a casa sua, un vicino, il
signor Delcorte, e i suoi due
figli stanno preparando la loro
moto da trial. Il più
giovane dei ragazzi si chiama
Michel... Così Graton cambia le
moto con delle auto e nasce la
famiglia Vaillant. In
origine, Michel Vaillant è
un giovanissimo appassionato di
auto di appena quindici anni,
protagonista di cinque storie
complete di quattro pagine l’una,
concepite per saggiare il successo
del character, e che
saranno ristampate successivamente
nel volume “Special XXe
anniversaire”, del 1979
(pubblicato in Italia da
Alessandro distribuzioni, nel
1988, con il titolo “Speciale
20 anni”). La prima avventura
lunga di Michel Vaillant
(di 62 pagine), compare sul n° 1
del Tintin belga datato
1° gennaio 1958, e, in albo, nel
1959, con il titolo “La grande
sfida” (“Le Grand Défi”, Classici
Audacia n° 1 = CA 1, 1963).
Da allora, Graton ha prodotto
oltre sessanta albi (per la
precisione 67, al momento attuale)
(n.d.w.:
all'epoca della stesura
dell'articolo), più
tre “speciali”: “Spécial Michel
Vaillant” (1970),
“Spécial Steve Warson”
(1972), e “Spécial moto”
(1973). Nel corso delle sue
avventure, Michel invecchia di una
ventina d’anni rispetto agli
esordi (oggi è probabilmente un
trentacinquenne). A
partire dall’albo n°14 della serie
in lingua francese (“Mach 1 pour
Steve Warson”, del 1968,
pubblicato in Italia inizialmente
con il titolo “Il
muro del suono”, CA 53, 1967), gli
albi di Michel
Vaillant passano, per
ragioni editoriali, da 62 a 44
pagine. Soprattutto le vecchie
avventure di 62 pagine
costituiscono dei veri e propri
capolavori del fumetto
franco-belga. In questi magnifici
episodi, Graton, dopo un lungo
prologo in cui ci fa interessare
alle vicende private di Michel,
coglie poi il character
nel passaggio da una condizione
positiva a una negativa (una sfida
altamente rischiosa) o lo mette di
fronte a una prova del fuoco. Si
ha, quindi, verso la metà
dell’albo, un vero e proprio turning
point nello sviluppo
dell’intrigo, che tiene il lettore
con il fiato sospeso. Infine,
nelle ultime pagine della storia,
Graton rovescia di nuovo il corso
degli avvenimenti a favore del suo
eroe, molto spesso grazie a un
riuscito e inatteso colpo di
scena. Insomma, l’autore applica
alle storie automobilistiche di Michel Vaillant le
infallibili regole del racconto
d’avventura e anche del giallo,
sorrette da un disegno
particolarmente efficace e di
grande leggibilità, nello stile
classico della linea
chiara imposto su Tintin
da Georges Rémi (Hergé), il
creatore del personaggio a cui è
intitolato il settimanale. Pur
affrontando dei temi sportivi, nei
suoi albi a fumetti più riusciti
Graton saccheggia consapevolmente
il vecchio, ma sempre efficace
armamentario dei feuilletons,
ricorrendo, per esempio,
all’intervento di minacciosi
fantasmi, come nel capolavoro
“Il castello della vendetta”
(“Les chevaliers de Königsfeld”, 1967, CA 32,
1966), e in “Il Fantasma di Le
Mans” (“Le fantôme des 24 heures”,
1970, Albi Ardimento
n° 1, 1970). Caratteristici
del romanzo d’appendice sono anche
i personaggi dall’identità
misteriosa e dai tratti orientali
tipo il Leader,
introdotto da Graton per la prima
volta in “Il muro del suono”. Il Leader può
ricordare il terribile criminale
cinese Fu Manchu,
ideato dallo scrittore di gialli
Sax Rohmer, ma anche i “cattivi”
dei film di James
Bond interpretati da Sean
Connery, che negli anni Sessanta
furoreggiano al cinema.Con la saga
di Michel Vaillant, Graton orchestra
una vera e propria soap
opera “ante litteram”,
mettendo in scena personaggi di
notevole realismo. Michel
ha un grande amico, conosciuto
nella prima avventura: Steve
Warson, un pilota americano
che l’autore presenta con una
notevole capacità di introspezione
psicologica. Quanto agli altri Vaillant,
Henri, il capofamiglia, è un
padre-padrone a cui Michel
e il fratello ingegnere Jean
Pierre ubbidiscono da bravi
figlioli, rispettosi dell’autorità
paterna (d’altra parte, Henri
rappresenta la saggezza e
l’esperienza). Attorno a loro
ruota il resto della famiglia: lo
zio Benjamin Vaillant,
proprietario di un’impresa di
trasporti su strada, l’intraprendente
cognata di Michel,
Agnès de Chanzy,
la bella moglie del protagonista,
Françoise Latour,
e la madre Elizabeth,
che trepida per il figlio durante
le corse. Le altre donne della
saga sono Gabrielle,
fidanzata con il giovane pilota
della Vaillante Ivo
Douleac, Julie
Wood, che flirta con Steve
Warson, e Ruth
Wong, figlia del Leader
e nemica mortale dei Vaillant.
Realismo e
verosimiglianza
Le
automobili da corsa svolgono un
ruolo centrale nella saga, e la
loro linea si evolve nel corso
degli anni. Efficacissimi sono gli
effetti cinetici delle auto
lanciate a grande velocità, e
quelli onomatopeici (come le
scritte a caratteri cubitali
“VROOM”, “VROAR”, “VROOAW”, ecc.,
che riproducono il rombo dei
motori), nonché la
rappresentazione di spettacolari
incidenti automobilistici. Jean
Graton apporta una cura maniacale
alla riproduzione delle
autovetture, affiancando a Michel
Vaillant veri e “falsi”
piloti, con un tale realismo che
ci si domanda se anche Warson
o il bieco villain
Bob Cramer non
esistano davvero. Infatti, tra una
gara e l’altra, appaiono un po’
tutti i piloti più celebri della
storia dell’automobilismo, come
Michael Schumacher e Clay
Regazzoni, Nelson Piquet e Damon
Hill, Gilles e Jacques Villeneuve,
Nigel Mansell e Alex Zanardi,
Emerson Fittipaldi e Alan Jones,
Michele Alboreto e Mario Andretti,
Lucien Bianchi e Jacky Ickx
(questi ultimi arruolati nel team
Vaillante) e anche Jim
Clarck. Questa passione per la
“verità” spinge l’autore a
percorrere le strade fra Parigi e
Marsiglia a bordo di un mezzo
pesante (secondo un itinerario che
ritroveremo nel bellissimo albo Operazione Jaguar,
cioè Route de nuit,
1962, CA 4,
1964), e a seguire in macchina la
Liegi-Sofia-Liegi per “sentire”
l’ambiente e il tragitto
rappresentati nel “Pilota n°8”
(“Le 8e pilote”,
1965, CA 20, 1965). Il fascino
delle prime avventure di Michel
Vaillant risiede anche nella
descrizione degli esterni, siano
essi cittadini, o panoramici nelle
campagne. Anche le storie di
Graton, infatti, come quelle di
Hergé o di
André Franquin, il disegnatore di
Spirou (nel
settore del fumetto
umoristico-avventuroso), sanno
evocare in modo nostalgico un
contesto paesaggistico, e sono in
grado di far amare la Francia e il
Belgio persino a un lettore
straniero. Per
la realizzazione delle avventure
di Michel Vaillant,
Graton fa ricorso a numerosi
aiutanti. Il suo primo
collaboratore è Christian Deneyer,
che comincia a intervenire sui
disegni delle auto dopo l’ottavo
albo, Il pilota n°8,
del 1965. Denayer abbandonerà
Graton per creare, nel 1971, la
serie personale del pilota
automobilistico Alain
Chevallier, su soggetti di
André-Paul Duchateau. A Denayer si
succedono altri collaboratori di
Graton, quali Christian Lippens
(per gli sfondi), Daniel Bouchez,
Guillaume Lopez, Juan Castilla,
Christian Papazoglakis, Frank
Brichau, ecc. Inoltre, a partire
dall’albo n° 57, La
piste de Jade (1995), la
sceneggiatura delle storie di Michel Vaillant è
firmata anche dal figlio
dell’autore, Philippe Graton.
Insieme a Philippe,
Jean Graton realizza vari Dossiers
Michel Vaillant: “James
Dean“ (1995), “McQueen“ (1996), “Jacky Ickx“ (1997), “Honda“ (1998), “Coluche“ (1999), ecc.
Come si è già detto, le storie di
Michel Vaillant
sono pubblicate in Italia dal 1963
nella collana dei Classici
Audacia, e poi, dopo una
pre-pubblicazione a puntate sul Corriere dei Piccoli,
negli Albi Ardimento
(dal numero 2 dell’agosto
1969, “Il circuito infernale”,
versione italiana di “Le Cirque
infernal”, 1969). Attualmente,
dopo la parentesi della Comic Art,
vengono diffuse da Alessandro
Editore
Moto e
biciclette
Nel 1976,
dopo aver lasciato le Editions du
Lombard, Graton propone alla casa
editrice Dargaud un nuovo fumetto
ambientato nel mondo del
motociclismo. C’è da notare che
l’interesse fumettistico di Graton
per le moto risale a una storia di
Michel
uscita in albo nel 1971,
dal titolo Rodéo sur
2 roues (Rodeo
su due ruote, pubblicata sul
Corriere dei Piccoli nn.
44/51 del 1970). In questa
avventura, Henri
Vaillant decide di
intraprendere la costruzione di
motociclette, e ingaggia nel team
della Vaillante Jean-Pierre
Beltoise, più volte campione di
Francia di velocità, e Joël
Robert, ripetutamente campione del
mondo di moto-cross.
Avendo preso gusto al
disegno delle moto, Graton decide,
così, di iniziare una nuova serie
dedicata esclusivamente a questo
sport, e con un personaggio
femminile. La nuova protagonista è
una ragazza americana, Julie
Wood. Bionda e simpatica, Julie gareggia nei
circuiti da corsa, e riesce a
imporsi nel motociclismo con lo
stesso successo che arride a Michel
Vaillant nelle gare
automobilistiche. Sport, famiglia
e sentimenti si mescolano in tutti
i vari episodi di questa serie. Di
Julie Wood escono
otto albi (tutti inediti in
Italia) (n.d.w.:
fino alla pubblicazione nella
collana Michel Vaillant della
Gazzetta dello Sport), da
“Une fille nommée Julie”
(1976), a “Le bol d’or”
(1980); i primi cinque sono
pubblicati dalla Dargaud dal 1976
al 1979, e gli ultimi tre da
Fleurus, nel 1979-80. Dopo la
chiusura della serie, il
personaggio viene inserito
stabilmente nelle avventure di Michel Vaillant,
nel ruolo di fidanzata di Steve
Warson, a partire dall’albo
“Paris-Dakar” del
1982 (Collana Vaillant, 14,
Alessandro Distribuzioni, 1988).
Sempre nel
1982, Graton, si mette in proprio
come editore, fondando la casa
editrice “Graton editeur”, e
decide di ripubblicare tutti gli
albi del suo celebre pilota, a cui
affianca una nuova collana,
intitolata Les
Archives Jean Graton
(n.d.w.:Palmarès Inédit).
Negli Archives,
Graton ripropone, fra l’altro,
anche le sue vecchie storie
dedicate espressamente al
ciclismo. Graton si distinse in
questo genere di fumetti prima che
il successo di Michel
Vaillant lo indirizzasse
verso il settore automobilistico.
In realtà, il padre di Michel
Vaillant ha avuto da sempre
passione per la bicicletta. “Da
bambino, a Nantes – ha dichiarato
Graton – un giorno ebbi l'onore di
tenere e di portare la bicicletta
di Louison Bobet dal suo hotel
fino alla linea di partenza. In
tutta la mia vita non sono mai
stato così fiero!". Negli anni
Cinquanta, Jean Graton realizzò
una serie di storie di ciclismo
per i settimanali Spirou
e Tintin.
Questi episodi sono
ora ricolorati e, per la prima
volta, riuniti in un solo albo. Si
tratta di “L'Inconnu du Tour de
France”, che comprende, oltre alla
storia che dà il titolo alla
raccolta, anche "L'Étape de
vérité", "Jacques Anquetil",
"Henri Desgranges ou Comment
naquit le Tour de France",
"Garin", "Stan Ockers", "Le
Champion souriant", "Le Maillot
jaune a disparu", "Son plus beau
Tour de France", "Champion et
domestique", "Fausto Coppi", "Tel
fut le Tour 58" e "Louison Bobet".
La simpatia di Graton per la bici,
è evidente anche nella serie delle
avventure di Michel
Vaillant. Non a caso, il
patriarca Henri
Vaillant, malgrado possieda
delle auto da favola, preferisce
girare in bicicletta come Romano
Prodi. Tant’è
vero che, nelle prime storie del
ciclo, Michel e Jean-Pierre si
concedono qualche scherzo
innocente nei suoi confronti,
come, per esempio, spaventarlo a
morte con il clacson delle loro
auto, mentre pedala tutto
tranquillo in bicicletta (cfr.
“Il pilota numero 8”
e “Colpo di
scena a Indianapolis”, cioè
“Suspense à Indianapolis”, CA
29, 1966).
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HANNO
SCRITTO
(pag.1 di 6)
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